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ROMANZO
Nel '600 avremo la creazione del romanzo moderno, nato a seguito dell'esigenza delle
persone di raccontare le proprie idee nella maniera più vera possibile. I romanzi
moderni raccontano storie di personaggi reali che hanno una vita quotidiana, tendente
al vero, la stessa che potrebbe avere il lettore: così facendo, quest'ultimo può ritrovarsi
maggiormente coinvolto in ciò che legge. Tra i temi possiamo ritrovare quello
psicologico, sociale e politico, a differenza del romanzo medievale che si basava su
racconti cavallereschi, amorosi e avventure epiche. Altra differenza tra il romanzo
moderno e medievale è la struttura del racconto: mentre il romanzo medievale si basa
su una struttura episodica con storie interconnesse e cicli narrativi, il romanzo
moderno ha una struttura più lineare basata su capitoli e sottotrame.
Soprattutto nel '700, il romanzo inizia ad essere considerato un punto di evasione, in
particolare in Inghilterra, che fu coinvolta nella Rivoluzione Industriale. Sempre nel
700 si inizia a parlare anche di opinione pubblica grazie alla creazione dei quotidiani,
nei quali venivano pubblicati anche i capitoli delle opere letterarie degli autori.
Inizialmente, nei romanzi, vi era una fortissima tradizione classica, influenzata anche
dalla presenza ecclesiastica, caratterizzati anche dal purismo letterario che cercava di
preservare, purificare o mantenere la presenza della lingua, spesso andando ad
eliminare elementi considerati estranei o corrotti.
Sono molti gli autori che si rifanno alla letteratura classica, prendendo come
riferimento scrittori come Dante, Petrarca e Boccaccio, oppure rifacendosi ai testi
greci e latini (come, per esempio, Ariosto).
GUIDO GUINIZZELLI
Guinizzelli è il padre dello stilnovismo, e scrive opere in cui tratta temi tipici di quel
movimento culturale: nobiltà di cuore, necessità di lodare la donna (figura della donna
angelo), l'amore agapico (cioè, difficile da descrivere a parole) e scontro tra amore
profano e amore spirituale. Il sonetto (inventato da Japoco Da Lentini) più famoso di
Guinizzelli è Al cor gentil reimpara sempre amore, nel quale riflette i temi centrali
dello Stil Novo, esaltando l'amore cortese (questi si è sviluppato all'interno della corte
di Federico II, e tratta temi come la lealtà, l'amore, e la forza d'animo).
GUIDO CAVALCANTI
Nato all'incirca nella prima metà del XIII secolo, la sua attività risale durante lo Stil
Novo, corrente letteraria che troviamo molto all'interno dei suoi scritti.
Cavalcanti è un poeta aristocratico, attento a selezionare il suo pubblico, che deve
possedere la cultura e gli strumenti necessari per leggere le sue opere.
Cavalcanti descrive in maniera scientifica la fase dell'innamoramento, scrivendo di
come l'amore non può esistere autonomamente ma deve stare sempre in relazione a
qualcun'altro disposto a ricambiare il sentimento. Infatti, all'interno delle sue opere
ritroviamo come temi quelli amorosi e filosofici, con un linguaggio ricercato e
complesso.
DANTE ALIGHIERI
Nato a Firenze da una famiglia prestigiosa, inizia a scrivere fin da giovane seguendo i
modelli di Guittone D'Arezzo.
È un uomo che si interessa di questioni di carattere politico-amministrativo,
partecipando alla battaglia di Campaldino e facendo parte dei guelfi bianchi. I guelfi
bianchi erano dei mercanti che erano a favore della causa papale, che nel 1302
entrarono in contrasto con i guelfi neri, la parte nobiliare, venendo cacciati da essi.
Infatti, anche Dante venne esiliato da Firenze.
Le sue opere vennero in parte influenzate da Guinizzelli e Cavalcanti: da quest'ultimo
prese il concetto dell'amore come un qualcosa che distrugge, mentre da Guinizzelli
prese il concetto della donna salvifica.
La prima opera che Dante scrisse fu La vita nova, in cui racconta del primo incontro
con Beatrice e dell'amore che prova per essa. È formato da 43 capitoli, adottando come
genere il prosimetro, che mescola la prosa con la poesia.
Seconda opera che scrisse fu il Convivio, opera suddivisa in quattro trattati e in lingua
volgare. Nel primo trattato spiega il motivo per cui ha scritto in volgare, specificando
che ha preferito fare questa scelta per diffondere maggiormente il testo. Nel secondo
trattato parla dell'amore per le cose nobili e divine, e di come esse siano il mezzo per
elevarsi spiritualmente. Nel terzo descrive l'amore sotto diversi punti di vista,
menzionando l'amore filiale, romantico e divino. Nell'ultimo parla dell'immortalità
dell'anima, e di quanto sia importante raggiungere la beatitudine eterna tramite la
conoscenza e l'amore divini.
Nel De Vulgari Eloquentia, oltre a spiegare i tratti fondamentali dello Stil Novo,
elabora quelle che sono le caratteristiche del volgare illustre. Viene scritto in latino,
perché indirizzato solo a chi parla la lingua latina, è diviso in quattro libri e spiega nel
primo come il volgare abbia lo stesso valore del latino. Anzi, crede che il volgare sia
anche superiore perché viene imparato in modo naturale fin da quando si è piccoli,
mente il latino è una lingua artificiale. Nel secondo libro analizza i volgari esistenti,
arrivando alla conclusione che nessuno di essi può diventare illustre perché nessuno
viene parlato all'interno della cerchia di intellettuali. Inoltre, stila la differenza tra
materia superiore e materia minore. Nella materia superiore troviamo temi nobili, più
adatti ad un tipo di poesia seria e di alta qualità; la materia minore, invece, tratta temi
più quotidiani e comuni, volti all'intrattenimento e ad una forma più leggera. Nel terzo
libro divide il volgare in alto, medio e basso, considerando il toscano (più
precisamente il fiorentino) il volgare più nobile per la poesia. Nell'ultimo libro parla
della lingua da un punto di vista fonetico e fonologico.
Il De Monarchia è un trattato politico suddiviso in 3 libri: nel primo libro parla di
come l'imperatore e il papa debbano avere dei ruoli differenti e indipendenti l'uno
dall'altro, con la necessità di avere una monarchia universale. Nel secondo libro spiega
che l'imperatore deve prendere il suo potere da Dio e non dal popolo o dal papa.
Nell'ultimo libro, invece, mette in relazione la Chiesa e l'imperatore.
Il De Monarchia viene considerata un'opera filoimperiale, proprio per questo venne
aggiunta all'interno dell'Indice (lista di libri considerati illeciti ed illegali).
La Commedia di Dante si chiama così perché si basa sulla suddivisione che Dante fa
dei vari generi tipici del Medioevo, attribuendogli degli stili diversi. Considera la
Tragedia con uno stile più elevato, la Commedia con uno stile mediano e l'Elegia con
uno stile inferiore. Dante sceglie la Commedia non tanto perché nel suo scritto utilizza
uno stile mediano, ma perché inizia il racconto come una tragedia e finisce con un
lieto fine. Il termine "Divina" viene attribuito da Boccaccio e venne utilizzato a partite
dal tardo Rinascimento.
La Divina Commedia narra del viaggio immaginario di Dante all'interno dell'inferno,
purgatorio e paradiso, e rappresenta il cammino verso la redenzione e il riscatto
spirituale. Può essere considerato il cammino di qualsiasi essere umano. Il racconto
inizia con Dante che, a metà della sua vita (35 anni), inizia il cammino in una selva
oscura in un Venerdì Santo. Durante il suo cammino venne seguito da due guide: la
prima è Virgilio, che lo accompagna durante il purgatorio in quanto è pagano e non
battezzato e verrà inserito da Dante all'interno del limbo, e lo guiderà verso la ragione
umana. La seconda guida è Beatrice, la donna angelo di Dante, che è la guida
celestiale che rappresenta l'amore divino e la grazia. Beatrice, nel corso del racconto,
cambierà ruolo: inizialmente rappresentata come amore terreno di Dante, in Paradiso
la sua figura si eleva ad amore divino.
All'interno della Divina Commedia è importante il ruolo che i numeri hanno: è
composta da 3 canti, ognuno dei quali composto da 33 cantiche. L'inferno, invece, sarà
composto da 34 cantiche in quanto il primo farà da Proemio per l'intera opera,
andandola a spiegare brevemente.
FRANCESCO PETRARCA
Nasce nel 1304 ad Arezzo, con la famiglia si trasferisce ad Avignone crescendo senza
alcune radici comunali. Studierà a Bologna, ma fu costretto a ritornare ad Avignone
dopo la morte del padre ottenendo incarichi ecclesiastici per mantenere la propria
famiglia. Entrò al servizio del cardinale Colonna, grazie al quale iniziò ad essere più
stabile economicamente, iniziando così a viaggiare andando alla ricerca di testi antichi
andati perduti, diventando uno dei primi grandi esponenti della cultura umanistica.
Scriveva sia in latino che in volgare, dando la medesima importanza ad entrambi,
anche se la sua fama sarà legata maggiormente per le opere in latino. Cercherà di
migliorare il volgare, andando a rivedere spesso i suoi scritti, così da renderlo quanto
più fruibile ad un pubblico sempre maggiore. Ha dato molta importanza anche al
concetto di imitazione, cercando di utilizzarlo facendo riferimento a molteplici autori,
così da poter imparare cose diverse da ognuno di loro.
Nel 1342/43 scrisse il Secretum, opera che si basa sul dialogo tra lui e Sant'Agostino
di Ippona, che avrà il compito di guida. All'interno dell'opera si andrà a scoprire le
lotte personali del poeta, parlerà del suo desiderio di realizzarsi all'interno del mondo
letterario e anche dell'amore che prova per Laura. Sant’Agostino farà realizzare a
Petrarca i due peccati di cui dovrà disfarsi: l’amore passionale per Laura e il desiderio
di fama letteraria.
L'opera che più di tutte fu fondamentale per la carriera di Petrarca fu il Canzoniere,
composto da 366 componimenti nei quali parla dell'amore verso Laura. È tramandato
tramite due manoscritti: Vaticano 3196, che risiede nel codice degli abbozzi, e
Vaticano 3195.
Il codice degli abbozzi è considerata una brutta copia dell'opera, nella quale Petrarca
revisionerà e migliorerà i componimenti scritti.
È divisa in due parti, divise da varie pagine bianche che l'autore ha inserito proprio per
farci capire la suddivisione: nella prima parte Petrarca si concentra sul passato e ai
ricordi che influenzano il presente e nei quali il poeta si sente coinvolto, mentre nella
seconda parte si concentra maggiormente sul presente. Questo ci fa capire di come
Petrarca voglia parlare dei suoi sentimenti e di tutto ciò che ruot