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Il dramma pastorale (o tragicommedia) è un genere teatrale che nel '500 ha avuto molti consensi, soprattutto nelle
corti, ma anche forti critiche dai teorici della poetica di Aristotele. Il dramma pastorale nasce dall'idea di trasportare
nella scenica teatrale un genere destinato alla lettura ovvero l'egloga, un componimento della poesia bucolica in
forma di dialogo che celebra la vita di campagna, un genere utilizzato nell'antichità da Teocrito e da Virgilio. L'utilizzo
di questo genere comportava la conoscenza e l'interpretazione di opere dell'età ellenistica, ma anche di opere con
tema bucolico di Petrarca (Bucolicon carmen), di Boccaccio (Ninfale fiesolano), di Poliziano, di Lorenzo il Magnifico e
del Sannazzaro. In questo genere rientrano anche due capolavori : "Aminta" di Torquato Tasso e il "Pastor fido" di
Battista Guarini. E' molto difficile stabilire la data di nascita del genere drammatico-pastorale, possibilmente con
l'opera "Tirsi" di Baldassarre Castiglione del 1506. Sul genere in questione si registrano inoltre altri esperimenti in
varie zone d'Italia anche se l'epicentro è sicuramente la corte degli Estensi a Ferrara, infatti nelle feste della corte si
prevedeva quasi sempre uno spettacolo drammatico. La commistione di elementi tragici e comici, caratteristica del
dramma pastorale (definito anche tragicommedia) scatenò le critiche dei teorici della poesia di indirizzo
aristotelico : strenuo difensore di questo genere fu Battista Guarini che cercò di spiegare la vera natura della
tragicommedia nel "Compendio della poesia tragicomica" del 1599. Il capolavoro si Tasso "Aminta" (sottotitolo
"favola boschereccia") fu composta nel 1573 quando il poeta si trovava presso la corte estense a Ferrara. La trama si
fonda sopra un intreccio semplice e lineare, molto distante dalle complessità della commedia e della tragedia
contemporanee. Aminta è un timido pastore innamorato non corrisposto della ninfa Silvia, fedele alla dea Diana e
amante solo della caccia; quando Silvia viene rapita da un satiro che la vuole violentare , Aminta riesce a liberarla ma
questa fugge via senza ringraziare il pastore. La notizia, falsa, della morte di Silvia induce Aminta a buttarsi da una
roccia ma viene salvato da un cespuglio : a quel punto Silvia, venuta a conoscenza del gesto di Aminta, si riempie di
compassione e decide di sposare il pastore Aminta. Un'altra opera celebre è il "Pastor fido" di Battista Guarini,
pubblicata nel 1589 : a differenza dell'"Aminta" però ha una trama alquanto intricata. La vicenda è ambientata in
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Arcadia, regione della Grecia, e vede protagonisti i divini Silvio e la ninfa Amarilli e il pastore Mirtillo (pastor fido).
Dopo diverse traversie, Mirtillo e Amarilli si sposano. In quest'opera si realizza l'equilibrio tra gli elementi tipici della
tragedia con quelli
della commedia,il linguaggio è proprio della lirica petrarchesca e aprirà la strada al melodramma musicale.
La figura e l’opera di Chiabrera.
305.
Gabriello Chiabrera (1552-1638), nato a Savona, studiò a Roma ed entrò al servizio del cardinal Cornaro. Ritornato a
Savona, si interessò alla poesia e ricoprì vari incarichi pubblici. Cosimo de' Medici gli concesse un vitalizio come
ricompensa per la composizione della favola teatrale Il rapimento di Cefalo (1600) musicata da G. Caccini. Dal 1632
fino alla morte, attese alla revisione delle sue numerose opere.La produzione letteraria di Chiabrera comprende
quasi tutti i generi. Scrisse poemi epici (Gotiade, 1582; Ameneide, 1590; Il foresto, 1653, postumo), poemetti
didascalici sacri e profani (La disfida di Golia, 1598; Il diluvio, 1598), tragedie, prose morali e numerose raccolte
poetiche, i cui testi erano spesso destinati alla musica (Canzoni eroiche, sacre e morali, 1586-88; Sonetti, 1605;
Canzonette, 1606). Chiabrera è stato sempre inteso come una proposta alternativa al concettismo di Marino. Il suo
sperimentalismo tematico (basato sulla ricerca di soggetti tratti dai classici greco- ellenistici e dalla poesia francese
cinquecentesca, soprattutto Ronsard) o prettamente metrico-linguistico (incentrato sul recupero di generi strofici
inusuali tratti da Anacreonte o da Pindaro, sebbene Chiabrera non conoscesse il greco) gli consentì una musicalità
nuovissima, chiara e leggera. Dalle sue "canzonette" prenderà l'avvio tanta poesia settecentesca votata al "grazioso".
Descrivere i tratti principali della corrente del Barocco.
306.
In letteratura, il nuovo gusto Barocco si incentra sulla ricerca di novità e sullo sperimentalismo formale. Esso elabora
una poetica anticlassicista orientata a suscitare meraviglia nel lettore attraverso il ricorso allo sperimentalismo
formale. La letteratura barocca si sviluppa in tutto il XVII secolo e ha il proposito di rovesciare i canoni dell’armonia
classica, che si erano diffusi in tutto il Rinascimento. Questo processo inizia già qualche anno prima, durante la
seconda metà del Cinquecento, con il Manierismo, che esaspera i canoni classici.
Abbondano così le sperimentazioni di nuove forme, generi e temi. Lo scopo principale è quello di suscitare
meraviglia, utilizzando grandi artifici formali che mirano proprio a stupire il pubblico. Anche gli artifici retorici
hanno la meglio su tutti gli altri aspetti. Particolarmente importante è l’uso della metafora, utilizzata per collegare
tra loro elementi anche molto distanti. Anche i temi subiscono un grande
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cambiamento: le solite ambientazioni letterarie vengono sostituite con situazioni insolite, brutte, grottesche e
persino paradossali. Molte opere insistono anche sul tema della vanità della vita, delle illusioni, della morte e dello
scorrere del tempo. Il rifiuto dei generi tradizionali porta alla nascita e alla mescolanza di generi diversi. Viene
utilizzato il madrigale come forma poetica. Nasce il romanzo, e il trattato scientifico-filosofico assume notevole
importanza. I generi più utilizzati dai letterati barocchi restano però la lirica, il poema epico e il teatro, tutti rivisti
seguendo le nuove norme, e in rottura con la tradizione. 307. La
figura di Giovan Battista Marino. Cenni biografici e produzione letteraria.
L’esponente più rappresentativo del Barocco in Italia è senza dubbio Giovan Battista Marino. Giovan Battista Marino
nacque nel 1569 a Napoli, negli anni giovanili, fondamentale fu la frequentazione dell’Accademia degli Svegliati, già a
partire dall’anno della fondazione, avvenuta nel 1588. Fu cortigiano al servizio di vari signori ecclesiastici e laici.
Implicato in episodi oscuri, per cui viene anche incarcerato, ne esce grazie alla protezione di potenti signori. Tra le
molte opere di Marino vanno ricordate: La Lira (1614), raccolta di rime; Dicerie sacre (1614), orazioni sacre. Si
compone di tre parti "La pittura" "La musica" "Il cielo"; Epitalami (1616), poesie per nozze; La Galeria (1619),
raccolta di liriche che illustrano pitture e sculture, reali o solo immaginate; La Sampogna (1620), componimenti
mitologici e pastorali; Adone (1623), poema dedicato al re di Francia Luigi XIII, composto di ben 5033 ottave, che è
considerato il suo capolavoro. Adone è il poema più lungo della letteratura italiana. Rappresenta l’opera di una vita,
come la "Gerusalemme Liberata" per Torquato Tasso.
Descrivere il genere della lirica anticlassicista attraverso la figura di Berni.
308.
la nozione di anticlassicismo, cui possono essere ricondotti autori diversi, quali Teofilo Folengo, Ruzante e Francesco
Berni: la loro rivolta ai modelli dà origine a un vero e proprio genere letterario, quello della poesia bernesca e
giocosa, che conosce notevole fortuna nella letteratura italiana. Rifiutando esplicitamente il canone del classicismo,
questi scrittori rovesciano i modelli poetici seri e, prospettando una vita indifferente agli ideali, sullo sfondo di
immagini deformate e strampalate della realtà, si ricollegano a meno note tradizioni folkloriche o di origine
medievale. Dal punto di vista stilistico essi si concentrano su una sperimentazione linguistica che fa ricorso ai dialetti
e a linguaggi marginali ed eterogenei: giochi di parole, doppi sensi comici, amplificazioni scherzose e parodie
documentano la lacerazione dell’egemonia del classicismo, in modo diverso ma non meno profondo rispetto al
manierismo. Vale allora la pena ricordare che lo stilizzato “crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura” e gli irreali
“occhi soavi e più chiari che ’l sole, / da far giorno seren la notte oscura” della giovane dedicataria di un sonetto del
petrarchista Pietro Bembo caratterizzano nella parodia di Berni le fattezze di una vecchia arruffata, piangente e
strabica.
L’anticlassicismo di Teofilo Folegno: il Maccheronico.
309.
Nell'ambito della poesia cinquecentesca nasce un nuovo genere, la poesia maccheronica, i cui componimenti comico
realistici sono scritti in latino maccheronico, cioè una lingua artificiosa, fatta di parole italiane e dialettali, usate con
morfologia e sintassi latine. L'effetto comico scaturisce dal contrasto tra l tono aulico delle forme latineggianti e la
materia grossolana, realistica e plebea degli argomenti trattati. Il termine maccheronico era già stato usato dagli
umanisti per indicare il cattvo uso culinario usato dai cuochi dei conventi. Maccherone infatti significa uomo
ignorante, dunque in origine il latino maccheronico era il latno deformato e sgrammaticato degli ignoranti. Il latino
della poesia maccheronica non è affatto latino di ignoranti, perché è un perfetto latno applicato alla lingua italiana o
dialettale, padroneggiato da uomini di cultura. Si sviluppò all'inizio nell'università di Padova per opera di Michele
Odasi, l quale scrisse in esametri la Macaronea. La poesia maccheronica raggiunse la perfezione ad opera di Teofilo
Folengo, frate benedettino vissuto tra il 1491 e il 1544. Sotto lo pseudonimo di Merlin Cocai, compose in esametri il
Baldus, un poema caricaturale e parodistico in 25 libri. 310.Dalla Gerusalemme
liberata alla Gerusalemme conquistata di Tasso. Gli ultimi
anni di vita di Tasso sono consacrati alla riscrittura della Gerusalemme Liberata, che era stata pubblicata una prima
volta addirittura contro la sua volontà. La Gerusalemme Conquistata (questo il nuovo titolo che assegnò all'opera)
rappresenta un altro poema rispetto a quello originario. Diversa è, infatti, la struttura: non più 20 canti, ma 24 libri,
per aderire in modo più esplicito al modello dell'Iliade. C'è poi contemporaneamente una svalutazione degli elementi
amorosi e passionali, ritenuti da Tasso estranei al nucleo centrale del poema (che rappresenta, per questo, anche
una presa di distanza dall'Eneid