“LA NATURA NON FA NULLA INVANO”
Questa verità si comprende solo osservando la varietà delle
realtà naturali e collocandole in quadro coerente di
spiegazioni casuali
Il metodo aristotelico, rimane coerente sia nello studio
generale della fisica, sia in quello particolare della biologia.
Perciò non è riconducibile nè alla sola osservazione empirica,
nè alla pura dialettica.
Quest’ultima interviene soprattutto nella difesa di principi
generali, quali finalità in natura, senza mai perdere il
riferimento all’esperienza diretta
Alcuni interpreti moderni sostengono che Aristotele si fondi su
un’analisi concettuale del linguaggio naturale, tuttavia lo
studio aristotelico non può basarsi solo sul modo in cui
parliamo delle cose
Infine la distinzione moderna tra filosofia e scienze non si
applica ad Aristotele.
Egli concepisce la filosofia della natura come una filosofia
seconda che studia cause e principi entro un ambito
particolare, distinto dalla filosofia prima della metafisica che si
occupa di indagare i principi primi della realtà
La filosofia della natura e la biologia aristotelica costituiscono
un progetto unitario in cui il generale ed il particolare si
integrano Le indagini particolari acquisiscono significato solo se
collegate ai principi generali, mentre le leggi generali trovano
conferma ed approfondimento nell’osservazione dei fenomeni
concreti
L’unità imperfetta della fisica di Aristotele
Per comprendere meglio il progetto aristotelico, bisogna
analizzare il contenuto dei singoli libri
Fisica I —-> affronta i principi del cambiamento osservando che il movimento avviene tra due
contrari, ad esempio caldo-freddo
Introduce inoltre le nozioni di:
- Hupokeimenon (sostrato)
- Sterêsis —> intesa come assenza della forma
Fisica II —-> in questo libro ritorna la nozione di privazione ed Aristotele ribadisce che si deve partire dalla
premessa che la natura esista come principio di movimento
Viene inoltre chiarito che chi nega il movimento si pone al di fuori della ricerca filosofica della natura
Fisica III-IV —-> emerge una continuità con fisica II.
Fisica III si apre ricordando che la ricerca verte intorno alla natura e ribadendo che la natura è principio di
movimento
Qui Aristotele sviluppa la definizione di Kinêsis ed introduce una serie di nozioni da affrontare in sequenza:
- Apeiron —> attributo di tutto ciò che è divisibile, in particolare del movimento
- Topos —> primo limite immobile di ciò che contiene, collegato al movimento per via negativa
- Kenon (vuoto) —> negato da Aristotele in quanto incompatibile con l’esistenza del movimento, in forte polemica con gli atomisti
- Chronos —> Numero del movimento secondo il prima ed il dopo
Le nozioni trattate in questi due libri sono comuni a tutti gli enti naturali e quindi KATHOLOU (universali), il che giustifica
il loto studio prima di affrontare le indagini su entità particolari
Fisica V —> continua l’analisi del movimento generale
introducendo concetti quali:
- movimento unico e movimento contrario
- movimento per se e per accidente
Introduce inoltre le nozioni di:
- Hama e Chôris (assieme e separato)
- Aphesthai (contatto)
- Metaxu (intermedio)
- Ephexês (consecutivo)
- Echomenon e Suneches (contiguo e continuo)
Fisica VI —> riprende le nozioni di contatto, consecutivo e continuo approfondendo la proprietà di divisibilità di Megethos (grandezza), tempo
e movimento
Qui affronta le aporie di Zenone e polemizza con l’atomismo cercando verità generali valide per tutti i fenomeni naturali
Fisica VII —> si occupa dell’origine della catena di movimenti sottolineando la necessità di un primo motore immobile, un principio che
muove senza essere mosso
Fisica VIII —> applica concretamente i risultati degli altri libri e dimostra l’eternità del movimento naturale e del mondo
fisico introducendo la necessità del primo motore immobile
Infine, non si sa con certezza se gli otto libri siano
stati raccolti ed ordinati da Aristotele stesso o un suo
discepolo. Natura, materia e forma
A fisica II spetta il compito di introdurre gli strumenti concettuali con i quali ci si può dedicare
alla ricerca di verità fondamentali. Tra questi rientrano le nozioni di natura, materia e forma
La fisica II si apre con una distinzione fondamentale:
“Alcune cose sono per natura altre per altre cause”
La natura viene concepita come una causa dunque
Le cose naturali quali animali, piante, terra, acqua hanno in comune un principio di quiete e di movimento
Per chiarire quest’idea Aristotele propone l’esempio della quercia
La quercia cresce difatti fino a raggiungere la sua altezza caratteristica, il processo di
crescita viene tuttavia influenzato anche da fattori esterni, ma determinato in primo luogo
dalla natura interna della quercia
Aristotele afferma che la natura non è una piccola entità separata che controlla i vari fenomeni,
ma i candidati a svolgere il ruolo di natura sono:
Hûle (materia) —-> definita come primo costituente, inoltre primo viene interpretato in due modi:
- prossimo —> è il materiale immediato che costituisce l’oggetto
- ultimo —> analizzando gli elementi costitutivi più fondamentali di un oggetto, si arriva ad una materia prima
comune
I filosofi precedenti hanno cercato un principio materiale unico alla base di tutte le cose. Aristotele rifiuta questa riduzione,
difatti la materia non esiste mai separatamente dalla forma e non è unica per tutte le cose, essa è sempre la materia di
qualcosa e varia a seconda della forma cui appartiene
Forma —> cui ci si riferisce con due termini:
- Eidos ovvero la realizzazione della forma esteriore
- Morphê che viene accompagnato dall’espressione Kata ton logon ed indica la forma nella sua espressione, ovvero il
Logos, cioè la risposta alla domanda che cos’è?
I due termini non sono identici ma neppure contrapposti, in quanto il morphê è l’incarnazione concreta dell’eidos
In ogni caso materia e forma non sono separabili nella realtà sensibile e si separano solo con un’astrazione
mentale
Secondo Aristotele, lo studio della natura deve dunque tenere conto della materia ma alla luce della forma
Aristotele esprime questo concetto affermando che la natura va studiata:
“Non senza riferimento alla materia, ma non solo secondo materia”
Per spiegare questo legame inscindibile propone l’esempio della
camusità.
Se noi separiamo la forma dalla sua materia (carne ed ossa del naso),
non si ottiene più una camusità ma semplicemente una concavità
geometrica, un qualcosa di diverso da questa forma naturale
Con questa concezione, Aristotele sviluppa la dottrina dell’ilemorfismo che si occupa di:
- correggere il materialismo in quanto la realtà naturale veniva ridotta alla sola materia
- correggere il formalismo in quanto prescinde dalla materia
La teoria delle quattro cause
Aristotele non è il primo ad usare il termine aitia e nemmeno il primo a provare a dare una spiegazione
scientifica dei fenomeni naturali
Insiste difatti sul fatto che cercare la causa significa fornire una risposta al perchè, tuttavia
questa ricerca deve essere articolata da un’articolata teoria delle cause
I predecessori di Aristotele si sono lanciati in questa ricerca
senza sapere cosa sia una causa e di quanti tipi sia.
come un pugile inesperto, che combatte senza sapersi
difendere o come sferrare un pugno
Questi predecessori hanno scoperto la causa materiale e la
causa efficiente, molti si sono anche spinti più in là fino a
intravedere la causa formale come ad esempio Democrito ed
Empedocle , che hanno introdotto la forma e l’essenza nel
discorso scientifico tuttavia senza sviluppare una teoria
Aristotele introduce la causa formale e quella finale fornendo gli strumenti concettuali per
spiegare le relazioni tra i tipi di causa Tertium non datur —> non si può possedere solo un
frammento di causa, la quale è tale solo se posta in relazione
con le altre cause
Questa teoria è assolutamente generale e si applica intenzionalmente a tutti gli ambiti del discorso.
Le 4 cause sono: Bisogna pensare a queste 4 cause come a quattro modi di
- materiale —-> argento/bronzo essere causa di qualcos’altro
- formale
- efficiente —-> colui che delibera (ad esempio il falegname)
- finale La teoria aristotelica delle quattro cause può essere spiegata
mediante l’esempio della produzione di una statua
La causa materiale risulta essere dunque la materia di cui è fatta
la statua dunque il bronzo che viene fuso e colato per ottenere una
certa forma
Questa forma coincide con la causa formale, difatti la forma
definisce la statua più della materia
Alla domanda ti esti? Si risponde una statua
Il principio che da origine al movimento produttivo risulta
essere la causa efficiente. Questo principio non è la persona,
ma la technê che guida la produzione. Difatti gli artigiani
applicano una sequenza finita di procedure che si esprimono
mediante la loro conoscenza tecnica
Ogni fase della produzione della statua è orientata ad un
risultato finale.
Tutto il processo è guidato da un fine o telos, che funge da
criterio organizzativo. La spiegazione è dunque teleologica, si
parte dal risultato finale per descrivere le fasi del processo
Motivazioni soggettive quali desideri, intenzioni o ricompense
sono estrinseche al progetto produttivo quindi vengono
escluse
Aristotele inoltre distingue tra cause generali e particolari,
bisogna perciò cercare i generi come cause dei generi ed i
particolari come cause dei particolari
Lo scultore (genere) è causa della statua in generale, mentre
uno scultore particolare è causa di una statua particolare
Questo schema è molto limitato se lo applicassimo all’arte moderna in quanto
valorizziamo l’individualità dell’artista e consideriamo l’opera come espressione del
loro genio e dunque irripetibile.
Per Aristotele l’individuo resta una causa accidentale, ciò che
valorizza è il sapere tecnico generale e la categoria dello
scultore
Aristotele sviluppa questa teoria con lo scopo di fornire elementi per lo studio del
mondo naturale, e per dare una spiegazione adeguata di un fenomeno bisogna
ricondurlo alle quattro cause se è possibile.
Difatti alcuni fenomeni, come ad esempio la pioggia o il
vento non hanno un fine teleologico, cosi come le eclis
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