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la marcia su Roma è del 22. Diventa in questi anni
uno degli intellettuali italiani di riferimento per il nostro
paese e la sua voce si fa sentire anche all'estero, il
suo prestigio cresce, cresce così tanto che nel 1936
gli viene assegnata la cattedra di letteratura italiana
all’università di san paolo in brasile. Lì resterà a 6 anni
poi tornerà in Italia e sarà professore di letteratura
italiana a Roma e continua nel frattempo a pubblicare
opere molto importanti nel 33 aveva pubblicato la
raccolta sentimento del tempo nel 47 il dolore. Nel
69 tutto ciò che ha pubblicato viene raccolto in
un'unica pubblicazione vita d’un uomo. Morirà poi a
Milano nel 1970.
Stiamo parlando di un professore di letteratura, di un
autore che prima di tutto apprezza la letteratura del
passato e conosce anche quella contemporanea e
quindi la riflessione sulla poesia su cosa possa essere
la poesia, arrivati ormai nel novecento, è
fondamentale e ce l'aspettiamo anche e in effetti
Ungaretti lavorò tanto sul metodo, sulla ricerca di
nuove modalità espressive e il suo lavoro sul verso
oltre a produrre dei risultati effettivamente meravigliosi
influenzò tanto anche la poesia degli altri. Contribuì
per esempio all'evoluzione dell’ermetismo corrente
letteraria degli anni 30 che individuò proprio in
Ungaretti il suo capo scuola e nelle sue opere
individua un punto di riferimento per elaborare una
nuova poetica. Il lavoro di Ungaretti parte dalla
centralità della parola, la parola è ciò che permette a
tutti noi di ottenere un'illuminazione improvvisa, di
comprendere dei nessi, di arrivare al centro di
un’emozione e la poesia che proprio di parole è fatta e
deve selezionare quindi dei termini che riescano a
fare questo, che riescano a illuminare il lettore a farlo
arrivare a una conoscenza improvvisa e folgorante
quasi. E questo risultato deve essere ottenuto solo
grazie alle parole usate senza che il poeta crei nel
lettore dei ponti, delle rotaie diceva Ungaretti per
suggerirglielo. È per questo che diciamo che la poesia
di Ungaretti si legge sull'analogia che non è una
metafora o una similitudine, un simbolo perché non
sono esplicitati i termini di paragone nell'analogia è
una comunicazione senza fili come diceva lui
mancano appunto quei ponti. Nella pratica Ungaretti
mette in relazione in contatto immagini tra loro
lontane, attraverso poche semplici parole e riesce
magicamente a creare dei nessi rapidamente, è una
poesia che comprendiamo subito nonostante il poeta
ci dica poco e niente noi comprendiamo l'analogia e la
parola proprio per questo non può essere soffocata in
mezzo a mille altre parole, va lasciata sola nello
spazio bianco della pagina e così acquisisce potenza
si carica di tutto il suo significato e riesce a evocare le
immagini che il poeta vuole. Ecco perché le poesie di
Ungaretti sono generalmente molto corte, perché
libera la parola dal superfluo adotta versi liberi e brevi
spesso il verso coincide con la parola stessa e la
sintassi è semplice non ci sono quasi mai subordinate
a volte ci sono addirittura frasi nominali cioè senza
verbo, e così le poche parole usate possono risuonare
e tirare fuori il loro vero profondo significato. Che poi è
una poesia molto innovativa sembra quasi distruggere
l'intera tradizione poetica che imbrigliava i versi in
delle strutture metriche e rimiche ben definite,
vedremo a breve però che il suo intento non è
chiaramente quello di distruggere e basta. Ci
aspetteremmo detto queste parole complesse invece
no, il lessico utilizzato da Ungaretti è semplice, è un
lessico comune e in questo risente della lezione di
autori come Petrarca o Leopardi che sono poi i suoi
punti di riferimento e che selezionava con un ristretto
numero di vocaboli per la poesia vaghi e indefiniti mi
viene da dirla alla Leopardi. In questo lavoro
comunque risente anche e soprattutto della lezione
dei simbolisti e di Mallarmé come abbiamo detto, in
cui c'era un lavoro molto simile sull'analogia e sul
potere evocativo delle parole. È influenzato anche
dalle riflessioni dei futuristi sulle parole in libertà,
tuttavia, con questi ultimi anche se aveva dei rapporti
non condivide molti aspetti soprattutto ideologici. Il
poeta quindi un vero e proprio sacerdote che sa
cogliere i nessi tra le cose sa raccontarli utilizzando le
parole giuste questa è la visione che Ungaretti ha del
poeta. Il poeta assomiglia al sacerdote anche
perché c’è sacralità in questo lavoro, il poeta lavora
con l'ignoto, con l'incomprensibile proprio come un
sacerdote e quindi non può far altro che illuminare
pezzi di questo incomprensibile attraverso l'uso di
alcune parole e non può rivelare il tutto con un
discorso ben costruito, lineare, complesso perché il
tutto non si fa raccontare e ricordiamo che la sua
prima raccolta si chiamava porto sepolto, ecco il