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OPERE
RACCOLTA “OSSI DI SEPPIA” POESIA “I LIMONI” “SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO”
La raccolta propone un linguaggio scabro ed essenziale. Il paesaggio che vi domina, è quello ligure. Il poeta Spesso il male di vivere ho incontrato:
nell'aspro e brullo paesaggio vede rispecchiata l’accartocciata e strozzata condizione umana, e con perplessa e era il rivo strozzato che gorgoglia,
“triste meraviglia”, interroga “il male di vivere” facendo parlare gli oggetti, non più le parole. era l'incartocciarsi della foglia lui ha questa immagine di donna statua (quadri
riarsa, era il cavallo stramazzato. metafisici),
Ascoltami, i poeti laureati Abbiamo 4 strofe (settenari, decasillabi). Parla al lettore.
si muovono soltanto fra le piante Abbiamo il senso dell’udito, della vista e dell’olfatto. Bene non seppi, fuori del prodigio il momento piu caldo del giorno, una nuvola e un
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. falco che vola in cielo.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi che schiude la divina Indifferenza:
Parla di piante (bossi, ligustri. acanti). Abbiamo un immagine di
fossi dove in pozzanghere ragazzi che stanno in mezzo alle pozzanghere che cercano di era la statua nella sonnolenza
mezzo seccate agguantano i ragazzi prendere delle anguille (Simile alla Pioggia del Pineto di
qualche sparuta anguilla: del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
d’Annunzio). Abbiamo sentieri che seguono fossi, e arrivano a
le viuzze che seguono i ciglioni, degli orti.
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. “La bufera e altro”
Meglio se le gazzarre degli uccelli Con “La bufera e altro”, il male di vivere di Montale non è più rintracciato nella natura paesaggistica o nelle
Abbiamo il rumore degli uccelli, i loro canti che vanno verso il
si spengono inghiottite dall'azzurro: occasioni di vita personale del poeta, ma nella storia recente della seconda guerra mondiale. In questa
più chiaro si ascolta il sussurro cielo, e sentiamo il sussurro dei rami che si muovono
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, raccolta, il riferimento a una realtà storica come la guerra (“la bufera”) è evidente: dalla constatazione del
leggermente in un atmosfera sostanzialmente ferma. Abbiamo
e i sensi di quest'odore l’odore il profumo che emana la terra, riempiono di dolcezza grande dolore della guerra, il poeta approda poi alla constatazione del grande dolore insito nell’esistenza
che non sa staccarsi da terra inquieta, perchè Montale rappresenta il Male di vivere,
e piove in petto una dolcezza inquieta. dell’uomo. Di fronte a questo dolore il poeta, ancora una volta, rifiuta di porsi come un vate e dichiara
l’inquietudine. In questo luogo si placano le passioni, e le guerre
Qui delle divertite passioni nell’animo. Siamo all’interno di una situazione in cui non c’è tutta la propria impossibilità di proporre un valido messaggio ideologico di interpretazione del mondo, se
per miracolo tace la guerra, serenità, e apprezziamo l’odore dei limoni. non un invito a mantenere una certa dignità di fronte a tale dolore universale. Nel componimento
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni. conclusivo della raccolta, “Il sogno del prigioniero”, una serie di immagini gastronomiche (“il crac delle
noci” o un “oleoso sfrigolio”) allude simbolicamente a un mostruoso banchetto cannibalesco preparato
Vedi, in questi silenzi in cui le cose per le feroci divinità della guerra; le “noci” sono gli uomini stessi, il loro “crac” è l’orrendo stridio delle
s'abbandonano e sembrano vicine torture da essi subite, l’”oleoso sfrigolio” è quello delle carni umane bruciate nei forni crematori dei lager
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta nazisti durante l’olocausto.
di scoprire uno sbaglio di Natura, In questo silenzio noi cerchiamo di scoprire il senso della vita, e
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, vede tutti aspetti negativi. Abbiamo dei richiami al simbolismo. In
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta questi attimi di silenzio magico vediamo che in realtà non
nel mezzo di una verità. riusciamo a cogliere qualcosa di positivo nella vita.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta Qui abbiamo il concetto di illusione (Leopardi), era contrario
il tedio dell'inverno sulle case, all’urbanizzazione, in queste città rumorose, dove dalle
la luce si fa avara - amara l'anima. finestrelle che si trovano nei tetti si può vedere il cielo. Abbiamo
Quando un giorno da un mal chiuso portone la noia dell’inverno e la luce che cala e l’anima diventa
tra gli alberi di una corte malinconica. Alla fine vede attraverso un portone mezzo chiuso
ci si mostrano i gialli dei limoni; un cortile il giallo dei limoni, che porta solarità.
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità. GIUSEPPE UNGARETTI
Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d'Egitto (dove pochi anni prima era nato anche Marinetti), da genitori lucchesi: il padre, che lavorava come operaio al canale di Suez, morì quando il poeta
aveva 2 anni, e la madre continuò a gestire un forno alla periferia della città, ai confini col deserto. Il soggiorno africano durò fino al 1912 e lasciò a Ungaretti un patrimonio di ricordi esotici- la balia sudanese, la
varietà cosmopolita del suo quartiere. Dopo aver compiuti gli studi medi in Egitto, nel 1912. si trasferì a Parigi, dove studiò per due anni alla Sorbona, seguendo tra l'altro le lezioni del filosofo Bergson, senza
tuttavia laurearsi. Intanto frequentava i maggiori esponenti delle avanguardie: per esempio Picasso, Palazzeschi, Marinetti, Boccioni... gli anni di Parigi furono turbati dalla morte dell'amico Sceab, che si era
trasferito con lui dall'Egitto a Parigi. Nel 1914, allo scoppio della guerra, passò dalla Francia all'Italia, dove parteggiò alla campagna interventista e infine si arruolò volontario, combattendo poi sul Carso e nel 1917
in Francia, sul fronte della Champagne. Dal 1918 al 1921 visse ancora a Parigi lavorando presso l'ambasciata italiana e scrivendo corrispondenze per il "Popolo d'Italia" (il giornale di Mussolini); qui sposò Jeanne
Dupoix con la quale si trasferì a Roma impiegandosi al ministero degli esteri, scrisse per la gazzetta del popolo. Nel 1936 accettò l'incarico di insegnare letteratura italiana all'università di San Paolo in Brasile, dove
rimase fino al 1942 (qui nel ‘39 fu colpito dalla morte del figlio). Rientrato in Italia fu eletto Accademico d'Italia (la sua adesione al fascismo era stata tempestiva e senza ripensamenti), ed ebbe la cattedra di
letteratura italiana a Roma. Dopo una vecchiaia attivissima, nella quale Ungaretti recitava volentieri la parte di protagonista e simbolo enfatico del poeta, morì a Milano nel 1970.
Pensiero e poetica
LA SECONDA FASE: IL RECUPERO DELLA
LA PRIMA FASE: LO SPERIMENTALISMO LA TERZ A FASE: LA COMPOSTEZZ A
TRADIZIONE
La prima fase della produzione poetica di Ungaretti è caratterizzata da un forte sperimentalismo, riconducibile FORMALE
Nella raccolta il Sentimento del tempo (1933) c’è
all’influsso della poesia simbolista francese servendosi dell’analogia e della metafora. Questa concezione risente Nella terza fase della produzione poetica di U.
un rinnovato sentimento religioso e
anche della proposta di rinnovamento del linguaggio poetico promossa dai futuristi di cui tuttavia U. rifiuta il carattere comprende le raccolte Il dolore 1947, La terra
un’attenzione al tema del tempo interiore
casuale e meccanico. La parola si carica di significati profondi e diventa un mezzo per cogliere l’essenza delle cose, promessa 1950, Un grido e paesaggi 1952, Il taccuino
mutuato dalle teorie di Bergson con una
per recuperare una purezza originaria. L’esperienza della guerra e gli orrori del fronte che il poeta visse in prima del vecchio 1960.
riflessione su temi elevati e profondi. Abbiamo
persona, influirono pesantemente sulla scelta di un linguaggio scarno ed essenziale. una sintassi strutturata, il recupero della In queste raccolte abbiamo:
p u n t e g g i a t u ra e d e l l e fo r m e m e t r i c h e
LE SCELTE STILISTICHE • Universalità del dolore
tradizionali, in particolare l’endecasillabo. Il
Le liriche di questa prima fase presentano le seguenti innovazioni stilistiche: • Distacco dalla vita
sentimento del tempo dunque è sia legame col
ripetizione del vocabolo • sintassi articolata e lineare
• passato che dimensione fugace e provvisoria
uso della parola con significato particolare al poeta che l'adopera e che arricchisce con la memoria della • strutture metriche tradizionali
• della vita che diventa occasione per meditare
pienezza dei suoi significati infondendole peso, estendendone e rendendone profonde le prospettive • linguaggio aulico
sulla morte. Abbiamo un lessico ricercato, uso
Linguaggio scarno, essenziale • compostezza formale e rifiuto degli eccessi
• dell’analogia, della metafora e dell’iperbole, una
Abolizione della rima e del verso tradizionale
• sintassi complessa.
contrazione della sintassi che produce varie interpretazioni di una stessa frase tutte accettabili (ambivalenze
• La terza fase è rappresentata dalla raccolta Il
o polisenso); (1947) i cui temi sono il dolore provato per la
Dolore
abolizione totale o parziale della punteggiatura;
• La seconda fase legata alla raccolta Sentimento morte del figlio e il dolore collettivo per le atrocità
uso frequente di spazi bianchi, pause, silenzi
• (1933) è segnata da una profonda crisi
del tempo della seconda guerra mondiale
uso frequente di trasposizioni analogiche, per effetto delle quali il poeta abolisce nella similitudine il termine
• spirituale; vi predomina la riflessione sul tempo,
intermedio per dare all'immagine una efficacia più immediata; sulla morte, sul sentimento religioso. “IL DOLORE”
La caratteristica assoluta è l'essenzialità: per ottenere questo risultato il poeta rifiuta tutte le forme
• tradizionali del linguaggio, soprattutto quelle forme poetiche consacrate all