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La poetica di Ungaretti e la sua concezione della poesia

Ungaretti concepisce la poesia come strumento di conoscenza della realtà. Egli è convinto che sia la conoscenza della realtà interiore della coscienza, sia la conoscenza della realtà esteriore dell'universo si possa raggiungere per via analogica: questa permette di scoprire, per improvvisa folgorazione, illuminazioni, le relazioni intercorrenti tra gli esseri, e permette di sentirsi in armonia con l'universo, alla percezione dell'assoluto e alla fede in Dio. La sua poesia contiene la storia della vita del poeta, dall'angoscia esistenziale alla fede in Dio (da uomo di pena a uomo di fede). Questo spiega il titolo "Vita di un uomo" che egli volle dare alla raccolta definitiva delle sue opere.

L'opera "L'Allegria"

I testi di quest'opera sono stati scritti tra il 1914 ed il 1919; siamo in piena guerra mondiale, ed è proprio la tragica vita nelle trincee il tema centrale de "L'Allegria". Una parte dell'opera era stata

chiamata Porto Sepolto, per poi esserinserita in Allegria dei naufragi, mutata poi in L'Allegria. Il primo titolo alludeva aduna leggenda diffusa in Egitto circa un misterioso porto sommerso nei pressi di Alessandria. Tuttavia, dietro il rimando leggendario, si vuole esprimere la forma misteriosa (sepolto) che assumono il significato e il valore delle cose (porto). C'è già un indizio del simbolismo di Ungaretti: ad essere sepolta è la parola stessa, ed al poeta spetta il compito di riportarla in superficie, conservandone il mistero ed il fascino di significare un valore.

Il successivo titolo allude alla condizione di precarietà e di dolore dell'uomo intrincea (naufragi). Tuttavia è possibile sentire ancora quella vitalità e quello slancio positivo (allegria) cari a Ungaretti, anche se si ha accanto il compagno squartato dalle bombe. L'allegria del naufragio, come il porto sepolto, sopravvive alla cancellazione, e si affida alla parola.

poetica per riemergere dal mistero. Il titolo L'Allegria rende ancora più diretto quel rimando allo slancio positivo di valorizzare, attraverso la parola poetica, quell'autenticità possibile anche nella condizione dell'uomo moderno: poiché la guerra non è altro che una metafora della vita, e la tragica condizione del soldato in trincea, che sta come una foglia su un albero d'autunno, rimanda alla condizione di precarietà della vita umana in generale. Il libro è diviso, secondo un ordine cronologico, in cinque sezioni:
  1. Ultime, comprende poesie scritte tra il 1914 ed il 1915, quindi precedenti la sua esperienza di guerra. Il titolo simboleggia un prossimo cambiamento nello stile;
  2. Porto sepolto, comprende poesie scritte tra il 22 dicembre 1915 ed il 2 ottobre 1916: siamo già in guerra;
  3. Naufragi, comprende poesie scritte tra il dicembre 1916 e l'agosto 1917;
  4. Girovago, comprende poesie scritte in Francia tra il marzo 1918 e il novembre 1918;
  5. Allegria, comprende poesie scritte tra il novembre 1918 e il marzo 1919.
ed il luglio 1918; 5) Prime, viene scritta dopo il 1919, siamo quindi nel dopoguerra. Il titolo Prime indica un altro cambio di stile (stavolta però è già avvenuto, come giustifica il titolo), che sarà presente nella sua opera successiva sentimento del tempo. Come abbiamo detto il tema della guerra è un allegoria di quello della vita; la guerra diventa manifestazione della mancanza di radici e di identità dell’uomo moderno. Tuttavia non è l’unico tema presente nell’opera: altro tema importante è quello della natura, dove l’uomo cerca appunto il proprio bisogno di significato, rispecchiandosi nelle forme naturali; si avverte un forte simbolismo panico nelle sue poesie, ma non è l’unica sua poetica: la grandezza e l’importanza di Ungaretti stanno proprio nell’avere fatto convivere, peraltro attraverso gli stessi artifici formali, due correnti come Simbolismo ed Espressionismo; la stessa frantumazione dei

Versi classici, con iconseguenti versi-parola (molto spesso Ungaretti spezzava versi tradizionali come endecasillabi e settenari, formando insiemi di versi più piccoli) può essere interpretato come un artificio puramente espressionista di dare potenza espressiva alla parola (che si ritrovava sola in un verso), oppure come una valorizzazione del particolare e della parola stessa, in quanto mezzo di verità, tipica del simbolismo. Lo stesso si può dire dell'abolizione della punteggiatura (ridotta a qualche sporadico punto esclamativo) e della rima, che conferivano maggiore importanza alla parola, indipendentemente dai legami logici con le altre.

Poesie

VEGLIA

da L'ALLEGRIA, Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Un'intera notta

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

di grignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrate

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d'amore.

Non sono mai stato

tanto attaccato alla vita.

È una

veglia particolarmente atroce, dove la morte si fa concretezza di stravolgimenti fisici, "espressionistica" e orrenda deformazione. Le parole stesse di Ungaretti - riferite a tutto il suo "diario di guerra" - siano il commento più illuminante a questa lirica. Il binomio morte-vita dà origine a due rispettivi campi semantici: "massacro", "digrignata", "congestione", "penetrato"; e poi "plenilunio", "silenzio", "amore", "vita". Sul piano sintattico, la risoluzione definitiva della morte, si traduce nel succedersi quasi ossessivo dei participi passati, che rendono la totale assenza di movimento; anche il "buttato" del secondo verso suscita un'idea di grave pesantezza, quasi in uniformità con quella del compagno morto. Ma all'improvviso, con uno stacco netto, ecco la conclusione del periodo, con l'introduzione del primo verbo finito e la comparsa decisa.dell'io del poeta: che parla in prima persona, ad affermare la sua vitalità, il suo amore irriducibile per la vita.

4I FIUMIda L'ALLEGRIA - Cotici, il 16 agosto 1916

Mi tengo a quest'albero mutilato abbandonato in questa dolina che ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e come una reliquia ho riposato

L'Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso

Ho tirato su le mie quattro ossa e me ne sono andato come un acrobata sull'acqua

Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole

Questo è l'Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra dell'universo

Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia

Ma quelle occulte maniche m'intridono mi regalano la rara felicità

Ho ripassato le epoche della mia vita

Questi sono i miei fiumi

Questo è il Serchio al quale hanno

attintoduemil'anni forsedi gente mia campagnolae mio padre e mia madre

Questo è il Niloche mi ha vistonascere e cresceree ardere dell'inconsapevolezzanelle estese pianure

Questa è la Sennae in quel torbidomi sono rimescolatoe mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumicontati nell'Isonzo

Questa è la mia nostalgiache in ognunomi traspareora ch'è notteche la mia vita mi pareuna corolla di tenebre

In questa poesia Ungaretti descrive le tappe principali della sua vita. Queste tappesono simboleggiate dai fiumi Isonzo, Nilo, Senna. Il Nilo rappresenta il luogo in cui è nato e dove ha trascorso la sua infanzia; l'Isonzo rappresenta l'esperienza della guerra; la Senna, il periodo in cui ha vissuto a Parigi. Mette in contrapposizione la morte e la vita, quindi la gioia e la malinconia. Sono molto usate descrizioni paesaggistiche per esprimere questi concetti. La sintassi è semplice e lineare. Lo stile è paratattico.

C'è l'uso molto frequente di ricorrere a parole nude che indicano elementi della natura. È ricorrente l'uso dell'aggettivo dimostrativo "questo", che esprime la vicinanza del poeta alla natura e una sensazione di stabilità.

SAN MARTINO DEL CARSO
da L'ALLEGRIA - Valloncello dell'Albero Isolato, il 27 agosto 1926

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tante
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato

L'immagine di un paese distrutto dalla guerra, San Martino del Carso, è per il poeta l'equivalente delle distruzioni che sono celate nel suo cuore, causate dalla dolorosa perdita di tanti amici cari. Ancora una volta il poeta trova nelle immagini esterne una corrispondenza con quanto egli prova nei confronti dell'uomo, annullato dalla guerra. La lirica, di un'estrema

essenzialità è tutta costruita su un gioco di rispondenze e di contrapposizioni sentimentali, ma anche verbali: di San Martino resta qualche brandello di muro, dei morti cari allo scrittore non resta nulla; San Martino è un paese straziato, più straziato è il cuore del poeta. Così, eliminando ogni descrizione e ogni effusione sentimentale, l'Ungaretti riesce a rendere con il minimo di parole la sua pena e quella di tutto un paese, e dà vita a una lirica tutta nuova.

La lirica è costituita da quattro strofe. Le prime due strofe sono legate da un'anafora ("di queste case... di tanti") e dalle iterazioni ("non è rimasto... non è rimasto; tanti... tanto"). La metafora "brandello di muro" riconduce all'immagine di corpi mutilati, straziati, ridotti a brandelli. La terza strofa si apre con un "ma" che ribalta l'affermazione precedente. Come le prime due,

Le ultime due strofe sono legate da un parallelismo ("ma nel cuore è il mio cuore") e dall'analogia (cuore = paese).

Anche se nulla è rimasto dei compagni morti, "nessuna croce manca": non è svanito il ricorso di nessuno di quei morti. Le croci suggeriscono l'immagine di un cimitero, ma richiamano, naturalmente, anche al sacrificio e alla morte del Cristo.

L'immagine finale del cuore straziato richiama quella iniziale del brandello di muro, racchiudendo il componimento in un cerchio di dolore.

SOLDATI

Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
10 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze letterarie Prof.