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Venerdì aumenta mentre quella di Robinson diminuisce.
Supponiamo di trasferire arance da Robinson a Venerdì spostandoci
in due passi, dal punto A al punto B e poi al punto C. Chiaramente, ciò
peggiora la situazione di Robinson.
Appare chiaro nella figura che le riduzioni di utilità per Robinson sono
piccole rispetto agli incrementi di utilità per Venerdì.
La teoria dell'utilità ci aiuta a spiegare questo risultato. Gli economisti
utilizzano il termine funzione di utilità per descrivere la relazione tra il
numero di arance che Venerdì consuma ed il suo livello di utilità. Quando
diamo a Venerdì un numero maggiore di arance, la sua utilità aumenta, ma
ogni arancia addizionale gli procura un minor incremento di utilità.
L’utilità in più che Venerdì ottiene dal consumo di un'arancia addizionale è
chiamata utilità marginale. Tale utilità addizionale che Venerdì ottiene da
un'ulteriore arancia diminuisce all'aumentare del numero di arance. Ciò
corrisponde all'inclinazione decrescente della funzione di utilità.
Man mano che un individuo consuma una quantità maggiore di un bene
qualsiasi, il beneficio aggiuntivo che ottiene consumandone un'unità in più
diventa sempre più piccolo. Tale fenomeno è indicato con l'espressione utilità
marginale decrescente.
Vi è un secondo fattore importante che determina la forma della curva delle
possibilità di utilità: l'efficienza con cui è possibile trasferire risorse da un
individuo a un altro. Nella nostra società, il modo in cui trasferiamo risorse da
un gruppo (diciamo, i ricchi) a un altro (diciamo, i poveri) è tassando i ricchi e
sussidiando i poveri.
4.2.2 La valutazione del trade-off
Il secondo concetto di base utilizzato nell'analisi delle scelte sociali è la curva
di indifferenza sociale. Ricordiamo che:
Una curva di indifferenza individua le combinazioni di beni il cui
consumo fornisce all'individuo lo stesso livello di utilità.
La funzione del benessere sociale indica il livello di benessere sociale
corrispondente ad un particolare insieme di livelli di utilità raggiunti dai
membri della collettività.
La funzione del benessere sociale indica il livello di benessere sociale
corrispondente a un particolare insieme di livelli di utilità raggiunti dai membri
della collettività.
La curva di indifferenza sociale è definita come l'insieme delle
combinazioni di utilità di individui (o gruppi di individui) diversi che producono
lo stesso livello di benessere per la società – per le quali, cioè, la funzione di
benessere sociale assume lo stesso valore.
La funzione di benessere sociale fornisce un criterio per ordinare tutte le
allocazioni di risorse; si sceglieranno quelle che determinano valori più elevati
di benessere sociale.
Il principio paretiano afferma che si dovrebbero preferire le allocazioni in cui
almeno un individuo sta meglio e nessun altro sta peggio. Secondo tale
principio, se si fa crescere l’utilità di qualcuno senza far diminuire quella di
altri, il benessere sociale aumenta.
Sfortunatamente, gran parte delle scelte implicano qualche trade-off; cioè
situazioni in cui la condizione di alcuni individui migliora e quella di altri
peggiora.
Abbiamo bisogno, quindi, di un criterio più forte, che ci viene fornito proprio
dalla funzione del benessere sociale.
Le curve di indifferenza sociale rappresentano un utile strumento grafico
per pensare al tipo di trade-off che la collettività ha di fronte in tali situazioni.
Le funzioni del benessere sociale possono essere viste come uno
strumento utile agli economisti per sintetizzare ipotesi sull'atteggiamento
della collettività nei confronti di distribuzioni diverse del reddito e del
benessere.
UTILITARISMO: corrente filosofica di lunga tradizione storica-della quale
maggior esponente fu Jeremy Bentham - che sosteneva che la società debba
massimizzare la somma delle utilità dei suoi membri; nel nostro semplice
esempio con due individui, la funzione del benessere sociale è W= U +U
1 2
Con una funzione del benessere sociale utilitarista, la società non è
indifferente tra un aumento di un'arancia per l'individuo 1 ed una riduzione di
un'arancia per l'individuo 2. Se l'individuo 1 ha un livello di reddito più basso
dell'individuo 2, allora l'incremento di utilità per l'individuo 1 sarà maggiore
della riduzione di utilità dell'individuo 2.
Quello che la funzione del benessere sociale utilitaristica ci dice è che si
deve attribuire all'utilità di un individuo lo stesso peso dato all'utilità di
qualsiasi altro individuo.
La posizione estrema in questo dibattito è quella assunta da John Rawls,
(professore di Harvard) secondo la quale il benessere della società
dipende solo dal benessere dell'individuo più povero; la società migliora
la sua situazione se viene aumentato il benessere del più povero, ma non
trae alcun vantaggio da un aumento di benessere degli altri individui (Non
esisterebbe quindi alcun trade-off). In altre parole, nessun incremento, di
qualsiasi ammontare, del benessere dell'individuo più ricco potrebbe
compensare la società per una diminuzione del benessere dell'individuo più
povero.
4.2.3 Due Caveat
Confronti interpersonali: noi assumiamo che quando un individuo consuma di
più la sua utilità aumenta peraltro non siamo in grado di misurare la
variazione dell’utilità. Le funzioni del benessere sociale, viceversa sembrano
assumere non solo che esista un modo significativo di misurare l’utilità di un
individuo, ma anche che sia possibile confrontare le utilità di individui diversi.
La funzione di benessere sociale assume in questo caso la forma:
W= min {U ,....,U } la funzione del benessere sociale riflette esclusivamente
1 n
l’utilità del membro della collettività che si trova nella situazione peggiore.
Con la funzione del benessere sociale utilitarista si sommano le utilità dei
diversi membri della collettività. Però come possiamo confrontare in modo
oggettivo il valore del guadagno? Lo stesso problema avviene con una
funzione del benessere sociale rawlsiana, in cui si intende massimizzare il
benessere dell’individuo che sta peggio. Per giudicare chi sta peggio bisogna
confrontare le utilità dei vari membri della società. Molti economisti ritengono
che non sia possibile effettuare tali confronti interpersonali in modo
significativo. Alcuni economisti ritengono che il compito dell’economista sia di
limitarsi a descrivere le conseguenze delle diverse politiche, evidenziando chi
guadagna e chi perde, senza spingersi oltre nell’analisi.
4.3 Le scelte sociali in pratica
In realtà, i funzionari pubblici non derivano curve delle possibilità di utilità, né
utilizzano funzioni del benessere sociale, ma il loro approccio nel decidere se,
per esempio, realizzare un particolare progetto riflette i concetti che abbiamo
introdotto.
In primo luogo, essi cercano di individuare e misurare i benefici netti che i
diversi gruppi ottengono dalla realizzazione del progetto. In secondo luogo,
accertano se il progetto determina un miglioramento paretiano, cioè se tutti
traggono beneficio dalla sua realizzazione.
Se il progetto non determina un miglioramento paretiano, le cose si
complicano. Un approccio comunemente utilizzato fa riferimento a due
semplici indicatori che descrivono gli effetti in termini di efficienza l’efficienza
si misura sommando i guadagni o le perdite di ciascun individuo ed equità,
l’equità è misurata facendo riferimento a una qualche misura complessiva del
grado di disuguaglianza nella società.
Se un progetto determina un guadagno netto positivo e riduce il livello
misurato di disuguaglianza, esso dovrebbe essere realizzato
Se la misura relativa all’efficienza è positiva, ma quella della disuguaglianza
peggiora (o viceversa), allora siamo in presenza di un trade‐off, da valutare
mediante una funzione del benessere sociale.
Le scelte sociali in pratica
Individuare i miglioramenti paretiani
Se alcuni individui aumentano il loro benessere mentre altri lo
peggiorano, creare gruppi di quelli che migliorano, gruppi di quelli
che peggiorano (per reddito, regione, età, ...) ed individuare i
guadagni e le perdite di ciascun gruppo
Accertare quando i benefici netti aggregati sono positivi (principio
di compensazione)
Misurare i mutamenti dell’efficienza e dell’ineguaglianza e valutare
i trade‐off.
Calcolare i benefici netti ponderati, attribuendo un peso maggiore
alle perdite dei più poveri.
4.3.1 La misurazione dei benefici
Il primo problema è come misurare i benefici per particolari individui di un
determinato programma o progetto pubblico.
Nella discussione della teoria dell'utilità si è visto come, dando più arance a
Venerdì, la sua utilità aumenta. Come misurare tale incremento? Il modo
standard per farlo è in termini di disponibilità a pagare cioè ci chiediamo
quanto un individuo sarebbe disposto a pagare per trovarsi in una certa
situazione piuttosto che in un’altra. Si noti però che quanto una persona è
disposta a pagare non è lo stesso di quanto deve pagare.
L'utilità aggiuntiva derivante da un'unità addizionale, misurata dall'ammontare
che si è disposti a pagare, è l'utilità marginale.
4.3.2 Le curve di domanda ordinaria e compensata
La disponibilità a pagare è finalizzata alla curva di domanda compensata
per ogni unità aggiuntiva che il soggetto è disposto a pagare.
Tale curva di domanda è definita curva di domanda compensata, perché è
leggermente diversa dalla curva di domanda ordinaria. Per costruire la curva
di domanda ordinaria occorre sapere quante unità del bene un individuo
comprerebbe ad ogni livello di prezzo.
Da qui possiamo avere due tipi di effetti:
Effetto sostituzione: Se il prezzo di un bene diminuisce, i consumatori
1. sostituiscono il bene divenuto più conveniente agli altri beni.
Effetto reddito: in secondo luogo a causa del prezzo più basso la
2. condizione di un individuo è migliorata, quindi acquistando la stessa
quantità di beni le rimarrebbe denaro che potrebbe utilizzare per
l'acquisto di un’altra tipologi