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Ventilazione corretta di un edificio: passando molto tempo dentro un edificio la
qualità dell’aria diventa molto importante per la nostra salute, ci deve essere un
continuo ricambio e nello stesso tempo deve essere regolata l’umidità relativa, se
consideriamo il fattore (n), esso descrive proprio quante volte viene ricambiato il
volume interno dell’aria.
Il fattore (n) non dovrebbe essere mai inferiore dello 0,3, ciò significa che in
un’ora almeno il 30% del volume totale di aria dovrebbe essere ricambiato; unna
buona aereazione serve ad arginare sia l’eccessivo vapore acqueo dovuto dalla
cucina, ossido di carbonio dovuto alla respirazione, monossido di carbonio dovuto a
processi di combustione, ma anche sostanza chimiche dovute a lacche collanti.
Vediamo ora vari tipi di aereazione:
• Aereazione con finestre spalancate e aereazione trasversale: questo è il
sistema migliore di arieggiare, sia perché è il più semplice e veloce ma anche
il più economico, i vani interni andrebbero arieggiati circa ogni tre ore per
avere un ricambio totale di aria.
! ! 19
Figura 1.11: Esempio di aereazione trasversale
Aereazione controllata: sarebbe un aereazione meccanica, essa è più
• dispendiosa ma di gran lunga più confortevole soprattutto se ci troviamo in
periodi freddi o zone molto piovose, oltre alla ventilazione poi è importate
anche la funzione riciclo d’aria grazia alla quale c’è un cambio continuo di
aria garantendo nell’edificio un’ottima qualità dell’aria. Tali impianti sono
regolati da noi e possono essere spenti in qualsiasi momento in funzione di un
aereazione naturale aprendo le finestre.
!
Figura 1.12: Esempio di aereazione controllata ! 20
CAPITOLO 2
2.1 Individuazione dei ponti termici
I ponti termici come abbiamo detto nel primo capitolo vanno assolutamente evitati
perché causano un abbassamento notevole del confort di un appartamento, uno degli
effetti più sgradevoli che portano è senza dubbio quel senso di freddo che si sente
quando si entra in un appartamento dall’esterno, che porta di conseguenza ad un
aumento dei consumi energetici per tenere alto il riscaldamento.
Lo strumento maggiormente impiegato per trovare i ponti termici è la tecnica
fotografica ad infrarossi.
Essa nello specifico viene detta Termografia all’infrarosso grazie alla quale noi
riusciamo a cogliere sia in un edificio vecchio o ristrutturato i punti dove vi è
un’eccessiva dispersione di calore, controllando la quantità di calore che viene
emessa. ! 21
!
Figura 2.1: Esempio di Termografia all’infrarosso
Questa tecnica non è per nulla ne invasiva ne distruttiva e a seconda del degrado
della superficie di riferimento essa ne valuta le diverse quantità di calore nei vari
punti.
Le varie temperature della parete in esame poi vengono mappate in un immagine
con falsi colori, ed ogni coloro corrisponde ad una determinata quantità di calore.
Tali macchinari ormai si possono ritenere molto affidabili e hanno raggiunto una
sensibilità elevatissima che arriva addirittura a percepire differenze di centesimi di
grado, cosa molto utile in caso di restauro.
I vantaggi che portano queste termo camere sono duplici, da un lato ci indicano la
zona con temperatura più bassa, dove c’è quindi dispersione di energia, dall’altro la
mette a confronto con parti della stessa parete dove invece non vi è dispersione, ciò
ci permette di capire anche la quantità del calore disperso mettendo a confronto le
due zone.
Infine quindi abbiamo capito che questa tecnica è molto importante per
l’individuazione dei punti termici soprattutto su edifici ristrutturati dove sono
presenti diversi materiali, sia quelli della formazione iniziale che della
! 22
ristrutturazione seguente, e quindi possiamo capire subito se c’è stato qualche errore
nei lavori.
2.2 Isolamento dei ponti termici
L’isolamento termico è uno degli accorgimenti più usati nella costruzione o
ristrutturazione di un edificio per evitare l’insorgere di ponti termici.
Si applica grazie ad un rivestimento isolante passante per il cosiddetto cappotto di
una facciata ventilata.
La coibentazione deve essere eseguita però in maniera ottimale, essa deve essere
continua ed accurata, infine poi per essere sicuri del risultato si può fare un controllo
ad infrarossi con le tecniche viste in precedenza.
!
Figura 2.2: Isolamento termico pareti interne ! 23
Solo nel 2005 con la direttiva europea D.Lgs.n. 192 si è iniziato seriamente a
coibentare gli edifici con regole molto ferree ed uso di materiali appropriati.
Tale decreto poi con le successive modifiche andò a stabilire che un ponte termico
si può definire corretto se la trasmittanza termica tra il ponte e la parete contigua è
inferiore o uguale al 15%.
Analizziamo ora varie tipologie d isolamento per la risoluzione dei ponti termici:
Isolamento esterno delle pareti verticali a cappotto.
•
• Isolamento esterno di pareti verticali ventilate.
• Isolamento delle pareti verticali in intercapedine.
2.2.1 Isolamento esterno delle pareti verticali a cappotto
Questo sistema si può definire come quello più impiegato da oltre trent’anni per la
coibentazione degli edifici civili ed industriali. ! 24
!
Figura 2.3: Interno parete isolamento termico verticale a cappotto
Dal punto vista applicativo questo isolamento si ottiene ponendo un rivestimento
isolante sulla parte esterna delle pareti esterne dell’edificio, in tal modo questo strato
corregge i ponti termici o determinati punti caratterizzati da temperature più basse,
così si dovrebbero evitare fenomeni come muffa o la condensa e di conseguenza
avere un più elevato confort abitativo.
Nel dettaglio, la tecnica consiste nella preparazione preventiva delle superfici
esterne dei manufatti, nell’applicazione su di esse tramite incollaggio, dei pannelli
isolanti di natura, consistenza e spessore ritenuti più idonei, nella rifinitura con
intonaco rasante a due strati da applicare “bagnato su bagnato” o in tempi
! 25
immediatamente successivi l’uno dall’altro, con interposta rete in fibra di vetro di
vario tipo, ed infine con trattamento superficiale di finitura.
Dopo aver applicato la coibentazione sono necessari dei tasselli per fissare i
pannelli, tale istallazione è semplice ma richiede comunque l’esperienza e la
professionalità di un tecnico esperto.
Le funzioni del cappotto termico sono: isolare senza discontinuità dal freddo e dal
caldo; utilizzare il volano termico costituito dalle pareti isolate; proteggere le facciate
dagli agenti atmosferici, fornire interessanti e sensibili risparmi; porre in condizioni
stazionarie termo-igrometriche l’involucro e la struttura degli edifici; rendere
ottimali, confortevoli e igieniche le condizioni degli spazi abitativi, di attività,
servizio; contribuire sensibilmente alla riduzione delle immissioni inquinanti
nell’atmosfera.
I vantaggi ti tale sistema di isolamento sono: riduzione dello spessore delle pareti
perimetrali, quindi genera maggiori aree abitative, con indiscutibile aumento della
remunerazione di tutto il fabbricato; semplificazione progettuale, in particolare per
rispondere razionalmente e semplicemente alle prescrizioni sul risparmio energetico
attinente il riscaldamento degli edifici, senza dover ricorrere a soluzioni complesse;
possibilità d’impiego di materiali tradizionali ed economici per la costruzione della
struttura e dei tamponamenti, senza artifici per eliminare i ponti termici; conseguente
maggior facilità operativa in cantiere,
con riduzione sensibile dei tempi e quindi dei costi; snellimento della tipologia dei
capitolati per i materiali e l’esecuzione, quindi maggiori possibilità di controllo.
Dopo l’istallazione di tal sistema l’ambiente interno mantiene la propria inerzia e
non è più soggetto a dispersione di calore, ciò comporta una qualità della vita molto
alta oltre alla forte diminuzione di energia prodotta per riscaldarsi e di produzione di
CO2 così da diminuire notevolmente i tassi di inquinamento.
2.2.2 Isolamento esterno di pareti verticali ventilate
Questa tecnica non è altro che l’evoluzione della tecnica di isolamento a cappotto,
aumentandone le prestazioni. Essa sfrutta la ventilazione di una camera d’aria creata
! 26
tra l’isolante ed il rivestimento esterno che può essere costituito da elementi di varia
natura: terrecotte, lapidei, metallici, plastici, conglomerati cementizi, ceramici.
Queste pareti si basano sul cosiddetto “effetto camino”, esse vengono progettate
per dar luogo nell’intercapedine ad un flusso d’aria ascendente azionato dalla
prevalenza naturale dovuta alla differenza di temperatura fra l’aria presente
nell’intercapedine e quella presente in ingresso della stessa.
Lo strato di rivestimento esterno non è aderente alla parete di tamponamento
proprio per formare l’intercapedine dove avviene poi la circolazione d’aria.
Questo strumento di isolamento si può definire il più usato tra i rivestimenti
esterni per prevenire fenomeni quali l’umidità e anche inquinamento acustico. Infatti
la struttura multistrato che lo compone permette proprio una ventilazione naturale
all’interno della facciata eliminando tutta l’umidità in eccesso.
! ! 27
Figura 2.4: Facciata ventilata
Lo strato di rivestimento che vediamo anche dalla figura precedente può essere
effettuato in PVC, alluminio o in doghe di calcestruzzo.
2.2.3 Isolamento delle pareti verticali in intercapedine
Essendo questa tipologia d isolamento molto economica e facile da montare, si
può considerare senza dubbio la più diffusa in Italia.
Esso per prima ha ottimizzato una sequenza di strati posti tra loro tramite una
buona progettazione atta a fornire un buon isolamento dall’esterno.
Il sistema è composto da diversi strati: uno strato di protezione e rivestimento
interno, strato termoisolante, strato portante, strato d’aria, strato di barriera al vapore,
strato di finitura interna e parametro.
Figura 2.5: Parete verticale ad intercapedine
2.3 Correzione ponti termici
Una volta individuati i ponti termici con la termografia all’infrarosso (paragrafo
precedente) si pone il problema di risolvere tali ponti nel modo più efficiente ed
economico possibile. La loro formazione è dovuta soprattutto alla differente
geometria dei blocchi di vario materiale che formano le pareti di un edificio, ogni
! 28
tecnico potrà ovviamente svil