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CANTI DI CASTELVECCHIO
Vengono pubblicati nel 1903 e presentano una continuità di argomenti e stili ma sono meno
frammentati e il ritmo è più armonioso. A Castelvecchio aveva comprato una casa per viverci
con la sorella Maria.
Si intrecciano due motivi: naturalistico e familiare (centrato sulla morte del padre rimasta
impunita. Il ritmo delle stagioni richiama quello della natura di vita, morte e rinascita, ma si
tratta di un equilibrio che non appartiene alla vita privata del poeta, segnata dal peso del
lutto, della solitudine e dell'abbandono. La dimensione della morte rompe l'armonia naturale
e non può essere risarcita.
Abbiamo uno stile basso (termini tecnici e popolari) alternato ad uno stile più alto (termini
aulici e relativi alla tradizione lirica e letteraria).
I poemetti
Nel 1897 esce la prima edizione dei Poemetti, nel 1900 esce una seconda edizione
e infine una terza, definitiva nel 1904
Qui Pascoli vuole superare il frammentismo di Myricae, introducendo testi più lunghi
e continuativi, utilizzando una tendenza narrativa; troviamo temi come aggressività e
negatività della società, contrapposti alla poesia. Pascoli rimanda a una bontà
naturale che fa riferimento al mondo contadino che è opposto alla civiltà industriale,
caratterizzata dal degrado→ rinuncia implicita alla modernità.
I Conviviali
La raccolta è del 1904 e deriva dalla rivista “Il Convivio”→ presenta stili raffinati che
si rifanno alla metrica e allo stile alessandrino→ cura formale, riferimenti eruditi. Il
tema principale è la vanità delle cose, soprattutto della storia. Per Pascoli il
progresso è vano, e la storia stessa lo è, così come lo è il senso della vita→
pessimismo e toni malinconici
I carmina→ in latino
Odi e inni→ trattano di temi storico-civili, risalgono al 1906. In questo anno muore
Carducci e Pascoli dopo la sua morte pubblica questa raccolta per porsi come Vate,
in continuità di Carducci
Le Avanguardie
Furono create dalle nuove generazioni di inizio 900 per rappresentare qualcosa di diverso
dai grandi maestri
L’espressionismo nasce nel 1901 a Parigi e avrà i suoi massimi esponenti in Germania→ i
suoi temi sono l’angoscia e l’io; la realtà non è più oggettiva ma influenzata dai sentimenti
Surrealismo fu fondato da Breton, mette in evidenza ciò che è al di là o sotto la realta→
sogno, incubo o inconscio. In Italia non ci sono autori propriamente italiani
Dadaismo→ si sviluppa in Francia e Germania e nasce in Svizzero e nasce dalla parola
dada (giocattolo), è un movimento rivoluzionario che va contro al bello e alla novità
In Italia le avanguardie più sviluppate sono futurismo, crepuscolarismo e vocianesimo ed
hanno tratti in comune:
1. negazione della tradizione→ opposizione a naturalismo e decadentismo
2. uso del verso libero e rifiuto della metrica classica chiusa
3. rifiuto dell’arte come sublime→ il poeta non ha motivo di vanto
Per i futuristi l’arte esalta la scienza mentre per i crepuscolari essere poeti significa essere
maledetti, poiché vede oltre la realtà e vede i tutti i mali della società
Il Futurismo
Nasce nel 1909 quando nel febbraio Marinetti pubblica sulla rivista Le Figaro, il manifesto
futurista. La pubblicazione avvenne in Francia, perché il contesto italiano non era ancora
pronto a ricevere le innovazioni del futurismo, infatti in Italia la pubblicazione del manifesto
arriverà nel 1912 con il nome del “Manifesto tecnico della letteratura futurista".
Con il futurismo vi è una rottura col passato, l’arte deve celebrare la modernità e il progresso
e legarsi ad essi. Gli artisti che vi fanno parte sono Marinetti, Palazzeschi e Govoni.
Nel manifesto Marinetti esalta la figura dell’uomo come promotore del progresso e della
forza, la poesia come bellezza della velocità. L’antichità viene disdegnata, i musei
paragonati a cimiteri dell’antichità, inutili perché il centro dell’arte ormai è il progresso.
Nel punto 11 fa un elenco delle innovazioni del 900 da inneggiare, i nuovi temi alla base
della letteratura.
La guerra e il nazionalismo sono descritti come l’unica possibilità per ripulire il mondo.
Viene inneggiato il disprezzo per la donna, portatrice di buoni sentimenti e di staticità→
l’uomo deve seguire il progresso e la velocità.
Il manifesto afferma che questi sentimenti incendiari arrivano dall’Italia nonostante il
manifesto venga pubblicato in Francia→ l’Italia non è ancora pronta perché troppo legata al
passato.
Nel secondo manifesto Marinetti afferma che la sintassi è inutile, gli aggettivi e gli avverbi
sono da eliminare e i nomi tra loro in relazione si legano attraverso un trattino.
Marinetti scrisse anche un libro intitolato Zang Tumb Tumb, in cui rappresenta tutto quello
che ha detto nel secondo manifesto.
Zang Tumb Tumb è un parolibero, non è un libro tradizionale per via delle sue libertà
tipografiche; è più un libro esperienziale. La sonorità e la tridimensionalità della narrazione,
utilizza lo spazio della pagina per esprimere la propria personalità artistica; non ci sono
regole ed è un insieme di parole messe insieme anche casualmente. Marinetti sfrutta lo
spazio, il grassetto, le maiuscole, le onomatopee, i segni matematici, i trattini… Il testo si
carica anche di una potenza visiva.
Il sottotitolo dell’opera è Adrianopoli ottobre 1912
A ispirare questo libro è proprio l’assedio di Adrianopoli dell’esercito bulgaro contro l’impero
ottomano→ questa spedizione è considerata un successo perché la città e la sua difesa era
stata organizzata da abili strateghi ed esperti, ma nonostante ciò i bulgari ottennero la
vittoria→ il fervore per la vittoria diventa più potente. L’esercito vittorioso è comandato dal
generale Ivanov. In questo assedio viene sganciata la prima bomba aeronautica→ nuove
tecniche belliche
Palazzeschi
Rappresenta la figura dell’artista che il futurismo delineava; all’inizio aderì al
crepuscolarismo perché interessato ai temi. Nel 1919 Marinetti gli chiese di iscriversi al
movimento futurista e nel 1910 Palazzeschi pubblicò la prima opera futurista
“L’incendiario”, la sua opera più importante è Il codice di Perelà, poi modificato in “Il codice
di Perelà”. Nel libro i testimoni oculari della vicenda di Perelà esprimono il proprio parere
sulla vicenda e il lettore deve ricostruire la storia, da passivo il lettore diventa attivo.
Perelà Perelà arriva nella città che fa da sfondo alla vicenda ripetendo fra sé le parole:
«Pena! Rete! Lama! Pena! Rete! Lama! Pe...Re...La...». I primi che lo incontrano sono una
vecchia e i soldati del re che si accorgono subito che il personaggio è un essere strano, un
piccolo uomo fatto solamente di fumo che alle loro domande risponde: "io sono leggero... un
uomo leggero... tanto leggero". Perelà è vissuto per trentatré anni nella cappa del camino di
una villa, vicino al quale stavano sedute tre vecchie, Pena, Rete e Lama, che tenevano
alimentato il fuoco e parlavano tra di loro. Perelà era stato formato ed educato dai loro lunghi
discorsi e quando, d'un tratto, il chiacchierio delle tre donne era cessato, aveva atteso tre
giorni e poi era sceso dal camino. Davanti al camino aveva trovato un paio di stivali che
aveva indossato e poi si era messo in cammino verso la città. Giunto così in città attira la
curiosità di tutti per il suo modo ondeggiante di camminare, per la materia impalpabile di cui
è fatto, per la semplicità e il candore con cui parla. Quando giunge al palazzo del re viene
degnamente ospitato e ha occasione di ricevere una lunga schiera di persone autorevoli che
vengono ad esporgli i loro progetti e i loro pensieri. Perelà risponde a tutti con brevi
monosillabi e lunghi silenzi, prende il tè con le più importanti dame della città e ascolta le
confidenze di amori, passioni, invidie e gelosie. Fra queste dame c'è Oliva di Bellonda che è
convinta di aver trovato in Perelà l'anima gemella che aveva tanto e inutilmente cercato.
Perelà rimane comunque un mistero e intorno a lui si iniziano a fare mille ipotesi e
insinuazioni, ad esprimere le più strane opinioni. Un giorno Perelà incontra la regina e
rimane con lei a lungo. Nel corso dell'incontro un pappagallo, appartenente alla regina,
ripete continuamente la parola "Dio". Nel frattempo il re, che sembra stimare molto Perelà,
gli affida il compito di compilare il nuovo codice del paese e dà ordini che venga organizzato
un grande ballo di corte in onore di Perelà. Per preparare il codice Perelà si reca a visitare
suor Marianna Fonte, peccatrice pentita e suor Colomba Messerino, vergine pura. Si reca
inoltre al camposanto, al Prato dell'amore, al carcere nel quale è tenuto prigioniero l'ex re
Iba, al manicomio di Villa Rosa, dove ha modo di conoscere il principe Zarlino, pazzo
volontario. Ovunque Perelà rimane attento e disponibile ascoltatore ma sempre
silenzioso.Ad un tratto la posizione favorevole alla corte di Perelà si ribalta, perché il
domestico Alloro, impazzito e voglioso di imitare Perelà, si dà fuoco per diventare anche lui
fumo. Perelà viene accusato di questa morte e tutta la folla lo insulta. Il re dà ordini che
venga processato e condannato ad essere rinchiuso in una minuscola cella in cima al monte
Calleio. Durante il processo, tutti i personaggi da Perelà incontrati, che avevano dimostrato
immediatamente simpatia e ammirazione, lo accusano senza pietà, chi mosso da invidia o
chi semplicemente perché lo fanno gli altri.
Oliva di Bellonda, dopo molte implorazioni, ottiene dal re che sia consentito a Perelà di
avere, nella sua cella, un caminetto e un pertugio dal quale ricevere legna da ardere. Questa
si dimostrerà la salvezza di Perelà il quale, dopo aver attraversato per l'ultima volta la città
tra gli sputi e gli insulti della folla, appena rinchiuso nella cella, si toglie gli stivali e, attraverso
il camino, scompare nel cielo sotto forma di una nuvola di fumo, mentre Oliva di Bellonda
muore di crepacuore per aver perso l'anima gemella trovata da così poco. Quando il
futurismo inizia a legarsi al fascismo, Palazzeschi, che era pacifista, si distacca e si dedica
al romanzo
Il Crepuscolarismo
Coniato da Borges