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Sostanze utilizzate per la micro-
incapsulazione
Tra le sostanze più utilizzate per la micro-
incapsulazione troviamo il mentolo, la canfora, il
paracetamolo, l'acido acetilsalicilico e molte
altre. Queste sostanze vengono somministrate
principalmente per via orale, ma possono essere
utilizzate anche per via intra-arteriosa,
sottocutanea, oftalmica, cutanea, polmonare o
nasale. È importante scegliere la via di
somministrazione più adatta in base alle
caratteristiche delle microparticelle e degli effetti
desiderati.
Sistemi depot
I sistemi depot sono dei depositi sottocutanei che
rilasciano gradualmente il loro contenuto nel
tempo. Solitamente, vengono utilizzati per
somministrare sostanze a lunga durata d'azione.
Con l'utilizzo delle microparticelle, è possibile
evitare la necessità di fare una piccola incisione
per inserire il sistema depot, ma è importante
assicurarsi che non ci siano effetti collaterali
imprevisti, poiché non è facile rimuovere le
microparticelle una volta iniettate.
Polimeri biodegradabili
Nella maggior parte dei casi, le microparticelle
utilizzate per la micro-incapsulazione sono
costituite da polimeri biodegradabili, come il
PLGA e il PLA. Questi polimeri possono essere
utilizzati per tempi di rilascio più lunghi o più
brevi, a seconda delle esigenze. La scelta tra PLA
e PLGA dipende principalmente dalla durata
desiderata del rilascio.
Tecniche di micro-incapsulazione
Esistono diverse tecniche per la produzione di
microparticelle, ognuna con i propri vantaggi e
svantaggi. È importante scegliere la tecnica più
adatta in base al tipo di microparticella
desiderata, che può essere solida di tipo
matriciale o capsulare. Alcune delle tecniche più
utilizzate sono la coacervazione, la
polimerizzazione in emulsione, la
polimerizzazione in sospensione e la
polimerizzazione in gocciolamento.
Coacervazione di fase
La coacervazione di fase è un processo che si
basa sulla separazione di fasi di un polimero dalla
sua soluzione, che precipita intorno a un nucleo.
Questo processo può essere utilizzato per
ottenere microcapsule, ma le tecniche possono
variare a seconda che il core interno sia liquido o
solido. La solubilità e la reattività del core
rispetto al materiale della parete esterna devono
essere considerate, così come le dimensioni, la
velocità di rilascio e l'aspetto economico del
processo industriale.
Cambiamento della temperatura
Il cambiamento della temperatura è uno dei
fattori che possono influenzare la coacervazione
di fase. Infatti, un abbassamento della
temperatura può facilitare la precipitazione del
polimero dalla sua soluzione, poiché la solubilità
di una sostanza è legata alla temperatura.
Inoltre, l'aggiunta di un sale può favorire
ulteriormente la precipitazione del polimero,
poiché il sale coordina le molecole di acqua che
vengono sottratte al polimero, rendendolo meno
idratato e quindi più propenso a precipitare.
Addizione di non solvente
Un altro metodo per favorire la coacervazione di
fase è l'aggiunta di un non solvente, ovvero un
solvente che si solubilizza bene nella soluzione
del polimero ma in cui il polimero stesso non è
solubile. In questo caso, il polimero precipita
dalla soluzione e si deposita intorno al nucleo,
formando una membrana polimerica. Questo
metodo può essere utilizzato per ottenere
microcapsule contenenti un core solido o liquido.
Coacervazione semplice e
complessa
La coacervazione di fase può essere divisa in due
categorie: semplice e complessa. Nel primo caso,
viene utilizzato un solo polimero che precipita
dalla soluzione in virtù di alcune caratteristiche
come l'abbassamento della temperatura,
l'aggiunta di un non solvente, di un sale o
l'aggiustamento del pH. Nel secondo caso,
invece, vengono utilizzati due polimeri di carica
opposta che si legano formando delle coppie
ioniche. Questo metodo può richiedere l'utilizzo
di un processo di cross-linking per rendere più
rigida la membrana polimerica ottenuta.
Coacervati
I coacervati sono sistemi complessi formati da un
polimero anionico, come la gomma arabica, e un
polimero cationico, come la gelatina o il
chetosano. Questi sistemi possono essere
utilizzati per creare una membrana polimerica
intorno a un core di farmaco solido o solubilizzato
in un olio. La formazione dei coacervati avviene
attraverso l'aggiunta di un polimero cationico alla
soluzione contenente il polimero anionico e il
farmaco. Una volta formato il coacervato, la
membrana viene indurita e il sistema può essere
utilizzato per la somministrazione del farmaco.
Incompatibilità tra polimeri
L'incompatibilità tra polimeri è un fenomeno che
si verifica quando due polimeri differenti, di solito
non ionizzati, non possono coesistere nella stessa
soluzione. Questo può essere sfruttato per creare
una membrana polimerica intorno a un core di
farmaco. Ad esempio, se si utilizza un polimero
più solubile nella fase acquosa rispetto al
polimero di partenza, questo scalzerà il polimero
meno solubile che precipiterà e formerà la
membrana. In questo modo, uno dei due polimeri
rappresenta il polimero di coating, mentre l'altro
non necessariamente forma la membrana.
Microparticelle
Le microparticelle sono particelle di dimensioni
ridotte, generalmente comprese tra 200 e 800
micron, che possono essere utilizzate per la
somministrazione di farmaci. Esistono diversi
metodi per la loro produzione, tra cui
l'evaporazione del solvente, la doppia emulsione
e lo spray drying. Le microparticelle possono
essere costituite da un solo farmaco o da una
combinazione di farmaci e polimeri. Possono
essere utilizzate per migliorare la biodisponibilità
dei farmaci e per controllare il rilascio del
principio attivo.
Evaporazione del solvente
L'evaporazione del solvente è un processo
utilizzato per la produzione di microparticelle di
farmaco. Consiste nella dispersione di un agente
emulsionante in una fase organica contenente il
polimero e il farmaco. Successivamente, il
solvente viene fatto evaporare, causando la
precipitazione del polimero intorno alle particelle
di farmaco. Questo processo è particolarmente
adatto per farmaci solubili in solventi organici,
ma può essere adattato anche per farmaci idrofili
attraverso l'utilizzo di una doppia emulsione.
Liofilizzazione
La liofilizzazione è una tecnica utilizzata per la
produzione di microparticelle solide. Consiste
nell'eliminazione del solvente attraverso il
processo di sublimazione, in cui il solvente passa
direttamente dalla fase solida alla fase gassosa.
Questo processo è particolarmente utile per la
produzione di microparticelle contenenti farmaci
idrofili, in quanto non richiede l'utilizzo di solventi
organici. Le microparticelle prodotte attraverso la
liofilizzazione possono essere utilizzate per la
somministrazione di farmaci e per la
preparazione di formulazioni solide.
Spray drying
Lo spray drying è un processo utilizzato per la
produzione di microparticelle di farmaco.
Consiste nell'atomizzazione di una soluzione
contenente il farmaco e il polimero all'interno di
una camera di essiccazione, seguita
dall'evaporazione del solvente. Le particelle di
farmaco vengono poi raccolte attraverso un
ciclone e possono essere utilizzate per la
somministrazione di farmaci. Questo processo è
particolarmente adatto per farmaci solubili in
acqua e può essere utilizzato sia a livello di
laboratorio che industriale.
Atomizzazione e nebulizzazione
L'atomizzazione e la nebulizzazione sono processi
fondamentali per la produzione di particelle
micrometriche utilizzate in diversi settori, come
ad esempio quello farmaceutico. Questi processi
consistono nel trasformare un liquido in piccole
goccioline, che vengono poi "buttate" all'interno
di una camera di essicamento dove avviene
l'evaporazione del solvente. L'atomizzazione
avviene grazie all'utilizzo di un nebulizzatore
particolare, che garantisce la formazione di
particelle tutte uguali e di dimensioni
micrometriche. Questo processo è fondamentale
per ottenere un prodotto finale costante e
riproducibile.
Evaporazione ultra-veloce
Durante il processo di essiccazione delle
particelle, avviene un fenomeno di evaporazione
ultra-veloce, che permette di ottenere un
prodotto di alta qualità. Questo processo avviene
grazie all'utilizzo di gas caldo a una temperatura
di circa 120 gradi, che crea le condizioni
necessarie per far evaporare immediatamente il
solvente dalle particelle. In questo modo, si evita
il degrado del principio attivo, poiché il processo
avviene in pochi secondi e la temperatura
all'interno delle particelle rimane costante.
Scalabilità e versatilità dello
spray drying
Lo spray drying è un processo molto versatile e
scalabile, che può essere utilizzato sia in
laboratorio che su scala industriale. Questo
metodo permette di lavorare con diversi tipi di
materiali, come farmaci, oli o sostanze
aromatiche, e di ottenere un prodotto finale
costante nelle sue caratteristiche. Inoltre, è
possibile lavorare con volumi sia piccoli che
consistenti e liofilizzare diversi tipi di soluzioni,
emulsioni o sistemi viscosi.
Limiti dello spray drying
Nonostante le sue numerose applicazioni, lo
spray drying presenta alcuni limiti. Ad esempio,
la scelta dei polimeri utilizzati è limitata e il
loading del farmaco è abbastanza basso, non
superando il 20-30%. Inoltre, durante la fase di
evaporazione, il farmaco potrebbe separarsi e
solidificare da solo, non rimanendo intrappolato
nella matrice polimerica. Tuttavia, questi limiti
possono essere superati utilizzando altri metodi,
come ad esempio il nano spray drying.
Nano spray drying
Il nano spray drying è un metodo che permette di
ottenere particelle nanometriche e di recuperare
grandi quantità di prodotto nano particellare.
Questo processo si basa sull'utilizzo di una
membrana di acciaio inossidabile forata, che
viene fatta muovere da un sistema che vibra,
rompendo le goccioline e trasformandole in
particelle nanometriche tutte uguali. Anche in
questo caso, si parte da una soluzione o
sospensione che viene vaporizzata tramite un
atomizzatore e si utilizza un