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CALLIMACO

Nasce nel 310 a.C. a Cirene; è un grammatico e letterato, impegnato nella corte dei Tolomei, come

studioso e poeta. Presso il Museo, Callimaco arricchisce la sua preparazione letteraria grazie al

patrimonio di testi, ed ha l’incarico di esaminare e catalogare, risolvendo problemi di attribuzione

delle opere. Il suo intervento filologico è alla base dei Πίνακες, schede che redige per ciascuno

degli autori e dei testi esaminati, organizzando le opere per argomento. Dell’ opera rimangono

poche testimonianze. Non divenne mai direttore della biblioteca. La sua opera si colloca durante il

regno di Tolomeo II Filadelfo, e Tolomeo III Evergete, che sposa Berenice, una principessa

Cirenaica che favorisce Callimaco in virtù della comune origine.

Gli scritti di Callimaco sono pervenuti nella forma papiracea. soltanto gli epigrammi e gli inni sono

stati trasmessi su codice: i primi inclusi nelle antologie confluite nella raccolta Antologia Palatina, i

secondi perché compresi in una collezione innografica più vasta.

La restante produzione è stata in gran parte ridefinita nel 900, che ha permesso di ricostruire

alcune opere in versi più significative, consentendone una conoscenza diretta e più ampia, seppur

lacunosa. Grazie al papiro che ha trasmesso le διηγήσεις, cioè le epitomi in prosa delle opere

dell’autore, è possibile sapere l’ordine degli scritti nell’edizione allestita dal poeta stesso. Agli Aitia,

seguivano i Giambi, poi i Carmi lirici e l’Ecale.

Callimaco è il primo poeta editore di sé stesso; curava personalmente la divisione dei libri delle sue

opere, l’ordine interno dei componimenti e la successione degli scritti (autore e filologo).

Aitia

Doveva essere una raccolta di elegie in 4 libri, il cui filo conduttore, nei primi due libri, erano delle

domande rivolte alle Muse sulle origini di miti, leggende, festività e tradizioni locali. Ciò avveniva in

un sogno, in cui Callimaco adolescente era trasportato sul monte Elicona. Il prologo ha contenuto

apertamente metaletterario, ed è il più ampio stralcio della produzione greca in cui l’oggetto della

trattazione è la poesia stessa, definita con una serie di metafore. Apollo se ne fa portavoce ed

esorta il poeta a comporre un’opera breve, raffinata e didascalica.

Le muse rispondono alle curiosità dell’autore; rispetto al poeta epico, che le invocava perché

legittimassero la veridicità del suo canto, il poeta ellenistico non ha bisogno di questo sostegno:

esse rappresentano un pretesto favoloso, poiché ogni mito narrato trova appoggio nell’erudizione

dell’autore.

Le elegie costituiscono una poesia erudita e raffinata; l’unico vero filo conduttore è la tematica

dotta, al cui centro corrisponde il mito eziologico. Impossibile riassumerne il contenuto in forma

organica:

⁃ I -> riti svolti ad Anafe e a Rodi

⁃ II -> sacrifici del re egizio Busiride e del tiranno di Agrigento Falaride

⁃ III -> epinicio per Berenice, fondazione città siciliane

⁃ IV -> katasterismos della chioma di Berenice

Nonostante lo stato lacunoso, è possibile notare il rapporto con Esiodo, autore del poema

eziologico, Teogonia, che cita espressamente nel Proemio; una parte della critica ha letto gli Aitia

come una continuazione della Teogonia, poiché l’opera callimachea si apre laddove quella di

Esiodo si chiude.

Callimaco però non scrive in esametri, sceglie, per maggiori libertà tematiche, il distico elegiaco.

Il Proemio del libro III è un epinicio, dove narra la storia di Molorco, l’umile contadino che ospita

Eracle, durante la fatica del leone. Il modello è quello di Eumeo e Odisseo; mentre Eumeo si

lamentava con l’ospite dei proci, Molorco dei topi.

I Giambi

I papiri riportano 13 componimenti in metri giambici, seguiti da 4 in metri lirici.

Tutti i componimenti hanno metri diversi, prevalentemente giambici, ma anche strutture epodiche e

metri lirici, per ottenere una varietà ritmica accattivante per il lettore.

La varietà riguarda anche il contenuto; per la tradizione arcaica il giambo era destinato all’invettiva

e all’attacco personale, Callimaco introduce anche forme come l’apologo esopico, l’ekphrasis,

l’epinicio e il componimento eziologico.

Usa sia il dialetto ionico che dorico.

La raccolta si apre con Ipponatte, illustre rappresentante del genere, riportato in vita dal regno dei

morti. Nomina anche Ione di Chio.

I Giambi di Callimaco ispireranno la letteratura latina -> Epodi di Orazio.

Gli Inni

6 componimenti scritti in metri dattilici: cinque in esametri e uno in distici elegiaci. Il primo è

dedicato a Zeus, da cui bisogna prendere le mosse per ogni attività poetica e religiosa; segue una

triade di inni cletici dedicata a Apollo e Artemide; chiudono due inni mimetici riguardo le origini e

riproducono gli usi dei riti dedicati a Pallade e Demetra.

Il modello sono gli inni omerici, di cui è mantenuta la struttura e gli elementi culturali e mitologici, e

parti del patrimonio mitologico raramente affrontate, come l’infanzia di Artemide, la giovinezza di

Tiresia.

Accosta la poesia sublime omerica a elementi quotidiani, e a raffinate allusioni, in particolare di

Omero, Esiodo e i lirici.

Generalmente si tende a suddividere gli inni di Callimaco in cletici e mimetici; in quest’ultimi mette

in scena un rito fittizio, di cui precisa i dettagli e i singoli usi. Dunque gli inni sono un prodotto

esclusivamente letterario e mimetico.

Un’epica in miniatura: l’Ecale

L’epillio, ossia “piccolo epos”, mantiene l’esametro e narra le vicende di dei ed eroi, concentrandosi

sui singoli episodi del mito, e che grazie alla sua brevità, garantisce un’elevata elaborazione

formale. L’epillio è frutto di sperimentazioni formali: all’interno troviamo ekphrasis, miti eziologici e

spunti favolistici.

L’Ecale di Callimaco (pochi frammenti), affronta un aspetto marginale della vicenda mitica di Teseo

e della sua lotta contro il toro di Maratona, narrato da una prospettiva originale. L’eroe, fuggito dal

tentato avvelenamento di Medea, riconosciuto dal padre Egeo, si reca a Maratona, dove un toro

sta devastando il territorio. A causa di un temporale, viene ospitato dalla vecchia Ecale. Il giorno

dopo cattura il toro, ma quando torna dalla vecchia la trova senza vita. Ne celebra gli onori funebri.

Gli Epigrammi

Scritti in metro elegiaco, la brevitas si presta al virtuosismo formale, al gioco delle variazioni e alla

conclusione inaspettata. Ne sono pervenuti 63 inclusi nell’Apologia Palatina; tra i temi troviamo la

riflessione metaletteraria, l’epitaffio, il motivo encomiastico, la poesia simposiaca ed erotica.

Tra poetica e politica

Callimaco sceglie una poesia dotta, raffinata e breve, a cui si accompagna l’urgenza di novità, che

risiede sia nelle scelte formali che in quelle tematiche. Trasferisce nei suoi versi la ricostruzione

della possibile origine di rituali, di avvenimenti come la fondazione delle città siciliane o ancora di

scoperte astronomiche.

Parla di sé e delle proprie scelte letterarie, in relazione ad altri autori di cui approva o critica il

modo di fare poesia; in particolare è in contrapposizione con le convinzioni estetiche di Aristotele,

che ha fissato le caratteristiche basilari di un’opera: compiutezza, unità, continuità ed estensione.

La sua poesia è per la corte e dunque presuppone importanti riflessioni sulla regalità; esalta i suoi

patroni recuperando forme del culto faraonico della tradizione egizia. Si dirige verso la

divinizzazione di sovrani; ciò è visibile in particolare negli inni.

APOLLONIO RODIO

È stato προστάτης della biblioteca di Alessandria e precettore dell’erede al trono Tolemeo III

Evergete; dunque nasce nei primi anni del III secolo a.C. ad Alessandria. Si trasferisce poi a Rodi

(da qui l’appellativo di Rodio), forse per un contrasto di natura letteraria con Callimaco.

A Rodi si dedicò alla revisione della propria opera, Argonautiche.

Secondo alcune fonti ritornò ad Alessandria, secondo altre rimase a Rodi fino alla morte.

Le Argonautiche

È l’unica opera di Apollonio rimasta integra; è un poema epico in esametri, che narrano in 4 libri, la

spedizione degli Argonauti, sotto Giasone, verso la Colchide per riportare in Grecia il vello d’oro. il

manto era dell’ariete sacro inviato da Zeus per sottrarre Frisso ed Elle al sacrificio cui li aveva

destinati il padre su istigazione della loro matrigna. Elle cade nel mare, che prese il nome di

Ellesponto; Frisso aveva raggiunto la Colchide dove aveva sacrificato l’ariete a Zeus.

Il remoto antefatto non viene esposto compiutamente da Apollonio, ma vi allude più volte.

Riguardo le altre opere da lui scritte, sono state pressoché perdute; si possiedono qualche

frammento, temi e titoli. Scrive componimenti in esametri sulla fondazione di varie città, e un

poemetto in coliambi, Canobo.

Le Argonautiche sono un poema:

⁃ unitario, incentrato su una sola azione

⁃ compiuto, l’azione inizia e finisce

⁃ abbracciabile con la mente, grazie alla scansione in 4 libri

I contenuti rispecchiano gli interessi della cultura linguistica: la saga argonautica è anteriore ai

poemi omerici. Infatti Circe, nel dare indicazioni ad Odisseo sui pericoli che deve affrontare nel

viaggio, cita “la nave Argo che tutti cantano”.

Sulla saga degli Argonauti circolavano diverse varianti; perciò Apollonio sceglie tra le differenti

versioni e inserisce esplicite citazioni o allusioni alle varianti scartate.

La componente innovativa sta nel fatto di porre al centro di un poema epico una vicenda d’amore

(in Omero solo in forma marginale), unita alla raffigurazione della dimensione psicologica dei

personaggi, e alla scelta di trasformare la figura del protagonista maschile (Giasone), che dell’eroe

epico tradizionale conserva poco.

Accoglie uno stilema peculiare dell’epica omerica, le “scene tipiche”, nelle quali azioni di carattere

tecnico sono descritte nel loro svolgimento graduale.

Le Argonautiche soddisfano anche il gusto alessandrino per gli αίτια, con cui il poeta spiega

elementi e fenomeni a lui contemporanei: riti, toponimi, usanze etnografiche, fenomeni naturali,

monumenti. Gli αίτια rievocano le tradizioni mitiche, e creano una continuità diretta tra il passato

mitico e il presente storico; differente da Omero che conosce solo la dimensione del passato.

L’opera si propone tra fedeltà e allontanamento dal codice omerico, compresa solo nel 900, poiché

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

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