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Differenze fra Omero e Apollonio
Sono prevalentemente di carattere comunicativo:
- Le argonautiche sono concepite per la lettura privata ma anche per un pubblico colto e non per il vasto uditorio dei poemi omerici (aristocratico/ feste pubbliche mediante la comunicazione orale)
- La lingua epica presenta un uso diverso:
- Le formule non mancano, ma sono continuamente variate
- Le similitudini non sono quasi sempre irregolari, ampliate (confunzione prevalentemente psicologica)
- Sotto la veste epica si avverte l'influsso di altri generi letterari come l'elegia e la tragedia (contaminazione dei generi letterari)
- Il poeta ama esibire la sua erudizione sempre attraverso l'eziologia (mitologica, letteraria, storica, geografia ecc..)
- In particolare si avverte la tendenza al bozzetto, alla scena realistica o patetica, con cui il poeta delinea un'azione nel suo svolgimento (es. il centauro di Chirone saluta da lontano la nave di Argo e la sposa mostra a Peleo il piccolo
Achille oppure Eros che gioca a dadi)
4. Anche se Omero è il modello primo dal punto di vista linguistico, Apollonio se ne distacca soprattutto sotto due aspetti:
- L'uso della formula. Nelle argonautiche la formula è sempre artisticamente variata, tanto che ne risulta snaturata l'essenza stessa del concetto di formula. Mentre in Omero il sorgere dell'aurora è indicato per 22 volte e sempre con la stessa formula, Apollonio Rodio ama variare di continuo, al punto da apparire un dichiarato rifiuto della formularietà omerica.
- Nell'uso della similitudine. Le similitudini sono molto numerose nel corso di tutto il poema e nella maggioranza dei casi lunghe e complesse come le similitudini omeriche, ma è vero che sono molto più minuziose, più dettagliate, più ricche di particolari eruditi. Se il fine della similitudine omerica è quello di coinvolgere e di affascinare il vasto ed indifferenziato pubblico
passivo ed impotente, che ha perso la fiducia nelle proprie capacità. Giasone, rispetto ai modelli mitici ed epici è l'anti-eroe, debole, insicuro, non ama le armi, rifiuta l'azione militare, preferisce il dialogo, la mediazione, il compromesso. Diversamente dall'arroganza di Achille o dalla polutropia di Odisseo, Giasone è dominato da amnesia, inadeguatezza e inettitudine. Giasone infatti è la negazione dell'eroe epico tradizionale, sia sul piano oggettivo che sul piano psicologico.
Piu volte nel corso dell'opera il poeta sottolinea la sua amnesia di fronte ai casi che gli si presentano. Un'incapacità che non è solo impotenza, ma spesso anche profonda incertezza, egli non compie con le sue forze e il suo coraggio nessuna impresa eroica e peggio ancora non tiene fede al
Il suo ruolo di capo, dimostrandosi in varie occasioni esitante. Un primo segnale di questo è dato dal poeta all'inizio del poema: Giasone alla partenza piange. Poi per riuscire nell'impresa ha bisogno dell'aiuto di una donna e degli strumenti di cui lei è esperta: magia e inganno. L'aiuto di Medea risulta determinante in due momenti-chiave dell'intera vicenda: 1) la conquista del vello 2) l'uccisione di Aspirto, fratello di Medea e capo di uno dei gruppi di inseguitori. Del resto la fragilità di fronte agli eventi non è solo di Giasone, ma anche dei suoi compagni di spedizione: nessuno degli argonauti possiede le caratteristiche dell'eroe tradizionale tranne Eracle. Eracle è l'unico personaggio che sfugge alla crisi dei valori eroici, è il solo vero vincente di quel gruppo, quello da cui, non a caso, gli altri si sentono incoraggiato e protetti; unico tra tutti, egli incarna la vigoria e la risolutezza.e sa incidere prepotentemente sugli eventi14. Ma proprio perché non vuole privare la figura di Eracle della sua valenza eroica tradizionale, Apollonio è costretto ad eliminare ben presto dal poema questo personaggio15. Questa chiave di lettura è confermata dall'episodio del rapimento di Ilache, che è il significato del I libro per le conseguenze che esso comporta. Infatti Eracle, nel tentativo di ricercare l'amata Ila, rapito dalle ninfe, abbandona di fatto i suoi compagni16. Se Eracle avesse continuato a far parte dell'impresa, ne sarebbe stato vero protagonista, offuscando in maniera definitiva la figura di Giasone. Tant'è vero che dopo la perdita di Eracle, i suoi compagni lo rimpiangono, consapevoli che se ci fosse stato lui le cose avrebbero preso tutt'altra piega17. G. Paduano dice che con Giasone Apollonio delinea la figura dell'anti-eroe epico o meglio del nuovo eroe dell'epica ellenistica, la cui migliore qualitànon si manifesta nell'arte della guerra o nell'esercizio fisico, cioè nell'azione, ma piuttosto nell'arte delle parole, cioè nella pratica del persuadere o dell'ingannare e nella seduzione. 18. Dunque anche nell'epica di Apollodoro è presente quel fenomeno di umanizzazione dei personaggi e delle situazioni che si riscontrano negli epilli di Callimaco e di Teocrito. 19. L'umanizzazione dei personaggi, intesa anche come attenzione alla psicologia, all'interiorità dei personaggi non si realizza solo con Giasone, ma risulta ancor meglio evidente nella figura di Medea, la vera protagonista del III libro, che molto risente del modello euripideo. Il Pretagostini dice che Apollonio "impiega versi tra i più belli e più umani della letteratura ellenistica, per delineare la sua vicenda che è la storia tutta interiore della sofferta evoluzione dalla dimensione di ragazza legata alla famiglia a quella di donna."innamorata e pronta all'inganno e all'omicidio per difendere l'uomo di cui è innamorata"
Questa evoluzione è analizzata dal poeta in tutte le sue fasi, dai primi turbamenti alla vista dell'eroe fino al totale abbandono ad esso, attraverso angosciosi momenti di dubbio, di vero tormento sulla giustezza della sua scelta: stati d'animo che si materializzano e si precisano in 3 fondamentali monologhi di Medea.
Questo processo di umanizzazione dei personaggi non investe solo gli eroi, ma anche gli dei. Basti pensare alla scena in cui Afrodite cerca di convincere il piccolo Eros a servirsi del suo arco e dei suoi dardi per colpire la figlia di Eeta e farla così innamorare di Giasone. Sembra uno spaccato della vita quotidiana: Eros, il dio fanciullo, ha appena vinto Ganimede in una partita a dadi e solo dopo che la madre gli ha permesso di recuperare. È un episodio per molti versi analogo a quello descritto nell'idillio XV di Teocrito."
dove prassinoa cerca di zittire il piccolino che fa i capricci, spaventandolo con mormò il corrispettivo "baubau o uomo nero"26. Da quanto si è detto emerge un valore ideologico e sociologico nuovo dell'epica: a. Il mito NON è più interpretazione dell'esistenza o contenitore dei valori civili e sociali b. Ma è spunto narrativo per l'opera d'arte autonoma in piena adesione da un lato ai canoni della poetica alessandrina, dall'altro, alla nuova sensibilità ellenistica, attenta ai sentimenti, alla dimensione interiore, al privato.27. Allo stesso valore di prova iniziatica, che la conquista del velo o d'oro ha nel mito, intesa come pubblica manifestazione del proprio valore, viene meno quasi subito, così come, subito dopo la partenza APOLLONIO RODIO SINTESI CONCLUSIVA ● TECNICA NARRATIVA ● EROE ● DEI ● EROS ● MITO VS STORIA 1. Apollonio Rodio nella scelta dell'argomento privilegia un mito fondativo dellacultura greca antecedente di una generazione a quello troiano, quindi più antico di quello troiano, che era il mito più conosciuto2. Apollonio rodio rispetta sia le regole del genere epico (profezie,interventi, cataloghi, assemblee, eristie) sia i principi estetici aristotelici,recuperare
Tecnica narrativa1. Apollonio Rodio vuole rinnovare il genere epico, anche se parte dalmodello omerico (in particolare l'odissea che soprattutto nel viaggio diritorno, è quasi seguita in più punti Circe, Sirene, Scilla, Cariddi, isola deiFeaci) catalogo degli eroi, incontro di Giasone e fineo che richiamaquello di odisseo e tiresia2. Rispetto ai poemi omerici nei quali la narrazione procede in modo linearenell'iliade e a flash-back nell'odissea, nelle argonautiche pur avvertendouna certa linearità, vi predomina una sequenza di epi