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Le parole di Calciope

Così diceva, e le gote di lei arrossirono e a lungo un pudore verginale tratteneva le che era smaniosa di rispondere. La parola ora le sorgeva sulla punta della lingua, ora era volata in fondo nel petto. E spesso l'amabile bocca smaniava di parlare, ma con la voce non procedeva oltre. Dopo molto tempo disse delle cose con inganno: infatti la suscitavano gli audaci amorini. "Oh Calciope, a me l'animo è turbato per i tuoi figli, che il padre non li uccida subito insieme agli uomini stranieri. Poco fa, assopendomi in un breve sogno, vedo tali sogni luttuosi. Un dio li mantenga incompiuti e tu non ottenga un dolore penoso per i tuoi figli". Così parlava, mettendo alla prova la sorella, se ella l'avesse supplicata prima di soccorrere i suoi figli. Per la paura, un insopportabile dolore la inondò nell'animo terribilmente, quando udì tali cose, e rispondeva così con le parole: "Anche io stessa sono venuta pensando"

tutte questecose, se tu cospirassi insieme a me e preparassi un qualche aiuto. Ma giura, per la terra e per il cielo, che quello che ti dica lo custodirai nel cuore e che tu sia mia coadiutrice. Ti supplico, per gli dei beati, per te stessa e per i genitori, che io non li veda miseramente distrutti da una cattiva sorte; oppure, essendo morta con i miei figli, dopo sia io per te tremenda Erinni dall'Ade». Così dunque diceva e subito versò molto pianto. In basso, con entrambe le mani, abbracciò le ginocchia e contemporaneamente lasciò cadere la testa sui seni. Donde, produssero entrambe, l'una sull'altra, un pietoso lamento. Per la casa si levò il tenue grido delle due che piangevano per le pene. Prima le parlava Medea essendo angosciata: «Oh, infelice, che rimedio farò per te ora, giacché annunci maledizioni tremende ed Erinni? O magari, infatti, fosse sicuramente in mio potere di salvare i tuoi figli. Sappia

ilpotente giuramento dei Colchi, che tu stessa mi inciti a giurare, e il grande cielo e laterra di sotto, madre degli dei, che quanto è in potere di me, non ti mancherà,perlomeno supplicando cose possibili”. Diceva dunque, e Calciope rispondeva conqueste parole: “non oseresti, per lo straniero che è desideroso anche lui, macchinareun inganno o qualche piano per la gara per i miei figli? Anche da parte di lui vieneArgo, spingendomi a tentare il tuo aiuto. Nel frattempo, l’ho lasciato a casa, venendoqui”. Così parlava. A lei il cuore sobbalzò dentro per la gioia. Contemporaneamente,la bella pelle diventò rossa, l’oscurità calò su di lei che si rallegrava, e poi parlò contale discorso: “Oh, Calciope, com’è per voi gradito e piacevole, così farò. Che non mirisplenda l’Aurora negli occhi, né tu mi veda ancora a lungo vivente, se io stimoqualcosa

più importante della tua vita o dei tuoi figli, che sono per me fratelli e caricongiunti e compagni. Così anch’io stessa dico di essere tua sorella e figlia, poichéugualmente a loro mi sollevasti sul tuo seno da bambina, come sempre io sentivo untempo dalla madre. Ma su, nascondi il mio favore in silenzio, affinché io sfuggaall’attenzione dei genitori, adempiendo alla promessa. Di buon mattino andrò altempio di Ecate per portare allo straniero, a causa del quale è sorta questa discordia,i filtri allevianti dei tori.» Così, quella andava di nuovo via dalla camera da letto espiegò ai figli il soccorso della sorella. Di nuovo ella la prese la vergogna e un terribiletimore, essendo stata lasciata sola a ordire tali cose per quell’uomo, contro il voleredi suo padre. La notte, poi, conduceva l’oscurità sulla terra. In mare i marinai dallenavi guardavano verso l’Orsa maggiore e le stelle di Orione.

Anche un viandante e un guardiano bramavano già il sonno, e un profondo sopore avvolgeva una madre essendo morti i figli; non un latrato di cani, né un rumore era ancora echeggiante per la città. Il silenzio possedeva la notte oscurata. Ma il più dolce sonno non invase affatto Medea. Molti affanni, infatti, per l'amore per l'Esonide, tenevano sveglia le iche temeva la forza possente dei tori; dai quali era destinato ad essere ucciso con indegna sorte nel campo di Ares. A lei il cuore si agitava assai dentro il petto come il bagliore del sole palpita nelle case, rifrangendosi dall'acqua, che da poco è stata versata nel catino o nel secchio, muovendosi qua e là, si agita in un rapido turbine. Traduzione letterale Così anche nel petto palpitava il cuore della ragazza; il pianto scorreva dagli occhi per la pietà e il dolore sempre la tormentava dentro, consumandola attraverso la carne, intorno ai deboli nervi e fino a sotto.Il testo formattato con i tag HTML sarebbe il seguente:

l'estremo occipite del capo, dove acutissima penetra l'angoscia, allorquando gli instancabili amorini conficcano le afflizioni negli animi. Ora diceva che gli avrebbe dato i farmaci che ammansiscono i tori, ora invece nient'affatto, ma che sarebbe morta anche lei; ma subito diceva che né ella sarebbe morta, né avrebbe dato i farmaci, ma così avrebbe sopportato la propria sventura serena. Sedendosi, poi, dubitò e disse: "Misera me, dovrei essere di qua o di là tra i mali? Da ogni parte in me l'animo è incapace di decidere; né c'è qualche difesa contro la sventura, ma così incessantemente arde. Oh, magari fossi stata uccisa prima dai dardi veloci di Artemide, prima di vederlo, prima che i figli di Calciope giungessero in terra Achea. Da là un dio o una qualche Erinni, condusse qui loro, miserabili disgrazie per noi. Perisca lottando, se per lui è destino morire nel campo. Come potrei

nascondere ai miei genitori di aver preparato i veleni? Quale discorso racconterò a riguardo? Quale inganno, quale scaltra astuzia sarà d'aiuto? Forse che mi stringerò a lui, avendolo visto solo, lontano dai compagni? Oh infelice! Non credo che, anche se morisse, in ogni caso cesserò dagli affanni. Sarebbe anzi allora un male per noi, allorquando quello è privato della vita. Vada al diavolo la vergogna, vada al diavolo l'orgoglio! Egli, essendo salvato per mia volontà, illeso ritorni là, dove gli è caro al cuore. Invece io, nello stesso giorno, quand'abbia eseguito la prova, muoia, o avendo appeso la gola a una trave, o essendomi cosparsa di veleni distruttori del cuore. Ma anche così, essendo morta, in seguito ammiccheranno verso di me per scherno e tutta la città diffamerà lontano la mia morte. E portandomi in bocca, le Colchidi, alcune qua, altre là, mi biasimeranno indegnamente. "Lei

che affliggendosi tanto per l'uomo straniero morì; lei che disonorò la casa e i suoi genitori, avendo ceduto alla dissolutezza!". Quale non sarà la mia infamia? Ohimè, la mia disgrazia! Certo, sarebbe molto meglio aver lasciato la vita in questa stessa notte, nella camera da letto, con una morte misteriosa, avendo fuggito tutti i cattivi biasimi, prima di compiere queste cose funeste e non nominabili!". Diceva, e andava alla ricerca di una cassa, nella quale si trovavano molti filtri, alcuni salutari, altri distruttori. Avendola posta sulle ginocchia, piangeva. Incessantemente bagnava i seni con le lacrime; e se scorrevano così abbondantemente mentre si lamentava terribilmente del suo destino, desiderava scegliere pozioni letali per cospargersi. E già scioglieva i lacci del cofanetto, essendo smaniosa di trarli fuori, sventurata. Ma subito un tetro timore del luttuoso Ade le giunse nell'anima. Per lungo tempo rimase in silenzio, poi

Si presentavano intorno tutte le liete preoccupazioni della vita: si ricordò dei piaceri, quanti ce ne sono tra i viventi; si ricordò, giovinetta qual era, della lieta età presente; e per lei, il sole divenne più dolce di prima da osservare, se seriamente tastava con la mente ogni cosa. Allora di nuovo la depose dalle sue ginocchia e, cambiata per i suggerimenti di Era, non era più altrimenti in dubbio sulle decisioni, ma desiderava che tosto si mostrasse l'aurora sorgente, per dare a lui i filtri incantatori secondo i patti e incontrarsi faccia a faccia. Di continuo scioglieva i chiavistelli delle sue porte, scrutando il bagliore. Poi all'alba gettò l'agognato calore di Erigenia, e tutti si muovevano per la città.

Dettagli
A.A. 2022-2023
18 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher stefantonellina di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Cipolla Maria Adele.