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Risposta Il costo marginale (CM) si calcola utillizzando l'incremento della produzione
( ΔY ) e l'incremento dei costi variabili della produzione ( ΔC ). Il costo medio (CU),
invece, si calcola con l'intera quantità di produzione ( Y ) e prende in considerazione
sia i costi variabili ( CV ) e sia i costi fissi ( CF ).
domanda Il costo marginale e il costo medio possono coincidere?
Risposta il costo marginale eguaglia il costo medio alla prima unità di produzione e in
un secondo punto nel tratto crescente perché i costi variabili crescono più
velocemente dei costi medi.
Perché la curva di indifferenza più esterna dà più benessere?
Nella curva di indifferenza più esterna (I3) il consumatore ottiene una maggiore
quantità di un bene a parità dell'altro. Ad esempio, nel punto C il consumatore ottiene
5 kg di pane e 9 litri di vino, una quantità maggiore di vino rispetto ai punti A e B delle
curve di indifferenza più interne.
Domanda Perché le curve di indifferenza sono convesse?
Risposta Secondo l'assioma della convessità i consumatori traggono maggiore
benessere dal consumo di una combinazione dei beni piuttosto che da uno solo. Ad
esempio, nei punti A e B il consumatore consuma 12 quantità dei due beni ( 10 + 2 e 2
+ 10 ). Con la stessa spesa potrebbero acquistare una combinazione intermedia
(6+6). Come si può notare, la combinazione intermedia (punto C) si trova su una curva
di indifferenza più esterna ( migliore ).
Quale curva di indifferenza è migliore?
le curve di indifferenza non possono mai intersecarsi. Quindi nessuna delle due curve
di indifferenza è migliore dell'altra poiché questa situazione non è ammissibile
Se due curve di indifferenza si intersecano quale assioma violano?
due curve di indifferenza che si intersecano violano l'assioma della transitività.
Cosa afferma l'assioma di non transitività delle curve di indifferenza?
Risposta Secondo l'assioma di non transitività le curve di indifferenza non si possono
intersecare mai perché si violerebbe il criterio logico delle scelte del consumatore. Ad
esempio, nel punto X la curva di indifferenza B è peggiore di A mentre nel punto Z la
curva di indifferenza B è migliore di A. Non possiamo quindi affermare quale delle due
curve ( A o B ) offre un benessere maggiore al consumatore.
Sai dimostrare matematicamente la violazione dell'assioma di transitività delle curve
di indifferenza nel caso seguente?
Nel grafico sono rappresentate tre situazioni di consumo ( X, Y, Z ). X e Y si trovano
sulla stessa curva di indifferenza (A) quindi offrono lo stesso livello di benessere (X=Y).
Anche Y e Z si trovano su una stessa curva di indifferenza (B) e offrono lo stesso livello
di benessere (Y=Z). Tuttavia, Z è migliore di X poiché si trova su una curva più esterna
(Z>X) e questo viola le precedenti ipotesi. Se X=Y e Y=Z non è logicamente possibile
che si verifichi Z>X.
Domanda Cosa afferma l'assioma di non sazietà delle curve di indifferenza? Risposta
L'assioma di non sazietà stabilisce che la curva di indifferenza più esterna è sempre
migliore poiché il consumatore può ottenere una maggiore quantità di un bene a
parità dell'altro.
omanda Perché le curve di indifferenza hanno inclinazione negativa? Risposta Perché
la curva di indifferenza è composta da panieri, ossia quantità di due beni ( es. 12 kg di
pane e 8 kg di carne ), che offrono lo stesso livello di utilità. Quindi in ogni punto di
una curva di indifferenza l'utilità è costante. Se aumenta la quantità domandata di un
bene ( es. da 8 a 10 kg di carne ), per mantenere immutata l'utilità deve
necessariamente ridursi la quantità consumata dell'altro bene ( da 12 a 10 kg di
pane ). Se la quantità dell'altro bene rimanesse immutata, l'utilità complessiva del
consumatore aumenterebbe. Questo spiega l'inclinazione negativa della curva di
indifferenza.
Pil, spesa, reddito
1. Il Pil:
È il valore dei beni e servizi finali prodotti in un paese in un determinato periodo di tempo;
È la somma della spesa per consumi, della spesa per investimenti, della spesa pubblica e delle esportazioni
nette in un’economia in un determinato periodo di tempo;
È la somma di tutti i redditi percepiti nell’economia in un determinato periodo di tempo.
2. Nel calcolo del Pil di una nazione non viene considerato:
La vendita di pneumatici da parte della Pirelli alla Fiat;
3. Il Pil Italiano di quest’anno aumenta se, nel corso dell’anno:
Un appassionato di auto d’epoca sostituisce i pneumatici della sua Fiat 500 del 1960 con Pneumatici Pirelli
4. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
5. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
6. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
7. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
8. Nel 1972, la retribuzione media del lavoratore era di 10.000 € e l’IPC era 0,418; nel 2000, un impiego analogo
comportava, una retribuzione di 30.000 € e l’IPC era 1,68. Allora, rispetto ad un laureato nel 1972, un laureato
nel 2000 riceve mediamente un salario reale: INFERIORE; infatti, il salario reale di un laureato nel 1972 è
uguale a 10.000/0,418= 23.923, mentre quello di un laureato nel 2000 è uguale a 30.000/1,68=17.857.
9. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
10. Esercizio pratico vedi appunti quaderno
11. Quali sono i “costi” dell’inflazione, cioè gli effetti negativi dell’inflazione sull’economia?
L’inflazione, specialmente un’inflazione elevata, comporta una serie di effetti negativi sull’efficienza
dell’economia:
Costi da consumo di suole delle scarpe;
Interferenze nel sistema dei prezzi;
Redistribuzione inattesa della ricchezza;
Interferenze nella pianificazione di lungo periodo.
I costi da consumo di suole di scarpe sono le risorse utilizzate per ridurre al minimo la quantità di
Quali
contante detenuta durante i periodi di inflazione elevata…( sono i costi dell'inflazione?
Il costo dell'inflazione inattesa consiste in una redistribuzione non voluta del potere d'acquisto: in un
prestito il creditore perde risorse a vantaggio del debitore perché presta a un tasso di interesse reale
(interesse nominale meno la vera inflazione) più basso delle sue previsioni iniziali; L'inflazione
colpisce i risparmi accumulati nel tempo, ne riduce il valore, il potere di acquisto: con i nostri soldi
messi da parte potremo acquistare una quantità minore di beni e servizi. Anche i nostri redditi, se non
crescono come l'inflazione, avranno un valore reale minore.)
12. Il rapporto tra forza-lavoro e la popolazione in età lavorativa rappresenta: il tasso di partecipazione
13. Esempio di disoccupazione strutturale: Dora ha perso il lavoro quando lo stabilimento tessile presso la quale
era impiegata ha chiuso; non ha le competenze necessarie per inserirsi in un altro settore ed è disoccupata da
oltre un anno; Disoccupazione clinica: Marta `e stata licenziata dalla compagnia aerea presso la quale
lavorava perché la recessione ha fatto scendere la domanda di viaggi aerei; si aspetta di riavere il posto quando
l’economia darà segni di ripresa;
Alberto, uno sviluppatore software, ha perso il lavoro quando la società start-up nel settore Internet per la quale
lavorava `e fallita; dopo una serie di colloqui presso aziende della zona, ha ricevuto due offerte che sta
valutando;
Disoccupazione frizionale (o uscita dalla forza-lavoro): Gianni lavorava come ingegnere presso un’azienda
operante in un settore in forte espansione. Si `e licenziato quando la moglie `e stata trasferita in un’altra
regione.
14. La domanda di lavoro non dipende dal tasso di partecipazione
15. L’offerta di lavoro non dipende dalla produttività del lavoro
16. L’imposizione di un salario minimo crea disoccupazione strutturale? Si, ma solo se il salario minimo è
maggiore del salario di equilibrio.
17. 1) Disoccupazione Frizionale
È quel tipo di disoccupazione che nasce dal normale turnover nel mondo del lavoro (ovvero persone che
entrano ed escono dalla forza lavoro e dalla continua creazione/distruzione di impieghi). Deriva, infatti, dalle
imperfezioni nel processo di abbinamento tra posti di lavoro disponibili e lavoratori in cerca della migliore
occupazione possibile. Il totale di disoccupati legati alla disoccupazione frizionale dipende dalla frequenza con
la quale i lavoratori cambiano lavoro e dal tempo impiegato per trovarne uno nuovo. Si tratta di un fenomeno
naturale, solitamente di breve periodo, che contraddistingue le economie dinamiche e in crescita. Un certo
livello di disoccupazione frizionale non è quindi eliminabile, ma si può ridurre con politiche che diminuiscano
le inefficienze e gli ostacoli al libero funzionamento del mercato del lavoro, come ad esempio, l’introduzione
di servizi di collocamento più efficienti.
2) Disoccupazione Strutturale: È la mancanza di un impiego legata all'assenza di corrispondenza tra
domanda e offerta di lavoro. In altre parole, è la mancata simmetria tra le abilità del lavoratore e quelle
richieste dal datore di lavoro. Il progresso tecnologico, per esempio, impone nuove specializzazioni in molti
settori, rendendo inadeguati i lavoratori che ne siano privi. Solitamente la disoccupazione strutturale dura di
più di quella frizionale.
3) Disoccupazione Ciclica: È la disoccupazione determinata dalle variazioni del ciclo economico. Il tasso di
disoccupazione aumenta quando l'economia è in fase di recessione e diminuisce durante una espansione delle
attività economiche.
18. • Per stimolare la crescita occorre aumentare la produttività media del lavoro e/o
il tasso di occupazione.
• Per incrementare il tasso di occupazione, occorre incrementare la quota della
popolazione in età lavorativa (es. immigrazione di lavoratori) oppure
incrementare il tasso di partecipazione.
• Come si fa ad incrementare la produttività media del lavoro?
• Per rispondere a questa domanda dobbiamo chiederci: quali sono le
determinanti della produttività media del lavoro?