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Il concetto di Sovranità secondo Schmitt

N.B. Schmitt lancia un tema e non lo sviluppa mai. Non c'è mai una resa dei conti. Questa definizione può essere adatta al concetto di Sovranità solo quando il concetto di Sovranità si intende come caso limite. Per definizione, dunque, non può applicarsi al caso normale che Schmitt non esplica e spiega mai.

Con "Stato di eccezione" si intende una Dottrina di Stato e non ad una qualsiasi ordinanza emergenziale. La decisione intorno all'eccezione è eminente, ovvero ne è il principio (l'inizio, ecc.), perché una norma generale non può comprendere l'eccezione e non può dare origine alla decisione che stabilisce che ci si trova di fronte ad un vero e proprio caso di eccezione.

Secondo Schmitt, Mohl [liberale tedesco] sostiene che una decisione (in senso giuridico) deve derivare da una norma, e lo contraddice. È il sovrano che prende una decisione. Il caso di eccezione non può essere

descritto con riferimento alla situazione di fatto, ovvero non si può descrivere cosa possa accadere. Tanto il presupposto (ciò che precede) quanto il contenuto sono illimitati. Il Sovrano decide se sussiste il caso e cosa si deve fare per superarlo. Egli sta fuori dall'ordinamento giuridico, eppure ne fa parte, essendo l'unico in grado di decidere la sospensione della Costituzione. Vi sono ricostruzioni stoiche circa lo sviluppo del concetto di sovranità, a mettono solo insieme le definizioni di essa. Nessuno ha esaminato più a fondo il significato di Potere Supremo. Già Bodin [1500, Francese] sosteneva che "per sovranità si intende quel potere assoluto che è proprio dello Stato". Introdusse, inoltre, la decisione nel suo concetto di sovranità: il principe è obbligato nei confronti dei ceti perché le promesse sono vincolanti se riguardano l'interesse del popolo stesso, ma in caso di emergenza ilvincolo viene meno perché la necessità è urgente. La competenza ad annullare la legge è l'attributo peculiare della sovranità. Secondo Schmitt, già gli autori del XVII Secolo intendevano il problema della sovranità come problema della decisione sul caso di eccezione. Tutti sono d'accordo nel dire che ogni partito vuole il bene di tutti, ma anche che la sovranità consiste nello stabilire cosa sia l'ordine e la sicurezza pubblica, e quando siano messi in pericolo. Anche l'ordinamento giuridico è basato sulla decisione e non sulla norma. A prescindere che il sovrano sia Dio, l'imperatore, il popolo, la questione riguarda sempre il soggetto della sovranità e all'applicazione di un concetto ad una situazione concreta. Anche nei trattati sul principio monarchico ci si chiede chi decide intorno alle competenze non regolate dalla Costituzione, cioè chi è competente quando.l'ordinamento giuridico non dà risposte alla questione di questa competenza. La differenza di opinioni riguardo agli stati tedeschi, se questi fossero sovrani, non costituiva un caso di gran significato. Seydel dimostrò che i singoli stati fossero sovrani fondandosi non sul concetto dei diritti rimasti loro, MA sul fatto che la competenza dell'Impero era descritta nella Costituzione, dunque di principio limitata, a contrario dei singoli stati = I singoli stati sono sovrani perché la competenza dell'Impero era scritta nella costituzione e limitata di principio. Secondo la Costituzione del 1919, il caso di eccezione veniva dichiarato dal Reichsprasident, controllato dal Reichstag, il quale poteva pretenderne la revoca in qualsiasi momento. Tutto ciò corrisponde solo ad una prassi di diritto, che tenta di allontanare sempre di più il problema della sovranità. Se i singoli Stati non hanno più la possibilità autonoma didichiarare lo stato di eccezione, questi non sono più Stati. La giurisprudenza, interessata alle questioni di vita quotidiane, non ha alcun interesse riguardo il concetto di sovranità. È normale solo il conoscibile, tutto il resto è "disordine". Alla sovranità appartiene una competenza illimitata in via di principio: la sospensione dell'ordinamento vigente. Se si verifica lo stato di eccezione, lo Stato continua ad esistere, è l'ordinamento giuridico che viene meno (non è anarchia, perché deciso dal sovrano. Esiste ancora un ordinamento, ma non è quello giuridico). Non ha senso dividere sociologia e scienze del diritto. L'eccezione si sottrae all'ipotesi generale e rende palese la decisione. La norma ha bisogno di una situazione media omogenea (=il caso normale). La norma è un effetto della normalità. Non esistono norme applicabili ad un caos, prima deve esistere l'ordine e poi.hasenso introdurre un ordinamento giuridico. Bisogna creare una situazione normale, plasmare la normalità, e il sovrano è colui che decide se questo stato di normalità regna davvero. La sovranità statale non deve essere intesa, dunque, come monopolio della sanzione (riferimento a Kelsen e al normativismo), ma come monopolio della decisione. Il caso di eccezione rende palese l'essenza dell'autorità statale. La decisione si distingue e si discosta dalla norma giuridica e l'autorità dimostra di non aver bisogno di diritto per creare diritto (=la decisione è il momento in cui si dichiara lo stato di eccezione, si plasma la normalità/ non c'è bisogno di una legge per crearne un'altra, ci si deve basare sulla situazione media omogenea). Il modo in cui l'ordinamento può sospendersi da sé è difficile da stabilire, ed è un problema giuridico: la tendenza dello Stato di diritto a

Regolare lo stato di eccezione, esprime il tentativo di descrivere (implicitamente) il caso in cui il diritto si sospende da sé. L'eccezione, per Schmitt, è più interessante del caso normale. E riprende Kierkegaard: "L'eccezione spiega il generale e sé stessa. Se si vuole studiare il generale, bisogna darsi da fare solo intorno ad una reale eccezione".

[Note: Robert von Mohl: 1799-1875. Giurista e politico tedesco. Jean Bodin: 1529-1596. Filosofo, economista e giurista francese. Gerhard Anschutz: 1867-1948. Giurista tedesco.]

CAPITOLO 2 [Pag. 43-59, senza 49-56]

Quello della sovranità è il concetto più discusso attualmente [all'epoca di Schmitt]. Si è soliti far iniziare la storia di questo dibattito con Bodin, dal XVI secolo, da cui inizia la trasformazione europea in Stati Nazionali. Nel nuovo impero tedesco si sente la necessità di fissare un principio che limiti la sovranità degli stati membri.

Rispetto allo stato federale. La dottrina di stato tedesca introduce così una distinzione tra concetto di sovranità e concetto di Stato. In base a questa distinzione, è possibile attribuire ai singoli Stati il carattere di Statualità, senza però riconoscergli la Sovranità (intesa tradizionalmente come potere supremo, giuridicamente indipendente e non derivato).

Questa definizione di sovranità può essere utile o inutile a seconda della situazione. "Potere supremo" indica una grandezza superlativa e reale, anche se nella realtà tale superlativo non è applicabile. Nella realtà politica non esiste un potere supremo, perché la forza non prova nulla per il diritto.

Nel trattare il concetto di sovranità, si è cercata una soluzione più semplice introducendo un distacco tra sociologia e giurisprudenza [riferimento a Kelsen]. Qui tutti gli elementi sociologici vengono esclusi dal concetto.

Giuridico e viene costruito un sistema di riferimenti a norme e alla Grundnorm. Per Kelsen quindi lo Stato è qualcosa di puramente giuridico (valido sul piano normativo) non un qualcosa pensato accanto o al di fuori dell'ordinamento, ma è l'ordinamento giuridico stesso. Lo Stato non è né autore né fonte dell'ordinamento giuridico, ma in quanto è l'ordinamento stesso è un sistema di riferimenti ad un punto finale. Il fondamento di efficacia di una norma può essere solo una norma, perciò lo Stato è la stessa cosa della sua costituzione. L'unità dell'ordinamento giuridico (lo stato) resta "puro" da ogni dato sociologico.

Si è introdotto un distacco tra sociologia e giurisprudenza. Viene costruito un sistema di riferimenti a norme, e alla norma generale. Lo Stato è l'ordinamento giuridico. Lo Stato è a sua volta un sistema di riferimento a norme.

Lo Stato/ordinamento resta puro da ogni dato sociologico. Kelsen risolve il problema della sovranità negandolo. La decisione diventa indipendente dal suo fondamento (presupposto), ed ha validità giuridica anche se non giusta e difettosa. In senso normativo, la decisione è nata dal nulla. [La decisione per Schmitt è la Grundnorm per Kelsen]. La decisione non si spiega tramite una norma, ma è solo grazie a un punto di riferimento che si capisce cos'è una norma. Non tutti possono realizzare una norma giuridica, questa (in quanto norma di decisione) dice come si deve decidere e non chi debba farlo. Vi sono due tipi di scientificità giuridiche: il normativismo e il decisionismo [che appare in questo testo per la prima volta] attribuito ad Hobbes, il quale scrisse "Auctoritas, non veritas facit legem", l'autorità e non la verità fa la legge [Hobbes tentò di spiegare che l'unica fonte di diritto.

È l'autorità; la Veritas è la capacità dei giuristi di arrivare alla giustizia tramite le proprie verità. Hobbes mette in discussione la pretesa che il potere statale debba essere soggetto al potere spirituale, quindi che un potere debba essere sottoposto all'altro. Per la realtà della vita giuridica, ciò che importa è chi decide. CAPITOLO 3 [Pag. 61-74, solo 61-62-64-65-66] Tutti i concetti di Stato sono secolarizzati [passaggio dal potere ecclesiastico a quello civile] perché sono passati dalla teologia alla dottrina dello Stato. Lo stato di eccezione è per la giurisprudenza ciò che il miracolo è per la teologia, hanno un significato analogo. L'idea del moderno Stato di diritto si realizza con una teologia che esclude il miracolo dal mondo, allo stesso modo cui esclude l'intervento diretto del sovrano sull'ordinamento giuridico vigente. Tale contesto è rilevante per una.

sociologia dei concetti giuridici.

Sociologia dei concetti giuridici = studio dei concetti fondamentali della politica e della sovranità.

La più interessante esposizione politica

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A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emmccit di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Croce M..