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RISOLUZIONE DEL FINITO NELL’INFINITO
Risoluzione: sciogliere di nuovo ciò che è unito. Mi chiedo cosa ho originato gli enti. Il processo del
sapere consiste nello sciogliere e capire da cosa è fatto l’ente. E' il finito che sciogliamo nuovamente, lo
chiamiamo finito poichè prima che si unisse non c’era.
Finito: mi riferisco agli enti. Li chiamo finiti perché smettono di essere. Questo si scioglie in una catena
infinita di ragioni infinita nello spazio e nel tempo. Conoscenza del divenire della realtà che riesce a
cogliere il divenire degli esseri.
Infinito: non è un ente. La ragione dell’ente non è determinabile, quindi è infinita. Pensiamo all’infinito,
pur rimanendo nel finito. La ragione infinita non possiamo dire che esiste. E’ inoltre qualcosa che ci toglie
perché ho la necessità di andare sempre oltre ciò che si conosce.
LA FUNZIONE GIUSTIFICATRICE DELLA FILOSOFIA
La filosofia è come il gufo di Minerva che svolge la propria attività durante la notte. Ciò significa che la
filosofia può solo osservare il gioco che c’è tra realtà e razionalità. Il compito della filosofia è quello di
comprendere e non di cambiare la realtà.
L’essere umano è determinato dalle ragioni per le quali prende forma la realtà. Se l’uomo pensa di
essere libero, in realtà non lo è, poiché è un burattino determinato dallo sviluppo della realtà.
RIPARTIZIONE DELLA FILOSOFIA
Idea in sé e per sé: l’idea è un pensiero e deriva da forma. Riguarda l’essere degli enti. L’idea in sè e
per sè è ciò che io dico sulla catena di ragioni che è infinita. L’unica cosa che possiamo dire sulla
ragione è che è infinita. L’idea in sè e per sé è quindi la ragione infinita.
Idea fuori di sé: processo di alienazione dell’idea nella natura. Nell’ambito delle creature c’è anche
l’uomo. Dalla natura nasce un ente che cerca di porre domande alla ricerca delle ragioni.
Idea che ritorna in sé: è lo spirito, lo sviluppo della ragione. Lo spirito è l’idea che ritorna in sé. L’uomo
è una manifestazione di Dio che è cosciente di sé stesso.
LA DIALETTICA
Determinazione: si riferisce a qualcosa che finisce. Pensiero delle vere ragioni che hanno determinato
quello che è.
Dialettica: legge di come il pensiero delle verità procede nel nostro pensiero e riguarda la realtà (natura
e storia). E’ dialettica (logica che diviene e descrive il divenire della realtà) ciò che è legge di
comprensione della realtà e del pensiero. Sviluppo del ragionamento a tre: tesi, antitesi e sintesi.
1. MOMENTO ASTRATTO / INTELLETTUALE: la realtà stessa ci mostra le caratteristiche
dell’ente. Intellettuale poiché lo pensiamo nell’intelletto e abbiamo estrapolato la realtà
dell’oggetto al quale mi riferisco.
2. MOMENTO DIALETTICO / NEGATIVO-RAZIONALE: ciò che mi appariva in realtà è
diverso, si parla di caratteristiche opposte a quelle estrapolate. Con la razionalità nego
quanto ho affermato prima.
3. MOMENTO SPECULATIVO / POSITIVO-RAZIONALE: ciò che è realmente esistente è
l’unione delle due caratteristiche tesi e antitesi. Il mio pensiero svolge una sorta di sintesi e
arrivo a una conclusione diversa da tesi e antitesi e le supera. Speculativo perché il mio
pensiero rispecchia la verità della realtà.
Aufhebung: superamento che conserva.
Intelletto: è come scattare una fotografia della realtà. Si tratta di staticità del pensiero. Non si riescono
a mettere insieme le fasi della dialettica.
Ragione: è il pensare su ciò che estrapoliamo dalla realtà e lo portiamo nella mente. Usa le verità e le
determinazioni, per sviluppare un pensiero che abbiamo definito dialettico.
FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO
E’ il discorso che riguarda ciò che appare. Lo spirito dell’uomo che ha coscienza di ciò che è.
Vi sono due prospettive per guardare allo spirito:
● PROSPETTIVA DIACRONICA: qualcosa che si sviluppa nel tempo e fa riferimento allo
sviluppo dello spirito nel tempo. Evoluzione della conoscenza umana nel corso del tempo.
● PROSPETTIVA SINCRONICA: in ogni momento della vita dello spirito c’è un rapporto con
la realtà attraverso l’uso della ragione. Capire la realtà è una sfida per lo spirito.
FIGURE: quadretto che Hegel dipinge per raccontare una tappa dello sviluppo dello spirito nel tempo.
La prima parte della fenomenologia dello spirito si divide in coscienza, autocoscienza e ragione.
COSCIENZA
Certezza sensibile: certezza che si riferisce al problema dell’essere che si ottiene attraverso i sensi. E’
assente la coscienza della possibilità del non essere. Lo spirito si trova ad essere passivo nei confronti
della realtà.
Percezione: il passaggio che ci permette di arrivare alle percezioni è la presa in considerazione del non
essere. E’ il criterio per giudicare la realtà dell’essere, coscienti della possibilità del non essere.
Coscienza che l’essere e l’apparenza del non essere è frutto della percezione. Il non essere delle
percezioni ci guida a vedere ciò che è. Risolve l’antitesi della certezza sensibile che è il non essere.
Intelletto: abbiamo la possibilità dell’apparenza della percezione. Quando più percezioni sono in
contrasto, abbiamo riflettuto usando la ragione. Gli elementi sui quali ho ragionato erano interni a me,
ossia sulle percezioni. AUTOCOSCIENZA
Saper essere coscienti di sè stess. Mi trovo spaesato nel non sapere ciò che è. Già il fatto di sentirsi
spaesato mi rende cosciente della mia coscienza di non saper determinare la realtà. Il non essere viene,
quindi, visto dall’interno. Il pensiero è vero se ho anche un corrispettivo nella realtà. Un pensiero può
anche sbagliarsi pensando come vero ciò che non è. Il non essere consiste nella possibilità di pensare
una verità che non è, quindi il non essere risulta dentro di me.
Lo spirito di un soggetto può essere più o meno sviluppato di un altro soggetto, ciò si verifica con il
confronto e nell’essere riconosciuti da un altro spirito. Essere riconosciuti da un’altra coscienza è
importante.
Il riconoscimento dell’autocoscienza può avvenire attraverso l’amore. Se è vero che vi sia lo sviluppo
dell’autocoscienza, si può avere anche attraverso il conflitto. Il signore nella decisione di combattere sa
già che non potrà vincere, riconoscimento della sua fine, nonostante ciò va verso la testimonianza di ciò
che è vero e giusto. Se il signore ha vinto è stato tutto casuale, era la testimonianza del vero e giusto
combattere. Chi viene riconosciuto come capace di pensare ciò che è vero e giusto sarà colui che ha
combattuto.
La nascita della nobiltà non è la prepotenza ma qualcosa di democratico. Avviene nel conflitto, dove i
servi hanno riconosciuto il signore. L’obbedienza che si deve non è cieca, bensì è un qualcosa di
politicamente giusto. INVERSIONE DEI RUOLI
Il figlio del signore ad un certo punto ha un rapporto con la realtà e diventa servo, poiché il rapporto con
la realtà è lo stesso che aveva il servo nella fase precedente, cioè cercava di nascondersi.
Il rapporto iniziato con un padrone e un servo col tempo si è invertito. Il nobile ha perso coraggio ed è
diventato servo del servo. Attraverso il servizio, il lavoro e il superamento della paura della morte si
permette di acquisire coraggio nella realtà. Il potere accumulato impedisce di confrontarsi nella realtà.
Appena si struttura una relazione basata su questo modello si inverte. Confronto con ciò che è negativo
permette di diventare signore. LA COSCIENZA INFELICE
Quando con la nostra ragione diventiamo consapevoli della realtà che non rispecchia l’essenza delle
cose, entriamo in contatto con lo STOICISMO. L’uomo non si deve far condizionare dalla realtà e
dall’apparenza delle cose, poichè non corrisponde all’essenza delle cose. Stoicismo è per la nostra
coscienza, che pensa per sé in quanto essere. ciò che è in sé stava nell’inversione dei ruoli.
Quando io ho pensato a quell’aspetto della realtà, ho fatto un passo avanti poiché lo stoicismo fa
riferimento alla realtà. Avendo capito che la mia verità è essenza della realtà, la mia coscienza arriva allo
SCETTICISMO, quindi la realtà non si manifesta mai per ciò che è. Se la realtà è fatta per apparire
com’è, allora è stata fatta per rendermi la vita infelice, perché io in quanto creatura sono stato creato da
uno scherzo atroce. Non ho speranza e sono in una condizione peggiore di un oggetto.
Ebraismo: ebrei avevano una concezione di Dio, come padrone assoluto ed era indifferente
all’esistenza dell’uomo.
Cristianesimo: abbiamo avuto un segno da parte di Dio che ha mandato suo figlio, per soffrire come
soffrono gli uomini. Se per gli uomini c’è un interesse da Dio, ciò giustifica la speranza di trarre segni
divini dalla realtà.
3 FASI DEL CRISTIANESIMO:
1. DEVOZIONE: fiducia in Dio che è dalla nostra parte;
2. FARE E OPERARE: impegnarsi attivamente in onore di Dio;
3. MORTIFICAZIONE DI SE’: l’uomo si rapporta a Dio attraverso la soppressione di ogni
bisogno, quindi l’umiliazione.
LA FILOSOFIA DELLA STORIA
Lo sviluppo della ragione guida la storia. L’uomo è determinato e mette in atto le ragioni, quindi
obbedisce alla ragione infinita. L’uomo non può fare qualcosa di nuovo perché il percorso della realtà è
determinato dalla ragione. La storia è già stata scritta dalla ragione infinita.
LA RAGIONE
Attraverso la risoluzione della coscienza infelice, si ha fede in Dio e quindi in sé. Ciò che noi pensiamo
sulla realtà è garantito da Dio, poiché non ci ha potuto illudere. Lo spirito cerca di trovare dei significati
nella realtà.
Ragione osservativa: è una prosecuzione dell’autocoscienza. E’ come domandarsi sull’essenza dello
spirito. L’essenza è la materia. Le varie condizioni dello spirito dipendono dalla materia.
Ragione attiva: lo spirito dopo aver trova