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CISTA FICORONI (PALESTRINA, AL DI FUORI DI ROMA)
La Cista fu ritrovata a Palestrina da Francesco de' Ficoroni, antiquario,
nel 1738. Passò poi al Museo Kircheriano per poi finire nella collezione
del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma, dove tuttora si
trova. Si ipotizza possa trattarsi di un manufatto del IV secolo a.C.,
commissionato come dono di dote per la figlia da una matrona di una
famiglia nobile prenestina, Dindia Macolnia, ad un artigiano
probabilmente di origini campane, come traspare dal nome, Novios
Plautios. Ne è conferma l'iscrizione sul coperchio, in latino arcaico.
E’ un cofanetto portagioielli, di rame e impropriamente detto in
bronzo, decorato di forma cilindrica, finemente cesellato e
sormontato da un coperchio ornato da tre sculture, per un'altezza di
77 centimetri. È il migliore reperto conosciuto, per dimensioni,
qualità, ricchezza decorativa e stato di conservazione, di cista
etrusco-italica.
La cista, di forma cilindrica, è decorata da finissime incisioni sul corpo
e sul coperchio, con parti di bronzo fuso applicate, quali i tre piedi
(uno è rifatto in epoca moderna) con elementi cesellati (Ercole, Iolao
e Eros, ripetuto identico). Tre statuette in bronzo, collegate fra di loro
tramite le braccia allargate, decorano la cima del coperchio e hanno
la funzione di manico.
• Coperchio: Il coperchio è decorato da tre fregi concentrici: al
centro un'infiorescenza cruciforme, nella fascia media due scene
di assalto di animali (una con protagonista un leone e l'altra con
un grifo) e in quella esterna una scena di caccia, forse quella
mitologica del cinghiale calidonio. Le tre figurette a tutto tondo
sul coperchio, che ritraggono Dioniso e due satiri, fanno da
manico. Queste parti applicate non tengono conto della
decorazione incisa, per cui non rientrano in un disegno decorativo
unitario;
• Corpo: Le incisioni sul corpo si dispongono su una grande fascia
centrale, con figure mitologiche, e due alte fasce decorative ai
bordi: quella superiore con una doppia serie (dritta e rovescia) di
palmette e fiori di loto che inquadrano una piccola testa di
Gorgone; quello inferiore con sfingi alternate a palmette e fiori di
loto, con un doppio bordo. La scena mitologica ritrae una scena
del mito degli Argonauti, con la vittoria di Polluce sul re dei
Bebrici (popolo della Bitinia), Amico. Gli Argonauti, sbarcati in
cerca di approvvigionamenti, sono sfidati dal re, che aveva
l'abitudine di attaccare gli stranieri colpendoli a morte coi suoi
pugni. Il gigante è però sconfitto dal dioscuro Polluce che,
risparmiandogli la vita, gli fa tuttavia promettere di rispettare
d'ora in avanti chiunque approdi sull'isola.
La composizione si articola in tre parti principali, che non sono del
tutto unite, anche se lo sfondo roccioso del terreno è comune:
• La prima scena mostra Polluce che lega Amico all'albero,
sotto lo sguardo di Atena e di uno schiavetto con gli accessori
del pugilato (, mentre una Nike volante porta le bende e una
corona al vincitore. A destra e a sinistra due coppie di
spettatori chiudono a mo' di quinta la scena. Notevole è il
senso di spazialità dato anche dalla diversa disposizione dei
personaggi ai lati (uno seduto di profilo e uno in piedi di tre
quarti a sinistra e uno seduto e uno in piedi di spalle a
destra), nei quali sono forse da riconoscere il demone alato
Sostene e il fratello di Amico Migdone di Frigia;
• La seconda parte, raccordata da un'anfora, comprende alcuni
argonauti alla fonte, tra i quali si riconosce un Greco che beve
da una kylix decorata (un'altra si trova vicino appesa a un
chiodo), un altro che si allena al pugilato e un Papposileno
che è seduto e che imita scherzosamente il precedente. In
terra giacciono varie anfore, alcune raffigurate in scorcio con
notevole virtuosismo;
• La terza parte mostra la prua della nave Argo dove si trovano
tre Argonauti, mentre un quarto, con una cista e un barilotto
in mano, scende da una scaletta e un quinto è lì seduto
appresso.
• AMBITO NECROPOLICO
NECROPOLI DELL’ESQUILINO
La necropoli dell'Esquilino è la principale e più estesa necropoli
protostorica di Roma. Si trovava a cavallo delle antiche Mura
serviane, occupando principalmente la zona di piazza San Martino ai
Monti.
L'inizio della sua frequentazione corrisponde alla cessazione d'uso
della necropoli del Foro, abbandonata a partire dalla seconda metà
dell'VIII secolo a.C. (con l'eccezione delle tombe d'infanti, i
suggrundaria, attestate fino alla fine del VII secolo a.C.) e testimonia
l'allargamento della città in direzione della Velia e del Foro.
La necropoli si caratterizza per la presenza di corredi più ricchi e
forniti di armi, tipici di una classe aristocratico-guerriera nata sul
modello già attestato per altre zone del litorale tirrenico, come
l'Etruria e la Campania. Fu utilizzata fino alla seconda metà del I
secolo a.C. e si concluse con la bonifica del sito tra il 42 ed il 38 a.C.
Dalla necropoli proviene anche un frammento di affresco (oggi alla
Centrale Montemartini), databile ad un periodo tra il 300 a.C. a il 280
a.C. circa, che costituisce una delle testimonianze più antiche della
pittura storica romana. L'affresco è a fondo bianco, suddiviso in fasce
sovrapposte: si conservano porzioni più o meno significative di
quattro di esse.
• La fascia superiore presenta solo poche tracce delle gambe di
un personaggio, di proporzioni maggiori di quelle delle altre
figure nei successivi registri;
• Nella seconda fascia si scorgono a sinistra le mura di una città,
poi due personaggi in piedi l'uno davanti all'altro; il primo ha
abiti sannitici, elmo e scudo, mentre l'altro è togato e dotato di
lancia, con i resti dell'iscrizione e il nome. Forse si tratta di un
rito feziale;
• Il terzo registro mostra parti di tre scene: la prima è un
combattimento, del quale si vede solo un personaggio, la
seconda presenta due personaggi simili a quelli del registro
superiore, che sembrano incontrarsi alla presenza, a destra, di
altri tre personaggi che indossano la tunica; due iscrizioni
recano i nomi dei due personaggi principali della scena;
• La quarta ed ultima fascia mostra un duello tra un sannita e un
romano.
La lettura delle scene è controversa. L'interpretazione più accreditata
vi vede tre scene della seconda guerra sannitica, in particolare grazie
al nome di Quinto Fabio Massimo Rulliano, tra i capi romani della
guerra. Le scene rappresenterebbero quindi battaglie e momenti di
tregua.
Le pitture potrebbero essere una riproduzione di quelle che
adornavano il tempio di Salus eseguite, secondo le fonti, da Fabio
Pittore dopo la guerra sannitica nel 304 a.C.
• ETA’ REPUBBLICANA (509 – 31/27 a.C.)
Per storia della Repubblica romana (509-264 a.C.) si intende il periodo
repubblicano di Roma compreso tra la fine della monarchia e l'inizio
della prima guerra punica.
Qui verranno affrontati i principali aspetti sociali, le prime istituzioni,
l'economia del periodo, la prima organizzazione militare, le prime forme
di arte, cultura, lo sviluppo urbanistico della città, ecc.
La Repubblica romana rappresentò il sistema di governo della città di
Roma nel periodo compreso tra il 509
a.C. e il 31 a.C., quando l'Urbe fu governata da una oligarchia
repubblicana. Essa nacque a seguito di contrasti interni che portarono
alla fine della supremazia della componente etrusca sulla città e al
parallelo decadere delle istituzioni monarchiche.
Quella della Repubblica rappresentò una fase lunga, complessa e
decisiva della storia romana: costituì un periodo di enormi
trasformazioni per Roma, che, da piccola città-Stato, quale era alla
fine del VI secolo a.C., divenne la capitale di un complesso Stato che
governava l'intera Italia antica a sud della pianura padana. In questo
periodo si inquadrano le conquiste romane in Italia
centromeridionale, tra il V e il III secolo a.C.
IL RILIEVO STORICO
l passo decisivo che segnò uno stacco tra arte greca e romana fu
senz'altro la comparsa del rilievo storico, inteso come narrazione di
un evento di interesse pubblico, a carattere civile o militare. Il rilievo
storico romano non è mai un'istantanea di un avvenimento o di una
cerimonia, ma presenta sempre una selezione didascalica degli
eventi e dei personaggi, composti in maniera da ricreare una
narrazione simbolica ma facilmente leggibile.
Le prime testimonianze di questo tipo di rappresentazione
pervenuteci sono l'affresco nella necropoli dell'Esquilino (inizi del III
secolo a.C.) o le pitture nelle tombe di Tarquinia della metà del II
secolo a.C. (ormai sotto la dominazione romana). Ma inizialmente la
rappresentazione storica fu sempre un'esaltazione gentilizia di una
famiglia impegnata in quelle imprese.
Gradualmente il soggetto storico si cristallizzerà in alcuni temi, entro i
quali l'artista aveva limitato motivo di inserire varianti, a parte quelle
particolarizzazioni legate ai luoghi, ai tempi ed ai personaggi ritratti.
Per esempio per celebrare una guerra vittoriosa si seguiva lo schema
fisso della:
• Profectio: partenza;
• Costruzione di strade, ponti o fortificazioni;
• Lustratio: sacrificio agli dei;
• Adlocutio: incitamento delle truppe (allocuzione);
• Proelium: battaglia;
• Obsidio: assedio;
• Submissio: atto di sottomissione dei vinti;
• Reditus: ritorno;
• Triumphus: corteo trionfale;
• Liberalitas: atto di beneficenza.
Tramite questi schemi fissi la rappresentazione diventava
immediatamente esplicita e facilmente comprensibile a chiunque.
• AREA NECROPOLICA
TOMBA DEGLI SCIPIONI
Il sepolcro degli Scipioni è un monumento funerario di età romana
che si trova a Roma, lungo la via Appia antica.
Il monumento è diviso in due corpi distinti: il principale, scavato in un
banco di tufo a pianta grosso modo quadrata, e una galleria
comunicante di epoca posteriore, costruita in mattoni, con ingresso
indipendente. La regolarità dell'impianto fa ritenere che lo scavo sia
avvenuto appositamente per la tomba, non sembra plausibile il riciclo
di un'antica cava di tufo.
Il corpo centrale è diviso da quattro grandi pilastri risparmiati
nell'opera di escavazione per assicurare la solidità all'ipogeo; sono
presenti quattro gallerie lungo i lati e due centrali che si incrociano
perpendicolarmente, dando all'insieme un aspetto vagamente “a
griglia”.
Della fac