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SOLO GLI IONI DEI METALLI ALCALINI NON VENGONO COMPLESSATI
COMPLETAMENTE A CAUSA DELLA BASSA CARICA E DELLA BASSISSIMA
ACIDITA’ DI LEWIS
La stabilità dei composti di coordinazione è indicata dalla costante di equilibrio
L’aggiunta di leganti a uno ione metallico può portare alla formazione di specie
insolubili, ma in molti casi i complessi possono essere scarsamente solubili o
l’aggiunta di più molecole di legante può portare alla formazione di specie
solubili. Per esempio, l’aggiunta di Cl ad Ag porta alla formazione del
- +
precipitato AgCl insolubile. Ma l’aggiunta di un largo eccesso di Cl produce
-
specie solubili AgCl , AgCl e AgCl .
2- 32- 43-
Un legante che ha due gruppi disponibili per il legame covalente è chiamato
bidentato. I leganti possono formare uno o più legami con l’atomo metallico
centrale. Se forma più di un legame il legante è detto agente chelante e un
esempio di agente chelante è l’EDTA l’acido etilen-diammino-tetracetico,
esadentato (spiega la grande stabilità di molti dei suoi complessi) con
geometria ottaedrica. Presenta 4 gruppi carbossilici e due atomi di azoto e
questo fa si che la molecola sia in grado di formare complessi stabili con
moltissimi cationi.
EDTA è un acido tetraprotico indicato con H Y che dà Y anione EDTA
4-
4
completamente dissociato. La stechiometria di reazione è sempre 1:1
indipendentemente dalla carica del metallo, motivo per cui L’EDTA viene usato
come titolante.
TITOLAZIONI COMPLESSOMETRICHE CON EDTA
Sono titolazioni in cui l’analita è uno ione metallico (quasi tutti gli ioni di metalli
tranne metalli alcalini per via della bassa carica e bassissima acidità di Lewis).
Il titolante è un complessante, generalmente un legante tetradentato o
esadentato come EDTA H Y o Na H Y x 2H O.
4 2 2 2
La reazione di titolazione deve essere rapida, completa e a stechiometria nota
(stechiometria 1:1 con EDTA).
Reazione di titolazione M + Y = MY che dipende dalla costante di
n+ 4- (n-4)
formazione del complesso K f
Altri equilibri presenti in H O:
2
- EDTA (Y ) + H = H Y dipende da Ka
4- + -
3 Y
- analita (M ) + OH = M(OH) (s) dipende da Ks
n+ -
Le titolazioni con EDTA si devono quindi eseguire a pH costante perché
potrebbe verificarsi la precipitazione del metallo come idrossido, soprattutto
nel caso in cui il pH sia sufficientemente alcalino. Il pH va scelto in maniera tale
che l’analita rimanga in soluzione (non deve precipitare l’idrossido). A pH ≥
10 l’EDTA è completamente deprotonato: in soluzione c’è Y e questo facilita la
4-
reazione con il metallo e la formazione del complesso stabile. In realtà anche a
valori più bassi di pH l’EDTA si può legare al metallo: lo ione metallico sposta il
protone, cioè se lo ione metallico ha un’affinità notevole con l’EDTA e ha Kf
grande allora lo ione metallico inizia a legarsi all’EDTA e sbatte fuori gli H .
+
Gli ioni metallici a carica multipla danno forma a complessi più stabili ma anche
quelli con orbitali parzialmente liberi (acidi di Lewis)
Per considerare gli effetti del pH sulla concentrazione del legante libero in una
reazione di complessazione si introduce una costante condizionale di
formazione.
Il complesso si forma se K’ > 10 .
6
f
La curva di titolazione p[M ]libero/Vtitolante è di tipo sigmoide crescente. Man
n+
mano che ci si avvicina al punto di equivalenza il metallo libero in soluzione
diminuisce, aumenta quello complessato che però non compare nel grafico.
Quando l’EDTA è in quantità sufficiente per reagire completamente con il
metallo, c’è un calo improvviso della concentrazione di metallo libero quindi la
curva ha un salto improvviso in su al punto di equivalenza.
Metodi comuni per evidenziare il punto di fine titolazione:
- indicatori chimici metallocromici: leganti colorati che si legano al metallo
e colora la soluzione che cambia colore quando questi indicatori si
attaccano o si staccano. La soluzione prima del pt equivalente ha il colore
dell’indicatore legato al metallo. Quando la reazione di titolazione è
completa, l’EDTA ha una maggiore affinità rispetto al indicatore per cui lo
sbatte fuori e la soluzione cambia colore.
TITOLAZIONI REDOX
Per una generica semireazione scritta nel verso della riduzione OX + ne - →
RED
L’equazione di Nerst permette di calcolare il potenziale di una coppia REDOX in
condizioni non standard. In condizioni standard (T=25°C, concentrazione 1M di
tutte le specie in soluzione e pH=0 e pressione parziale di 1 atm per i gas e i
solidi e liquidi puri sono nel loro stato standard) l’attività è 1 per tutti e si
approssima con la concentrazione molare e si considerano potenziali standard
di riduzione.
Le titolazioni REDOX possono avvenire anche fuori da una cella elettrochimica.
Si utilizza come analita un riducente e come titolante un ossidante forte (come
permanganato MnO , Ce , bicromato Cr O ; gli ultimi due sono standard
4- 4+ 72-
2
primari).
Riducenti come titolanti si usano poco perché reagiscono con l’aria.
Le curve di titolazione redox E/Vtitolante è di tipo sigmoide o crescente o
decrescente. Il potenziale fa un salto al punto di equivalenza cioè quando si
esaurisce o l’ossidante o il riducente.
La soluzione ha un suo potenziale di riduzione e si può misurare (il potenziale
della soluzione è uno solo e dipende dagli ossidanti e dai riducenti che ci sono
dentro).
Il potenziale della soluzione è uguale al potenziale standard o di analita o di
titolante quando le concentrazioni di forma ridotta e forma ossidata sono uguali
all’equilibrio (argomento del logaritmo=1).
Metodi comuni per evidenziare il punto di fine titolazione:
- indicatore chimico (indicatori redox generici e specifici come l’amido)
- curva di titolazione potenziometrica (si utilizza un elettrodo indicatore
inerte come il filo di Pt).
Se la domanda è: ‘Come varia il potere ossidante della soluzione di bicromato
(per esempio) all’aumentare del pH?’ rispondo:
All’aumentare del pH il potere ossidante della soluzione diminuisce. Dal
punto di vista matematico questo accade perché al denominatore
nell’equazione di Nerst compare [H ] e fa diminuire notevolmente il
+ x
potenziale della soluzione. Dal punto di vista chimico H è un reagente
+
della semireazione e se un reagente scarseggia l’equilibrio di reazione è
meno spostato verso destra e quindi la tendenza del bicromato ad
ossidare diminuisce, il coefficiente stechiometrico molto alto aumenta
l’effetto.
POTENZIOMETRIA
PREMESSA
Una cella elettrochimica è costituita da due semicelle contenenti una soluzione
in cui sono immersi due elettrodi. Nella maggior parte delle celle, le soluzioni
che circondano i due elettrodi sono differenti e devono essere separate per
evitare una reazione diretta tra i reagenti. Il modo più comune per evitare il
mescolamento è quello di inserire un ponte salino tra le soluzioni.
In tutte le celle elettrochimiche all’anodo avviene sempre ossidazione, mentre
al catodo avviene sempre riduzione. In un diagramma di cella l’anodo è scritto
a sinistra mentre il catodo a destra e f.e.m = Ecatodo – Eanodo = Edestra -
Esinistra
Non è possibile determinare il potenziale standard di elettrodo in una semicella
isolata, tuttavia si può arbitrariamente assegnare un potenziale pari a zero a un
elettrodo di un particolare tipo di semicella e quindi misurare i potenziali degli
altri elettrodi rispetto ad esso. L’elettrodo alla quale si assegna un potenziale
pari a 0 è l’elettrodo standard a idrogeno SHE
Reazione ½ H + 1e H gas
+ - → 2
E = 0,00 V per definizione
H+/H2
Questo elettrodo si trova immerso in una soluzione acquosa acida che possiede
un’attività di ioni idrogeno nota e costante. La soluzione è mantenuta satura di
idrogeno facendo gorgogliare il gas a pressione costante sulla superficie
dell’elettrodo. Il platino non partecipa alla reazione elettrochimica e serve
soltanto come sito di trasferimento degli elettroni. Per lo SHE l’attività degli ioni
idrogeno è posta uguale all’unità e la pressione parziale del gas è posta uguale
ad una atmosfera
I metodi di analisi potenziometrica si basano sulla misura del potenziale delle
celle elettrochimiche in assenza di passaggio di corrente. Lo schema di una
tipica cella per analisi potenziometriche è:
In questo schema l’elettrodo di riferimento è costituito da una semicella avente
un potenziale esattamente noto, costante e indipendente dalla composizione
della soluzione da analizzare (inoltre dovrebbe essere robusto, facile da
assemblare). Può essere utilizzato:
- un elettrodo standard a idrogeno SHE: Pt, H (p=1bar) | H (attività=1)||
+
2
con reazione
H + e ½ H
+ - → 2(gas)
- un elettrodo standard a calomelano SCE: Hg|Hg Cl (sol. satura), KCl
2 2
(xM)|| con reazione
Hg Cl (s) + 2e 2Hg (l) + 2Cl (aq) con E=0,2444 V
- -
→
2 2
- un elettrodo ad argento/argento cloruro Ag/AgCl: Ag|AgCl (saturo), KCl
(saturo)|| con reazione AgCl(s) + 1e Ag(s) + Cl con E=0,199 V
- -
→
Un elettrodo indicatore deve rispondere in modo rapido e riproducibile alle
variazioni di concentrazione di uno ione analita. Vi sono elettrodi indicatori
metallici (di prima specie come Ag/Ag , Hg/Hg , Cu/Cu , Zn/Zn , di seconda
+ 2+ 2+ 2+
specie Ag/AgCl/Cl , inerti come il filo di Pt per sistemi REDOX) o elettrodi
-
indicatori a membrana per la determinazione del pH ed è basato sulla misura
del potenziale che si sviluppa attraverso una sottile membrana di vetro
sensibile al pH che separa due soluzioni con differenti concentrazioni di ioni
idrogeno. La membrana di vetro è sottilissima a forma di bulbo, ha elevata
resistenza elettrica e composizione chimica del vetro specifica per lo ione da
analizzare. Attraverso la membrana di vetro non c’è passaggio netto di ioni e
non avviene mescolamento delle due soluzioni, c’è invece migrazione di
cariche all’interno del vetro.
Elettrodo di riferimento 1 || soluzione da analizzare| membrana di vetro|
soluzione di riferimento|| elettrodo di riferimento 2
SPETTROFOTOMETRIA
Le misure che si basano sulla luce e sulle altre forme della radiazione
elettromagnetica sono ampiamente usate in chimica analitica. Le interazioni
della radiazione con la materia costitu