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La capacità di Lope de Vega di comporre versi fu straordinaria. Seguendo Ariosto e Tasso,

scrisse poemi epici: come La Dragontea, La hermosura de Angélica, favole mitologiche come

La Filomena. Sfruttò tutti i generi, scrisse profonda poesia d’amore e si burlò della stessa

lingua poetica che gli permetteva di scriverla. Visse intensamente e creò versi immortali.

Lo stupore e l’effimero nella lirica

Nella ricerca dell’ornato dell’elocuzione, la lingua poetica affonda nell’arte della difficoltà. Le

metafore si sovrappongono, le figure si allacciano; la decodificazione è possibile perché si

parte da una stessa storia d’amore con varianti e perché i tropos si collocano in

corrispondenze logiche e costanti.

L’estetica letteraria barocca si colloca nell’agudeza del concetto. Il cammino per l’agudeza

potrà essere sintetico, ellittico, trasformando le parole in idre vocali, in cui la brevità si allinea

con l’intensità per sorprendere il lettore, o potrà essere un’ostentazione di artificio, in cui la

realtà resta nascosta dietro l’accumulo di tropos e figure.

Luis Carrillo y Sotomayor, nel Libro de la erudición poética, muove un’agguerrita difesa della

necessità di conoscenza per il poeta, il quale inoltre è imitatore dei classici. Il gioco,

l’intensificazione del pensiero e la parola trasformeranno la poesia in una sfida per il lettore,

in un esercizio d’ingegno. Tutta l’arte barocca sembra voler nascondere, con la

complicazione e con l’ornamento, la realtà che si spacca in una crisi economica e politica

che dilania il Paese.

Nuovi argomenti s’impongono al centro di questa lirica che raggiunge le massime vette

d’artificio e bellezza, esaurendosi al tempo stesso. La grande rivoluzione poetica del XX

secolo introdurrà l’irrazionale come elemento lirico e romperà la logica rigida che permette di

decodificare questa perfetta macchina artificiosa.

L’argomento amoroso continua ad essere il tema centrale di questa poesia, ma la riflessione

sulla fugacità di tutto ciò che è terreno, sul passare inesorabile del tempo, risuona sotto

forme diverse in moltissimi componimenti.

Parallelamente iniziava la decadenza di un impressionante impero che aveva trasformato la

Spagna nella nazione più potente della terra. Il crollo si manifesta sotto il regno di Felipe IV e

Carlos II all’interno di una crisi generale europea. Le rivolte di Catalogna e Portogallo danno

inizio allo sgretolamento militare e il trattato di Lisbona, che riconosceva l’indipendenza del

Portogallo, segna la catastrofe politica.

Rodrigo Caro, sacerdote e avvocato di grande cultura, scriverà la bella Canción a las ruinas

de Itálica, autentica fábula del tiempo che rappresenta, attraverso le rovine della città,

cuánta fue su grandeza y es su estrago. Lo splendore passato viene evocato con un ubi

sunt esclamato dalla contemplazione dei suoi resti.

Una delle grandi vette poetiche di riflessione sulla brevità della vita sarà l’Epístola moral a

Fabio di Andrés Fernández de Andrada, un’esortazione alla rinuncia di ambizioni in un vivere

tanto effimero. La temperanza, la virtù, la serenità sono rifugi per l’uomo prudente, che

rinuncia a gloria, fama, ricchezze per raggiungere l’aurea mediocritas, che racchiude la

sapienza, il dirigersi passo a passo verso l’inesorabile fine.

Le rovine di Itálica e quelle di Sagunto saranno cantate da molti poeti, che le trasformano in

testimonianza di disillusione, di vanitas. Estas ya de la edad canas rinas di Francisco de Rioja

è uno dei migliori sonetti sull’argomento.

Francisco de Medrano scrive 58 sonetti, tre romances, due décimas e tante altre opere. Imita

e traduce Orazio; i sonetti d’amore sono petrarcheschi e neoplatonici; i romances sacri,

concettuali. Scrive anche un sonetto, A las ruinas de Itálica, che culmina con la riflessione

sulla fugacità.

Il tempo scorre veloce e Carrillo y Sotomayor captò magnificamente quest’immagine nel

sonetto Con qué ligeros pasos vas corriendo! La seconda quartina esprime la vanità dello

sforzo umano volto a trattenere l’inesorabile avanzata. Continua a risuonare il carpe diem

oraziano, benché l’esortazione al piacere resti ammutolita da tante voci che proclamano

un’attitudine vitale preparatoria di fronte all’imminente fine. Luis Carrillo y Sotomayor

compone 50 sonetti, romances, letras e redondillas, e scrive in prosa il Libro de la reudición

potica, o lanzas de las Musas contra los indoctos, difesa dell’arte e della difficoltà dello stile

sublime.

Francisco de Rioja scrive 60 sonetti, tre poesie in décimas e undici silvas; compone poesie

d’amore e morali, in cui riflette sul passare del tempo e sulla brevità della vita. Egli fu il

grande poeta dei fiori, ne cantò la bellezza e la fugacità, così come la rovina. Dedicò silvas al

gelsomino, al garofano, ecc.

I fiori sono un elemento essenziale dei giardini. Si trasformeranno in argomento della poesia

descrittiva barocca, che culmina con il Paraíso cerrado para muchos, jardines abiertos para

pocos di Pedro Soto de Rojas, che fu anche autore del Desengaño de amor en rimas. Il

Paraíso cerrado… è un giardino-libro, una sorta di pellegrinaggio nel paradiso terrestre verso

quello celestiale.

Come dice Francisco de Trillo y Figueroa, autore di poesie burlesche a imitazione di Góngora

e di un poema epico, la Neapolisea, nell’introduzione di quest’ultimo viene descritto il poema

barocco come un artificio lirico pieno di sensualità.

Francisco López de Zárate scrisse poesie di tema amoroso, ma anche autobiografico con

riferimenti sulla disillusione. Le sue Obras varias appartengono al 1651 e in un sonetto

elabora dei versi glossando sul tema del morir nascendo.

Gabriel Bocángel y Unzueta nella Lira de las Musas unisce sonetti d’amore e romances

pastoriles a poesie morali stoiche e religiose. Bocángel, in un sonetto di La lira de las Musas,

esprime quella fusione di vita e morte in questo esser fatti di tempo, in quanto figli di Cronos

che ci divora. Solo l’amore vince il tempo e addirittura la morte.

La fiamma dell’amore consuma l’innamorato, lo trasforma in cenere che, posta in una

clessidra, diventa il motivo di un sonetto barocco per eccellenza, di Luis Ulloa y Pereira. Nelle

Obras riunisce un centinaio di sonetti, Raquel, poema eroico sull’ebrea di Toledo e i suoi

amori con Alfonso VIII, elegie, epistole, egloghe, romances, ecc.

I miti che caratterizzavano l’epopea dell’io poetico nel Rinascimento, intensificano la loro

presenza e si trasformano in espedienti per l’arte della difficoltà sia con velate allusioni, sia

nel tema centrale. Juan de Arguijo dedicò sonetti a Bacco, Fetonte, Icaro, Dafne, Narciso,

ecc. Compose sonetti di estetica classicista su miti e personaggi greco-latini e alcune morali,

silvas e canzoni di lode ai santi. Compilò una raccolta di racconti con aneddoti e battute sue

e di altri. Fetonte, ad esempio, nei suoi versi appare glorioso e la sua fama supera il castigo.

Le favole mitologiche sono anche argomenti di lunghi poemi quasi sempre in ottave, in cui gli

autori utilizzano la licenza che lo stile sublime dà loro per giungere alle vette dell’ornato.

Góngora con il Polifemo e Villamediana con le favole di Fetonte e Apollo y Dafne, scrive in

ottave, porteranno agli estremi l’arte della difficoltà.

“Era del año la estación florida”: l’apice

dell’arte della difficoltà, la poesia di

Góngora

Luis de Góngora fu soprattutto poeta, di cui anche autore di due opere teatrali: Las firmezas

de Isabela e El doctor Carlino (incompleta). Luis de Góngora dominava tutti i registri poetici,

ad esempio le sue letrillas sono un prodigio di grazia, d’ironia e bellissime sono quelle sacre. I

suoi romances furono glossati, imitati e l’acutezza del suo humor si nota in décimas, letrillas

e romances. Nell’ambito del sonetto compone versi impressionanti, come il finale del

giovanile Mientras por competir con tu cabello. Crea sintagmi che cattureranno altri poeti,

iperboli originalissime.

Costruisce rigorosamente, con strutture correlative, sonetti come Ni este monte, este aire, ni

este río; unisce allusioni mitologiche a costruzioni ellittiche in difficili sonetti di circostanza.

Oltre a quelli d’amore, scrive sonetti funebri, laudatori, religiosi e burleschi.

Come il suo straordinario rivale, Quevedo, può elevarsi, nei suoi versi, fino alle più alte vette

di bellezza, o abbassarsi alla peggior volgarità. La presa di Larache lo porta a scrivere un

sonetto burlesco, che dà un tono epico alla modesta impresa militare. Larache si trova vicino

al monte Atlante e il fiume Luco si trasforma in serpente, perché la tradizione lo vedeva come

il dragone che custodiva il giardino delle Esperidi. Il potere creatore del lessico di Góngora è

straordinario.

Nella Fábula del Pírano y Tisbe, Góngora demistifica la storia mitologica dei due innamorati, li

trasforma in argomento di romance burlesco, ma continua a utilizzare la difficoltà come

strumento e unisce al lessico germanico le citazioni classiche.

La Fábula de Polifemo y Galatea è un esempio di dominio sulla lingua poetica, abbellita

dall’ornato più complesso. Carrillo y Sotomayor aveva ricreato poco prima la favola, ma

Góngora lo supera: l’armonia del verso del cordovese si unisce al suo dominio sulla

distorsione della frase, delle perifrasi allusive, della sovrapposizione di tropos. Il cromatismo

visto nei versi dei sonetti s’intensifica, come nel ritratto di Galatea dove le descrizioni sono

sensuali, bellissime e le metafore sono nuove e sorprendenti.

Nelle Soledades fa un passo in più: in silvas scrive, in lingua ancora più complessa, sul

pellegrinaggio di un giovane nobile di bell’aspetto ma sfortunato in amore. Incontra pastori,

montanari e giunge in un villaggio dove si celebra un matrimonio. Nella seconda Soledad, il

pellegrino sale su una piccola barca con due pescatori e conosce la loro famiglia. Seguono

scene di caccia, che permettono a Góngora di ricreare lo spettacolo con arte magistrale. Il

contenuto romanzesco incompleto permette allo scrittore di dilettarsi in minuziose

descrizioni. Paesaggi, animali, oggetti e gesti si trasformano in materia per una splendida

metamorfosi letteraria.

La divulgazione manoscritta delle Soledades provocherà un’enorme polemica tra detrattori e

difensori.

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/05 Letteratura spagnola

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vanipo01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura spagnola 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Antonucci Fausta.