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SEMPLICE. IL CRITERIO PER COMPUTARE IL CAPITALE ERA SEMPLICE

ATTIVO Più RISCHIOSO = Allora CAPITALE necessario più alto.

La banca deve avere l’8% di capitale rispetto al rischio, punto focale.

Nella seconda metà degli anni 90, Basilea 1 ha iniziato a manifestare i propri

limiti: mancata considerazione di altri rischi, mancata considerazione della

struttura per scadenze dei tassi d’interesse, Arbitraggio prudenziale, scarsa

differenziazione delle misure di rischio, Moral hazard.

Ci fu un processo di revisione, che si è concluso nel 2004 con la pubblicazione

di Basilea 2, che ha profondamente modificato la precedente disciplina.

Glu obiettivi generali di Basilea 2 restano immutati rispetto al precedente

accordo, anche se era necessario introdurre una migliore definizione dei

requisiti.

I nuovi obiettivi sono:

- Avvicinare il capitale di vigilanza a quello economico;

- Favorire con la patrimonializzazione e la crescita qualitativa delle banche;

- Coinvolgere le istituzioni per la vigilanza;

- Stimolare il confronto con il mercato;

- Coprire tutti i rischi bancari;

il rischio di credito va misurato in

Basilea 2 dice che

base al reddito della controparte. ti compri un rating dal mercato

o

per ogni soggetto di prestito (cioè una valutazione di un richiedente un

oppure ti costruisci un sistema di

credito, eseguita da una società esterna)

rating e poi un supervisore istituzionale lo valuta (il sistema di rating! in

modo che sia ritenuto adeguato dalle adv)

In Basilea 2, la cornice dell’adeguatezza si è evoluta in una cornice basata sue

tre pilastri:

-il primo pilastro contiene le regole per la misurazione del requisito

patrimoniale minimo a fronte dei rischi di credito, di mercato e operativo;

-il secondo pilastro riguarda la valutazione dell’intermediario sull’adeguatezza

patrimoniale minima determinata nel primo pilastro rispetto alle proprie

specificità operative e la revisione di tale valutazione da parte dell’Autorità di

vigilanza;

-il terzo pilastro stabilisce le informazioni sui rischi che ‘intermediario deve

rendere note al mercato;

Primo pilastro: la determinazione del requisito patrimoniale minimo

Ai fini della misurazione del requisito patrimoniale minimo le principali

innovazioni sono l’assorbimento determinato dal rischio di credito basato

sull’utilizzo di nuove metodologie e fattori di ponderazione e l’introduzione del

rischio operativo.

Il requisito patrimoniale minimo, è determinato come:

MP

RPM = ( )+12,5 (

8 %ε AiPi RPRC RPRM+ RPRO)

RPRC = requisito minimo rischio di credito;

RPRM = requisito minimo rischio di mercato

RPRO = requisito minimo rischio opertaivo

Per la determinazione delle attività ponderate per il rischio di credito (AiPi)

alternativamente, le banche possono adottare: la metodologia standardizzata,

la metodologia basata sui rating interni.

- La metodologia standardizzata è applicata dagli intermediari i cui sistemi di

risk managemente sono poco sofisticati per produrre autonomamente una

stima delle perdite attese sui crediti erogati e utilizzabili anche a fini di

vigilanza;

standardizzata = Guardare rating di agenzie di rating esterne.

- Nella metodologia basata sui rating interni: le attività per il rischio sono

determinate a partire dai dati interni dell’intermediario sulle perdite

effettivamente sostenute, stimando la perdita attesa (EL, Expected Loss).

L’intensità dell’utilizzo dei dati interni ai fini del calcolo di RPM è funzione

del grado di sofisticazione del sistema di credit risk management, a tal fine

sono previsti due approcci: approccio di base e approccio avanzato;

Nel metodo standardizzato, viene utilizzato il buldink-block approach ossia il

requisito patrimoniale è pari alla somma dei requisiti singolarmente calcolati

sulla base del mapping per ogni tipologia di strumento.

L’introduzione di un requisito patrimoniale minimo a fronte del rischio operativo

RPRO rappresenta una delle maggiori innovazioni metodologiche del primo

pilastro.

È possibile adottare metodologie di misurazione differenziate

1. il metodo di base;

2. il metodo standardizzato;

3. i metodi avanzati;

εMIiα

RPRO = n

 = fattore di patrimonializzazione (15%)

MIi= margine di intermediazionen

n= ultimi 3 anni

Il secondo pilastro: il processo del controllo prudenziale

Oltre a osservare il requisito patrimoniale minimo che fronteggia i rischi di

credito, di mercato e operativo, la banca deve detenere un cuscinetto di

capitale addizionale a fornte di ulteriori tipologie di rischio (rischi cosiddetti di

secondo pilastro): rischio di tasso d’interesse, rischio di concentrazione, rischio

di liquidità, rischio strategico, rischio reputazionale.

Il secondo pilastro, individua 4 principi chiave che definiscono il processo del

controllo prudenziale:

1) Gli intermediari: valutazione interna dell’adeguatezza patrimoniale in

rapporto al loro profilo di rischio (ICAAP) ;

2) Autorità: valutazione del processo interno e possibilità di adottare

appropriate misure prudenziali in caso di giudizio negativo (SREP);

3) Autorità: facoltà di richiedere agli intermediari di detenere un patrimonio

superiore a quello minimo regolamentare;

4) Autorità: intervento precoce per impedire di scendere al di sotto dei

requisiti minimi;

Ciascun intermediario deve realizzare e attuare un processo di autovalutazione

della propria adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica, tenendo conto

dei di primo pilastro, cioè rischio di credito, di mercato e operativo, e della

possibilità che si verifichino ulteriori rischi rilevanti: rischio di concentrazione,

rischio di liquidità, rischio residuale, rischio di tasso, rischio di operazioni di

cartolarizzazione, rischio strategico, rischio reputazionale.

Il terzo pilastro: la disciplina del mercato

Il mercato, vale a dire l’insieme degli stakeholder dell’intermediario, deve avere

la possibilità di esercitare un’azione di ‘’disciplina’’ in tema di adeguatezza

patrimoniale: a tal fine, sono previste informazioni qualitative e quantitative

obbligatorie da rendere note e concernenti l’adeguatezza patrimoniale,

l’esposizione ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi preposti

all’identificazione.

Esse devono essere rilevanti, nel senso che la loro mancata comunicazione

comporterebbe l’alterazione del giudizio dei soggetti interessati.

Il 3 pilastro riguarda il rapporto tra banca e mercato essa deve

Disclosure

effettuare il cosiddetto , dare informazioni al mercato. Il 3 pilastro

dice che informazioni la banca deve dare al mercato.

Pur essendoci Basilea 2 vi fù la crisi del 2008, ci si chiese allora se fossero state

regole inutili o se si potessero migliorare. Ciò porta all’accordo Basilea 3.

Basilea 3

L’accordo di Basilea 3, è intervenuto su molteplici aspetti, spesso di natura

tecnica e di elevata complessità. Basilea 3 lavora, sulle componenti di capitale

di maggiore qualità cioe, capitale adeguato rispetto alla capacità di

assorbimento delle perdite.

Le nuove misure di Basilea 3 , sono volte a rafforzare i requisiti di adeguatezza

patrimoniale (Pilastro I), migliorare la gestione e il governo dei rischi (Pilastro

2), promuovere la trasparenza e l’informativa ai mercati (Pilastro 3), cui si

aggiungono ex novo il controllo della liquidità e le norme applicate alla banche

internazionali a rilevanza sistematica.

Quindi in in basilea 3, inoltre, il rischio di liquidità viene approfondito ed

introdotto nel corpus normativo.

Il capitale

Il CRR ha modificato significativamente la struttura dei mezzi proprio (prima

patrimonio di vigilanza, rendendola più rigida e stringente). Esso è ora cosi

composto:

- Common Equity Tier 1 Capital (CET1) – azioni ordinarie e utili non distribuiti

e riserve di utili al netto delle perdite.

- Additionale Tier 1 Capitale (AT1)- strumentiche hanno una capacità di

assorbire le perdite assimilabile a quella del CET1.

CET1 + AT1 (al netto delle deduzioni)= Tier 1 Regulatory capital (T1).

- Tier 2 capital (patrimonio suplemntare, T)- Strumenti ibridi.

Total Regulatory Capital = CET1 + AT1+ T2

Indicatore di leverage.

Una delle cause della crisi era l’accrescimento degli attivi delle banche

(finanziarizzazione dell’economia: rispetto al capitale proprio, la banca era

diventata troppo grande!). Si pose un limite alla capitalizzazione della banca

rispetto al totale dell’attivo.

Indice di leverage

Limiti all’assunzione dei rischi di indebitamento, prima ancora del

rafforzamento dei presidi patrimoniali.

L’indice misura il livello massimo di indebitamento

Il numeratore si basa sulla nuova definizione di Tier 1 (Capitale di migliore

qualità) mentre il denominatore comprende anche le esposizioni fuori bilancio

È un indicatore semplice, trasparente e non basato sul rischio, calibrato in

modo da ridurre il rischio di processi di deleveraging che possono arrecare

pregiudizio al sistema finanziario e all’economia.

Basilea 3 ha introdotto vincoli di liquidità a presidio della solvibilità del singolo

intermediario e del sistema nel complesso perseguendo due obiettivi

complementari:

- LCR (liquidity Coverage ratio): impone la detenzione di attività liquide di

elevata qualità sufficienti a fronteggiare uno scenario di stress, connesso a

situazioni di tensione, come per esempio, un declassamento significativo

del rating dell’intermediario, un prelievo di una quota significativa dei

depositi o una riduzione della raccolta all’ingrosso non garantita.

- NSFR (Net Stable Funding Ratio): impone di mantenere un ammontare

minimo di provvista stabile in relazione al grado di liquidità dell’attivo,

nonché al potenziale fabbisogno derivante da impegni fuori bilancio.

L’indicatore mira ad evitare eccessivi ricordi delle banche al finanziamento

all’ingrosso a breve termine e a promuovere una valutazione più rigorosa

del rischio di liquidità con riferimento a tutte le poste.

La gestione dei rischi

I D.lgs n.180 e n.181 del 16/11/2015 dando attuazione nell’ordinamento

italiano alla direttiva BRRD ‘’Bank Recovery and Resolution Directive’’ hanno

affidato le funzioni di Autorità di risoluzione alla Banca d’Italia. I decreti hanno

modificato in modo sostanziale la disciplina contenuta nel TUB, il cui testo non

appare di facile compressione.

Le norme si applicano agli intermediari sottoposti al SSM e l’individuazione

delle modalità di gestione delle crisi è quindi affidata al Comitato d

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
45 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher saraannedd5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia degli intermediari finanziari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Medicina Prof..