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Michela Virgilii, Università degli Studi di Perugia, Prof.ssa Saccoia - Storia della Filosofia Contemporanea
Perché ci indica come potrebbe essere questa sospensione e come sarebbe bello se fosse costante: ci prepara per il momento della SCESI. La redenzione (termine religioso, co-influenza di cristianità e buddismo) si dà quindi solo col cessare del volere e quindi del dolore. L'atto di contemplazione è definibile ESTASI e ci guida verso l'ascesi. Per lui la musica ha un valore maggiore di tutte le altre arti poiché al contrario delle altre, non è rappresentativa, quindi ci avvicina ancora di più all'essenza dato che parla direttamente dell'essenza.
ASCESI Tappe dalla virtù al rinnegamento del mondo (dell'affermazione):
- GIUSTIZIA - ci inizia a far conoscere il fatto che siamo tutti uguali razionalmente. Non viene meno il principium individuationis che mi distingue e contrappone dagli altri.
- BONTÀ,
COMPASSIONE, PIETÀ con l'amore non inteso come Eros (qualcosa di peccaminoso poiché rappresentazione di volontà di uscire da se stessi per contaminare) ma come compassione, ci avviciniamo all'altro perché soffriamo insieme accumunati da un tragico destino. Anche il nostro compatire sarà un patire perché il dolore rimane, quindi siamo ancora all'interno della volontà. La compassione è un fondamento dell'etica, di un'etica terrena.
3) ASCESI
L'ascesi è:
- accettazione della nostra natura feroce ed egoista
- negazione della persona, del principium individuationis perché tutto è volontà
- abbandono alla fede: l'agire in quanto intenzionale ci irretisce nella volontà
- castità, perché il procreare è volontà che va oltre la vita individuale
- amore della povertà, flagellazione, penitenza. La morte è
accettata con gioia (ci riunifica all'uno)-riconoscimento in quanto essenzialmente volontà, quindi non singolarità nella molteplicità ma UNO Solo quando la "voluntas" diviene "noluntas" (non volere), l'uomo è redento (quando si sospende la volontà). L'ascesi è scelta del nulla che non è niente ma nihil privativum, ossia un niente relativo che è negazione di una determinazione, ma mai del nulla assoluto.
Volontà=MALE -> noi siamo identificati con il male. L'etica da lui presentata si accorda sia con i dogmi cristiani che con quelli indiani e orientali. Dal cristianesimo prende:
- la volontà di vivere equiparata al peccato
- riprende il concetto di peccato originale perché siamo intimamente contraddistinti da quest'essenza, non è a causa di qualcosa che abbiamo fatto ma si radica nella nostra essenza
- la vita come segnata dal dolore e dal peccato
cristianesimo che vede la vita come un percorso di espiazione per arrivare poi alla vita celeste - sofferenza = penitenza - devo espiare una colpa
Dal buddismo prende:
- l'idea di mondo non creato
- l'immortalità legata alla vita della specie: egli ritiene che il nostro nucleo noumenico sopravviva nella vita della specie
L'etica valica il mondo fenomenico: è la cessazione del dolore, è giusto che io provi dolore per poi espiarlo.
L'etica è meta-antropologica: l'uomo per essere un essere etico si deve annullare, deve annullare la propria essenza, ossia la volontà, per ricongiungersi al tutto del mondo. L'etica di Schopenhauer, quindi, non ha a che fare con la politica e nemmeno con l'agire perché l'agire è volontà che si manifesta. La libertà vera e propria come principio d'azione spetta solo alla volontà.
La libertà come libero arbitrio è negata perché sono
Schiavo della volontà. Egli resta però incerto su questo punto perché in alcuni passaggi cerca di salvare la volontà individuale.
MICHELA VIRGILII, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA, PROF.SSA SACCOIA- STORIADELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
KIERKEGAARD
CONTESTUALIZZAZIONE STORICO-FILOSOFICA
VITA-Nasce a Copenaghen nel 1813, settimo figlio di un padre commerciante e della sua domestica. Era una famiglia molto religiosa; vede morire 5 fratelli e l’unico vivo oltre lui diviene vescovo e anche lui si iscriverà alla facoltà teologica dell’università di Copenaghen, spinto per lo più dal padre.
-Tranne brevi soggiorni rimarrà per la maggior parte della sua vita a Copenaghen, un piccolo paese a quei tempi, lontano dal mondo culturale.
-Nella facoltà teologica studia la teologia speculativa di Hegel e Schelling che diverranno suoi obiettivi polemici (diviene ancora più critico di Sconpenhauer nei confronti di)
Hegel).-Nel 1837 conosce la sua fidanzata Regina Olsen divenuta ufficiale nel 1840 e pochi mesi dopo ha un ripensamento nella sua scelta (1841).- Nel 1841 inoltre divenne Magister artium e si laurea con la tesi "sul concetto di ironia" collegandosi a Socrate. Parte per Berlino dove assiste alle lezione di Schelling e rimane per pochi mesi.-Nel 1843 torna in patria e pubblica le sue opere maggiori.-Nel 1854 muore Mynster, capo della chiesa danese a cui succede Martensen a cui Kierkegaard indirizza una feroce critica.-Nel 1855 muore a causa di un malore.
OPERE
Le opere più importanti sono "Aut-Aut" e "Timore e Tremore".
In generale le sue opere si possono dividere in:
-Scritti pseudonimiper la maggior parte delle sue opere usa pseudonimi e non il suo nome, perché il tentativo è quello di distaccarsi da quello che viene scritto, dai suoi personaggi; ogni opera in qualche modo è l'espressione di una parte dell'esistenza,
vuole quindi mostrare le diverse possibilità di essere individui al mondo, dei diversi modi di esistere. Scritti edificanti: i pochi scritti in cui lui si firma a suo nome e sono edificanti nel senso che esprimono una concezione di cristianesimo che si manifesta come un'adesione progressiva e continua. Carte: il diario, appunti che lui prende nel corso degli anni in cui lui scrive costantemente per più di 20 anni con riflessioni molto intime anche legate al problema della religione. L'opera "il diario" è molto importante, fa parte delle carte e verrà pubblicato postumo. In quest'opera lui scriverà continuamente per più di 20 anni e vi ritroviamo anche riflessioni molto intime circa il problema della religione che ci permettono di avere una panoramica molto ampia del suo pensiero. MOMENTI DECISIVI DELLA VITA DI KIERKEEGARD - Rapporto con il padre: il padre doveva essere un uomo pio e austero ma Kierkegaard nel suo diarioCi segnala qualche dubbio in merito: ci segnala il fatto che il padre in modo vago gli aveva parlato di alcuni sbagli fatti durante la sua vita, sbagli che Kierkegaard non saprà mai nel dettaglio perché non avrà mai il coraggio di chiedere. Inizierà però a pensare che a causa di queste colpe del padre, la famiglia è segnata da un tragico destino a causa di un'oscura colpa che la porterà all'estinzione.
Cresce sotto il segno del castigo di dio. Inizia a credere che la sua vita non sia altro che il bisogno di assumersi con grande responsabilità un compito, ossia quello di concepire il cristianesimo nella sua vera essenza come progressiva realizzazione, compito che richiede una vita intera.
Matrimonio con Regina: la rottura del fidanzamento ha delle ragioni religiose, ovvero egli non voleva abbracciare quella tranquillità di vita che è la vita etica. Decide che ha un compito in cui rientra anche quello di soffrire.
perché la sofferenza è edificante per abbracciare la fede nella sua essenza e raggiungere Dio. Kierkegaard ha quindi bisogno di passaggi che la vita etica non permette. Gli attacchi sul giornale umoristico "Il Corsaro" a Kierkegaard verranno presi da lui come un segno e lo convinceranno che deve vivere isolato; da un accezione positiva che aveva dell'uomo comune, egli inizierà a parlare della plebe, si staccherà dal mondo sociale quasi totalmente e si immedesimerà quasi con la sofferenza di Cristo.
MICHELA VIRGILII, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PERUGIA, PROF.SSA SACCOIA- STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
CONTESTO STORICO & INFLUENZE DANESI
La Danimarca all'epoca di Kierkegaard era un piccolo paese e Copenaghen un piccolo centro. Nel 1801 viene sconfitta dagli inglesi, nel 1813 finisce in bancarotta e tra il 1814-15 con il congresso di Vienna perde parte del suo territorio cedendo la Norvegia alla Svezia. Non solo il contesto
famigliare ma anche quello storico e politico influenzano un filosofo e in particolare lui. Kierkegaard ottiene per lo più influenze danesi. Moller è il professore che ha più influenza su di lui e a cui dedicherà il concetto di angoscia. Questo professore lo inizia alla critica di Hegel, alla critica del sistema, all'avversione dell'idea di filosofia come sistema e gli trasmette il bisogno del ritorno alla vita come interiorità e intimità individuale. Alcuni filosofi criticano il sistema hegeliano soprattutto per un aspetto, ossia perché cercano di estrapolare alcuni momenti della dialettica hegeliana che venivano compresi solo come momenti strumentali ai fini di qualcosa di più grande, cercando di rivendicare un'autonomia per quello. Kierkegaard in particolare prende in esame l'individuo e cerca di rivendicare un'autonomia per l'individuo rispetto a quanto invece aveva fatto Hegel. Da Moller prendeinoltre l'amore per i greci e l'ironia socratica. - Mynster capo della chiesa danese, inizialmente apprezzato da Kierkegaard anche per l'influenza del padre poi verrà criticato perché egli capirà di non condividere assolutamente la sua idea di chiesa, un'idea troppo legata a un aspetto politico-culturale piuttosto che alla fede. Chiesa per Kierkegaard è divenuta pura superficie, il cristiano non è realmente coinvolto nella fede e questa è la critica che a lui fa. Degli aspetti di contrasto, inoltre, sono legati a interessi personali: Kierkegaard chiese a Mynster una cattedra o un lavoro come pastore ma la sua richiesta venne rifiutata. - Martensen -> successore di Mynster, distante dal pensiero Kierkegaard perché lui cerca una sintesi armonica di filosofia e cristianesimo che secondo il filosofo non esiste perché la filosofia cerca di razionalizzare la fede che non si può essere razionalizzata. RAPPORTO CON LAossibile senza l'esistenza”. La filosofia hegeliana si concentra sull'interazione tra l'esistenza e il concetto. Secondo Hegel, l'esistenza e il concetto sono strettamente legati e si influenzano reciprocamente. Non è possibile comprendere appieno il concetto senza considerare la sua esistenza e viceversa. Hegel sostiene che l'esistenza è la manifestazione del concetto. Il concetto è l'essenza di ciò che esiste, mentre l'esistenza è la forma in cui il concetto si manifesta nel mondo reale. Il concetto e l'esistenza sono quindi due facce della stessa medaglia. Un sistema logico è un insieme di concetti organizzati in modo coerente e razionale. Tuttavia, secondo Hegel, un sistema logico non può esistere solo a livello concettuale. Deve essere incarnato nell'esistenza per essere pienamente reale. L'esistenza è ciò che dà vita al concetto e gli conferisce significato. In conclusione, la filosofia hegeliana sottolinea l'importanza dell'interazione tra l'esistenza e il concetto. Senza l'esistenza, il concetto sarebbe solo un'astrazione priva di significato. Allo stesso tempo, l'esistenza senza il concetto sarebbe priva di scopo e direzione. Solo attraverso la loro reciproca influenza si può raggiungere una comprensione completa della realtà.