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Estratto del documento

Seyss-Inquart, che chiese al pazzo di intervenire. Con un plebiscito, l’Austria fu annessa al

paese.

Hitler poi propose la questione dei Sudeti, ovvero i tre milioni di tedeschi che vivevano in

Cecoslovacchia, mobilitando i nazisti locali che fecero pressione sul governo (che concesse

inizialmente maggiori autonomie).

Il 29-30 settembre 1938 a Monaco fu organizzato un incontro tra i capi del governo tra le

grandi potenze europee (no Urss) dove Mussolini presentò un progetto che includeva le

richieste della Germania. Senza neanche consultare la Cecoslovacchia, Hitler fu soddisfatto.

Chamberlain, Daladier e Mussolini furono accolti come salvatori della pace, ma quella

raggiunta era una pace molto fragile.

7. I totalitarismi in Europa negli anni ‘30

Cominciarono ad affermarsi nell’Europa continentale regimi sempre piu’ autoritari, in

quanto ampi strati dell’opinione pubblica cominciarono a credere che le democrazie fossero

troppo deboli per tutelare gli interessi nazionali.

Questi regimi, chiamati convenzionalmente “fascisti”, si proponevano come promotori di una

vera e propria rivoluzione. Sul piano politico, prevedevano l’accentramento politico,

gerarchie dello Stato, inquadramento di grandi masse e rigido controllo sulla cultura; sul

piano economico, si proponevano come una “terza via” tra capitalismo e comunismo, che

però non si attuò mai, soppressero l’attività sindacale e si rafforzò l’intervento dello Stato

nell’economia.

Trovarono maggiori consensi nei ceti medi, dando la sensazione di appartenere a una

comunità con un capo e che ci fosse in questi regimi la meritocrazia, oltre a un nemico,

colpevole di ogni possibile colpa.

Furono una diretta conseguenza della società di massa, e riuscirono a sfruttare questo

fenomeno attraverso la propaganda e qualsiasi mezzo possibile per poterla dominare

totalmente.

7.1 Violenza e razzismo

I regimi totalitari non presero molto in considerazione il valore della vita umana, e risolsero

tutti i conflitti con l’uso sistematico della forza.

Queste pratiche erano già presenti a inizio ‘900, con le guerre coloniali e lo sterminio degli

armeni, ma la rivoluzione si ebbe con la prima guerra mondiale, che portò i governi a

ragionare in termini di efficienza collettiva, e non benessere del singolo. Si cominciò ad

affermare piu’ radicalmente il nazionalismo, che vedeva nella nazione un organismo unico

che andava tutelato ad ogni costo.

Si diffuse così l’eugenetica, teoria che sosteneva la necessità di forzare il perfezionamento

della razza umana, conducendo esperimenti simili a quelli per animali e piante. Prodotto del

positivismo, le pratiche piu’ inquietanti (sterilizzazione e lobotomia) si affermarono in realtà

per la prima volta nei paesi democratici, come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi scandinavi.

La diffusa pratica dell'eliminazione fisica dei soggetti “malati” si ebbe, però, solo nei regimi

totalitari (Stalin con i kulaki, i tartari e tedeschi, Hitler con ebrei, slavi, ecc); ciò avvenne

perchè volevano tutti creare una comunità omogenea e compatta ed espellere ogni

elemento di diversità.

7.2 L’internazionale comunista

Nel VII congresso del Comintern (Mosca, 1935), si diffuse una nuova parola d’ordine,

ovvero quella della lotta al fascismo, e fu accantonata la contrapposizione tra i partiti

comunisti e le forze democratiche e socialdemocratiche (accusati di favorire il fascismo o

addirittura di esserne un’ala); la divisione delle sinistre, infatti, aveva finito per favorire

l’ascesa del fascismo.

Fu favorita dunque la nascita di coalizioni dette “fronti popolari” (unioni di questi partiti), che

dovevano appoggiare i governi democratici nella lotta contro il fascismo.

L’unico risultato di questi fronti, però, fu quello di restituire unità al movimento operaio

europeo.

7.3 La situazione francese

In Francia crebbero la destra reazionaria e i movimenti filofascisti, che organizzarono anche

una marcia sul Parlamento nel 1934 per impedire l’insediamento del governo di Daladier, un

radicale. Per la prima volta dopo anni, socialisti e comunisti si unirono e bloccarono la

marcia.

Nel maggio del 1936, le sinistre vinsero le elezioni e si formò un governo di radicali e

socialisti, presieduto da Léon Blum e accolto con grande entusiasmo popolare; furono firmati

anche gli storici accordi di Palazzo Matignon, che prevedevano l’aumento dei salari, la

riduzione della settimana lavorativa a quaranta ore e quindici giorni di ferie pagate.

Questi accordi, però, crearono molte difficoltà all’economia francese, e l’aumento del costo

del lavoro portò a una maggiore competitività e all’aumento dell’inflazione; di conseguenza, il

governo attuò due svalutazioni del franco.

Blum si dimise nel 1937, e la sinistra si dissolse l’anno successivo.

7.4 Le tensioni sociali in Spagna

Dopo la fine della dittatura di Primo de Rivera e l’instaurazione della Repubblica, la Spagna

fu caratterizzata da una forte crisi economica e sociale; inoltre, nel 1932 ci fu un fallito colpo

di Stato militare e due anni dopo una violenta insurrezione anarchica nelle Asturie.

La Spagna era un paese profondamente arretrato e agricolo, ed era l’unico paese al

mondo in cui il maggiore sindacato, la Cnt, era controllata da anarchici; era molto forte il

peso dell’aristocrazia terriera (40% terre coltivate) e della Chiesa.

Nel 1932 fu varata una Costituzione democratica e molto avanzata; a sinistra c’erano i

socialisti (che appoggiavano la retorica rivoluzionaria) e gli anarchici, a destra i gruppi

cattolico-conservatori (che non si riconoscevano nella Repubblica) e al centro i partiti

democratico-repubblicani.

Nel febbraio del 1936 vinse il Fronte popolare, che fu percepita dalle masse come l’inizio di

una rivoluzione sociale, mentre i gruppi di destra risposero con una violenza squadristica,

con le Falange.

7.5 Lo scoppio della guerra civile spagnola

A luglio del 1936 fu assassinato l’esponente monarchico-conservatore Josè Calvo Sotelo da

dei poliziotti repubblicani; questo portò un gruppo di militare a ribellarsi al governo

repubblicano, guidati da una giunta di cinque generali, capeggiati da Francisco Franco, che

all’epoca era in Marocco e che successivamente si farà chiamare caudillo.

Nelle prime fasi il governo repubblicano riuscì a prevalere sui nazionalisti (che conquistarono

la Spagna Occidentale), grazie anche a un’intensa mobilitazione popolare.

Italia e Germania intervennero, supportando i nazionalisti con tanto materiale bellico. Le

democrazie non intervennero a favore della repubblica, e fu sottoscritto un accordo tra le

grandi potenze di non intervenire nella crisi spagnola (ovviamente, solo quelle teste di cazzo

perbeniste della Francia e della Gran Bretagna non lo rispettarono).

7.6 Le Brigate Internazionali

Solo l’Urss aiutò il governo spagnolo, organizzando le Brigate Internazionali, ovvero

reparti volontari composti da comunisti e antifascisti e alle quali presero parte anche

Hemingway e Orwell, e fu concepita come un'occasione per italiani e tedeschi di combattere

in campo aperto quella battaglia che non potevano combattere nella propria patria.

Questo intervento ebbe piu’ un significato morale che militare, anche se ebbe comunque

certi successi (a Guadalajara nel ‘37 gli italiani della Brigata Garibaldi sconfissero i fascisti).

7.7 La fine della guerra e il bilancio

Mentre i nazionalisti di Franco riuscirono a riorganizzare tutte le destre nel partito unico della

Falange nazionalista, il Fronte popolare perse il supporto della borghesia progressista,

spaventata dagli eccessi di violenza.

I repubblicani cominciarono a dividersi, scontrandosi sull’organizzazione della società

spagnola e sul modo di combattere la guerra. Il contrasto maggiore era quello tra anarchici e

comunisti (favorevoli a una linea moderata per non rompere l’unità delle sinistre), che

culminò in uno scontro tra le due parti a Barcellona nella primavera del ‘37; vinsero i

comunisti, grazie alla loro consistenza numerica e l’influenza di Stalin, e il Poum (partito

anarchico) fu liquidato.

Le divisioni del fronte repubblicano fecero guadagnare vantaggio ai nazionalisti, che nella

primavera del ’38 spezzarono in due il fronte repubblicano, separando Madrid dalla

Catalogna. All’inizio del ‘39, cadde Madrid.

500 mila morti, 300 mila emigrati politici e grave crisi economica.

La guerra civile spagnola anticipò la seconda guerra mondiale in quanto predette gli

schieramenti, fu una guerra ideologica e furono adottate nuove tecniche di guerra

(bombardamenti, rappresagli, rastrellamenti).

9. L’Unione Sovietica

Dopo la guerra, la Russia fu un importante punto di riferimento per i rivoluzionari

europei, ma l’esperienza bolscevica non riuscì a espandersi nel vecchio continente. Nel

1920 ci fu una breve guerra con la Polonia, che si concluse con la convinzione che la

rivoluzione non sarebbe potuta essere esportata attraverso i successi militari.

L’economia russa, dopo la rivoluzione, era in una situazione gravissima: l’abolizione della

proprietà terriera e la ridistribuzione delle terre ai contadini poveri portò alla nascita di molte

piccole aziende destinate all’autoconsumo; le industrie furono sorvegliate da consigli operai,

gestite direttamente dai lavoratori o controllate dallo stato; le banche furono nazionalizzate e

i debiti con l’estero cancellati. Il governo stampò sempre piu’ carta moneta, aumentando

l’inflazione e portando al ritorno al sistema del baratto e dei pagamenti in natura.

9.1 Il comunismo di guerra

Dall’estate del 1928 ci fu una stretta autoritaria sulla politica, in particolare nell’ambito

economico e che fu definito “comunismo di guerra”. Nei centri rurali furono creati comitati

specifici che dovevano raccogliere le produzioni in eccesso dei contadini, che poi dovevano

essere distribuite in città; furono promosse la creazione dei kolchozy (fattorie collettive) e dei

sovchozy (fattorie sovietiche, gestite dallo stato o dai soviet locali); furono nazionalizzati i

settori industriali piu’ importanti.

Sul piano economico l’esperienza fu devastante (nel 1920 il volume della produzione

industriale era sette volte minore di quello del 1913) e la fame e la disoccupazione portarono

allo spopolamento delle grandi città; fiorì il commercio privato illegale e ci furono numerose

carestie, la piu’ nota quella del ‘21 che colpì le campagne russe e ucraine e portò alla morte

di 3 milioni di persone.

Anche gli operai cominciarono a esprimere il loro dissenso, e nel ‘21 scopp

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A.A. 2024-2025
38 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher teasaricx di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Di Giovanni Marco.