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R R.
questo tipo di funzioni è semplice perché sono rappresentabili graficamente nel piano
⊆ →
cartesiano. Se f : A è una funzione allora il suo grafico è definito come
R R 2
{(x, ∈ |
Γ(f ) = y) y = f (x)}.
R
Quando non viene specificato il dominio di una funzione si intende che esso coincida con
il più grande sottoinsieme di in cui la funzione è definita. Questo sottoinsieme viene
R 1
chiamato insieme di definizione. L’uso del grafico è molto utile per intuire alcune
proprietà delle funzioni che abbiamo visto nei capitoli precedenti.
Prendiamo, ad esempio, una funzione y = f (x) il cui grafico è il seguente
2 y
1 x
−2 −1 1 2
−1
−2
La retta y = 0 ha con il grafico di f tre intersezioni: ciò significa che a 0 corrispondono
tre controimmagini. Quindi deduciamo che la funzione rappresentata non può essere
iniettiva. Deduciamo la seguente osservazione: una funzione f reale di variabile reale è
iniettiva se ogni retta orizzontale ha massimo un punto di intersezione con il grafico di
f .
Sempre seguendo la stessa strada possiamo dire che una funzione f reale di variabile
reale è suriettiva se ogni retta orizzontale ha almeno un punto di intersezione con il
grafico di f .
Questo metodo è molto utile in una dimostrazione di tipo distruttivo, ovvero quando
vogliamo mostrare che una funzione non è iniettiva o suriettiva.
Introduciamo le seguenti nozioni.
⊆ →
Sia f : (a, b) Siano x, y due qualsiasi elementi di (a, b) tali che x < y. Allora
R R.
diremo che:
• se f (x) > f (y) in (a, b) allora f è ivi strettamente decrescente;
1 Intuire non vuol dire dimostrare: infatti le intuizioni possono portare a conclusioni corrette, ma
solo la dimostrazione ci assicura che le nostre intuizioni sono corrette o sbagliate.
20
3.2 - Funzioni potenza con esponente intero positivo
• se f (x) < f (y) in (a, b) allora f è ivi strettamente crescente;
• ≥
se f (x) f (y) in (a, b) allora f è ivi decrescente;
• ≤
se f (x) f (y) in (a, b) allora f è ivi crescente.
Nei primi due casi f si dice strettamente monotona, negli ultimi due si dice mono-
tona.
Esempio 3.1. È chiaro che una funzione strettamente monotona è iniettiva, ma il
→
viceversa non è vero. Se prendiamo infatti la funzione f : [0, 2] la cui legge è
R
∈
x x [0, 1)
f (x) = − ∈
3 x x [1, 2]
si vede subito che è iniettiva ma non monotona.
Può essere utile alle volte capire se il grafico di una funzione possiede simmetrie rispetto
agli assi del sistema di riferimento.
⊆ ∈ −x ∈
Sia f : A una funzione in cui per ogni x A si ha che A. Allora f si dice
R ∈
pari se per ogni x A abbiamo che f (−x) = f (x), mentre si dice dispari se per ogni
∈ −f
x A abbiamo che f (−x) = (x). →
Si ha inoltre che una funzione f : è detta periodica di periodo T > 0 se
R R
∈
f (x + T ) = f (x) per ogni x R.
3.1 Funzioni potenza con esponente intero positivo
→
Si definisce funzione potenza con esponente intero positivo la funzione f : R R
e legge n ∈
f (x) = x , n N.
Le proprietà di questa funzione dipendono dai valori che assume n:
• Se n = 0 allora si ha la funzione costante f (x) = 1.
• Se n è pari allora la funzione è non negativa, pari, decrescente per x < 0, crescente
per x > 0.
• Se n è dispari allora la funzione è crescente, dispari, negativa per x < 0, positiva
per x > 0. 2 3
y = x y = x
1
1
0.8 0.5
0.6 −1 −0.5
0.4 0.5 1
−0.5
0.2 −1
−1 −0.5 0.5 1
Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 21
Capitolo 3 - Le funzioni elementari
3.2 Funzioni radice
La funzione radice è la funzione reale la cui legge è
√ 1
not ∈ − {0,
n
f (x) = x = x , n 1}.
n N
+
Il dominio è se n è pari. Se n è dispari allora il dominio è Questa funzione è la
R R.
funzione inversa della funzione potenza. Le proprietà di questa funzione dipendono dal
valore che assume n:
• ≥
Se n è pari, la funzione è definita per x 0, strettamente crescente e non negativa.
• Se n è dispari, la funzione è definita in strettamente crescente, negativa per
R,
x < 0 e positiva per x > 0. √
√ 3
y = x y = x
1 1
0.8 0.5
0.6 −1 −0.5
0.4 0.5 1
−0.5
0.2 −1
0.2 0.4 0.6 0.8 1
Osservazione 3.2. Dato il grafico di una funzione bigettiva y = f (x), come si
−1
ottiene il grafico dell’inversa? Facciamo il seguente ragionamento. La funzione f
si ottiene da f scambiando il ruolo del dominio e codominio, ovvero scambiando il
ruolo di x e y.
Dunque se y = f (x) è invertibile, allora x = f (y) è un’espressione dell’inversa da
−1
cui ricavando y, se possibile, si avrebbe y = f (x). Nel grafico questo si traduce in
una simmetria rispetto alla retta y = x.
√ √
3
y = x
y = x
3 2
1
2 −2 −1 1 2
1 −1
−2
0.5 1 1.5 2
22 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.
3.4 - Funzioni esponenziali
3.3 Funzioni esponenziali
La funzione esponenziale è la funzione reale la cui legge è
x
f (x) = a , a > 0.
Per a = 1 la funzione è banalmente la funzione costante y = 1.
La funzione esponenziale è strettamente positiva e passante per il punto (0, 1) per ogni
valore di a > 0.
Per a > 0 la funzione risulta essere strettamente crescente, mentre per 0 < a < 1 è
strettamente decrescente.
a> 1 0 <a< 1
6 6
4 4
2 2
−4 −2 −4 −2
2 4 2 4
6
La funzione esponenziale con a = 1 è una funzione iniettiva ma non suriettiva. Senza
applicare una restrizione al codominio non è invertibile. Per renderla invertibile dobbia-
+ −{0}.
mo restringere il codominio da a
R R
La funzione inversa della funzione esponenziale si chiama funzione logaritmo e sarà
oggetto di studio della prossima sezione.
3.4 Funzioni logaritmiche
Consideriamo l’equazione esponenziale elementare:
x
a = b, a > 0, b > 0.
Se b è potenza di a, la risoluzione dell’equazione non presenta problemi: basta applicare
le proprietà delle potenze. Se b non è potenza di a il problema non è risolubile utilizzando
le proprietà delle potenze. Si potrebbe affermare che non esiste una soluzione! Ma questo
non è vero. 4 y
2 x
x
−2 2
0
−2
Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 23
Capitolo 3 - Le funzioni elementari
x
Nel grafico abbiamo rappresentato y = 2 e la retta y = 3. L’ascissa del punto di
x
intersezione fra le due curve è la soluzione di 2 = 3. Le proprietà della funzione
2
esponenziale, ed in particolare la sua bigettività , ci assicurano l’esistenza ed unicità
dell’equazione.
Per descrivere questa unica soluzione ci inventiamo una nuova funzione detta logaritmo.
6
Siano a > 0, a = 1 e b > 0. Allora
x ←→
a = b x = log b.
a
Dunque diremo che log b è l’esponente da dare ad a per ottenere b.
a + − {0},
Si definisce funzione logaritmo la funzione reale avente dominio codominio
R
e legge
R f (x) = log x
a
con a strettamente positivo e diverso da 1. Dalla definizione di logaritmo si può notare
che la funzione logaritmo ed esponenziale sono inverse. 0 <a< 1
a> 1 2
2 1
−1
−1 1 2 3
1 2 3 −1
−2 −2
Illustriamo le proprietà della funzione logaritmo per due casi distinti:
• Se a > 1, la funzione è strettamente crescente, negativa per 0 < x < 1, positiva
per x > 1, nulla per x = 1.
• Se 0 < a < 1, la funzione è strettamente decrescente, positiva per 0 < x < 1,
negativa per x > 1, nulla per x = 1.
Indicheremo con ln x la funzione logaritmo la cui base è il numero di Nepero.
3.5 Funzioni goniometriche
3.5.1 La misura degli angoli nel piano cartesiano
In un piano cartesiano consideriamo la circonferenza centrata nell’origine e raggio uni-
tario. 3
Come possiamo introdurre gli angoli in un piano cartesiano? La costruzione non è dis-
simile da quella che si usa per la retta dei numeri reali. Si considera il semiasse positivo
2 Se consideriamo la funzione esponenziale da in
R R−{0}.
3 Un angolo è la parte di piano compresa fra due semirette che hanno la stessa origine.
24 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.
3.5 - Funzioni goniometriche
delle ascisse come angolo zero. Il senso antiorario è quello degli angoli positivi, mentre
il senso orario è quello degli angoli negativi.
In figura il raggio vettore OP definisce l’angolo positivo α. Lo stesso raggio vettore
OP definisce l’angolo negativo β, ottenuto da α togliendo l’angolo giro. Aggiungendo e
togliendo un numero finito di volte l’angolo giro da α, si può dedurre che lo stesso raggio
vettore definisce infiniti angoli con ampiezza differente.
y P
β α x
O
Come misuriamo gli angoli? Esistono modi differenti. Un modo è l’utilizzo del grado
sessagesimale e del grado sessadecimale. Si dice che un angolo è ampio 1 grado
sessagesimale o sessadecimale se è la trecentosessantesima parte dell’angolo giro. Per i
gradi sessadecimali si utilizzano come ampiezze numeri reali con la virgola. Ad esempio
◦
un angolo che è ampio mezzo grado si scriverà come 0.5 . Per i gradi sessagesimali
invece si utilizzano oltre ai gradi interi, anche i gradi primi e secondi. Un grado primo
(rispettivamente secondo) è la sessantesima parte di un grado (risp. secondo). Un angolo
◦ 0
di ampiezza 0.5 è uguale ad un angolo ampio 30 .
Vi un problema con la misurazione in gradi: vi è una unità di misura. Nel calcolo
infinitesimale questo può essere un problema. Allora si utilizza la misura in radianti.
La misura in radianti è legata alla misura di archi di circonferenze. Consideriamo un
angolo α che è angolo al centro di una circonferenza di raggio R. L’angolo α misura 1
radiante se sottende un arco uguale a R.
Dunque se una circonferenza di raggio R è lunga 2πR, un angolo giro misura 2π radianti,
π radianti. Se un angolo di
un angolo piatto misura π radianti, un angolo retto misura 2
◦ π
30 è la sesta parte dell’angolo piatto, allora misurerà radianti. Poiché un angolo di
6
◦ ◦ π
60 è doppio di uno di 30 , allora misurerà .
3
Quindi, data la misura di un angol