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VITA DEL COSTRUITO
1. Anagrafica
Il Fondaco dei Tedeschi è un grande complesso in stile rinascimentale che guarda sul Ponte di
Rialto: presenta una pianta quadrata, un alzato a cinque livelli intorno ad una corte interna e una
copertura in vetro e acciaio; al centro poi, è collocata una vera vasca da pozzo che, un tempo,
attingeva l'acqua dalla cisterna sottostante.
La città di Venezia riprende questa tipologia edilizia e la adatta alle necessità della vita
commerciale che la contraddistinguevano durante il XIII secolo. L’edificio nasce, nel 1222, come
una struttura a corte, fornita di un unico accesso, con botteghe e magazzini al piano terra, taverne
ed alloggi in quelli superiori, atta ad ospitare anche viandanti e commercianti, come si deduce
dalla definizione stessa di “fondaco”.
Grazie alla posizione rilevante all’interno del capoluogo Veneto e all’utilità pubblica che ha da
sempre posseduto, il Fondaco è divenuto, col passare dei secoli, un monumento simbolo della
comunità mercantile, della Repubblica di Venezia e della società ad essa legata. Al giorno d’oggi
esso rimane un punto di riferimento all’interno del panorama architettonico, storico e culturale
della città, valorizzato attraverso il progetto di conservazione e riuso attuato da OMA nel 2016, il
quale cerca di restituire l’edificio agli abitanti veneziani.
2. Inquadramento cartografico
Un corso d’acqua, dall’andamento sinuoso, attraversa la laguna di Venezia. Questo prende il
nome di Canal Grande e rappresenta il punto attorno al quale la città si è uniformemente sviluppata
(soprattutto dal punto di vista commerciale), nonostante, apparentemente, ponga una netta
divisione in sestieri.
Il suo collegamento diretto con il mare e, dunque, con tutta l’Europa, è sempre stato considerato
una grande risorsa, tanto che, durante il IX secolo, il doge decise di spostare la sede del governo
sulle sponde del Canal Grande di Venezia, punto focale del commercio marittimo. A ciò seguirono
l’edificazione, specialmente sulle sue sponde, di maestosi palazzi per patrizi e mercanti e la nascita
delle case-fondaco, tra cui il Fondaco dei Tedeschi, il quale doveva, in particolare, accogliere e
immagazzinare le merci provenienti dai paesi nordici.
Il Fondaco, però, oltre ad affacciarsi sul Canal Grande, si trova in prossimità anche del Ponte di
Rialto, altro punto strategico per il commercio, poiché si connette al Mercato di Rialto, da cui
prende il nome: esso rappresentava uno dei più antichi e celebri mercati veneziani, in passato
noto anche per i prodotti provenienti dal lontano oriente.
Il posizionamento di questo edificio sembra dunque essere stato molto studiato all’epoca della sua
costruzione, ma anche oggi, nonostante l’attività mercantile non sia fervida come allora, risulta
trovarsi nel cuore della città di Venezia, vicino a quelle che sono diventate importanti attrazioni
turistiche e dove si svolgono i maggiori eventi, come la Regata storica e la Festa della Madonna
della Salute.
Jacopo de’ Barbari, Veduta di Venezia, 1498. Copertura del Cartografia comprendente il Fondaco e l’area ad esso
Fondaco evidenziata in rosso. Fonte: “Dal Fontego al T Fondaco circostante, 1508. Fonte: “Dal Fontego al T Fondaco dei
dei Tedeschi”, Ing. Fegerico Zaggia. Tedeschi”, Ing. Fegerico Zaggia. Bernardo Bellotto, Veduta
del Ponte di Rialto, 1760
ca., collezione privata.
Sulla sinistra il Fondaco dei
Tedeschi avente ancora le
due torrette angolari.
Fonte: Casabella, Agosto
2016.
Ponte di Rialto al giorno
d’oggi. Sulla sinistra il
Fondaco, senza le torrette
angolari e i camini
sommitali. Fonte: “Il
Fondaco dei Tedeschi
Venezia, OMA. Il restauro
e il riuso di un monumento
veneziano.”
3. Costruzione e principali trasformazioni dell’edificio nel tempo
3.1. Il primo Fondaco, 1222 - 1505
La costruzione del Fondaco dei Tedeschi risale al 1222, anno in cui il Comune di Venezia acquista
l’area di edificazione, volta a ospitare mercanti e merci provenienti dall’impero. Inizialmente gestito
da privati, passa subito al controllo statale, attraverso la magistratura dei Visdomini del Fondaco.
Dalle fonti rinvenute, l’edificio originario si collocava nell’esatta posizione attuale, affacciato sul
Canal Grande, all’incrocio con il Rio dell’Olio. Rappresentato da De’ Barbari, il Fondaco appare
come un insieme di tre edifici a corte della stessa altezza: uno minore sul retro e due maggiori,
disposti lungo il Canale tra la Riva del Ferro e la Riva del Carbon.
Nonostante la rappresentazione di De’ Barbari, però, non abbiamo la certezza di come dovesse
apparire il Fondaco nel XIII secolo. Si suppone che i corpi di fabbrica si sviluppassero su tre piani,
con una delle corti avente loggiati su più livelli; ma a seguito dell’incendio del 1318 troviamo
descrizioni e rappresentazioni differenti rispetto alla prima: Felix Fabri , ad esempio, scrive
1
dell’edificio come sviluppato su due soli piani, mentre, un'altra raffigurazione anonima, lo
immortala, come un edificio con sole due corti. Si è invece certi che, già nel Trecento, i simboli di
San Marco comparissero sulle facciate del Fondaco, proclamando o l’appartenenza della fabbrica
alla Signoria (e non ai mercanti tedeschi) o la sua bellezza e opulenza.
Sebbene l’edificio venga descritto come un organismo autonomo e chiuso rispetto alla città, esso
ha forti ripercussioni sulla gestione del contesto urbano: numerosi sono i provvedimenti pubblici
che, nel corso dei secoli successivi, mirano a consentire lo svolgimento delle attività mercantili e
a collegare l’estero col cuore della città.
3.2. Il secondo Fondaco, 1505 - 1908
Nella notte tra il 27 e il 28 gennaio 1505, il Fondaco dei Tedeschi viene fortemente danneggiato a
causa di un incendio per poi essere ricostruito per iniziativa del Consiglio dei Dieci, organo
amministrativo della Repubblica veneta. Il nuovo edificio viene inaugurato il 1° agosto 1508, anche
se non ancora del tutto terminato, e costituisce una novità all’interno del contesto urbano di
Venezia.
La grande loggia d’entrata sul Canal Grande è l’ingresso di maggiore importanza, poiché́ punto di
accesso delle merci: essa si innesta sulla facciata principale, tripartita con finestre disposte in
maniera uniforme, singole o a coppie, senza però comporre la tradizionale polifora veneziana del
Quattrocento. Altri elementi particolari e originali sono i poggioli al piano nobile che avvolgono gli
angoli del palazzo, la cui posizione è in corrispondenza dei due principali ambienti comuni, le
cosiddette Sale d’Inverno, il cuore del Fondaco. In facciata si può, inoltre, notare come il piano
nobile possieda un’altezza minore sia del piano terra che del terzo livello, il che è molto insolito: il
tutto è unito da fasce marcapiano che corrono lungo le pareti esterne della fabbrica, a definirne la
solida unità. Altro elemento originale rispetto ai corrispettivi palazzi veneziani è la presenza della
corte centrale, poiché in quegli anni non sarebbe esistita alcuna struttura ad essa paragonabile.
1 Frate Domenicano svizzero. Effettua un viaggio da Ulm a Venezia nel 1483 e le descrizioni di questo sono state conservate e
riprese in numerosi testi nei secoli successivi.
Gli elementi più caratteristici sono i pilastri che sostengono le arcate delle logge e la
conformazione a L dei pilastri angolari. A coronare la facciata sono presenti due torrette, demolite
successivamente nel restauro di fine XIX secolo. Dai rilievi dell’Ottocento, poi, si può osservare
come la fabbrica cinquecentesca presenti una distribuzione sconnessa degli ambienti: i due corpi
di fabbrica che si affacciano su Calle del Buso e lungo la Salizada, infatti, sono divisi a metà in
senso longitudinale, presentando una parte, a uso di alloggio e deposito merci, e un’altra, pubblica
volta ad ospitare botteghe.
Il 19 giugno 1505 infine, si decide anche che il nuovo progetto non debba presentare impiego di
marmi e di lavorazioni costose, in favore di decorazioni pittoriche a ornare le pareti interne ed
esterne del manufatto. Questa scelta consente di ottenere un forte impatto estetico, in quanto
tendenza insolita per un palazzo pubblico, seppure in modo relativamente economico. L’apparato
decorativo viene affidato a Giorgione e Tiziano, i quali rappresentano temi di varia natura. Il
Fondaco sembra quindi, una fabbrica fondamentalmente anomala nel panorama veneziano di
quest’epoca, e mostra interessanti relazioni tra pittura e architettura nella rielaborazione delle
forme del palazzo.
3.3. Il terzo Fondaco, 1908 - 2016
Nel 1797 cade la Repubblica di Venezia e, da quell’anno, il Fondaco perde la sua funzione
commerciale che lo aveva caratterizzato nei secoli precedenti. Il Governo francese, in vigore fino
al 1814, vi stabilisce successivamente la Dogana da Terra, mentre il Governo austriaco, dal 1815
al 1866, vi aggiunge altre funzioni pubbliche e amministrative; infine, con l’annessione di Venezia
al Regno d’Italia nel 1870, l’edificio ospiterà anche uffici postali. Questa commistione di funzioni
pubbliche nello stesso edificio porta alla necessità di riorganizzare gli spazi alle nuove esigenze,
chiudendo arcate con serramenti, sostituendo parzialmente la pavimentazione, installando nuovi
sistemi impiantistici nelle murature preesistenti e modificando sensibilmente gli spazi interni. Non
solo, ma anche la facciata sul Canal Grande presenta numerosi cambiamenti, tramite la
demolizione di due torrette e la modifica dei numerosi camini che la coronavano.
Nel 1908, però, vengono messi a punto due progetti che propongono una ricostruzione del
Fondaco, la cui realizzazione viene sospesa a causa dell’avvento della Prima Guerra Mondiale.
Negli anni a venire almeno altri cinque ne vengono elaborati e, nel frattempo, la proprietà del
Fondaco passa in mano al Ministero delle Comunicazioni, con una conseguente modifica delle
funzioni interne. Il progetto definitivo viene approvato nel 1938, sotto la guida dell’ingegnere Guido
Gerbino e, nel 1939, avviene l’inaugurazione del Palazzo delle Poste e dei Telegrafi. Il
collegamento tra il nuovo Palazzo delle Poste e il cantiere della nuova stazione ferroviaria indica
chiaramente che il progetto di rinnovamento del Fondaco si inserisce con forza nel contesto più
ampio della prospettiva di modernità che il regime prefigura per la città di Venezia e per lo Stato
più in generale.
Le modalità e gli obiettivi del restauro sono chiariti all’interno di un volume redatto da Manlio
Torquato Dazzi , dopo l’estromissione dall’incarico dell’ingegnere Gerbino, il quale