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GALILEO GALILEI

Il Seicento: un contesto favorevole al sapere scientifico

Il Seicento può essere considerato un secolo di profonde trasformazioni, in cui partendo

dalla crisi delle antiche certezze si giunge a incrinare e distruggere gli equilibri secolari. La civiltà

del Seicento vive una sensazione di profondo disorientamento, di incertezza, di instabilità del reale,

di apparenza delle cose e di relatività dei rapporti tra le cose. Emergono, dunque, una nuova

coscienza della realtà e una visione del mondo, a cui contribuiscono le scoperte di Galileo Galilei,

che danno una nuova immagine dell’universo.

Anche il letterato non è più al centro della corte, come accadeva nel secolo precedente. Di

conseguenza, le funzioni che nel Cinquecento erano state del cortigiano rinascimentale, adesso sono

affidate a intellettuali con competenze scientifiche. Una minoranza esigua di letterati trova una

sistemazione nella corte, ma la maggior parte dei letterati del Seicento si riunisce in ambienti chiusi,

le Accademie, in cui gli intellettuali possono confrontare le loro idee.

La coscienza della crisi degli antichi modelli è l’elemento predominante nella cultura del

Seicento e porta alla nascita di proposte innovative nei diversi ambiti del sapere. In Italia, in

particolare, nella prima metà del Seicento, nascono una nuova poetica, quella del Barocco, ed una

nuova metodologia scientifica, la Scienza Nuova di Galilei, dove si rivela più profondamente la

coscienza del secolo e la consapevolezza della crisi che è alla base della civiltà barocca.

Infatti, il sapere scientifico nel Seicento incontra un contesto favorevole, poiché la cultura

scientifica, pur rimanendo interconnessa con la filosofia e la teologia, conosce un grande sviluppo

grazie a diversi fattori: gli antichi non vengono più visti come modelli insuperabili, ma come

modelli da emulare e da superare; il gran numero di scoperte e invenzioni, grazie allo sviluppo della

tecnologia; la diffusione delle accademie scientifiche, come quella dei Lincei.

Galileo Galilei: la vita (1564-1642)

Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 da una famiglia fiorentina e crebbe in un ambiente di

forte impronta umanistica. Nel 1581, per volere del padre, si iscrisse alla facoltà di medicina,

scoprendo però presto la propria vocazione per la matematica, che approfondì sotto la guida di

Ostilio Ricci. 2

Nel 1589 ottenne la cattedra di matematica dell’Università di Pisa e rimase in questa città

per tre anni, durante i quali scoprì la legge di caduta dei gravi. Nel 1592 lasciò Pisa per Padova,

dove insegnò matematica e dove trascorse ben diciotto anni. Con la costruzione del cannocchiale

nel 1609 si aprì la serie delle grandi scoperte astronomiche, sintetizzate nel Sidereus nuncius

(1610). Queste scoperte accrebbero la fama di Galileo e gli procurarono il posto di “matematico e

filosofo” di corte e “matematico primario” all’università di Pisa, dove ritornò nel 1616.

Proseguendo i suoi studi e convincendosi sempre di più della validità e della correttezza

delle ipotesi astronomiche copernicane, Galilei cominciò a considerare la possibilità di un contrasto

con l’ortodossia cattolica. Intenzionato a evitare questo contrasto, scrisse fra il 1613 e il 1615 le

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quattro lettere, dette copernicane , che non gli evitarono però i problemi con il Sant’Uffizio. Infatti,

nel febbraio del 1616, Galilei fu ammonito dal cardinale Bellarmino di professare la nuova

astronomia e pochi giorni dopo l’opera di Copernico venne messa all’indice.

Rientrato a Firenze, Galilei iniziò a lavorare al Saggiatore, pubblicato nel 1623, dedicato a

problemi relativi alle comete e a importanti considerazioni sul suo metodo, basato sull’osservazione

e l’esperimento. Si tratta di una lettera in cui, riprendendo stralci dell’opera di padre Grassi, Galilei

ne contesta osservazioni e conclusioni.

Incoraggiato dall’ascesa al pontificato del cardinale Barberini (Urbano VIII), che gli aveva

mostrato benevolenza, Galilei iniziò a comporre il Dialogo sopra i due massimi sistemi, che fu

pubblicato nel 1632, in cui la teoria copernicana viene presentata come un’ipotesi: a Venezia, nel

palazzo del nobile Giovan Francesco Sagredo, si svolge un dialogo immaginario, articolato in

quattro giornate, tra Filippo Salviati, sostenitore del sistema copernicano, e Simplicio, sostenitore di

Aristotele e Tolomeo. Tuttavia, l’opera fu sequestrata e Galilei fu processato davanti al

Sant’Uffizio. Il processo si concluse il 22 giugno 1633 con l’abiura di Galilei. Il carcere a vita fu

tramutato in confino, prima nel palazzo dell’arcivescovo di Siena, suo amico, e in seguito presso la

sua villa di Arcetri, dove scrisse il suo capolavoro scientifico: Discorsi e dimostrazioni matematiche

intorno a due nuove scienze, pubblicato in Olanda. Proseguì nei suoi studi fino alla morte, avvenuta

l’8 gennaio 1642.

La riabilitazione della figura di Galileo Galilei iniziò nel 1822 con l’esclusione della sua

opera dall’Indice dei libri proibiti, proseguì con la revisione del suo processo, sotto papa Paolo VI,

1 Le quattro lettere copernicane sono così suddivise: la prima è indirizzata al discepolo padre Benedetto Castelli, frate

domenicano; la seconda e la terza sono indirizzate ad un suo amico teologo, monsignor Pietro Dini; la quarta, alla

granduchessa Cristina di Lorena. Il tema centrale è la distinzione tra le verità naturali, che ci vengono rivelate da Dio

nel “libro della natura” e le verità di fede, che ci vengono rivelate nelle Sacre Scritture.

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e si concluse nel 1992 con il riconoscimento del torto commesso dalla Chiesa, sotto Giovanni Paolo

II.

L’importanza di Galileo nella storia del pensiero umano

Il contributo di Galileo Galilei nella storia del pensiero umano è notevole e dipende dal fatto

che Galileo opera il necessario distacco della fisica dalla metafisica, dando vita ad una vera e

propria rivoluzione metodologica nel campo dell’indagine scientifica, fondata sull’osservazione,

sull’indagine e sulla sperimentazione. La sua importanza consiste, dunque, nell’aver contribuito a

sostituire ad una concezione metafisica dell’universo una concezione fisica: il principio normativo

dei fenomeni naturali non è trascendente ad essi, ma la verità è nel fatto indagato e nella

formulazione in termini matematici e di legge del fenomeno stesso.

Galileo può essere considerato il fondatore della scienza moderna, ma la sua importanza non

può essere considerata solo di tipo scientifico. Infatti, nel momento in cui apre alla fisica una nuova

via da percorrere, Galileo determina anche, indirettamente, una svolta nella storia del pensiero

filosofico. Con Galileo, infatti, entrano in crisi alcuni concetti millenari della metafisica, che si

rivelano inadatti per un’efficace conoscenza della natura e che troveranno una critica filosofica da

parte degli empiristi. Egli rielabora anche i concetti di ragione, di esperienza, di induzione e di

deduzione, facendo della verifica un punto essenziale della nuova scienza.

Oltre ad appartenere alla storia globale della civiltà e a quella della scienza, la figura di

Galilei appartiene anche alla storia della letteratura italiana, per alcune sue opere, per il linguaggio e

le forme di comunicazione della sua produzione scientifica. Non a caso, Galilei è stato anche

definito uno “scienziato umanista”, poiché alla sperimentazione e all’osservazione scientifica

accosta anche la lettura di grandi autori come Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso. Alla critica letteraria

sono dedicati alcuni scritti non pubblicati: Due lezioni all’Accademia fiorentina circa la figura, sito

e grandezza dell’Inferno di Dante (1588), delle Postille al Petrarca, delle Postille all’Ariosto e

delle Considerazioni sul Tasso. In particolare, nutriva una particolare predilezione per l’autore

dell’Orlando furioso, al quale si ispira e al quale riconosce il proprio debito stilistico per la

“chiarezza” ed “evidenza” del linguaggio.

La precisione del suo stile, anche nelle opere scientifiche, fa nascere una lingua vigorosa,

precisa e chiara, senza tecnicismi, che avrà un’influenza fondamentale sulla lingua italiana e sulla

prosa scientifica. In alternativa al latino, Galilei usa la lingua italiana, il volgare. Questa scelta è

contraria a tutte le consuetudini del tempo, ma rispecchia perfettamente le finalità della ricerca

scientifica galileiana, che ha l’obiettivo di arrivare ad un pubblico più vasto. Nonostante la scienza

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Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DadaBen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Laino Antonella.