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Il "trionfo" del latino

Il "Paradiso degli Alberti" e le "tre corone fiorentine"

La letteratura tardogotica

Un romanzo tardogotico

La novella del 1400

Il Giuoco d'amore

Conclusione

Introduzione

Aleksandr Wesselofsky, l'illustre filologo russo, pubblica nel 1867-1869 il romanzo di Giovanni Gherardi, "Il Paradiso degli Alberti", dandogli il nome di Giovanni Gherardi detto Giovanni da Prato (ca. 1367-1446). Scrive "Il Paradiso degli Alberti" in lingua volgare nel 1426. Dopo aver descritto un viaggio immaginario a Creta e a Cipro, descrive le conversazioni di alcuni dotti e politici fiorentini nella villa del Paradiso di Antonio degli Alberti presso Firenze. Il Gherardi scrive anche il "Trattato d'una angelica cosa mostrata per una devotissima visione" e un poema d'imitazione dantesca, "Philomena". Come testimoniano le sue opere, il Gherardi è quindi un letterato tradizionalista.

A.Wesselofsky studia in

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maniera approfondita il testodel Gherardi, cercando di raccogliere notizie relative aipersonaggi dell'opera, cercando di illustrare la culturafiorentina dell'epoca, attraverso la pubblicazione discritti relativi al Gherardi e al suo ambiente. Oggigiornol'edizione del 1867-1869 del Wesselofsky è ancoraattendibile, a parte alcuni piccoli dettagli come alcuneomissioni o la mancata indicazione degli interventicorrettivi.

Il "trionfo" del latinoNel 1400 c'è un vero e proprio "trionfo" del latino nellaletteratura. Grazie all'Umanesimo il latino diventa la linguaprediletta dei dotti. L'utilizzo della lingua volgare eraritenuto inadeguato in quanto fosse poco adatto nellascrittura delle opere, a confronto con l'aulico latino. Lalingua volgare (*) perde con l'Umanesimo quasitotalmente la sua importanza, tornerà ad avere un certovalore solo con la nuova Repubblica Fiorentina dei Medici(ca. seconda parte del 1500).

La nascita della lingua volgare, nonostante il pensiero dell'epoca, non va vista come una rottura rispetto al latino classico, ma deve essere vista come un processo di evoluzione del latino popolare, che si trasforma in una nuova lingua attraverso cambiamenti lenti e spesso impercettibili. Nella seconda metà del 1500 la lingua volgare è molto legata alla letteratura, in quanto si prende forma nei centri regionali. Questi centri creano una propria cultura latina volgarizzata, che porterà con il tempo a rendere le differenze tra il latino e il volgare delle sfumature. (*) Lingua volgare: si indica il modo di parlare utilizzato dal popolo, in contrasto con la lingua latina dei dotti. La letteratura volgare è quindi quella letteratura composta nelle varie lingue o dialetti neolatini o romanzi. "Il Paradiso degli Alberti" Ne del 1426 Giovanni Gherardi cerca di ritrovare la tradizionale prosa volgare, ciò può quindi rappresentare uno deiprimi segni della rinascita del volgare fiorentino. Un altro importante fautore del volgare è l'umanista Leon Battista Alberti (Genova 1404-Roma 1472) il quale, pur scrivendo numerosi testi in latino, continua a sostenere il "Opere Volgari". Il volgare, secondo L'Alberti, è adatto per la trattazione di ogni materia. L'utilità del volgare è soprattutto quella di divulgare la cultura ad un pubblico vasto, e quindi è uno dei primi umanisti che comprende l'origine delle lingue romanze eliminando i pregiudizi nei confronti del volgare. Secondo Leon Battista Alberti non c'è nessuna differenza tra il latino e il volgare; accusa quindi gli intellettuali di continuare a sostenere solo ed esclusivamente il latino a discapito del volgare, continuando così ad ignorare tutte le imperfezioni della lingua italiana che potrebbero essere colmate riformando e valorizzando.degli Alberti" e le "Tre corone Fiorentine" Giovanni Gherardi è visto come il fautore della tradizione letteraria volgare delle tre corone Fiorentine: - Dante: Firenze 1265 – Ravenna 1321; - Petrarca: Arezzo 1304 – Padova 1374; - Boccaccio: Firenze 1313 – Certaldo 1375. Le tre corone Fiorentine vengono esaltate nell'opera "Paradiso degli Alberti". L'opera si riferisce agli incontri di alcuni illustri Maestri del secondo Trecento (ad esempio: L. Marsili, C. Salutati, B. Pelacani, F. Landini) con importanti personalità pubbliche della Firenze del tempo, nella principesca villa di Antonio degli Alberti, situata nella periferia meridionale di Firenze. Il Gherardi vuole dimostrare con quest'opera, ai dotti umanisti, l'importanza della letteratura volgare e l'ampia espressione attraverso cui questa cultura può esprimere i più diversi elementi.fine della quale esprime il suo punto di vista sulla crisi politica e economica che affligge Firenze. Nel quarto e quinto libro, invece, vengono descritte le glorie fiorentine, con particolare attenzione alla figura di Dante Alighieri. Il testo formattato con i tag HTML sarebbe il seguente:

"Il Paradiso degli Alberti" testimonia non solo la crisi della letteratura volgare, ma anche la crisi politica ed economica che colpisce Firenze nei primi decenni del 1400. Il Gherardi in riferimento a questa crisi, scrive la "Dolce mia patria, non ti canzone politico-morale incresca udirmi" che può essere ricondotta al periodo cruciale della guerra contro Milano, tra la fine del 1300 e l'inizio del 1400; descrive poi nel "Il Paradiso degli Alberti" le glorie fiorentine.

"Il Paradiso degli Alberti" si divide in cinque libri. Il primo libro ha una funzione introduttiva, mentre i successivi descrivono le conversazioni avvenute tra i dotti e gli uomini politici dell'epoca; prima nel castello dei Conti Guidi a Poppi (II libro) e poi nella villa "Il Paradiso" degli Alberti (III-V libro).

Nel terzo libro sono presenti diverse donne, tra loro Nicolosa, in quanto interviene in una discussione tra dotti, alla fine della quale esprime il suo punto di vista sulla crisi politica e economica che affligge Firenze. Nel quarto e quinto libro, invece, vengono descritte le glorie fiorentine, con particolare attenzione alla figura di Dante Alighieri.

Quale due fanciulle dedicano una ballata. Nel primo e nel secondo libro si alternano le diverse discussioni su argomenti riguardanti la scienza, la filosofia, la politica, la storia, la morale e le descrizioni di danze e giochi. Infine, viene introdotta la narrazione di novelle di diversa tipologia, che hanno il compito di chiarire le varie questioni sulle quali la brigata di volta in volta si intrattiene.

La letteratura tardogotica. Nel corso del XIV-XV secolo si definisce in Italia un tardogotico, nuovo stile: il come proseguimento ed epilogo dello stile gotico. Questo stile ha delle caratteristiche ben definite: la predilezione per oggetti piccoli che permette la larga diffusione di manufatti come manoscritti, avori, altaroli portatili, arazzi e soprattutto gioielli d'oro creati con materiali luminosi e pregiati; le rappresentazioni quasi reali attraverso la riproduzione degli oggetti nei minimi particolari; l'esaltazione della figura femminile; la realizzazione nei minimi

dettagli delle• rappresentazioni, in maniera quasi reale. Ogni oggetto veniva prodotto nei minimi particolari; la profanazione dei personaggi sacri.• Raffigurando questo realismo, si arriva alla rappresentazione di uno stile a volte grottesco. Gli elementi presenti nell'opera d'arte risultano o isolati nello spazio o collocati in determinati punti. Viene esaltata la figura della donna, vista come una figura "illuminata", solare; ella è ritratta nei minimi particolari. Lapo Gianni, Folgore da San Gimignano e Petrarca sono i letterati che sentono maggiormente questo cambiamento nella poesia italiana. Laura de Noves è la prima donna celebrata da Petrarca nella poesia italiana. Viene esaltata non la sua luce spirituale come per Beatrice, ma la sua figura fisica. Ella viene rappresentata dal Petrarca come il sole. La donna solare ne "Il Paradiso degli Alberti" è Cosa Nicolosa), rappresentata da (ovvero la quale colpisce nel cuore i fiorentini.

dell'epoca. La letteratura tardogotica rappresenta la letteratura per eccellenza degli aristocratici e della classe mercantile, ancora legata alla cultura tradizionale. Giovanni Gherardi, Cino Rinuccini e Domenico Da Prato (scrittori tardogotici) difendono la lingua volgare. Essi rappresentano il mondo come distaccato dalla realtà, un mondo pieno di agi e senza problemi, che vive in maniera pacifica. Al centro di questo mondo c'è la figura solare e luminosa della donna e un paesaggio tranquillo. La rappresentazione di questo mondo sereno è descritta "Il Paradiso degli Alberti nel migliore dei modi". Nella villa di Antonio degli Alberti vengono organizzati incontri tra intellettuali, artisti, uomini politici, scienziati, giullari e piacenti fanciulle. Tutto ciò accade nel 1389, nel 1390 scoppia la guerra tra Milano e Firenze. Quest'ultima riesce a vincere grazie soprattutto al contributo dei propri intellettuali. La letteratura tardogotica si basa

sulla descrizione dei minimi particolari, ogni dettaglio è descritto in maniera minuziosa. Questo stile, definito anche tradizionalista (al contrario di quello umanista), esalta il volgare riempiendolo di latinismi, ed introducendo nelle diverse opere anche personaggi mitologici della storia antica. Il romanzo tardogotico Nel romanzo si possono cogliere tutti gli elementi caratteristici dello stile letterario tardogotico come, ad esempio, l'immissione di moltissimi particolari, notizie, l'uso di superlativi e diminutivi e degli indeterminati mille, innumerabile, infinito. Per infondere più armonia all'opera, il Gherardi inserisce molti endecasillabi, in maniera mirata e molto curata. Con questa amplificazione, l'autore cerca di stordire il lettore, rimanendo, quasi, egli stesso vittima di questa forma enfatica. Nel mondo gherardiano tutto è esagerato e visto in una dimensione modificata. Lo scrittore compone il suo romanzo con l'uso costante di abbondantito nella città di Roma, il Gherardi utilizza una prosa ricca di immagini e di colori, descrivendo con vivacità i luoghi e le persone che popolano la città eterna. Nel terzo libro, invece, l'autore si sofferma sulla bellezza della natura, descrivendo con maestria il paesaggio circostante la villa di Antonio degli Alberti, con i suoi giardini fioriti e i suoi laghetti cristallini. L'opera del Gherardi si caratterizza anche per l'utilizzo di figure retoriche, come metafore e similitudini, che arricchiscono ulteriormente la prosa e rendono l'immaginario ancora più vivido e suggestivo. In conclusione, "Il Teatro di Cupido" è un'opera che si distingue per la sua bellezza e per la sua capacità di trasportare il lettore in mondi fantastici e suggestivi, grazie alla maestria narrativa del Gherardi e alla sua abilità nel creare immagini vivide e coinvolgenti.
Dettagli
A.A. 2020-2021
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CarmelaDiCicco di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Di Gregorio Mario Aurelio Umberto.