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ESERCITAZIONE 1
Lezione 13: Sessione 3
Cacciaguida (trisavolo di Dante) parla dell’antica Firenze
Par. XV 70-148:
Parafrasi
Mi rivolsi a Beatrice e lei comprese quello che
volevo dire ancor prima che parlassi
e mi fece un cenno di assenso con un sorriso
che aumentò il mio forte desiderio di parlare.
Poi cominciai a parlare così:
“Non appena vi apparve Dio, che è uguaglianza assoluta,
per voi beati il sentimento e l’intelligenza si bilanciarono,
poiché Dio, il sole che vi illuminò con la luce della sua sapienza
e vi infiammò con il fuoco del suo amore, è così uguale
nell’ardore della carità e nella luce della conoscenza,
che ogni altra uguaglianza è inadeguata.
Invece, in noi viventi la volontà e la capacità
di esprimersi a parole hanno ali di diversa potenza,
per il motivo che a voi è ben chiaro.
Perciò io, che sono un uomo mortale,
sento in me questa disuguaglianza e
quindi non posso ringraziare la vostra
paterna accoglienza se non con il cuore.
Però ti supplico, o spirito che splendi
come una gemma preziosa e che adorni questo
gioiello pregiato, affinché tu soddisfi il
mio desiderio di sapere il tuo nome.
“O mio discendente nel quale mi compiacqui
della tua famiglia”:
anche solo aspettandoti, io fui il progenitore
così, rispondendo, iniziò il suo discorso.
Subito dopo soggiunse:
“Colui dal quale prende il nome la tua famiglia e
che da più di cento anni percorre la prima cornice
del purgatorio fu mio figlio ed è il tuo bisavolo:
è giusto che tu, con i tuoi suffragi, gli riduca la lunga pena.
Firenze, chiusa nella cerchia più antica di mura,
dell’ora terza e della nona,
da cui ancora si ode il suono
viveva in pace, sobria e pudica.
(Le donne) non portavano bracciali e collane preziose
né corone sul campo né gonne ornate di fregi né di ricami
né cinture che fossero più appariscenti della persona.
La figlia, quando nasceva, non faceva ancora paura al padre
per il fatto di doverla maritare in età prematura
o con una dote eccessiva.
Non vi erano ancora case sproporzionate per il numero
di familiari, non vi era ancora arrivata la lussuria Sardanapalo)
(
a mostrare quali vizi e quali lussi possono
esistere nell’intimità della camera da letto.
Montemalo non era ancora stato
sconfitto dal vostro Uccellatoio,
proprio come ha vinto nella sua ascesa,
così sarà anche nella sua decadenza.
Vidi Bellincion Berti avvolto in una cintura di cuoio
e vidi la sua donna allontanarsi dallo specchio
con il volto senza trucco;
e vidi quelli delle famiglie dei Nerli e dei Vecchietti
coprirsi con un mantello non foderato
e le loro donne che lavoravano al fuso e al pennacchio.
Oh, fortunate (queste donne)!
Ciascuna di loro era certa che sarebbe stata sepolta in patria
(e non in esilio) e nessuna ancora era stata lasciata da sola
nel letto matrimoniale dal marito andato in Francia.
Una vegliava attendendo affettuosamente
al bambino nella culla e, per consolarlo quando piangeva,
usava quel linguaggio infantile che diverte il padre e la madre,
ancora prima che lo facesse il bambino.
Un’altra, filando raccontava, con la sua famiglia,
antiche storie di Troia, di Fiesole e di Roma.
Saria, allora, viene tenuta in grande meraviglia,
proprio come una Cianghella o un Lapo Salterello;
che dire, sarebbe come conoscere Cincinnato e Corniglia.
In un’esistenza così serena e luminosa,
in una comunità così fidata, in un rifugio così dolce,
Maria mi accolse, mentre veniva chiamata a gran voce.
Fu così che nell’antico Batisteo, trovai la mia identità,
essendo sia cristiano che Cacciaguida.
Moronto ed Eliseo furono i miei fratelli;
mia moglie venne dalla Val Padana e da qui venne il tuo cognome.
Poi seguii l’imperatore Corrado ed egli mi fece cavaliere
tanto gli fu gradito il mio valore e la mia attività militare.
Lo seguii nella crociata da lui guidata per contrastare
l’iniquità di quella religione maomettana,
i cui seguaci usurpano i diritti dei cristiani,
per colpa dei papi.
Qui fui liberato da quella gente infedele,
dai legami del mondo ingannevole, l’amore che corrompe
molte anime; e venni dal tormento a questa pace.
ESERCITAZIONE 2
Lezione 15: Sessione 3
Rerum vulgarium fragmenta (III)
(Rfv 90) - Sonetto numero XC
“Erano i capei d’oro a l’aura sparsi”
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che n’mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra la misura ardea
begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;
di quei
e’ l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea: