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PLATFORM SOCIETY

Con la creazione delle piattaforme, è nato un nuovo spazio pubblico di comunicazione, in cui avviene

una condivisione di norme. Le piattaforme mediano i contenuti degli iscritti, li conservano ed

organizzano, promuovendo la loro circolazione verso altri utenti ed hanno la capacità di influenzare le

dinamiche della politica e i mass media.

Secondo Boccia Artieri, è la struttura stessa delle piattaforme a sostenere un approccio di tipo

neoliberista, in quanto:

- consente di presentare il proprio sé come una collezione di gusti (musicali, letterari, cinematografici,

ecc.), coerentemente con la riduzione del cittadino a consumatore propria della logica neoliberista;

- offre una rete di contatti con cui tessere alleanze finalizzate a ottenere vantaggi relazionali e

simbolici in termini di visibilità, popolarità e autopromozione;

- offre un’informazione ampia ma mai completa, mai libera da ambiguità e possibilità di

fraintendimento. 4

● LA PRIVACY E I PARADOSSI AD ESSA COLLEGATI

Il tema della privacy inizia a crescere con la nascita dei social network.

Nei primi social media statici, basati sul profilo utente, la questione della privacy viene affidata alle

impostazioni di visibilità del profilo stesso.

Sui social media dinamici è possibile gestire la privacy di ogni singolo contenuto e il confine tra

pubblico e privato è associabile appunto al contenuto e definito dalla distinzione tra un’audience

indifferenziata o una rete di contatti precisa, definita da chi pubblica.

Esistono differenti tipologie di privacy:

- la privacy di rete: relativa alle relazioni con gli utenti sui social media con cui si ha reciprocità;

- la privacy di diffusione: relativa ai contenuti su cui si può esercitare un controllo e che raggiunge

pubblici predefiniti in base all'affinità;

- la privacy di flusso: relativa alle comunicazioni basate su flussi one-to-one rispetto a quelle many-to-

many.

Nel 1890 Warren e Brandeis definirono la Privacy come un "diritto di essere lasciati in pace", che

applicata alla nostra attività sui social media possiamo dividere in:

• Social Privacy: riferita alla propria identità in rete, che riguarda i processi di costruzione di sé

online e fa riferimento all'area delle relazioni interpersonali tra noi e gli altri utenti.

E’ generalmente definita come “la protezione delle informazioni personali contro un uso improprio e

contro la condivisione non autorizzata o non voluta attraverso altri utenti”

• Institutional Privacy (o Informational privacy): riferita alla relazione tra l'utente e le varie istituzioni

sia pubbliche che private. Ha come obiettivo quello di consentire, attraverso la protezione dei dati, di

mantenere un’identità personale inviolata.

• Expressive Privacy: relativa alla protezione dell’espressione della propria identità dagli interventi da

parte di terzi. Riguarda sia le identità individuali, sia le identità degli utenti istituzionali.

Diverse ricerche, svolte soprattutto sui giovani, hanno messo in luce come gli utenti dei social media si

dichiarano preoccupati per la propria privacy, ma a questa preoccupazione apparentemente non

corrisponde un corretto uso degli strumenti ideati e proposti dalle piattaforme per controllare audience,

contesti, intrusioni espressive, raccolta e commercializzazione dei propri dati personali.

Il paradosso della privacy consiste quindi nella mancata consapevolezza rispetto alla diffusione di

informazioni sensibili e la mancanza delle competenze relative alla tutela e alla gestione della privacy

online.

Un gruppo di interpretazioni ha ricondotto il “paradosso della privacy” a un “paradosso del controllo”,

poiché la tutela della privacy viene equiparata alla possibilità che i singoli esercitino un controllo sulle

informazioni che mettono in rete. Finché abbiamo il controllo di tali informazioni diamo meno

importanza al controllo sull’accessibilità e uso di queste informazioni da parte di altri.

Una delle chiavi argomentative che può spiegare i due paradossi è che la gestione della privacy è un gioco

di equilibri, una negoziazione tra apertura e chiusura, ma anche uno scambio tra azioni e benefici attesi.

Dunque, la gestione della privacy è la ricerca di un equilibrio tra il sé, la zona grigia tra pubblico e

privato creata dai social media, e la socievolezza. 5

● DESCRIVERE IL CAPITALISMO DELLE PIATTAFORME

Il capitalismo delle piattaforme è riassumibile nei seguenti punti:

- QUARTO SPIRITO DEL CAPITALISMO: parliamo di affettive capitalism, biocapitalism, knowing

capitalism, platform capitalism;

- QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: tecnologia incorporata nella società (es. robotica,

intelligenza artificiale, biotecnologie, nanotecnologie, algoritmi...);

- INDUSTRIA 4.0: pervasività del digitale nei processi produttivi;

- MOVIMENTI DI LAVORATORI: mobilitazioni collettive di rete, come per esempio i network.

Negli anni Novanta trova la sua genesi nella Californian Ideology. Nella Silicon Valley nascono colossi

come Google, Apple, Amazon, Uber, etc. Oggi abbiamo spazi digitali come Walled Garden ed importante

è il concetto di ambivalenza. Possiamo parlare di precarizzazione diffusa, espropriazioni di beni comuni

(come immagini e testi), e valorizzazione di attività gratuite o volontarie (es. condividere esperienze in

rete).

La rete è diventata onnipervasiva, governata da algoritmi che determinano cosa vediamo, cosa

acquistiamo, con chi interagiamo e persino cosa pensiamo. Le piattaforme digitali come Google,

Facebook e Amazon hanno accumulato un potere enorme, controllando l'accesso alle informazioni e

influenzando le nostre decisioni. Il capitalismo delle piattaforme ha portato a una concentrazione di potere

senza precedenti, con poche aziende che dominano il mercato e controllano la nostra vita digitale.

Questo solleva importanti questioni sulla privacy, la libertà di espressione e la democrazia stessa. È

necessario un dibattito pubblico su come regolare e controllare il potere delle piattaforme digitali, al fine

di garantire un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti degli utenti.

Per quanto riguarda il lavoro nel capitalismo delle piattaforme, nei modelli economici emergenti, i nuovi

confini tra attività e lavoro sono ridefiniti in maniera significativa: parliamo di SHARING ECONOMY

e GIG ECONOMY.

Nel capitalismo delle piattaforme, abbiamo una variazione per quanto riguarda la soggettività:

comprendere i mutamenti del lavoro equivale a comprendere le trasformazioni tecnologiche (vedi

sopra) e le trasformazioni della soggettività stessa. Il quadro interpretativo del passato non aiuta

granché a comprendere il presente, e le vecchie dicotomie non colgono le "zone ibride del lavoro" e le

esperienze dei soggetti, che vanno oscillando tra questione economico\contrattuale e questione simbolica\

identitaria. Inoltre, intervenire sulle nuove disuguaglianze non significa solo capire quanto, o quanto in

più, i lavori emergenti debbano essere remunerati. Importante è anche capire come costruire un'azione

sociale quando il lavoro gratuito diventa autogratificazione o quando il salario diventa promessa.

● DESCRIVERE IL CONCETTO DI CITIZENISM

Il concetto di Citizenism viene introdotto dal sociologo italiano Paolo Gerbaudo, ed è di fatto l'ideologia

del Cittadino Indignato, che è consapevole dell'essere stato privato dell'esercizio della sua cittadinanza.

Quest’ideologia è Neo-populista nelle istanze e Neo-anarchica nelle pratiche.

Secondo Gerbaudo il conflitto sociale NON risiede più nella contrapposizione tra capitale e lavoro

ma tra esercizio attivo della cittadinanza e oligarchia tecno-politica, manifestata nei movimenti di

piazza che si caratterizzano per:

• una vocazione inclusiva e maggiorata;

• un recupero del concetto di stato nazionale come campo privilegiato del conflitto;

• una riappropriazione dello spazio pubblico come pratica di lotta e mobilitazione e come luogo di

espressione di nuove forme di socialita, di solidarieta e di sperimentazione politica;

• un abbandono di un’attitudine minoritaria e di contro-potere.

6

● DESCRIVERE IL RAPPORTO TRA TECNOLOGIA E SOCIETÀ

ED I PARADOSSI ASSOCIATI

Per poter comprendere al meglio il rapporto tra la tecnologia e la società occorre dare una definizione di

tecnologia, che Brain nel 1937 definisce come “Tutti gli strumenti, macchine, utensili, armi, strumenti,

alloggi, abbigliamento, dispositivi di comunicazione e trasporto così come le competenze con cui il

produciamo e li usiamo”.

La tecnologia non è solo limitata alla dimensione materiale degli oggetti, ma anche relativa a fattori

culturali non materiali. Da un punto di vista sociologico potremmo dire che le tecnologie devono

essere analizzate a partire dalla loro incorporazione in pratiche culturali socialmente e

storicamente situate, che co-costruiscono un sistema sociotecnico, una rete di relazioni uomo-oggetto o

una connessione tra individui, istruzioni o cose.

Il ruolo che la tecnica/tecnologia gioca nello sviluppo dell’umanità è molto importante ed ha una sua

radice molto antica nella storia e possimao prendere l'esempio di Edipo e L’enigma della Sfinge, il

primo enigma conosciuto della storia, in cui una sfinge viva chiedeva a chi passasse chi fosse colui che

era capace di camminare sia con quattro piedi, sia con due che con tre. E divorava chi sbagliava la

risposta. La risposta all’enigma era l’uomo che infatti cammina a 4 gambe (a gattoni) quando è piccolo,

con due quando è adulto e con tre (con il bastone) quando è vecchio.

Il bastone è considerato un elemento tecnologico importante per lo sviluppo stesso dell'umanità.

Sta ad indicare la terza fase dell'uomo, oppure il bastone che diventa scettro, che diviene simbolo di

comando, riferita ad un sovrano.

Le nuove tecnologie, come ad esempio lo smartphone, sempre presenti nella nostra vita di tutti i giorni,

non sempre vengono viste come strumento positivo. Molto spesso, l'utilizzo dello smartphone viene visto

come un problema sociale per le nuove generazioni. Per questo motivo, le innovazioni tecnologiche

vengono spesso viste in modo ambivalente, vengono considerate indispensabili per il genere umano, ma

allo stesso tempo sono viste con sospetto, generando preoccupazione.

Nel 1972 Cohen inventa il concetto di MORAL PANIC, ossia una sorta di ansia diffusa per un

particolare fenomeno o gruppo. Viene percepita come minaccia per la società, fornisce un'impressione

esagerata di quello che in realtà è il problema (es. il navigatore, che può portarci a perdere o abbandonare

il nostro senso dell'orientamento).

Il determinismo tecnolo

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Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dennis_vettor di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Internet e social media studies e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Toscano Emanuele.
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