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Platone… perché la scrittura debilita la memoria). I libri hanno facilitato la riflessione, l’analisi. Il primo

nucleo librario importante è stato quello intorno ad Aristotele e alla sua scuola, e il modello della biblioteca

aristotelica diventerà pi la base della Biblioteca di Alessandria, memoria dell’ellenismo. L’accumulo di

sapere all’epoca non serviva per la sua diffusione, ma per la sua rielaborazione e produzione di nuovo

sapere. Solo in epoca romana nascono le prime biblioteche pubbliche. Con il medioevo tutto si sposta

nelle mani della cristianità, e le biblioteche diventano centri di copiatura. Con i secoli l’uomo ha migliorato

le tecniche di riproduzione, di classificazione e i supporti: da grandi lastre monolitiche a piastre circolari,

fino ai rotoli della biblioteca di Alessandria. Solo nel I d.C. compare il libero quadratus, fogli di papiro riuniti

insieme rilegati tra loro: è il Codex. Il codice, più maneggevole e comodo da consultare diventa il supporto

più usato, ed è stato mantenuto anche con l’avvento della stampa. Solo nell’Ottocento la diffusione delle

macchine tipografiche ha favorito la diffusione delle pubblicazioni periodiche. Aumenta l’alfabetizzazione e

la produzione libraria viene incrementata: le biblioteche diventano simili a come le conosciamo oggi. Oltre

all’evoluzione della stampa si sviluppano altre innovazioni tecnologiche che hanno cambiato

profondamente il modo di produrre e diffondere la conoscenza: nascono la fotografia e il cinema

nell’Ottocento. Nel Novecento fanno la comparsa i mass media. I libri non sono più l’unico mezzo di

comunicazione della conoscenza, con un impatto straordinario sulla società (radio e tv…). Eppure il

cambiamento epocale c’è stato alla fine del Novecento con la rivoluzione digitale e l’avvento d Internet. Si

sviluppano anche biblioteche digitali, che possono contenere di tutto, da libri a giornali a testi visivi o

audiovisivi o sonori, ad archivi storici a file di archivi amministrativi… insomma ogni oggetto digitale o

digitalizzabile. Internet è una enorme Biblioteca Digitale, che comprende tutti gli oggetti digitali esistenti, li

ordina, li conserva e li rende fruibili. Xanadu è un progetto mai realizzato di iperteso universale: è un unico

universo di documenti liberamente fruibile da cui si può raggiungere tutta la conoscenza umana. Era

un’utopia che con Internet diventa fattibile.

5.3 - Qualche nozione utile: metadati e “information retrieval”

•• I metadati sono dati che descrivono altri dati. Sono informazioni su documenti, testi e oggetti di varia

natura, strutturate in cambi che ne permettono una organizzazione, una gestione e un recupero più

efficienti. I metadati sono simili alle schede catalografiche bibliotecarie (schedine custodite in archivi): i

metadati esistono da quando esistono le raccolte di documenti. Già il titolo e l’autore sul cartellino

attaccato al rotolo del libro della biblioteca di Alessandria sono metadati. Esistono anche software che

associano automaticamente al documento dei metadati. Ci sono ovviamente indicizzati professionali che

analizzano il documento e decidono quali termini normalizzati associarvi.

•• L’information retrieval è l’insieme delle tecniche usate per il recupero mirato delle informazioni digitali,

come documenti, metadati o altri oggetti presenti sul www o in archivi digitali. In senso stretto si usa

questo termine per indicare i linguaggi di interrogazione basati su comandi testuali tipici delle banche dati

commerciali online spesso usati in altri contesti come banche dati su CD, cataloghi automatizzati di

biblioteche, motori di ricerca… La distinzione fondamentale che è alla base dell’informazione retrieval è tra

la ricerca di una o più parole nell’intero testo di un documento primario (come un libro, un blog, un

articolo) e la ricerca delle stesse parole tra i metadati. Ci sono diversi metodi di ricerca, dal semplice

scorrimento al complesso multimedia information retrieval, che permetterebbe la ricerca di documenti non

testuali senza passare dai metadati testuali. : ogni documento elettronico deve essere trattato tramite gli

elementi di linguaggio più adatti alla sua natura (information retrieval basato su informazioni testuali per i

testi, un metodo di Visual retrieval per i documenti visivi, un sistema di audio retrieval per l’informazione

sonore - come Shazam -; un video retrieval per i video…). Il linguaggio verbale non ha già il dominio

assoluto nei sistemi di catalogazione.

5.4 - “Folksonomy” e Web 2.0: una definizione

•• La folksonomy (anche detta social o collaborative tagging) è un sistema di categorizzazione

collaborativa delle informazioni tramite assegnazione di metaforiche etichette (tag) liberamente scelte dagli

utenti. Deriva dalla fusione di folk e taxonomy, cioè tassonomia popolare; è il risultato dell’insieme di

pratiche individuali di tagging di oggetti sul web. Molti siti sono dotati di sistemi automatici di correlazione

dei tag, che permettono di associare diversi contenuti simili (“video correlati” su Youtube, ma anche su

Netflix…). La folksonomy nasce nel 2004 per implementare servizi di social bookmarking e classificazione

di immagini. Per web 2.0 si intende l’insieme di siti di nuova generazione nei quali gli utenti possono creare

facilmente le proprie pagine personali, pubblicare user generated content e mettersi in relazione con altri

utenti. L’utente è sempre già centrale. Secondo O’Reilly il web 2.0 è quello all’architettura della

partecipazione. I detrattori invece dicono che il web 2.0 è semplicemente una continuazione dei valori di

libertà, relazione condivisione sempre alla base della cultura di Internet di Tim Berners-Lee. Però le

applicazioni del web 2.0 hanno effettivamente abbassato la soglia di conoscenze tecniche necessarie per

compiere azioni che in passato erano solo per poche persone. Sia il web 2.0 sia la folksonomy sono fattori

di democratizzazione della società perché offrono agli utenti un maggiore controllo sui flussi di

informazione. Nel web 2.0, a differenza di biblioteche e archivi con professionisti che categorizzano le

informazioni, sono gli utenti ad assegnare tag ai contenuti.

5.5 - “Folksonomy” e potere

•• La gestione del sapere da sempre ha avuto a che fare con il potere. La letteratura era strumento di

propaganda. Nella catalogazione delle opere vi è un grande potere di ricontestualizzazione. L’attribuzione

dei significati di un testo dipende molto dal contesto in cui viene fruito. In base a come cataloghiamo le

poesie di Saffo (poetessa greca tra VII e VI secolo a.C.) - poesie d’amore, Antica Grecia, Omosessualità,

Devianza… - le opere di Saffo verranno trovate o meno dalle persone. Anche la scelta dei criteri di

rilevanza nelle ricerche, correlata alla definizione dei metadati, è una operazione che esercita molto potere.

La maggior parte del potere lo ha il motore di ricerca. Se cerco “bicicletta” su google, avrò tutti i risultati

che nei metadati ma anche nel corpo del testo avranno la parola cercata. Invece se cerco “bicicletta” su

Youtube, avrò solo i risultati basati sui metadati, perché il contenuto video non è ancora analizzabile,

quindi il peso del social tagging è in questo caso maggiore.

5.6 - Pregi e difetti della “folksonomy”

•• La folksonomy permette “il miglior disordine possibile” garantendo una classificazione rapida, distribuita

e scalabile per adeguarsi all’ambiente in continuo movimento. La folksonomy è utile se l’archivio è grande,

frequentato e aggiornato continuamente (come in Youtube). Infatti nessuna classificazione rigida e univoca

potrebbe rappresentare la complessità del mondo. La folksonomy rende conto delle diverse attribuzioni di

significato che l’utente può attivare fruendo o pubblicando informazioni online. La folksonomy è poi molto

utile per creare occasioni di serendipity, cioè la scoperta di cose impreviste mentre se ne stavano

cercando altre, attraverso anche un nuovo tipo di information retrieval, chiamato pivot browsing, cioè

navigazione libera dei tag. Huberman crede che la folksonomy abbia il difetto di essere ambigua e non

controlla sinonimi e differenze (“New York", “New York City”, “NYC”…). L’ambiguità dei tag può essere

complementare (polisemia, con diversi significati legati - esempio: “collo”) e contrastiva (omonimia, come

nel caso della “vite”). Il problema dei sinonimi rende impossibile recuperare tutte le risorse desiderate. La

granularità indica il grado in cui è suddivisa una entità più grande. Nelle immagini si preferisce parlare di

definizione. Per Ridi sono quattro i difetti della folksonomy: scarsa qualità dei tag, scarsa copertura di

ambiti documentari, scarsa astrazione, rischio etico di conflitto di interessi tra la figura dell’autore e quella

del catalogatore. Altri problemi nascono con idiomi e alfabeti diversi, con l’uso degli spazi. Tutti questo

difetti hanno come conseguenza l’imprecisione della categorizzazione e quindi della ricerca dei contenuti,

soprattutto per i materiali multimediali in cui i tag pesano di più nella classificazione.

5.7 - “Folksonomy” e ricerca sociale online: una proposta operativa

•• Essendo la folksonomy un metodo che esprime liberamente i punti di vista degli utenti, questa

rispecchia i diversi modi di concepire e interpretare gli avvenimenti. Se dobbiamo ricercare la guerra in

Palestina nel 1948, un ebreo sionista la chiamerebbe “guerra di liberazione nazionale”, mentre un

palestinese “la disfatta”. Alcuni progetti di ricerca cercano di risolvere questi problemi estraendo

semantica, sintassi e pragmatica della folksonomy. Esistono servizi online di clustering 2.0; il più famoso è

il metamotore Clusty, che dispone di dizionari semantici che raggruppano i risultati in base alle analogie

dei loro significati, e rimescolano i risultati nei cluster per evidenziare pagine che altrimenti resterebbero

nascoste. Vergani (autore dell’articolo) invece pone al centro del processo di ricerca la soggettività del

ricercatore e la sua capacità di osservazione e di instaurare relazioni. Prima di effettuare una ricerca di

contenuti online, si deve conoscere approfonditamente il fenomeno sotto indagine, acquisendo mentalità

e vocabolario dei gruppi sociali coinvolti. Si devono quindi studiare i punti di vista dei soggetti,

appropriandosi dei loro termini e delle loro parole. Dalle ricerche, non tutte le keyword potrebbero produrre

risultati e non tutte potrebbero produrre so

Dettagli
A.A. 2018-2019
15 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simone.scacchetti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Internet e social media studies e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Epifani Stefano.