TALEE
23. Meristema primario e secondario differenze
Il meristema primario deriva da cellule meristematiche embrionali e dà origine a tessuti primari. Si
trovano negli apici vegetativi. Il secondario deriva da cellule adulte de-differenziate e origina i
tessuti secondari, si trova nel cambio.
24. Talee tipologie
Talee caulinare (sviluppo radici): legnosa, semilegnosa, di germoglio, erbacea, a seconda del
periodo in cui si preleva e dal livello di lignificazione ed esigenze specifiche.
Talee radicali (sviluppo germogli), talee fogliari con gemma (sviluppo radici), talee senza gemma
(sviluppo entrambi). Importante garantire adeguate T, umidità buio per la radicazione
25. Rizogenesi delle talee
1. Induzione: le cellule del cambio vengono indotte a differenziare con messaggi chimici e
molecolari 2. Formazione di abbozzi radicali: le cellule che originano radici sono quelle del cambio
3. Radicazione 3
26. Induzione alla radicazione
Trattamenti ormonali: talco in polvere+ soluzione madre=polvere
Soluzione madre+ alcol etilico 30%+ acqua distillata 70%=soluzione idrolitica
Applicazione di auxine
27. Letto riscaldato e perché è utile per la radicazione delle talee
Esternamente 7-10°C (evita schiusura delle gemme), alla base del letto 20°C. Alla base abbiamo una
serpentina con sopra ciottoli e substrato di radicamento, ugelli che vaporizzano l’acqua in maniera
tale da non creare un ambiente asfittico e garantire l’irrigazione.
28. Cosa può indurre la variabilità
È la presenza di differenze tra individui, che si può riscontrare anche tra piante prodotte da uno
stesso individuo (soma-clonale).
Fenotipica: indotta da cause ambientali, patogeni (caso di raggiola), transizione di fase, topofisi,
polarità, modificazioni epigenetiche, micropropagazione
Genotipica: indotta da mutazioni, casuali o stimolate tramite trattamenti chimici (colchicina), fisici
(radiazioni), ormonali, o con le tecniche di propagazione (Cu o Zn agenti mutageni)
29. Mutazioni
Sono cambiamenti genomici che avvengono sul DNA delle cellule durante la divisione cellulare. Si
dividono in: mutazioni naturali dovuti a stress termici, inquinamento, trattamenti mutageni fisici;
mutazioni gemmari avvengono nelle gemme INNESTI
30. Definizione di innesto
Unione due piante che possono continuate la loro crescita come un’unica pianta. La parte aerea è
la marza e la parte basale è il portainnesto.
31. Perché si fa l’innesto
Cambio varietale, riparare parti danneggiate, anticipare la crescita di nuovi incroci da seme,
studiare le malattie da virus, riprodurre cloni che non si prestano alla moltiplicazione per talea
32. Saldatura dell’innesto
Gli strati superficiale delle cellule nella regione cambiale producono cellule parenchimatiche che si
mescolano e si saldano, originando il callo; alcune cellule del cambio si differenziano in cambiali; il
nuovo cambio produce nuovi vasi xilematici e floematici; l’innesto non è una fusione di cellule
33. Disaffinità di innesto
L’incapacità di due piante di attecchire o di sviluppare efficacemente come se fosse un’unica
pianta, la combinazione rimane vivente ma compaiono modificazioni al soggetto o alla marza. Si
può superare utilizzando un intermediario affine sia con il portainnesto e la varietà individuata per
la produzione.
Mancanza d’attecchimento, filloptosi, ingiallimenti fogliari, disformità anatomica tra il nesto ed il
portainnesto, crescita stentata, ingrossamento punto d’innesto, differenze fisiologiche e
biochimiche
34. Tipi di innesti
Innesto a marza: a doppio spacco, a spacco laterale, a spacco, a triangolo, a corona
Innesto a gemma: a T, a pezza, alla maiorchina
35. In quali periodi dell’anno si effettuano gli innesti
A marza (condizioni di riposo) nel periodo primaverile si vende a fine anno un astone sviluppato,
aspettando un ulteriore anno astone ramificato. A gemma (marzo-aprile agosto-sett.) autunnale: le
marze vengono prelevate al momento dell’innesto (eliminare la parte aerea del portainnesto nella
primavera successiva) primaverile: marze raccolte prima dell’ingrossamento delle gemme e si ha un
periodo di crescita attivo giugno: alberi innestati di un anno 4
L’innesto primaverile favorisce una rapida saldatura del germoglio e una migliore ripresa del portinnesto, ma può soffrire se il caldo eccessivo
compromette l’idratazione.
L’innesto autunnale, invece, sfrutta il periodo di quiescenza per una cicatrizzazione più lenta e duratura ma richiede ambienti protetti e tempi più lunghi.
36. Innesto primaverile e autunnale vantaggi e svantaggi
Innesto primaverile (marzo) preferibilmente a marza (corona, spacco, spacco laterale, triangolo)
prelevata ancora in riposo
37. Cicli di produzione di una pianta innestata
Sono necessari 3 anni per ottenere un astone da innesto (crescita del portainnesto, innesto al
secondo anno, crescita dell’astone)
38. Polarità dell’innesto
Perché nella marza/gemma si conserva una memoria della polarità che si aveva nella pianta madre.
Se si inverte la polarità nell’innesto, la marza/gemma non attecchisce.
39. Differenza da pianta autoradicata e astone
Pianta autoradicata deriva da margotta, talea o altri metodi di propagazione vegetativa; astone è
giovane pianta innestata. Il portainnesto dell’astone può essere propagato per seme e avrà una
radice fittonante, mentre nelle piante autoradicata apparato radicale avventizio superficiale
MICROPROPAGAZIONE
40. Applicazione delle colture in vitro vegetali
Propagazione vegetativa: risanamento e caratterizzazione;
miglioramento genetico: induzione variabilità e manipolazione genica;
uso industriale: biosintesi di sostanze
41. Elenca le fasi della micropropagazione indicando i regolatori di crescita che si usano
1. Prelievo materiale/espianto: scelta della pianta madre (stabilità genetica, stato sanitario, età);
epoca di prelievo e tipo di espianto
2. Avvio della coltura asettica: sterilizzazione con ipoclorito di Na (2% per 20 minuti o 0,5% per
tempi ridotti) tempo di esposizione (preservare il meristema) concentrazione/dose; messa in
coltura
3. Moltiplicazione: aggiunta di citochine per la proliferazione
4. Radicazione in vitro: allungamento e radicazione con GA3 giberelline e auxine
5. Riadattamento ambiente esterno: 2 settimane 100% umidità relativa, luce ridotta, fotoperiodo
gestito e T cost
42. Tipi di espianti per micropropagazione e descrizione
Gemma o meristema apicale o laterale (apicale maggiore sicurezza di esenzione da virus). Cellule
somatiche, da cui si stimola la morfogenesi diretta o indiretta previa formazione di callo. Con
gemme o meristemi si ha maggiore garanzia di stabilità. Se invece si cerca variabilità, si parte da
cellule somatiche che devono prima de-differenziare, in cui c’è controllo minore e che possono
andare in contro a mutazione
43. La micropropagazione contribuisce a migliorare la qualità sanitaria delle piante
Il processo avviene in sterilità (trapianti sotto cappa a flusso laminare). Si usa anche per il
risanamento: termoterapia (38°C per 60-90gg), prelievo apici, indexaggio e propago la gemma
risanata in vitro oppure risano la pianta prelevando il meristema della gemma apicale non infetta da
virus
44. In vitro possono esserci problemi di variabilità genetica e sanitari
Moltiplicando in vitro da cellule somatiche già adulte e differenziate c’è meno garanzia di stabilità
rispetto ai meristemi apicali dove c’è maggior controllo. Quantitativi squilibrati di ormoni, stress
ossidativi dovuti alla forzatura del processo in vitro possono causare mutazioni. I substrati ricchi di
zuccheri sono di facile attacco e colonizzazione per funghi e batteri se ci sono errori nella
sterilizzazione e nei trapianti 5
45. Quali sono le problematiche dell’ambientamento di una pianta micropropagata
In vitro la piantina è eterototrofa, non è in grado di fare fotosintesi, non sa assorbire dal suolo e
non sa regolare la traspirazione (radice vetrosa senza peli radicali, foglie sottili con pochi stomi e
grandi). L’ambientamento deve fornire elevata umidita, T costante, modificare il fotoperiodo da
condizioni ottimali fino a situazioni più vicine a quelle esterne
46. Nella micropropagazione ci sono dei limiti nel numero di subculture? Se sì perché?
Sì perché maggiore è il numero di subculture e maggiore è la probabilità di avere mutazioni
47. Componenti che differenziano un substrato di coltura per miglioramento genetico
Per garantire la stabilità durante la propagazione delle piante si deve regolare le concentrazioni e il
tipo di ormoni (IBA auxine di sintesi più stabile di IAA). Gli stessi ormoni in diverse forme, miscelate
e concentrazioni possono favorire la mutagenesi per indurre mutazioni, devono essere
attentamente regolati in funzione dell’obiettivo.
48. Elenca i processi di morfogenesi per la micropropagazione e per la creazione di variabilità
Callogenesi: formazione del callo, tessuto de-differenziato
Caulogenesi: formazione di caule, di un germoglio o gemma avventizia
Rizogenesi: formazione di una radice avventizia
Embriogenesi somatica: formazione di un embrione somatico bipolare
49. Caulogenesi ed embriogenesi somatica
Caulogenesi: formazione di un germoglio/gemma avventizia con struttura unipolare e origine
pluricellulare
Embriogenesi somatica: formazione di un embrione somatico con struttura bipolare e origine
unicellulare CERTIFICAZIONE
50. Cosa deve fare un’azienda per avviare un’attività vivaistica
1. richiesta licenza vivaistica all’assessorato all’agricoltura della propria regione
2. Iscizione al Registro Ufficiale dei Produttori al SFR
3. Autorizzazione all’uso del passaporto solo per le specie in allegato V richiesta SFR
4.Accreditament per produrre piante certificate al servizio fitosanitario previe analisi del materiale
da parte di un laboratorio accreditato (CAV)
Superate queste fasi il vivaista può procedere alla produzione rispettando le norme di qualità e il
registro di carico e scarico
51. Principi della certificazione vivaistica
Il principio fondamentale della certificazione vivaistica è quello di garantire la vendita di piante
controllate sia dal punto di vista fitosanitario che genetico attraverso diversi controlli che vengono
svolti nel corso della filiera vivaistica (laboratorio analisi molecolari, servizio fitosanitario analisi
visiva)
52. Livelli di certificazione previsti dalla legge
Qualità CE obbligatorio per ortive e fruttiferi, per quest’ultimi c’è CAC viene assegnato al materiale
che rispetta i requisiti di corrispondenza varietale e fitosanitari minimi; certificato sono previs
-
Appunti Vivaistica
-
Riassunto esame Arboricoltura generale e tecnica vivaistica, prof. Gullo
-
Appunti di arboricoltura
-
Appunti di arboricoltura