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MARGOTTA AD ARCEHTTO
parte mediana e lasciando invece emergere la parte distale del ramo stesso. Questo
metodo di propagazione richiede che le piante abbiano rami lunghi e flessibili.
: consiste nell’interrare la parte apicale dei germogli in modo da farla
CAPOGATTO
radicare, è usato per il lampone e il rovo.
: si ottiene piegando orizzontalmente intere piante entro una
PROPAGGINE PER TRINCEA
trincea che viene chiusa in modo che i germogli emessi dalle loro gemme ed eziolati
alla base formino radici avventizie.
La tecnica della propaggine per trincea inizia con la messa a dimora delle barbatelle
destinate a formare le piante-madri. Tali barbatelle si dispongono a 70cm l’una
dall’altra in file distanti fra loro di 150cm. Le barbatelle vengono preferibilmente
piantate con un’inclinazione di 45° e raccorciate a 50cm di llunghezza. Nel corso del
primo anno, le piante-madri si lasciano vegetare liberamente; nel corso del successivo
riposo invernale si apre lungo la fila un solco profondo circa 5cm e largo 20cm nel
quale le piante vengono disposte orizzontalmente. Prima che le gemme si chiudano, le
piante vengono completamente ricoperte con uno strato di qualche cm di terra
leggera. Appena i germogli emettono dal terreno, si aggiunge un altro piccolo strato di
terra. Quando i germogli hanno raggiunto un’altezza di circa 10cm, si esegue un nuovo
apporto di terra, in modo da ricoprirli per non più di metà della loro lunghezza.
Nell’autunno successivo si rimuove il terreno e si asportano le barbatelle tagliandole
alla base. Occorre rispettare e lasciare in posto almeno un ramo ogni 30cm lungo la
fila. Questi rami verranno a loro volta piegati orizzontalmente per la produzione
dell’anno successivo.
La durata di questo impianto va oltre i 10 anni.
5. INNESTO
E’ un metodo di moltiplicazione che consiste nell’unire porzioni di piante diverse in
modo da costituire un unico individuo. In un albero innestato si distingue:
1)una parte sottostante al punto d’innesto (detta ipobionte, soggetto o
portinnesto) provvista di radici
2)e una sovrastante (detta epibionte, nesto, oggetto o gentile) destinata a
formare la chioma.
Il soggetto può essere ottenuto per propagazione gamica ed è quindi un semenzale
(franco), oppure per autoradicazione ed è quindi una barbatella (portinnesto clonale).
In generale le piante innestate sono bimembri, cioè ottenute dall’unione di due solo
individui; in certi casi però (reinnesto, sovrinnesto), si possono avere anche piante
trimembri, con l’interposizione, fra soggetto e oggetto, di un altro bionte.
L’innesto è la tecnica di moltiplicazione più diffusa per gli alberi da frutto, dato che ad
essa si ricorre anche per propagare piante caratterizzate da un sufficiente potere
rizogeno; tutto ciò sia per ragioni economiche, sia per raggiungere particolari finalità
quali:
-adattare gli alberi alle diverse condizioni climatiche
-regolare sviluppo e la messa a frutto degli alberi
-prevenire attacchi parassitari o malattie con l’impiego di portinnesti resistenti
-introdurre impollinatori nei frutteti che ne sono sprovvisti
-sostituire, mediante il reinnesto, cultivar superate dal punto di vista agronomico o
commerciale
-diagnosticare le virosi con innesti su piante “indicatrici”
Tipologie di innesti
Si possono avere innesti: per approssimazione, a gemma, a marza, ad arco e a ponte.
Inoltre, a seconda del grado di lignificazione dei bionti, gli innesti si possono ancora
distinguere in:
- erbacei, quando soggetto e oggetto non sono ancora lignificati
- semilegnosi, quando l’oggetto, a differenza del soggetto, è lignificato
- legnosi, quando entrambi i bionti sono lignificati.
1. INNESTI PER APPROSSIMAZIONE: comprendono gli innesti nei quali l’oggetto viene
distaccato dalla pianta-madre solo dopo l’avvenuto attecchimento.
Innesti per approssimazione spontanea avvengono spesso nei boschi.
Quelli ottenuti artificialmente si eseguono legando fra loro due rami dopo avere
asportato da essi uguali porzioni di corteccia fino al cambio, nei punti in cui si vuole
determinare l’unione (approssimazione semplice), oppure dopo aver anche intaccato il
legno in modo da consentire anche un reciproco incastri dei bionti (approssimazione a
intarsio).
2. INNESTI A GEMMA: comprendono gli innesti nei quali l’oggetto è costituito da una
gemma provvista di una porzione di corteccia più o meno estesa e anche di legno. Essi
si possono distinguere in:
- innesti a occhio (innesti a scudetto, a scudo): sono eseguiti incidendo a T la
corteccia del soggetto, sollevandone i lembi e inserendo, al di sotto di questi, l’oggetto
(scudo) costituito da una gemma e da una piccola porzione di corteccia e di legno. A
volte il taglio sul soggetto viene eseguito a “T capovolto” per facilitare il deflusso
dell’eccesso di linfa.
Gli innesti a scudo si dicono:
-a occhio vegetante quando sono eseguiti in primavera, con gemme distaccate da
marze prelevate durante l’inverno e conservate in frigorifero o stratificare;
-a occhio dormiente quando sono eseguiti alla fine dell’estate; le gemme, cosi
innestate, ormai quiescenti, si sviluppano solo nella primavera seguente.
L’attecchimento degli innesti a gemma dormiente può però essere accertato già
qualche giorno dopo la loro esecuzione, in base al comportamento del piccolo
moncone di picciolo fogliare presente sotto la gemma; se, infatti tale moncone si
distacca facilmente sotto l’effetto di una lieve pressione, l’innesto è attecchito.
Per gli innesti a gemma vegetante è opportuno che le marze si trovino ancora in stato
di riposo, perciò esse dovranno essere prelevata durante l’inverno e conservate
opportunatamente.
Per gli innesti a gemma dormiente gli “occhi” vengono distaccati da germogli dell’anno
sufficientemente sviluppati e in uno stadio di avanzata lignificazione.
Gli innesti a gemma si eseguono sul portinnesto intatto che viene poi reciso prima
della ripresa vegetativa. Al moncone viene poi legato il germoglio in accrescimento.
Quando questo è abbastanza sviluppato si procede alla soppressione del moncone
ormai inutile: l’operazione è detta sgarrettatura.
Negli ambienti caratterizzati da un periodo vegetativo assai lungo l’innesto a occhio
delle drupacee può essere eseguito in maggio-giugno su portinnesti franchi ottenuti da
semine autunnali o primaverili. Con questo tipo particolare d’innesto ad occhio
vegetante (detto innesto di giugno) le gemme vengono prelevate da germogli
sviluppati in primavera. Subito dopo aver eseguito l’innesto il soggetto si recide poco
sopra in modo da fare sviluppare prontamente la gemma innestata. Al termine del
ciclo vegetativo le piante sono pronte per essere trasferite a dimora.
-innesti a pezza (a toppa, a tassello): sono eseguiti asportando o sollevando dal
soggetto una porzione di corteccia (di forma rettangolare), e sostituendo ad essa una
stessa porzione di corteccia dell’oggetto provvista di almeno una gemma.
-innesti ad anello: sono eseguiti asportando dal soggetto un anello di corteccia alto
qualche cm e sostituendolo con uno stesso anello di corteccia prelevato dalla marza e
provvisto di almeno una gemma
-innesti alla maiorchina: sono eseguiti, di solito per la vite, praticando sul soggetto
una particolare intaccatura nella quale si inserisce uno scudo foggiato (modellato) in
modo tale da incastrarvisi.
Tutti gli innesti a occhio possono essere eseguiti solo quando il soggetto è “in
succhio”, cioè quando la corteccia si distacca agevolmente dal legno; ciò si verifica
quando il cambio è in attività e quindi durante il periodo primavera-estate.
3. INNESTI A MARZA: comprendono gli innesti nei quali l’oggetto è costituito da un
segmento di ramo provvisto di una o più gemme, detto appunto marza. Tali innesti si
eseguono poco prima della ripresa vegetativa primaverile. Anche in questo caso è
opportuno che il soggetto sia in condizioni vegetative più avanzate rispetto alla marza
che, di solito, è conservata dall’inverno precedente. Si possono distinguere:
-innesti a spacco: sono eseguiti inserendo la base dell’oggetto, sagomata a cuneo,
in una fenditura praticata sul soggetto in modo da interessare la corteccia e il legno.
A loro volta gli innesti a spacco di distinguono in innesti: a spacco comune, a spacco
terminale, a spacco inglese, a sella, a cavallo, a sperone e a spacco laterale.
a spacco comune: la base dell’oggetto viene inserita in una fenditura longitudinale
praticata sul soggetto capitozzato, facendo in modo che le zone cambiali dei due
bionti siano a contatto fra loro. Essi possono essere: a una marza, a due marze, a
spacco doppio, a spacco pieno.
a spacco terminale: eseguito in testa al soggetto non capitozzato.
a spacco inglese: eseguito per la vite. Il soggetto e l’oggetto, che devono avere uguale
diametro, vengono recisi con un taglio obliquo avente la stessa inclinazione e
sovrapposti in modo che le due superfici di taglio combacino fra di loro.
a sella: si esegue asportando, con un taglio tangenziale e uno trasversale, una
porzione di legno e di corteccia sia dal soggetto capitozzato, sia dalla marza, in modo
che le superfici di taglio dei due bionti vengano a coincidere.
a cavallo: molto simile all’innesto a spacco pieno, differisce da questo perché la
fenditura viene praticata sulla marza anziché sul soggetto.
a sperone: si esegue praticando, su piccole branche, un taglio obliquo; in tale taglio si
inserisce la base sagomata a cuneo di una marza. Questo tipo d’innesto non richiede
legature ma solo la protezione delle ferite con del mastice.
a spacco laterale: si esegue praticando un taglio laterale sul soggetto che non viene
cosi capitozzato.
-innesti a incastro (o a intarsio): sono innesti a marza eseguiti asportando dal
soggetto una porzione di legno e di corteccia in modo da formare un apposito
alloggiamento nel quale si inserisce la base modellata della marza.
-innesti a corona: l’oggetto viene inserito fra la corteccia e il legno del soggetto
dopo che ne è stata opportunamente preparata la parte basale. Appartengono a
questo gruppo “l’innesto a penna, a becco di luccio o a becco di clarino”. Più
propriamente il termine innesto a corona è usato nel caso di innesti con più marze
disposte in testa al soggetto capitozzato.
Gli innesti eseguiti su alberi a dimora (l'operazione di trapianto di una pianta nella sua
sede definitiva) hanno delle finalità diverse da quelle della propagazione. Si hanno:
4. INNESTO AD ARCO: è eseguito innestando l’estremità di un ramo piegato ad arco,
sotto la corteccia della branca su cui il