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SECONDA FAMIGLIA:
Si ha la PROPAGGINE quando portiamo l’albero al substrato, la MARGOTTA quando
portiamo il substrato all’albero.
-l’INNESTO, si ricorre quando il genotipo che doppiamo moltiplica ha una attitudine rizogena bassa
o nulla (cioè non ha la capacità di sviluppare radici avventizie).
Quindi è l’attitudine rizogena della cultivar che dobbiamo moltiplicare che ci indica il metodo di
moltiplicazione da utilizzare (ci sono dei metodi specifici per scegliere il metodo più giusto).
Attitudine rizogena: è la capacità di differenziare radici avventizie. (radici avventizie: se la radice è
in struttura primaria si originano dal periciclo, se la radice è in struttura secondaria si originano dai
raggi midollari).
È sempre preferibile l’autoradicazione. Solo nel caso in cui non sia possibile, bisogna ricorrere
all’innesto.
I tipi di INNESTO sono due:
1. A gemma
2. O marza
La scelta del metodo di autoradicazione, dipende da due criteri: l’attitudine rizogena del
genotipo che dobbiamo moltiplicare e la situazione fitosanitaria.
(es. la vite europea ha un’altissima attitudine rizogena, in Europa siamo costretti ad innestare la vite per via
della situazione fitosanitaria che è cambiata).
Una volta scelto il metodo questa scelta ha delle conseguenze, prima di tutto sui costi di impianto del
frutteto. In fase di gestione, invece, il metodo di propagazione influenza la durata del periodo improduttivo
giovanile. Quindi, non è neutra la scelta di un metodo o dell’altro.
Bisogna stare attenti ai criteri di progettazione ed impianto e gestione del frutteto.
Quindi quando si sceglie il metodo di moltiplicazione, bisogna stare attenti non solo ai criteri di scelta ma
bisogna considerare che il metodo scelto determina effetti.
PROPAGAZIONE GAMICA O PER SEME o SESSUALE O RIPRODUZIONE:
Una volta scelto il metodo questa scelta ha delle conseguenze.
LA RIPRODUZIONE: QUANDO SI USA? Per il miglioramento genetico, cioè per l’ottenimento di nuove
cultivar e di nuovi portinnesti da seme. Come si fa a propagare un portinnesto?
Se noi lo riproduciamo otteniamo un portinnesto da seme, se lo moltiplichiamo otteniamo un portinnesto
clonale (tutti e due vengono propagati).
(il seme va preso dalle piante madri porta seme, c’è tutto un sistema di certificazione vivaistico. I semi poi
vengono raccolti e conservati. La maggior parte dei semi hanno come sostanza di riserva i grassi, tranne
uno: la castagna che accumula zuccheri)
Ci sono alcuni caratteri trasmissibili per seme.
Periodo improduttivo giovanile: precocità di entrata in produzione.
Cioè, quando mettiamo a dimora un frutteto vi è un certo numero di anni per i quali il frutteto non
produce. (ad es. noi lo mettiamo a dimora nel 2020, noi i frutti li raccoglieremo probabilmente nel 2022-23,
questo periodo che intercorre si chiama periodo improduttivo giovanile)
Quindi il periodo improduttivo giovanile è il numero di anni compresi tra quello di impianto e l’anno in cui
viene effettuata la prima raccolta commerciale.
Il concetto di periodo improduttivo giovanile è sinonimo di “precocità di entrata in produzione”, cioè dopo
quanti anni entra in produzione un frutteto? (ad es. tre anni).
Quando il frutteto inizia a produrre, il singolo albero inizia a produrre dall’alto e quindi abbiamo nel frutteto
lo stadio giovanile, due stadi di transizione e poi lo stadio adulto (fase di piena produzione o frutteto
adulto).
Quali sono i caratteri di giovanilità: sia caratteri morfologici che fisiologici.
Quindi un albero giovane lo fa capire che è giovani, dai rami, dalle foglie ecc.
Altri caratteri morfologici: la spinescenza (col tempo scompare completamente), l’assenza delle gemme a
fiore, la presenza di germogli anticipati (gemme pronte).
Caratteri fisiologici: l’attitudine rizogena è più alta quando l’albero è giovane, rispetto a quando l’albero è
adulto.
Esiste anche un periodo improduttivo adulto che si chiama sterilità.
Da che cosa dipende la durata del periodo improduttivo giovanile? Dipende dal metodo di propagazione,
dalla potatura, dall’irrigazione, dalla concimazione, la vigoria della combinazione di innesto (se la vigoria è
alta più alto sarà il periodo di improduttività giovanile, più è vigoroso più tarda ad entrare in
produzione…quindi sono direttamente proporzionali) ecc..
L’obiettivo dell’agronomo è quello di ridurre al massimo tale periodo per: far rientrare i capitali investiti (è
importante il risultato economico).
(oggi il massimo di periodo improduttivo che si tollera è il terzo anno).
Ci sono alcuni metodi di propagazione che accelerano questo periodo, altri lo rallentano.
(nessuno ricorre alla riproduzione non solo per l’alto tasso di eterozigosi delle specie da frutto ma anche
perché ricorrere al seme vuol dire aumentare il periodo improduttivo giovanile).
Per quanto riguarda la durata del seme si va da 15 giorni a tre anni (olivo e vite tre anni, un mese gli agrumi,
le pomacee intorno ai sei mesi).
I semi una volta maturi all’interno del frutto non sono pronti per germinare perché l’albero madre non
riesce a germinare subito e quindi ha bisogno di un trattamento (“endodormienza” ovvero l’incapacità di
germinare di un seme legato all’elevata concentrazione di ormoni inibitori all’interno del seme).
Quindi il vivaista deve eliminare questa dormienza, altrimenti i semi non germinano,
poi c’è una ESODORMIENZA, che dipende dal fatto climatico. Il vivaista ha il compito di rimuovere tutti i
fattori di dormienza (endo e eso).
Quali sono i mezzi per agevolare la germinazione? E quindi per rimuovere la dormienza: mezzi meccanici
(rottura fisica dell’endocarpo), chimici (rottura dell’endocarpo con acidi), fisici (stratificazione di torba e di
sabbia e uno strato di semi, per eliminare la dormienza. Si controlla la temperatura, l’umidità e l’ossigeno).
La torba ha la funzione di mantenere umido il substrato, la sabbia ha il compito di mantenere ossigenato il
substrato. Ci deve essere l’acqua e l’ossigeno e quindi i semi si stratificano con una miscela di torba e
sabbia.
TECNICHE DI MOLTIPLICAZIONE:
Prima famiglia: quella per AUTORADICAZIONE (legata all’attitudine rizogena del genotipo, attitudine medio-
alta).
La TALEA: è una porzione di organo vegetativo (normalmente assile) epigeo che staccato dall’albero madre
e messo in opportune condizioni, riesce a sviluppare apparati ipogei e poi apparati epigei (quindi un nuovo
organismo vivente).
Se lo stacchiamo e poi lo facciamo radicare è una vera talea, se invece, lo facciamo radicare e poi lo
stacchiamo non è una talea ma rientra nella margotta e nelle propaggini. È importanti quindi dire che deve
essere staccato dall’albero madre (talea deriva da tagliare).
Per distinguere la TALEA dalla MICROPROPAGAZIONE, bisogna sottolineare che la talea prima radica e poi
germoglia. Perché se succedesse il contrario avremmo la micropropagazione e non la talea.
Con la talea abbiamo la possibilità di mantenere l’omogeneità genetica, l’identità genetica della cultivar.
(cultivar e portinnesti clonali). La talea richiede un requisito: la cultivar o il portinnesto devono avere una
medio-alta attitudine rizogena.
SVANTAGGI della talea: riesce a trasmettere le fitopatie (virus, batteri, funghi), quindi diventa
fondamentale il controllo fitosanitario.
La Talea la possiamo prelevare in primavera, in estate, in inverno e a seconda di quando stacchiamo la talea
dall’albero madre avremo quindi talee erbacee, talee legnose e talee semi-legnose.
Una talea si chiama erbacea quando è composta da germoglio.
Una talea è legnosa quando abbiamo il ramo o la branca.
Una talea è semi-legnosa è tipica delle specie sempreverdi (olivo e agrumi) (è una porzione di ramo
provvista di foglie) (non esiste la talea semi legnosa per le specie caducifoglie).
(l’olivo per eccellenza ha la talea semi- legnosa). (solo i germogli hanno le foglie nelle specie caducifoglie, ad
es. nella vite) (nelle specie sempreverdi le foglie si possono trovare sui germogli, sui rami e talvolta sulle
branche).
Noi possiamo fare la talea di qualsiasi organo, ma nel moderno vivaismo la si fa solo dei rami e dei
germogli.
Se l’attitudine è media o alta le specie si dicono di facile radicazione, se l’attitudine rizogena è bassa o nulla
sono difficili o a dirittura recalcitranti. Quindi una specie si dice recalcitrante se non radica per talea.
Ci può essere una specie che in generale è difficile però può avere delle cultivar facili, normalmente
succede il contrario: ci sono delle specie facili con delle cultivar difficili.
LA MICROPROPAGAZIONE O PROPAGAZIONE IN VITRO
E’ un metodo di propagazione che utilizza le micro-talea: le fasi iniziali avvengono in una provetta.
Ha enormi vantaggi:
- Moltiplicare specie difficili e recalcitranti
- Moltiplicare portinnesti (quindi avere un omogeneità in campo)
- Ha un elevato tasso di moltiplicazione dal momento che da una micro-talea possono ottenersi 1000
alberi
- Basso costo della piantina propagata
- Ottimo stato fitosanitario della produzione vivaistica
- Spazi ridotti; tempi brevi; produzione svincolata dall’andamento stagionale tipico di altri metodi di
propagazione (innesto, margotta)
- Il materiale è frigo conservato
- Programmazione della vendita e conservazione del germoplasma frutticolo
Alcuni svantaggi:
- Produzione occasionale di piantine con variazioni genetiche rispetto alla madre (rare mutazioni in
genere dovute all’impiego eccessivo di fitoregolatori
- Vi sono specie recalcitranti (non rappresenta proprio uno svantaggio ma una sfida del vivaismo
frutticolo
- Alti costi di impianto del laboratorio commerciale
- Necessità di manodopera specializzata
- Contaminazione da parte di microrganismi
LA MICROPOPAGAZIONE SFRUTTA LA TOTIPOTENZA ORGANO GENETICA
Ossia la capacità di alcune cellule parenchimatiche di de-differenziarsi e tornare allo stato meristematico;
un tessuto parenchimatico infatti, è ormai differenziato e risulta essere un organo specifico;
se si induce alla de-differenziazione di questo tessuto possiamo formarne qualsiasi altro; quindi nuovi
germogli ed organi ipogei (apici vegetativi e apici radicali, meristemi apicali e radicali)
I PARENCHIMATICI TORNANO MERISTEMATICI
Possiamo partire da tessuti vegetativi, gemme o già da meristemi apicali; (non ancora messe a punto) vi
sono sperimentazioni a partire da strutture riproduttive
LE ATTREZZATURE usate per la micropropagazione sono:
• Autoclave per disinfettare le micro-tale