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BREVE E LUNGO PERIODO
Dal 9 agosto è entrata in vigore la Legge 19 luglio 2019, n. 69 denominata "CodiceRosso", che ha comportato delle sostanziali modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Tale misura annuncia importanti novità, relative a: - Una nuova procedura - Misure cautelari e di prevenzione - Nuovi reati - Sanzioni - Termini e aggravanti 7. IL CODICE ROSSO: LA PROCEDURA È prevista un'accelerazione per l'avvio del procedimento penale per alcuni reati quali maltrattamenti in famiglia, lo stalking e la violenza sessuale, con l'obiettivo di adottare provvedimenti di protezione delle vittime in modo più celere rispetto alle altre fattispecie di reato. In altre parole, viene introdotto un canale prioritario, già previsto per la fissazione dei processi, nella fase che segue alla decisione delle vittima di procedere con la denuncia di quanto accaduto.Di guisa che non è più compito degli inquirenti a stabilire se unadenuncia o una querela per un reato di violenza domestica o di genere meriterà di esseretrattata con prontezza:
La polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisce immediatamente al pubblico ministero,anche in forma orale;
Il pubblico ministero, nelle ipotesi ove proceda per i delitti di violenza domestica o di genere, entrotre giorni dall'iscrizione della notizia di reato, deve assumere informazioni dalla persona offesa o dachi ha denunciato i fatti di reato. Il termine di tre giorni può essere prorogato solamente inpresenza di imprescindibili esigenze di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, purenell'interesse della persona offesa;
Gli atti d'indagine delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria devono avvenire senza ritardo.
8. IL CODICE ROSSO: MISURE CAUTELARI E DI PREVENZIONE
E' stata modificata la misura cautelare del divieto di
avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. La finalità sottesa è quella di consentire al giudice di garantirne il rispetto anche per tramite di procedure di controllo attraverso mezzi elettronici o ulteriori strumenti tecnici, come l'ormai più che collaudato braccialetto elettronico. Il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi viene ricompreso tra quelli che permettono l'applicazione di misure di prevenzione (LEZ. 2606). LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE IMMIGRATE Dalla relazione approvata il 6 febbraio 2018 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e ogni forma di violenza in genere, si evince che la percentuale di donne migranti che hanno denunciato di aver subìto violenza è sostanzialmente uguale alla percentuale di donne italiane. Secondo l'esperienza di varie associazioni autorevoli, le donne che si trovano regolarmente sul territorio italiano non hanno la materiale disponibilità delpassaporto o del permesso di soggiorno perché trattenuti dal marito o dal familiare convivente. Le Questure, inoltre, richiedono la presenza del familiare a cui il permesso di soggiorno è collegato. Questa prassi pone le donne in una condizione di disparità, riducendo drasticamente la loro autonomia nella gestione delle questioni che riguardano la loro regolarità sul territorio italiano.
Secondo le Disposizioni in materia di soggiorno per motivi familiari (art. 30 D. Lgs. 286/1998), il permesso di soggiorno "è immediatamente revocato qualora sia accertato che al matrimonio non è seguita l'effettiva convivenza salvo che dal matrimonio sia nata prole".
Le donne migranti, nel caso specifico quelle senza figli, si sentono a rischio di cadere in una condizione di irregolarità qualora decidessero di allontanarsi dal convivente maltrattante per fuggire dalle continue violenze.
È altrettanto vero però, che un'adeguata
Informazione darebbe luce ad un altro disposto contenuto nell'art. 18 bis del D.Lgs. 286/1998 il quale permette il rilascio di "uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza...". (31,3% contro 31,5%). La differenza sta nella maggiore gravità delle forme di violenza a cui sono esposte le donne migranti. Ciò per una serie di motivi che sono da ricercare in una insufficiente informazione sugli strumenti da attuare in caso di violenza, in una altrettanta disinformazione in merito alla tutela dei diritti fondamentali assicurata loro dall'ordinamento italiano e non ultima la stessa condizione di migrante che aggrava ulteriormente la loro posizione.
Spesso queste donne arrivano in Italia per motivi familiari: per ricongiungersi al marito o comunque ad un loro familiare da cui dipende il loro titolo di soggiorno.
LEZ. 286. IL VELO ISLAMICO
Il velo rappresenta uno degli argomenti legati alla libertà delle donne.
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che maggiormente crea dibattiti. Ne esistono 4 tipi fondamentali che riflettono in base all'aerea geografica di appartenenza della donna:
Il chador, è il velo che lascia scoperto solo il viso coprendo i capelli, le orecchie e il collo, e un mantello che copre tutto il corpo. È una tipologia di velo diffusa in Iran.
Il hijab è il velo che copre la testa e il collo lasciando libero il volto. È il velo che adempie almeno alle norme minime di velatura delle donne sancita dalla giurisprudenza islamica, con questo termine spesso si fa riferimento al velo più diffuso usato dalle donne musulmane che vivono in Europa.
Il niqab è un tipo di velo che copre il viso lasciando scoperti solo gli occhi, è un tipo di abbigliamento più diffuso in pubblico tra le donne dell'Arabia Saudita.
Il burqa, copre integralmente il corpo e il volto, compresi gli occhi, le donne che lo indossano possono vedere fuori solo grazie ad una retina ad altezza degli occhi.
E' il velo diffuso tra le donne dell'Afghanistan. L'obbligo dell'uso del velo per la donna islamica nasce dal Corano nella sura XXIV, 31 compare la parola khumur, tradotta come “velo”: «E dì alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle, eccetto quel che di fuori appare, e si coprano i seni d’un velo e non mostrino le loro parti belle altro che ai loro mariti o ai loro padri o ai loro suoceri o ai loro figli […]». L’unica indicazione esplicita qui è quella di coprire con un generico velo il seno e le “parti belle”, ragionevolmente le parti intime, quelle cioè che non appaiono “di fuori”. Questo versetto va letto tenendo presente quello precedente, che recita: «Dì ai credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne […]». Quindi le donne sono soggette a certe norme in.virtù delle proprie specifiche forme, ma l’invito alla morigeratezza vale per tutti i credenti.
LEZ. 291. I PRIMI EDITTI PER L'ABOLIZIONE DELLA FASCIATURA
I primi editti per l’abolizione della fasciatura furono emanati dalla dinastia imperiale nel 1902. Mafu con la caduta dell’impero e la nascita della Repubblica di Cina, nel 1911, che la pratica iniziò a essere attivamente combattuta come illegale. Tuttavia, nonostante i numerosi regolamenti e ordiniche si succedettero nel tempo, a livello nazionale e a livello locale, la sua concettualizzazione rimase essenzialmente quella di un “costume”. Come tale l´unica possibilitá di eliminazione era un’educazione che facesse maturare alle donne, ma anche agli uomini, la consapevolezza di quanto essa fosse “brutta” e “vergognosa” tale pratica.
La guerra contro il Giappone, che sconvolse la vita di migliaia di comunità anche nelle regioni interne della Cina,
Segnò un passaggio decisivo nello sradicare il costume. Ma ancora dopo il 1949, il nuovo governo del Partito Comunista Cinese, come aveva già fatto nelle regioni da esso controllato prima della guerra, reiterò il divieto, assieme a tutte le usanze – come il matrimonio combinato – ritenute arretrate e feudali. Fu negli anni Cinquanta, tuttavia, con la mobilitazione totale delle donne al lavoro, nelle campagne e nelle officine, che la fasciatura dei piedi delle bambine scomparve del tutto. L'unica fabbrica che in Cina produceva le calzature idonee per le donne, ormai anziane, con i piedi fasciati, ha finito la produzione nell'ultimo decennio del Novecento.
02. LE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
Le mutilazioni genitali femminili costituiscono pratiche volte alla parziale o totale rimozione della parte esteriore dei genitali femminili. Esse sono praticate per ragioni culturali, religiose o di altra natura, non a carattere
terapeutico.femminile è stata divisa, a seconda della gravità della stessa, in quattro diversi tipi di pratiche dall'O.M.S. (Organizzazione mondiale della sanità) come segue: - Clitoridectomia (tipo I) - Asportazione (tipo II) - L'infibulazione (tipo III) - Non classificate (tipo IV in cui sono inserite tutte le pratiche come piercing, cauterizzazione, taglio della vulva, l'uso di acidi che non rientrano negli altri due tipi di mutilazioni). Le bambine che sono sottoposte a mutilazioni riscontrano gravi problemi di salute e psicologici. Primi fra tutti quelli derivanti dall'utilizzo di oggetti rudimentali (coltelli, forbici, lamette da barba), la scarsa o totale assenza di igiene, la mancanza di uso di alcun tipo di anestetico. Tali pratiche hanno un tasso di mortalità elevatissimo e, le donne che hanno subito tali mutilazioni possono avere gravi problemi durante il parto. Le mutilazioni si pongono in contrasto con una ampia serie di diritti delle donne.donne, primi tra tutti diritti umani quali diritti alla dignità, alla vita ed integrità fisica e morale, riconosciuti nella maggioranza dei trattati internazionali, e attentano all'integrità fisica e alla salute mentale e fisica delle donne. Contrastano anche con il principio fondamentale di non discriminazione sancito nella Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna (Cedaw) e nella Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia. Tali forme di tortura sono praticate in più di 29 paesi. In alcuni, come la Somalia, l'Egitto e il Sudan, la percentuale di donne, ragazze e bambine mutilate supera l'80 per cento. In Kenya e Nigeria siamo tra il 26% e il 50%, mentre in Camerun, Niger e Iraq i numeri scendono fino al 10 per cento. Le mutilazioni genitali femminili sono praticate anche da alcuni gruppi etnici in Asia e America Latina e, a causa dell'elevato numero di immigrati che si spostano verso l'