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La campagna militare per l'unificazione tedesca
Il sovrano Guglielmo I era intenzionato a costruire un esercito di forze armate e per questo motivo nominò come cancelliere il conte Otto von Bismarck. Bismarck era infatti convinto dell'importanza di un complessivo miglioramento dell'assetto politico e militare della Prussia in previsione dell'unificazione di tutti gli Stati tedeschi proprio sotto la stessa Prussia. Il nuovo governo, di linea autoritaria e conservatrice, sotto la guida di Bismarck si impegnò proprio seguendo la prospettiva di un'unificazione tedesca. Il primo ostacolo per l'unificazione fu rappresentato dall'Impero Asburgico, iniziò così la prima campagna militare guidata dal generale von Moltke che sbaragliò l'esercito austroungarico. L'Impero Asburgico accettò lo scioglimento della Confederazione germanica e l'ingresso degli Stati tedeschi a nord del Meno nella nuova Confederazione della Germania del Nord con a capo Guglielmo I. Il 18Gennaio 1871, all'interno della Galleria degli Specchi del palazzo di Versailles, Guglielmo I fu proclamato imperatore tedesco. La politica del nuovo Stato tedesco si basò sulla difesa dei nuovi equilibri europei, mutati in seguito alle sconfitte di Francia e Austria e delle unificazioni di Germania e Italia. Nel 1878 Bismarck partecipò al Congresso di Berlino, voluto proprio dalla Germania, per facilitare un'intesa tra le potenze che in precedenza si erano scontrate contro la Russia riguardo alla questione orientale. La Russia, infatti, ambiva a sostituirsi alla Turchia, e in parte all'Impero austroungarico, per il controllo della regione balcanica. Grazie al lavoro di mediazione di Bismarck le aspirazioni russe furono ridimensionate escludendo però la Germania, che non aveva rivendicato nulla, da ogni vantaggio territoriale. I Balcani furono divisi in tre aree di influenza e i tre imperatori firmarono una nuova intesa, preludio della Triplice Alleanza.
(1882) che avrebbe permesso all'Italia dientrare nel sistema di alleanze tedesco. Tuttavia, i contrasti con il nuovo imperatore Guglielmo II, che premeva per unapolitica estera con la Germania attiva protagonista, portò Bismarck ad uscire di scena.
Lo shock petrolifero degli anni '70. Se ne evidenzino le cause e le conseguenze
Gli inizio degli anni Settanta furono scossi da due avvenimenti che generarono gravi conseguenze sulle economiemondiali. Nell'agosto 1971 gli Stati Uniti sospesero la convertibilità del dollaro in oro, il pilastro del sistema monetariointernazionale basato sugli accordi di Bretton Woods del 1944. La decisione deli americani derivava da un forte disagioeconomico provocato dalla guerra in Vietnam e da un crescente deficit commerciale. A conseguenza di questa situazionenacque una forte instabilità monetaria che portò ad una continua oscillazione dei prezzi delle materie prime e dei cambitra valute, senza più un
sistema di convertibilità fisso. Ma ancora più eclatante fu, nel novembre 1973, la decisione dei paesi produttori di petrolio che, in seguito alla guerra arabo israeliana, quadruplicarono il prezzo della materia prima. Il prezzo continuò a salire anche negli anni successivi tanto che nel 1979, dopo la rivoluzione iraniana, il petrolio subì un nuovo aumento arrivando a decuplicarsi rispetto ai prezzi del 1972. Lo shock petrolifero colpì tutti i paesi industrializzati, soprattutto quelli che dipendevano quasi interamente dall'estero per il loro fabbisogno energetico (come Italia e Giappone), e scatenò una forte crisi economica. Tra il 1974/'75 la produzione industriale calò ovunque, riprese nel 1976 ma in maniera più lenta rispetto agli anni precrisi. Se generalmente le crisi economiche del passato avevano avuto come conseguenza il calo dei prezzi, la recessione produttiva dovuta allo shock petrolifero portò invece ad una tensione inflazionistica.con tassi di aumento dei prezzi nei paesi industrializzati tra il 10 e il 20% annui. Tale fenomeno, detto stagflazione, derivava dall'origine esterna dell'inflazione (l'aumento del prezzo del petrolio e delle materie prime) e alla rigidità dei salari che si adeguavano, a causa dei meccanismi di copertura adottati negli anni precedenti, alla crescita dei prezzi creando di conseguenza ulteriori spinte inflazionistiche. I lavoratori furono dunque tutelati solo in parte. La disoccupazione aumentò restando molto alta anche il decennio successivo ma tuttora attuale in Europa nonostante gli ammortizzatori sociali (sussidi di disoccupazione, sovvenzioni statali alle industrie in crisi e la preesistente condizione di benessere). Di fatto la crisi del 1973, che giunse dopo un ventennio di crescente sviluppo, fu un trauma rilevante sia sul piano psicologico che su quello economico rivelando le insospettate fragilità del sistema capitalistico ponendo.numerosi interrogativi su quella civiltà sorta con la rivoluzione industriale. Nel febbraio del 1929 l'Italia e il Vaticano firmarono un Concordato, quello dei Patti Lateranensi. Che cosa regolavano e come? I Patti Lateranensi, accordi di reciproco riconoscimento tra Regno d'Italia e Santa Sede, furono stipulati l'11 febbraio 1929. Gli accordi stabilirono, per la prima volta dopo l'Unità, le regolari relazioni bilaterali tra i due Stati. Prima dei Patti, infatti, i rapporti tra Stato e Chiesa erano sanciti in maniera unilaterale dalla Legge delle Guarentigie, approvata dal Parlamento nel maggio 1871 dopo la presa di Roma. Tuttavia, la legge non venne mai riconosciuta dai pontefici, da Pio IX in poi, la somma elargita annualmente dal governo italiano veniva depositata in un apposito conto in attesa di un trattato tra i due Stati. La firma dei Patti ha consentito alla Chiesa di riconoscere l'esistenza di uno Stato italiano rinunciando definitivamente adogni pretesa giuridica e territoriale su Roma. L'Italia riconobbe il Vaticano come Stato indipendente e sovrano, riconobbe il carattere cattolico dell'Italia, garantì il potere spirituale alla Chiesa e la libertà di culto, stabilì il valore civile del matrimonio canonico e decretò l'obbligatorietà dell'insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole. I Patti erano suddivisi in tre documenti: Trattato, Convenzione finanziaria e Concordato. Il Trattato riconosceva la sovranità della Santa Sede con la nascita della Città del Vaticano e definiva i rapporti diplomatici e internazionali tra Italia e Stato pontificio. La Convenzione finanziaria prevedeva un risarcimento di un miliardo e 750 milioni di Lire per la Chiesa per riparare ai danni finanziari provocati dalla fine del potere temporale e per appianare le problematiche sorte dopo l'appropriazione dei beni ecclesiastici. Inoltre, con la Convenzione si prevedeval'HTML richiesto per formattare il testo fornito è il seguente:l'esenzione dalle tasse sulle merci importate alla Città del Vaticano. Il Concordato definiva invece le relazioni civili e religiose tra governo e Chiesa sul territorio italiano. Il clero veniva anche esentato dal servizio militare. Il nome Patti Lateranensi derivava dal palazzo di San Giovanni in Laterano dove furono firmati gli accordi, negoziati dal cardinale e Segretario di Stato Pietro Gasparri e dal Primo Ministro italiano Benito Mussolini. I Patti, tuttavia, non regolarono del tutto i rapporti tra i due Stati soprattutto a partire dall'approvazione della nuova Costituzione italiana e dalla nascita della Repubblica. Quest'incompatibilità portò a nuovi accordi, un Concordato e un Protocollo, firmati nel 1984 da Bettino Craxi e dal cardinale Agostino Casaroli. Da un lato il Concordato aboliva una serie di privilegi della Chiesa in contrasto con lo Stato laico e pluralista ma dall'altro garantiva comunque spazi di libertà. Non appena entrata
Nel II conflitto mondiale nel 1940, l'Italia attivò una guerra che fu definita parallela rispetto aquella condotta dai suoi alleati; per quali motivi fu data questa definizione?
Dal momento del suo ingresso in guerra fino al 1941, l'Italia fu impegnata a combattere una guerra definita parallela.
Successivamente, dal 1941/'42 all'agosto 1943, l'Italia abbandonò il suo progetto autonomo di trasformare il Mediterraneo in un lago italiano per seguire le disposizioni del Reich. L'Italia era infatti legata alla Germania dal Patto di Acciaio che obbligava al reciproco aiuto in caso di guerra; tuttavia, l'invasione della Polonia e l'inizio del conflitto colsero Mussolini impreparato. In un primo momento, a causa della non preparazione economico-militare portarono il Duce a non rischiare l'ingresso immediato dichiarando la non belligeranza. Vedendo però gli straordinari successi tedeschi Mussolini si convinse della brevità del
Conflitto e che l'Italia avrebbe potuto ottenere un ruolo di rilevanza al tavolo dei vincitori durante le trattative di pace. Il 10 giugno 1940 Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma, annunciò al popolo italiano l'ingresso in guerra come alleata del Reich. Pochi giorni dopo, il 24 giugno, la Francia, attaccata dalle truppe italiane sul fronte occidentale, chiese l'armistizio. Di fatto la strategia italiana era quella di combattere una guerra parallela a quella della Germania con iniziative autonome allo scopo di aumentare l'influenza italiana sul Mediterraneo e sui Balcani. Il 28 ottobre, infatti, le truppe italiane sferrarono un attacco alla Grecia senza preavvertire l'alleato tedesco; tuttavia, la strenua resistenza greca costrinse l'Italia a ripiegare sull'Albania. Il 6 aprile 1941 Hitler invase la Jugoslavia al fine di ottenere il controllo dei Balcani dopo la minaccia dello sbarco inglese a Salonicco avvenuto il mese precedente.
Letruppe tedesche e italiane si ricongiunsero sconfiggendo gli inglesi e occupando la Grecia, posta sotto l'amministrazione tedesca. Hitler in breve tempo riuscì a garantirsi il controllo dei Balcani, della Romania (ricca di petrolio), dell'Ungheria e della Bulgaria. L'Italia al contrario ottenne il controllo solo di alcune zone della Jugoslavia, limitando di fatto la possibilità di portare avanti una guerra autonoma e di non subordinazione agli interessi dell'alleato. In seguito all'ingresso in guerra dell'Italia l'interesse dell'Asse si spostò anche verso l'Africa con l'idea del canale di Suez per isolare le colonie inglesi e bloccando i rifornimenti per l'Inghilterra. L'Italia, nonostante la residua e non attrezzata flotta (senza radar, portaerei e aviazione specializzata) riuscì a tenere testa al ben più preparato esercito britannico. Nel corso del conflitto l'Africa orientale restò.isolata dai rifornimenti restando abbandonata a sé stessa ma il Duce ordinò un attacco alla Somalia inglese per avanzare verso l'Egitto (agosto/settembre 1940). Nonostante qualche tiepido successo iniziale l'esercito italiano non fu in grado di contrastare quello inglese e fu costretto a indietreggiare. La stessa Addis Abeba, difesa dalle truppe del duca Amedeo d'