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Università di Trieste di Fagnoni e Nordio, Storia dell'Architettura Pag. 1
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Estratto del documento

Il richiamo all'italianità venne usato come difesa dalla cultura slava, anche se nel caso

dell'Università è opportuno chiedersi da

quale pericolo bisognasse realmente

difendersi. Infatti, nonostante il sentimento

"antislavo" fosse stato presente sia durante

il ventennio fascista che nel dopoguerra, i

rapporti diplomatici e istituzionali tra Italia e

Jugoslavia erano fortemente migliorati in

seguito al patto Ciano-Stojadinovic del

marzo del 1937.

A ribadire l'ambiguità del momento fu il rettore Udina, che nel 1938 definiva l'università come

"pronta a trasformarsi in baluardo armato di fronte alle eventuali velleità offensive di

chicchessia". Sembrava riferirsi alla Jugoslavia ma anche alla Germania.

Il 15 maggio 1938, venne annunciata l'istituzione della Facoltà di Giurisprudenza da parte di

Giuseppe Bottai, e il completamento dell'università avvenne in pochi anni.

Il progetto fu affidato agli architetti Raffaello Fagnoni e Umberto Nordio; coppia scelta per

dare all'edificio una valenza non solo locale ma che rappresentasse l'intera nazione.

L'architetto triestino Nordio venne infatti affiancato dal fiorentino Fagnoni, docente alla

Facoltà di architettura di Firenze ed allievo di Marcello Piacentini.

In pochi mesi si svolsero "l'esproprio dei terreni, la scelta dei progettisti, il varo del progetto, la

posa della prima pietra", ed i progetti furono pronti in un solo mese. La celerità dei vari

processi "era evidentemente funzionale alla visita di Mussolini fissata per il settembre

successivo, per il ventennale della vittoria nella Grande Guerra". In questo periodo infatti

Mussolini aveva programmato molte visite nell'Italia del nord-est, e vi posò molte "prime

pietre".

Inoltre aveva da poco approvato il progetto per l'E42, infatti "l'accentuata classicità

dell'università triestina riecheggia quella della nuova città mussoliniana, l'E42".

Nonostante la rapidità della redazione dei progetti, in questo periodo, ci furono molti

mutamenti politici: "nel settembre 1938 la Germania era sempre più aggressiva nei confronti

degli stati limitrofi con l'Italia accodata nella campagna antiebraica che colpiva anche

l'Università". Inoltre nel 1939 Giannino Ferrari dalle Spade prese il posto di Udina, diventando

il nuovo commissario straordinario, e decise di anteporre l'apertura di Ingegneria a Lettere,

decisione che portò alla modifica del Piano Regolatore con il fine di realizzare un edificio a

monte dell'erigendo Rettorato. "Tale necessità si fece più sentita dopo l'invasione italiana

della Jugoslavia nell'aprile 1941, che avrebbe potuto far 'affluire, in un prossimo avvenire',

molti studenti della penisola balcanica". Per far fronte a questa nuova necessità, nonostante il

commissario e Nordio non approvassero, Bottai decise di promuovere un nuovo edificio, del

quale per ora si sarebbe affrontata la costruzione del solo piano terra. Per quanto riguarda il

Rettorato, era necessario portare a termine la costruzione dell'ala destra che avrebbe

ospitato la facoltà di Ingegneria. La velocità di costruzione richiesta per aprire la facoltà aveva

portato al completamento della parte muraria del Rettorato; in questo modo la sua resa

scenografica si poteva già cogliere a livello urbanistico.

I due progettisti Fagnoni e Nordio, seguendo le indicazioni di Mussolini, che richedeva di

prevedere un piano complessivo per l'Università, avevano progettato oltre alla sede centrale

un piano di massima per l'area destinata a questo complesso. Il sito decentrato di Guardiella-

Scoglietto era stato scelto per rispondere a queste esigenze, ma "anche a requisiti 'di

ampiezza, di dignità delle adiacenze, di accessibilità', oltre che per la posizione dominante

sulla città".

L'edificio era stato pensato con una pianta ad H, nella cui parte centrale avrebbero avuto

sede il rettorato e l'aula magna, mentre le ali laterali avrebbero ospitato le facoltà. La pianta

ad H generava due piazze connesse da un portico con volte a vela, che caratterizzava tutto il

piano terra del corpo centrale, in seguito però qui vennero posti gli uffici, quindi il portico non

sarà realizzato.

Gli archi a tutto sesto presenti sulla facciata principale vennero ripresi nei due avancorpi

laterali, creando "un palcoscenico utile anche per le adunate". Oltre alla sede centrale

Fagnoni e Nordio si concentrarono su alcuni altri edifici di prossima attuazione: un corpo che

ospitasse una capiente aula magna, destinata alla facoltà di Lettere, ed un edificio curvilineo

che collegasse la sede e le future facoltà.

Il progetto nel suo complesso era stutturato come un

intervento urbanistico, e prevedeva anche la

revisione dell'intera area con interventi per migliorare

la viabilità, sistemare le adiacenze e creare una

gradinata assiale, "per enfatizzare la solennità del

nuovo complesso".

Le visite di Mussolini nel settembre 1938 avvennero

"nel segno di Roma", si cercarono infatti di

evidenziare le origini romane di Trieste e di creare

una connessione tra l'antica città Tergeste e quella

attuale di Mussolini. A questo scopo risultò utile la

scoperta del Teatro romano, avvenuta dopo una serie di scavi, e inaugurato proprio in quei

giorni.

Secondo la rivista del Comune l'edificio dell'Università, per "la grandiosità delle masse e la

austerità delle linee", sarebbe stato "il più bello e il più italiano degli edifici della nuova

Trieste", anche se viene fatto notare che "i due avancorpi laterali ricordavano gli edifici

classici di Atene", più che gli edifici romani. Anche l'evidente citazione dell'altare di Pergamo

"mal si sposa con le esigenze di 'romanità' richieste nel momento in cui venne concepito il

progetto".

A venire in aiuto per una lettura dell'Università diversa ed indirizzata verso la romanità furono

i resti di un edificio romano trovato grazie agli scavi che nella prima metà degli anni '30 si

concentrarono sul colle di San Giusto. Ad ipotizzare una parentela tra questo edificio e

l'Università fu Gino Bandelli, che comunque riconosceva l'evidente legame con l'altare di

Pergamo. L' edificio in questione è caratterizzato da due avancorpi, tra i quali si trova una

scalinata con nove gradini, che conduce ad un ripiano, il quale precede un portico. La

somiglianza con l'Università è forte, infatti " molti sono gli elementi di questo edificio –

avancorpi, scalinata, portico, posizione dominante e rivolta verso il mare – che tornano al

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A.A. 2015-2016
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.bonetti.1694 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della città e del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Nicoloso Paolo.