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L’Afghanistan non era mai stato una nazione di rilievo politico nello scontro Est-Ovest:
si era infatti mantenuto neutro, nonostante esso fosse un punto particolarmente
strategico e a forte influenza comunista. Sino al 1973 l’Afghanistan era stato guidato
da una monarchia, tuttavia in quell’anno il primo ministro Daud aveva rovesciato la
dinastia e aveva proclamato la repubblica. A sua volta però, cinque anni più tardi Daud
fu ucciso e seguì al potere il partito democratico del popolo afghano il quale si
suddivideva in due fazioni: Khalq e Parcham. L’imposizione di un sistema politico laico
aveva spinto l’opposizione armata dei conservatori islamici di avvicinarsi a Mosca . nel
settembre del ’79 il presidente afghano Taraki si era recato a Mosca per chiedere il
sostegno sovietico nella rimozione dal governo dell’esponente della fazione Kahlq,
Amin, sostenitore di una politica repressiva. Tuttavia al suo rientro da Mosca, Taraki fu
ucciso e Amin salì al potere. Questa situazione preoccupava Mosca in quanto temeva
che Amin poteva avvicinarsi agli USA oppure che si sarebbe diffuso il fondamentalismo
islamico nelle regioni confinanti all’Afghanistan. Per stabilizzare questa questione, il
25 dicembre 1979 l’Unione Sovietica decise di fare un intervento militare, invadendo il
territorio afghano con la giustificazione della richiesta di intervento da parte di Kabul.
L’operazione parve avere successo in quanto Amin venne eliminato dai sovietici e al
suo posto salì Karmal, esponente della fazione Parcham. Si ebbe così un controllo
sovietico del territorio afghano.
Accordi Camp David
Nell settembre 1978 a Camp David, la residenza presidenziale, si ebbe l’incontro tra
Sadat e il primo ministro conservatore Behin. In questi accordi i due, mediati da
Carter, firmavano il riconoscimento dello stato di Israele in cambio della restituzione
all’Egitto della penisola del Sinai (Gaza sarebbe rimasta sotto controllo israeliano).
Questi accordi tuttavia non andavano a risolvere il problema palestinese, che andava a
peggiorare grazie all’assenza di accordi politici. Nonostante il recupero della penisola
del Sinai, l’Egitto con la firma di questo accordo, venne visto dal resto del mondo
arabo come un traditore. E lo stesso Sadat ne avrebbe pagato le conseguenze, in
quanto venne ucciso nel 1981 da alcuni militari affiliati ad un momento estremista
islamico. Inoltre, con la fine degli anni ’70, l’Egitto si qualificava come alleato degli
USA mentre gran parte delle forze arabe garantivano le loro relazioni con l’URSS.
Unione Sovietica che nel giro di qualche anno avrebbe provveduto a sostegno politico
e militare nel Mediterraneo, avendo consentito attraverso accordi, di godere di basi
navali e punti di appoggio delle proprie flotte nel Mediterraneo stesso.
Questione degli euromissili
Sotto l’ottica della nuova amministrazione repubblicana di Reagan, come primo punto
vediamo un rafforzamento dell’apparato militare, sia strategico che convenzionale.
Fornendosi di aiuti tecnologici, il piano di Reagan fu quello di ampliare l’arsenale di
armi strategiche come nuovi missili e bombardieri, e il progetto SDI (Strategic Defense
Initiative). Inoltre, importante fu la decisione della NATO di instaurare dei missili a
medio raggio in Europa, per potersi scontrare con i missili sovietici SS/20. Nonostante
l’ampliamento del suo arsenale, l’amministrazione Reagan dichiarava la propria
volontà di aprire un dialogo con l’URSS e a tal proposito nel 1981 venivano aperte
delle trattative sulla riduzione delle forze nucleari intermedie (INF), ovvero gli
euromissili. Da parte sua, gli Stati Uniti avanzano la proposta di eliminazione degli
SS/20 e la contemporanea eliminazione dei missili a medio raggio americani. Questi
incontri furono seguiti l’anno successivo da altri colloqui per la limitazione degli
armamenti strategici (START). Tuttavia questi incontri si concludevano con un nulla di
fatto, dato soprattutto dal sospetto sovietico nei confronti del riarmo massiccio
statunitense, che andò a scatenare una corsa agli armamenti da parte sovietica.
Questo aggravarsi di tensione sarebbe stata definita come ‘’seconda guerra fredda’’:
questo fu caratterizzato da dichiarazioni americane che andavano a definire l’URSS
come impero del male, e che naturalmente scatenavano sospetti di violenta
aggressività nei confronti dei sovietici, sempre più sospettosi ed intimoriti. Con la crisi
dei missili di Cuba, si aggiunge la questione degli missili in Europa, andando a
preoccupare il vecchio continente di una imminente guerra nucleare. A questo timore
andò ad aggiungersi nel 1983 l’esercitazione nucleare della NATO, che andò ad
innalzare il livello di allarme da parte sovietica, la quale temeva che questa
esercitazione non fosse altro che una scusante per un vero attacco missilistico. La
questione degli euromissili fu importante in quanto per la prima volta si vede un
potenziale conflitto di nuovo nel continente europeo, dove per anni questo fu
allontanato dagli episodi di scontro USA-URSS.
Neo conservazionismo di Reagan
Il repubblicano Ronald Reagan vince le elezioni del 1980, diventando presidente degli
stati uniti nel 1981. Inizialmente democratico, egli imposta la sua campagna elettorale
su un forte patriottismo e sulla rivendicazione degli Stati Uniti come guida del mondo
occidentale, nettamente in contrasto con l’URSS e il comunismo. Sul piano economico
egli seppe dare una svolta al decennio precedente, non solo in ambito americano ma
in ambito internazionale: egli promuoveva la fuoriuscita dalla crisi degli anni Settanta
promuovendo il capitalismo e il libero mercato come strumenti per prevalere su scala
globale. Per ciò che riguarda la politica estera, lo scontro con il comunismo e l’URSS, la
determinazione nel voler vedere gli USA come superpotenza, i valori americani e la
convinzione di poter vincere la battaglia con l’URSS, non erano caratteri esclusivi della
politica di Reagan. Questi facevano parte del piano di intellettuali, diplomatici e
accademici di metà anni Settanta che venivano definiti come ‘’neo conservazionisti’’.
Questi andavano inoltre a criticare la politica del segretario di Stato Kissinger e la
distensione, vista come fallimentare e in realtà favorevole all’URSS. L’ espressione del
neo conservazionismo di Reagan la possiamo vedere in una delle prime decisioni
dell’amministrazione, con un netto rafforzamento militare sia dal punto di vista
strategico che convenzionale; riforme delle forze armate che andavano a puntare
sulla ricostruzione post- sconfitta in Vietnam; la piena opposizione alla diffusione del
comunismo, quasi a riprendere le scelte dell’amministrazione Eisenhower del rollback
e della liberation; il sostegno finanziario e militare agli insorti che si ribellavano al
comunismo; il miglioramento dei rapporti con la Repubblica popolare cinese e con il
Pakistan per andare a colpire Mosca; e la lotta alla diffusione del comunismo in
America centrale.
Colpo di stato di Pinochet
Negli anni Settanta il Cile era condizionato da una situazione economica difficile,
soprattutto data dalle multinazionali americane che ne sfruttavano le risorse e da
pulsioni rivoluzionarie di ispirazione castrista. Alla elezioni del 1970 salì al potere
Allende, un socialista a capo della coalizione di sinistra chiamata Unidad Popular.
Allende si dedicò ad un programma di riforme che andarono a colpire le proprietà
statunitensi in Cile. I suoi stretti contatti con Cuba preoccuparono inoltre gli stati uniti,
che vedevano nella relazione tra i due paesi un espandersi del castrismo e proprio gli
americani cercarono di indebolire la situazione cilena con delle operazioni coperte
della CIA, fallendo. Nel 1973 le forme armate, sotto la guida di Pinochet, rovesciarono
la situazione politica in maniera piuttosto sanguinosa. Allende finì con il suicidarsi,
mentre le repressioni contro la sinistra furono incredibilmente violente. Queste vicende
ebbero un forte contraccolpo nelle vicende internazionali, e nonostante il golpe fu il
frutto di contraddizioni interne non si escluse che Kissinger e Nixon ne fossero a
conoscenza, e questo comportò l’immagine affidata a Kissinger responsabile di quanto
accaduto e responsabile di gravi crimini contro i diritti umani.
Dalla guerra dei sei giorni a Yon Kippur
Dopo la vittoria israeliana nella guerra dei sei giorni del giugno 1967 tra Israele e stati
confinanti di Egitto, Giordania e Siria, Israele andava a conquistare la Cisgiordania, la
penisola del Sinai e Gaza e soprattutto faceva di Gerusalemme una delle sue più
importanti conquiste, facendola diventare capitale al posto di Tel Aviv. Tra i leader
israeliani si diffonde un senso di superiorità sui nemici arabi, tuttavia nel novembre
1967 l’ONU emanava l’importante risoluzione 242 che auspicava colloqui di pace, sulla
base del ritiro di Israele dai territori occupati e del riconoscimento da parte araba
dell’esistenza di uno stato israeliano. Il contrasto israelo – arabo divenne presto la
questione palestinese, e la stessa guerra del 1967 aggravò il fenomeno dei profughi
provenienti dalle zone occupate da Israele. Alla morte di Nasser, gli succedette al-
Sadat il quale focalizzò la sua presidenza sulla ricostruzione psicologica delle forze
armate egiziane e, in tale prospettiva, egli avrebbe rafforzato i rapporti Mosca – El
Cairo, sfruttando la superiorità sovietica che avrebbe rifornito le truppe egiziane. Oltre
al rafforzamento dell’esercito arabo, dai campi profughi in Libano e in Giordania
iniziarono a manifestarsi gruppi di arabi che premevano sull’opinione pubblica
internazionale. Questi gruppi iniziarono a avanzare atti terroristici non solo nei
confronti degli israeliani in territorio israeliano, ma anche nella comunità
internazionale. L’Organizzazione per la Liberazione Palestinese (OLP) creò in Giordania
una sorta di stato nello stato, duramente criticata dallo stesso governo giordano il
quale, nel 1970 diede luogo a dure repressioni (settembre nero). L’OLP si vide
costretto a spostare le sue attività in Libano. Le repressioni e gli atti terroristici contro
gli israeliani continuarono anche al di fuori dei territori di diretto interesse, come alle
olimpiadi di Monaco del 1972 dove decide di morti tra terroristi e atleti israeliani.
Dall’altra parte dell’oceano, Kissinger e Nixon non diedero inizialmente attenzione alla
questione: essi invitavano Israele a trovare una soluzione negoziata con i confinanti
stati arabi, tuttavia si riteneva necessario continuare nell’ aiuto economico e militare.
D’altro canto, l’Egitto di Sadat firmò una intesa con l’URSS nel 1971 e per dimostrare
la sua indipendenza da Mosca, Sadat proseguì nel 1