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GLI ACCORDI ISRAELO-PALESTINESI DI OSLO 1993
La guerra del Golfo e la fine dell'URSS mutarono il quadro orientale a favore degli USA, talmente rafforzati che Washington appariva come l'unico attore internazionale in grado di imporsi alle parti in causa a favorire una soluzione. Nel 1991 si aprì a Madrid una conferenza internazionale che voleva aprire una serie di negoziati sulla questione medio-orientale: da un lato c'era l'obiettivo della realizzazione di una pace tra Israele e i suoi vicini Libano, Siria e Giordania, dall'altro lo scopo era l'avvio di un dialogo tra autorità israeliane e palestinesi.
Le questioni che ponevano più ostacoli erano:
- la politica israeliana che mirava alla costituzione di colonie nei territori occupati con l'intenzione di annettere parti della Cisgiordania e della striscia di Gaza;
- il possibile rientro in territorio israeliano di palestinesi fuggiti;
- il riconoscimento reciproco fra Israele e Palestina.
Interlocutore palestinese da parte di Israele, nonché la nascita di un'Autorità Nazionale Palestinese, embrione di un governo e di uno stato, e il progressivo ritiro di Israele da una parte di territori occupati. L'accordo venne sottoscritto il mese successivo a Washington con la mediazione di Clinton. In realtà nei mesi successivi una serie di fattori giocò contro la realizzazione dell'accordo di Oslo:
- Non tutta l'opinione pubblica israeliana condivideva l'ottimismo di Rabin;
- Vari gruppi palestinesi non accettarono l'esito di Oslo e ciò condusse a un'escalation di attentati contro civili israeliani.
Nel novembre 1995 Rabin veniva ucciso, ciò nonostante tra la metà e la fine degli anni 90 vennero siglate alcune intese parziali fra le quali particolare rilievo ebbe Oslo 2 grazie al quale il governo israeliano cedeva ai palestinesi l'autogoverno su alcune città e centri minori della Cisgiordania.
Alla fine del decennio comunque le speranze di una pace duratura si erano raffreddate in quanto presso le pubbliche opinioni israeliana e palestinese era cresciuta la sensazione che odio e violenza continuassero a caratterizzare le relazioni tra i due popoli. NAZIONI UNITE E BRETTON WOODS: Natura, caratteristiche e scopi della politica estera americana Le basi politiche degli accordi di Bretton Woods vanno cercate nella forte presenza dello Stato nell'economia e nella confluenza di circostanze chiave: le comuni esperienze negative degli stati nella grande depressione, la concentrazione di potere in un determinato numero di stati, la presenza di un potere dominante disposto ad assumere un ruolo di direzione/coordinamento ed in grado di svolgere tale ruolo. Si preparò la ricostruzione del sistema monetario e finanziario, riunendo 730 delegati di 44 nazioni alleate per la conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite nella città di Bretton Woods. I progettiPresentati furono quelli di Harry Dexter White, delegato USA e quello di John Keynes, delegato inglese. Il progetto di Keynes prevedeva la costituzione di una stanza di compensazione all'interno della quale i paesi membri avrebbero partecipato con quote rapportate al volume del loro commercio internazionale, in base alla media dell'ultimo triennio. Il piano White prevedeva un ente sovranazionale, nel quale i paesi avevano un peso rapportato alla quota del capitale sottoscritto; essi avrebbero potuto accedere ai prestiti in proporzione a tale quota, in un sistema dollaro-centrico. Gli accordi di Bretton Woods sono un compromesso tra i due piani, in cui ha avuto più peso il piano White. Prevedevano: la creazione del Fondo monetario internazionale, a cui fu affiancata la creazione della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo. Il FMI aveva il compito di vigilare sulla stabilità monetaria con l'obiettivo di ricostruire un commercio internazionale aperto.
Il sistema monetario internazionale istituito a Bretton Woods nel 1944 era un sistema finanziario multilaterale. Al suo interno ogni stato aveva un peso proporzionale alla quota del capitale del fondo sottoscritta. Tutte le valute dovevano essere convertibili in dollari. Era un sistema dollaro-centrico, per cui i commerci internazionali avvenivano soprattutto in dollari. Il sistema progettato a Bretton Woods era un gold exchange standard, basato su rapporti di cambio fissi fra le valute, tutte agganciate al dollaro, il quale era a sua volta agganciato all'oro. Fino alla fine degli anni 70, il sistema fu efficace nel controllare i conflitti economici e nel realizzare gli obiettivi comuni. In seguito, la guerra del Vietnam ed il programma di welfare chiamato Grande Società fecero aumentare di molto la spesa pubblica statunitense e mise in crisi il sistema: di fronte all'emissione di dollari e al crescente indebitamento degli USA, aumentavano richieste di conversione delle riserve in oro. Ciò spinse Richard Nixon, ad annunciare, a Camp David, la sospensione
La convertibilità del dollaro in oro. Nel dicembre del 1971, il gruppo dei Dieci firmò lo Smithsonian Agreement, che mise fine agli accordi di Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Il fondo monetario internazionale e la Banca Mondiale continuarono a essere in attività, al pari del GATT che fu sostituito, nel 1995, dal WTO (World Trade Organization).
LA CRISI DI CUBA – Gli euromissili. Liberata dal dominio spagnolo, Cuba fu posta sotto una specie di protettorato statunitense e ottenne l'indipendenza formale nel 1902. Tuttavia, l'isola continuò a restare sotto l'influenza americana, che trovò espressione nel cosiddetto emendamento Platt che permetteva a Washington di intervenire a Cuba se le autorità statunitensi l'avessero ritenuto opportuno. Nel corso degli anni '30, al potere a L'Avana salì un militare: Batista, il quale dal 1952 impose un regime dittatoriale con il...
sostenere un'insurrezione contro Castro. Tuttavia, il piano fallì e portò alla disastrosa invasione della Baia dei Porci nel 1961. Dopo questo fallimento, gli Stati Uniti intensificarono le loro azioni ostili nei confronti di Cuba. Nel 1962, durante la crisi dei missili cubani, si verificò una delle situazioni più pericolose della guerra fredda, quando l'Unione Sovietica installò missili nucleari a Cuba. Questo portò ad una tensione estrema tra gli Stati Uniti e l'URSS, ma alla fine fu raggiunto un accordo che portò al ritiro dei missili. Negli anni successivi, gli Stati Uniti mantennero un embargo economico su Cuba e cercarono di isolare il paese a livello internazionale. Tuttavia, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti, Castro rimase al potere per oltre cinquant'anni, fino alla sua morte nel 2016. Oggi, le relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba sono in fase di normalizzazione, con la riapertura delle ambasciate e la revoca di alcune restrizioni economiche. Tuttavia, ci sono ancora molte questioni irrisolte tra i due paesi e il futuro delle loro relazioni rimane incerto.sollevare la popolazione contro il governo dell'Avana. L'operazione però fu un fallimento, gli anticastri sbarcarono ma la popolazione non insorse e non riuscirono a reagire efficacemente. All'avvio della collaborazione tra Castro e Mosca si avvia anche una sfida massima per gli USA, che consiste nell'installare a Cuba delle rampe a gittata intermedia che da Cuba potevano colpire il territorio degli USA. Inoltre, l'Unione Sovietica sosteneva che questo fosse un armamento difensivo che Cuba aveva il diritto di avere. Un U-2 che volava sopra a Cuba, però, dimostrò che le rampe erano adibite a missili nucleari e quindi che queste costituivano una minaccia per gli USA. La soluzione americana annunciata pubblicamente consisteva in un blocco navale posto al largo di Cuba che le navi sovietiche che trasportavano missili e testate nucleari avrebbero dovuto oltrepassare, lasciando così ai sovietici la responsabilità di violare il blocco.scatenare così uno scontro. La risposta americana risultò un successo in quanto le navi sovietiche decisero di invertire la rotta e non penetrare nel blocco navale statunitense e la crisi venne così conclusa in maniera pacifica. Cruscev faceva giungere a Kennedy una lettera in cui proponeva lo smantellamento delle rampe missilistiche in cambio dell'assicurazione che gli USA non avrebbero invaso Cuba e il giorno dopo il leader sovietico aggiungeva la condizione del ritiro dei missili americani con testata nucleare in Turchia. Kennedy decise di accettare le prime condizioni ma di rifiutare le seconde. Aveva fine la crisi che vedeva come vincitore Kennedy. Gli USA e l'URSS avevano capito la pericolosità di un confronto che potesse condurre a una guerra nucleare. Fu quindi l'episodio cubano a favorire i primi accordi sovietico-americani miranti a creare delle regole nel contesto degli Armamenti nucleari.
GUERRA DEI SEI GIORNI - 1967
Dopo la vicenda
di Suez del 1965 e della caduta della monarchia irachena del 1958, la posizione dell'Egitto di Nasser si era rafforzata e appariva come punto di riferimento. Nei primi anni '60, con il sostegno economico dell'URSS, veniva completata la diga di Assuan, svolta nello sviluppo economico del paese. Nel 1958, la Siria decise di unirsi all'Egitto dando vita alla Repubblica Araba Unita (RAU), anche se questa si sciolse già nel 1961. Nasser cominciò a dimostrare ingerenza e interesse di intervento nelle vicende degli altri paesi, ma non tutti i governi si mostravano desiderosi di entrare in una sfera di influenza egiziana. Anche per contrastare il venir meno della sua influenza sul mondo arabo, il governo del Cairo decise di riprendere il tema della lotta contro Israele. Nasser cominciò a sostenere gruppi armati reclutati tra i profughi palestinesi e nel 1964 veniva costituita l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) della quale ilfavore della liberazione della Palestina. Al-Fatah fu fondamentale nella lotta contro l'occupazione israeliana e nel promuovere la causa palestinese a livello internazionale. Arafat divenne un'icona del movimento e un leader rispettato a livello mondiale. Durante gli anni '70 e '80, il conflitto tra Israele e i palestinesi si intensificò, con attacchi terroristici da entrambe le parti. Al-Fatah e altri gruppi palestinesi come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) e il Movimento di Resistenza Islamico (Hamas) continuarono a combattere per la liberazione della Palestina. Negli anni '90, si tennero negoziati di pace tra Israele e l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), guidata da Arafat. Nel 1993, fu firmato l'Accordo di Oslo, che portò alla creazione dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e alla concessione di autonomia limitata ai palestinesi. Tuttavia, il processo di pace si interruppe e il conflitto continuò. Nel 2000, scoppiò la Seconda Intifada, una rivolta palestinese contro l'occupazione israeliana. Il movimento di resistenza palestinese si è evoluto nel corso degli anni, con nuovi gruppi come il Jihad Islamico Palestinese e le Brigate dei Martiri di al-Aqsa che hanno preso parte alla lotta. Oggi, il conflitto israelo-palestinese continua ad essere una delle questioni più complesse e controverse del mondo. La lotta per la liberazione della Palestina e la creazione di uno stato palestinese indipendente rimane un obiettivo centrale per molti palestinesi e sostenitori della causa palestinese in tutto il mondo.