vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE
Corso di Laurea in Scienze per l'Ambiente e la Natura
Relazione tecnico-descrittiva circa il bosco del Colle di
Medea (GO)
Claudia Baldassi 111427
Luca Iacolettig 111895
A.A. 2013-2014
Parte I
Premessa
Scopo della presente relazione è descrivere una porzione del bosco del Colle di Medea,
stimarne la provvigione legnosa e l'incremento di volume ad ettaro, nonchè diversi altri
parametri dendrometrici.
Inquadramento generale
Il Colle di Medea, isolato nella pianura friulana e compreso tra i Comuni di Medea e Cormòns
in Provincia di Gorizia, è interamente costituito da calcari (Calcari di Aurisina, Liburnico,
Calcari a Miliolidi); i suoi due versanti, settentrionale e meridionale, sono nettamente separati,
soprattutto dal punto di vista vegetazionale, a causa delle diverse condizioni microclimatiche
e pedologiche. Il versante meridionale è esposto tutto il dì alla radiazione solare ed ha un
suolo di modesto spessore, con rocce calcaree affioranti che favoriscono la percolazione
dell'acqua, dunque l'aridità. Il versante settentrionale, maggiormente ombreggiato, presenta un
suolo calcareo più evoluto e profondo, composto unicamente da terra rossa; inoltre è ricco di
argilla e di conseguenza resta a lungo imbevuto d'acqua.
Per quanto riguarda il clima, si può fare riferimento ai dati forniti dalla vicina stazione di
Capriva del Friuli, che indicano quanto segue:
Capriva del Friuli
85 m s.m.m.
100 200 [mm]
80
C] 150 Precipitazioni [mm]
[° 60
Temperatura Precipitazioni Temperatura [° C]
100
40 50
20
0 0
G F M A M G L A S O N D
Mesi dell'anno
Figura 1: Diagramma climatico di Capriva d. F. (GO). Serie dati 1990-2013. Elaborazione
su base "Atlante climatico FVG" Osmer ARPA FVG
Il versante sud del Colle è caratterizzato dalla landa carsica (39 ha fanno parte di un SIC),
mentre il versante nord è caratterizzato da un bosco di latifoglie mesofilo dove la Robinia
(Robinia pseudoacacia) è la specie più abbondante. Tuttavia sono presenti anche querceti di
Farnia (Quercus robur) e Rovere (Quercus petræa), testimonianza della vegetazione presente
in passato. Nella parte
più ad est del bosco si
trova molto diffuso il
Castagno (Castanea
sativa) insieme ad
esemplari di Ciliegio
(Prunus avium) e
Carpino bianco
(Carpinus betulus)
mentre si trova sparso
Figura 2: Vegetazione sui due versanti del Colle l'Acero campestre
(Acer campestre). Nello strato arbustivo prevalgono il Nocciolo (Corylus avellana), il
Biancospino (Cratægus monogyna), il Ligustro (Ligustrum vulgare). Le specie erbacee più
interessanti sono l'Elleborina verde (Hacquetia epipactis), il Giglio martagone (Lilium
martagon), l'Anemone trifoliata (Anemone trifolia) e l'Anemone gialla (Anemone
ranunculoides), mentre le più abbondanti sono il Croco (Crocus vernus), il Bucaneve
(Galanthus nivalis), la Pervinca (Vinca minor), l'Anemone dei boschi (Anemone nemorosa),
l'Aglio ursino (Allium ursinum) ed il Pungitopo (Ruscus aculeatus).
La maggior parte di tale bosco è diviso in proprietà appartenenti a molti privati che utilizzano
la provvigione legnosa per uso personale, le zone restanti sono proprietà comunali date in
affitto agli abitanti del Comune di Medea che ne fanno richiesta. Il bosco è accessibile dalla
strada che porta all'Ara Pacis Mundi (monumento in cima al Colle) e da diverse strade
forestali, dunque a piedi attraverso i sentieri tracciati.
La superficie del soprassuolo forestale considerato dal presente elaborato (vedi Figura 3) è di
circa 113 ha e varia tra le quote di 40 e 131 m s.m.m.. Il bosco è esposto prevalentemente a
NNO ed i versanti, stabili e non accidentati, hanno una pendenza media del 14%.
Materiali e metodi
All'interno di una porzione del Colle di Medea di circa 113 ha, classificata dalla Corine Land
Cover come “bosco misto di latifoglie”, sono state scelte casualmente al computer cinque aree
di saggio circolari di 13 m di raggio, usando in campo un dispositivo GNSS-GPS per
individuarle. All'interno delle aree di saggio, tracciate con cordella metrica ed
opportunamente delimitate, sono state effettuate le seguenti misure dendrometriche sulle
Figura 3: Distribuzione delle aree di saggio sul Colle di Medea. In azzurro chiaro la
porzione di “bosco misto di latifoglie”. In grigio i confini comunali. Ortofoto 2003.
specie arboree vive di diametro superiore a 7,5 cm: misura dei diametri a 1,30 m dal suolo
con cavalletto dendrometrico per tutti gli individui (cavallettamento totale dell'area di saggio),
mentre, per un campione rappresentativo delle specie incontrate all'interno dell'area, scelto tra
individui distribuiti tra le diverse classi diametriche, misura delle altezze dendrometriche con
ipsometro analogico Suunto ed estrazione di carotine incrementali con succhiello di Pressler.
Si è proceduto quindi all'elaborazione dei dati mediante foglio di calcolo elettronico,
dividendo le specie in quattro gruppi, data la grande eterogeneità del soprassuolo: Robinia
(Robinia pseudoacacia) – Nocciolo (Corylus avellana); Bagolaro (Celtis australis) – Acero
campestre (Acer campestre) – Orniello (Fraxinus ornus); Castagno (Castanea sativa) –
Sommaco (Rhus sp.); Carpino bianco (Carpinus betulus) – Farnia (Quercus robur). Il secondo
gruppo include l'unico esemplare di Acero di monte (Acer pseudoplatanus) incontrato. Tale
suddivisione è dovuta al fatto che le specie si trovano così associate nella maggior parte delle
aree di saggio, inoltre favorisce una più semplice trattazione dei dati.
Per ogni area di saggio, dividendo gli individui rilevati secondo i gruppi di cui prima, sono
state calcolate per classi diametriche la frequenza di piante e l'area basimetrica, tutto riferito
all'ettaro. Attraverso le equazioni delle curve ipsometriche, ottenute interpolando i dati
raccolti con funzione logaritmica, si è potuta calcolare l'altezza media (altezza della pianta di
diametro medio, dunque di area basimetrica media). Il calcolo del volume, per una trattazione
più agile dei dati ed a causa delle difficoltà riscontrate nell'applicare altri metodi, è stato
effettuato applicando la formula “dell'albero modello unico”, assumendo F=0,5. Dopo aver
ricavato la retta degli anelli (correlante classe diametrica e numero di anelli nell'ultimo
centimetro di spessore del fusto ad 1,30 m, corteccia esclusa), l'accrescimento corrente è stato
calcolato col metodo di Schneider (k=600). Si è scelto questo metodo a causa dell'elevata
frammentazione delle proprietà del bosco la quale rende difficile ricostruire la storia di tutte le
utilizzazioni ed il calcolo di altri tipi di incremento.
Parte II
Presentazione dei risultati Partecipazione delle specie Acer spp.
Carpinus betulus
Castanea sativa
18%
26% Celtis australis
Corylus avellana
7% Fraxinus ornus
9% Quercus robur
1% 15% Rhus sp.
2% Robinia pseudoacacia
9% 12%
Figura 4: Presenza percentuale delle specie incontrate nelle cinque aree di saggio
Dal rilievo eseguito, a conferma delle considerazioni sopra riportate, si nota una rilevante
presenza della Robinia; al contrario ci sono pochi individui di Quercia e Carpino, i quali
dovrebbero rappresentare invece la vegetazione potenziale di quest'ambiente. Sono presenti
specie alloctone come il Sommaco (Rhus sp.) e l'Ailanto (Ailanthus altissima) che, sebbene
non sia casualmente stato trovato nelle aree di saggio, è decisamente più diffuso ed infestante.
La copertura del bosco è in genere regolare colma, talvolta tendente alla regolare scarsa, e la
tessitura è grossolana. La forma di governo è il ceduo matricinato. Da secoli l’uomo ha
modificato profondamente la vegetazione originale e da circa 30-40 anni il Corpo Forestale
Regionale obbliga a lasciare in piedi qualche esemplare di Quercia, Carpino e Ciliegio.
Inoltre, da quando è stato istituito il Parco comunale, vige l’obbligo di lasciare in piedi un
esemplare ogni 10 metri. Seriazione diametrica
300
250 Robinia – Nocciolo
200 Bagolaro – Acero campestre –
piante/ha Orniello
150 Castagno – Sommaco
100
N Carpino bianco – Farnia
50
0 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
Diametro [cm]
Figura 5: Frequenza di piante all'ettaro per classi diametriche, ottenuto considerando tutte le
aree di saggio. Si nota un andamento esponenziale decrescente. Le barre verticali indicano
l'errore standard.
Dalla distribuzione diametrica ricavata si deduce che il bosco è disetaneiforme: la ceduazione
frequente comporta continuamente la presenza di nuovi individui giovani, numericamente più
importanti rispetto alle matricine.
Si nota un apparente eccesso dei primi tre gruppi nelle classi diametriche più piccole: ciò è
dovuto al fatto che (ceduazione a parte) quelle specie hanno un'elevata densità all'ettaro e,
grazie all'elevata capacità pollonifera, si rinnovano velocemente ostacolando altre specie,
come Carpino e Farnia (che altresì sono le più grosse insieme al Castagno).
Per la determinazione delle altezze medie ci si è avvalsi delle curve ipsometriche ricavate
dall'interpolazione di tutti i dati (cioè trattando insieme le aree di saggio). Le equazioni delle
curve ed i rispettivi coefficienti di correlazione sono i seguenti: 2
Robinia – Nocciolo: H = 7,44 ln(D) – 4,27 R = 0,40
2
Bagolaro – Acero campestre – Orniello: H = 6,58 ln(D) – 4,87 R = 0,43
2
Castagno – Sommaco: H = 9,56 ln(D) – 13,53 R = 0,73
2
Carpino bianco – Farnia: H = 6,47 ln(D) – 3,72 R = 0,53