Selvicoltura - assestamento forestale
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PARTICELLE
I poligoni che delimitano le particelle assestamentali devono mantenersi
stabili nel tempo. Pertanto è opportuno ancorarli a linee fisiografiche facilmente
identificabili sia sul terreno sia su mappa: può trattarsi di linee naturali (ruscelli,
canaloni, dossi marcati ecc.) o di linee infrastrutturali di natura permanente
(strade, sentieri marcati, elettrodotti o altro).
Ciò consente anche di contenere il costo dei rilievi topografici
necessari a restituire i poligoni su carta.
Per ragioni tecniche o di semplice praticabilità del terreno, spesso
la compartimentazione richiede di porre limiti particellari che si
sviluppino per fasce altimetriche, in questo caso può non essere
immediato reperire limiti fisiografici che abbiano l’andamento
desiderato.
Se non ci sono altre possibilità, è conveniente allora attestarsi con
la massima precisione possibile lungo una linea di quota.
La curva di livello può essere identificata con sicurezza purché si
abbia l'accortezza di ancorarla a un punto di sella, a una
confluenza di fossi o a qualunque altro riferimento topografico
facilmente riconoscibile sia sul terreno sia sulla carta.
Se l'ancoraggio a un punto fisso è stato eseguito correttamente,
non dovrebbero esservi ostacoli di natura tecnica che impediscano
di riconoscere il confine anche a grande distanza di tempo.
I confini amministrativi di comune, comunità montana, provincia e quelli di bacino
idrografico, devono sempre identificare limiti di particella.
Non deve avvenire che su di loro si attestino limiti di sottoparticella e neppure che
una medesima particella risulti attraversata da tali confini.
Lo stesso avviene per i limiti di proprietà.
Per convenzione di rappresentazione grafica i limiti delle particelle e sottoparticelle
sono appoggiati lungo il margine laterale, destro o sinistro, delle strade forestali e
degli altri elementi topografici lineari.
Il problema non si presenta per le acque pubbliche e per le strade comunali,
provinciali e statali, le quali non afferiscono alla proprietà territoriale assestata.
In questi casi i limiti particellari devono essere riportati cartograficamente su
entrambi i lati dell'elemento lineare. Filizzola
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SOTTOPARTICELLE
Qualora non sia possibile, seguendo linee unicamente fisiografiche, istituire particelle
uniformi, un poligono di particella deve essere suddiviso in due o più sottoparticelle
assestamentali adeguatamente omogenee.
In questo caso per chiudere i poligoni di sottoparticella si tracciano anche linee di
demarcazione non fisiografiche, le quali separano zone con diversa identità colturale
e non coincidono con linee orografiche o infrastrutturali.
I confini di particella e quelli di sottoparticella vengono accuratamente restituiti su
mappa e, nella misura più estesa possibile, vengono materializzati sul terreno.
Un poligono di particella appoggiato esclusivamente su linee preesistenti in mappa è
indubbiamente facile da identificare ma non sempre rappresenta adeguatamente la
variabilità tipologica e colturale del bosco.
In alcuni casi il tracciamento di poligoni unicamente fisiografici costringe a accettare
particelle relativamente eterogenee; se un risultato di questo genere non soddisfa, si
è costretti a affrontare un ulteriore problema di compartimentazione.
Spesso infatti si deve decidere se suddividere in sottoparticelle più piccole una
particella che altrimenti risulterebbe, sui soli limiti fisiografici, troppo grande o
eterogenea.
Di regola il problema può essere risolto tracciando ex novo linee di confine non
fisiografiche, vale a dire demarcazioni che separino zone con diversa identità
colturale ma non coincidano con linee costituite da emergenze orografiche o
infrastrutturali.
Solitamente confini di questo tipo consentono di istituire poligoni maggiormente
omogenei in relazione alle caratteristiche colturali e gestionali della formazione
vegetale da essi racchiusa.
I nuovi confini vengono posti solo dopo avere costruito l'ossatura fisiografica del
particellare e dopo avere stabilito l'estensione ottimale da assegnare a ciascuna
particella o sottoparticella.
La chiusura dei poligoni per mezzo di limiti non fisiografici va eseguita cercando, ove
possibile, di cogliere solo i caratteri fondamentali delle cenosi, quanto meno quelli
che vanno ritenuti tali relativamente all'omogeneità di gestione tecnica che deve
caratterizzare ciascuna sottoparticella.
Fenomeni colturalmente importanti, quali a esempio le variazioni di densità o
struttura crono-somatica dei soprassuoli, non sempre possono essere assunti come
moventi di delimitazione.
Occorre comunque fare in modo che anche i confini non fisiografici di sottoparticella
siano il più possibile stabili e facilmente rintracciabili sul terreno.
A questo scopo è conveniente ancorarli sempre a punti di riferimento fissi.
Anche il ricorso alle curve di livello è consigliabile nella maggior parte dei casi.
Filizzola
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LA DELIMITAZIONE SECONDO L’IDENTITÀ COLTURALE
Per decidere se le differenze osservate nelle formazioni vegetali che esistono in tratti
contigui di foresta costituiscono oppure no motivo per istituire particelle o
sottoparticelle distinte, bisogna determinare “l’identità colturale” di tali formazioni.
L’identità colturale è costituita dalla combinazione di quattro attributi:
- Copertura del terreno,
- Composizione specifica,
- Selvicoltura applicabile,
- Funzione assegnabile.
A tali elementi bisogna aggiungere altre due condizioni:
- I poligoni devono avere estensione adeguata;
- Nel caso dei boschi coetanei è possibile considerare, quale movente
aggiuntivo di separazione, l’esistenza di differenze significative per quanto
riguarda l’età o lo stadio di sviluppo del bosco.
Il concetto di identità colturale va considerato più come una “regola di
ragionamento” che non una semplice e assoluta “regola di comportamento”.
In questa fase particolarmente delicata della costruzione del particellare è
fondamentale stabilire un criterio normativo che consenta di limitare la soggettività
di interpretazione, sempre possibile fra operatori diversi.
Definire un meccanismo di questo genere assicura la massima omogeneità (intesa
come massima possibilità di confrontare dati) fra i piani di assestamento e consente
di limitare, per quanto possibile, le eventuali modifiche da apportare al particellare al
momento delle future revisioni.
Il problema si può risolvere istituendo un termine di confronto fra i contenuti tecnici
e colturali fondamentali caratterizzanti ciascuna particella o sottoparticella.
Per mezzo di esso sarà anche possibile ricollegare fra loro le unità di
compartimentazione assestamentali simili definite in zone e tempi diversi.
Il criterio di interpretazione da adottare consiste nel classificare ogni particella o
sottoparticella secondo l’identità colturale della formazione in essa presente.
I contenuti e i significati ulteriori del concetto di identità colturale sono approfonditi
più avanti.
Si ravvisa quindi l'opportunità di tenere distinte particelle o sottoparticelle che
differiscano fra loro almeno riguardo a:
- LA COPERTURA DEL TERRENO
Formazioni arboree;
Formazioni arbustive;
Formazioni erbacee;
Coltivi. Filizzola
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- COMPOSIZIONE SPECIFICA DELLE FORMAZIONI ARBOREE
MONOSPECIFICO
Specie presente per almeno l'80%
dello spazio aereo fotosintetica.
MISTO
Specie presenti per almeno il 50%.
Specie presenti per almeno il 20%.
Specie presenti per meno del
20%.
- FUNZIONE LORO ASSEGNABILE Produzione di legname.
Altre produzioni dagli alberi.
Prodotti del suolo o del
sottobosco.
Protezione idrogeologica.
Funzioni naturalistiche o
conservative.
Funzioni ricreative,
scientifiche o didattiche.
- SELVICOLTURA APPLICABILE Proseguibile il governo a ceduo.
Governo a ceduo non perpetuabile.
Coesistenza di governo a ceduo e a
fustaia.
Governo a fustaia con unica classe di
età prevalente.
Governo a fustaia con rinnovazione
permanente.
Arboricoltura specializzata da legno.
Arboricoltura specializzata da frutto o da produzioni non legnose.
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È inoltre evidente che, nel caso dei boschi coetanei, la decisione se operare o meno
una separazione fra particelle o sottoparticelle contigue possa considerare anche le
differenze di età o stadio di sviluppo.
Più in generale si deve infine garantire a ciascuna unità di compartimentazione
un’estensione adeguata.
Pertanto, come regola generale, sia una sottoparticella sia una particella si
qualificano per la presenza al loro interno di formazioni riconducibili a una sola
identità colturale.
Tuttavia particelle e sottoparticelle non devono risultare troppo piccole né
determinare mosaicature di compartimentazione difficili da gestire all'atto pratico:
si tratta di un momento particolarmente delicato dell’assestamento!
SOTTOPARTICELLE FRAZIONATE
All’interno di un poligono di compartimentazione eterogeneo possono esistere tratti
di bosco simili (che quindi posseggono un’unica identità colturale) ma fisicamente
disgiunti l’uno dall’altro: a esempio tratti estesi di pineta intercalati all’interno di un
ceduo.
Invece che istituire tali formazioni in altrettante sottoparticelle, può essere preferibile
identificarle e descriverle cumulativamente come un’unica sottoparticella frazionata.
La regola da seguire per le sottoparticelle frazionate è sintetizzata nelle figure che
seguono: Filizzola
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Talvolta il bosco è particolarmente eterogeneo e inevitabilmente si complica anche la
raccolta dei dati che lo descrivono in maniera esauriente.
Nonostante tutti gli accorgimenti che possano essere adottati, in questi casi il rischio
di eccessiva frammentazione del particellare diventa concreto.
È preferibile allora accettare che entro un unico poligono coesistano “sottoparticelle
non cartografabili disperse a macchie di leopardo”.
Queste macchie non vengono delimitate sul terreno né restituite su mappa poiché ciò
sarebbe particolarmente oneroso o materialmente impraticabile.
La sottoparticella frazionata a macchie di leopardo deve essere comunque
identificata e descritta indipendentemente dalle situazioni contigue o circostanti.
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DIFFERENZE NON RILEVANTI AI FINI
DELLA COMPARTIMENTAZIONE
Non è necessario istituire particelle o sottoparticelle distinte se le differenze che si
osservano nel bosco non raggiungono il rango di identità colturale: tali caratteri
possono essere considerati semplicemente varianti di un’unica formazione.
In questo caso è consigliabile porre un limite di particella o sottoparticella
solo se un’unica unità di compartimentazione risulterebbe troppo estesa.
A esempio non è necessario istituire unità di compartimentazione distinte, a meno
che considerazioni riguardanti le loro estensioni o altri motivi particolari non lo
richiedano, quando i cambiamenti riguardano:
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ESTENSIONE MINIMA
È opportuno che l’estensione minima di particelle e sottoparticelle non scenda sotto
a 0,5 ettari; si sconsiglia comunque di istituire particelle o sottoparticelle di
superficie inferiore a 2 ettari, a meno che non si tratti di isolare zone nelle quali
esistano problemi di particolare importanza.
L’estensione massima non è tassativa ma può essere indicata orientativamente
in una ventina di ettari.
La questione si pone soprattutto quando si imposta il particellare per la prima volta,
poiché all’atto della revisione assestamentale la compartimentazione va modificata
meno che sia possibile.
Spesso invece è opportuno delimitare appositamente le superfici improduttive anche
se sono poco estese, particolarmente quando non sono ricostituibili a bosco e sono
intercalate a terreni produttivi.
SUPERFICIE LORDA E NETTA
La SUPERFICIE LORDA della particella o sottoparticella è quella compresa
entro i limiti del poligono di delimitazione.
Gli improduttivi sono costituiti tipicamente da rocce, acque o strade.
Le zone produttive permanentemente non boscate sono solitamente piccoli campi,
prati o pascoli (non le radure o le chiarie presenti all’interno del bosco).
Esistono infine improduttivi o produttivi permanentemente non boscati aventi
sviluppo lineare (strade, corsi d’acqua, piste da sci, viali antincendio ecc.).
La SUPERFICIE NETTA della particella o sottoparticella è costituita dalla
differenza fra superficie lorda e superficie di improduttivi e produttivi
permanentemente non boscati.
a) INCLUSI DI GRANDE ESTENSIONE ACCORPATI E CARTOGRAFATI
Le superfici accorpate estese almeno 0,5 ettari costituite da improduttivi
(a esempio zone rocciose o corpi d’acqua) o da terreni non interessati al
particellare forestale (a esempio colture agricole) vengono cartografate
singolarmente. La loro estensione è quindi determinata planimetricamente e
non concorre alla superficie lorda della particella o sottoparticella, poiché
si tratta di inclusi non compresi nella gestione assestamentale.
b) INCLUSI DI PICCOLA ESTENSIONE ACCORPATI E NON CARTOGRAFATI
Le superfici dello stesso tipo ma aventi estensione inferiore non sono oggetto
di restituzione cartografica ma vanno semplicemente segnalate e descritte
nelle apposite schede, indicando la loro estensione viene indicata in maniera
speditiva.
Gli inclusi non cartografati di questo tipo afferiscono alla superficie lorda della
particella o sottoparticella ma non a quella netta.
c) INCLUSI DI GRANDE ESTENSIONE ACCORPATI CHE NON È POSSIBILE
CARTOGRAFARE
In circostanze eccezionali gli inclusi estesi oltre 0,5 ettari non vengono
cartografati, pertanto non si è in grado di planimetrarne l’estensione: li si
registra allora nelle schede di descrizione particellare come già illustrato per il
caso precedente. Filizzola
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d) INCLUSI AVENTI SVILUPPO LINEARE
Anche gli improduttivi aventi sviluppo lineare (a esempio strade e corsi
d’acqua e scarpate a essi adiacenti) o le fasce sottratte all’attività
selvicolturale che costituiscano limitazioni stabili alla coltura alla quale è
destinata la parte rimanente dell'unità di compartimentazione (a esempio
elettrodotti, piste da sci, impianti di risalita, tracciati permanenti di teleferiche
da esbosco o altro) vengono segnalate nelle schede descrittive.
Anche in questo caso le estensioni sono indicate per stima sintetica.
Le aree possono essere calcolate facilmente considerando la lunghezza del
tracciato e la sua larghezza media.
- PICCOLI INCLUSI PRODUTTIVI NON BOSCATI CON ESTENSIONE
2
INFERIORE A 1000 m : vengono computati nella superficie produttiva boscata
della particella o sottoparticella.
- GRANDI INCLUSI PRODUTTIVI NON BOSCATI CON ESTENSIONE
2
SUPERIORE A 1000 m : costituiscono la superficie produttiva non boscata della
particella o sottoparticella. 2
- PICCOLI INCLUSI IMPRODUTTIVI CON ESTENSIONE INFERIORE A 500 m :
vengono computati nella superficie boscata se risultano circondati dal bosco e nella
superficie produttiva non boscata se circondati da quest’ultima. 2
- GRANDI INCLUSI IMPRODUTTIVI CON ESTENSIONE SUPERIORE A 500 m :
costituiscono la superficie improduttiva della particella.
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NUMERAZIONE
Ogni particella assestamentale è identificata con un numero.
Ogni sottoparticella assestamentale è identificata dall’abbinamento di un numero e
una lettera.
Il numero della particella o il numero più lettera della sottoparticella non possono
cambiare: è possibile modificarli solo quando, all'atto della revisione assestamentale,
la vecchia unità venga modificata in modo irrecuperabile per suddivisione o per
accorpamento a altre.
Ogni particella possiede un proprio numero di identificazione, accompagnato da una
lettera alfabetica nel caso delle sottoparticelle: tale codice deve identificare una sola
particella o sottoparticella e non deve cambiare nel tempo.
Al momento della revisione del piano i limiti di particella o sottoparticella vanno
modificati quanto meno sia possibile.
Nel caso che occorra assolutamente farlo, si veda in figura l’esemplificazione delle
procedure da seguire nell’aggiornamento del particellare.
Nei casi illustrati al punto a) le unità di compartimentazione possono mantenere la
loro individualità nel tempo e quindi conservare la loro numerazione originaria.
Nell’altro caso invece la serie storica va persa e è necessario modificare la
numerazione precedente.
Invece devono essere assolutamente evitati cambiamenti di confine: ciò rende
impossibile la ricostruzione storica degli eventi succedutisi nelle singole unità di
compartimentazione e quindi costringe anche a abbandonare la vecchia
numerazione.
Il problema della numerazione delle particelle è banale ma qualche complicazione si
presenta quando si tratta di assestare foreste molto estese.
Il procedimento operativo ideale consisterebbe nel separare del tutto il momento
della formazione del particellare da quello dell'inizio dei rilievi, descrittivi e
dendrometrici, in bosco.
Capita invece quasi sempre di cominciare i rilievi quando si dispone solo di un
particellare orientativo, non ancora definitivo, per cui ben presto si rende necessario
sopprimere alcune unità di compartimentazione o al contrario crearne di nuove.
In effetti una divisione rigida fra le varie fasi dell'assestamento si rivela di rado
redditizia. Nelle foreste molto estese questo può portare a confusioni che è sempre
bene evitare.
Si possono allora suggerire due metodi diversi di numerazione del particellare.
Il metodo della numerazione particellare continua è applicabile in tutte le foreste
accorpate e suddivise in non più che poche decine di particelle e adotta la consueta
progressione da ovest ad est e da nord verso sud.
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Il metodo della numerazione particellare frazionata può essere adottato invece per i
particellari molto estesi o frammentati e facilita gli eventuali aggiustamenti di
numerazione da effettuare in corso d’opera.
Quest'ultimo sistema si realizza mediante una successione numerica fittizia
organizzata su zone di applicazione relativamente estese, ciascuna delle quali
possiede una propria numerazione autonoma da quella delle altre.
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FORMA E DELIMITAZIONE
Solitamente è opportuno disegnare particelle e sottoparticelle secondo forme
sviluppate prevalentemente lungo le curve di livello, evitando poligoni che si
estendono nel senso delle linee di massima pendenza, per ovvie considerazioni
riguardanti le conseguenze idrogeologiche di tagli estesi in altimetria.
È sicuramente preferibile istituire particelle aventi sviluppo prevalente nel senso delle
curve di livello anche per marcarle di una maggiore omogeneità ecologico e
vegetazionale.
In questo modo si riesce a calibrare meglio gli interventi, distribuendoli a scacchiera
sulle pendici della montagna. Criterio analogo va adottato quando si tratta di
delimitare le fasce protettive sottostanti ai crinali o prossime ai salti di roccia.
Le operazioni di materializzazione sul terreno dei confini di particella e
sottoparticella non sono prescrittive ma subordinate a indicazioni esplicite in sede di
indirizzi tecnico-programmatici.
I confini di particella vengono solitamente tracciati con vernice.
La delimitazione può essere semplificata, materializzando soltanto i vertici dei
poligoni, quando i confini corrono lungo linee fisiografiche inequivocabili.
I confini di sottoparticella possono esistere solo sulla mappa, limitando al massimo il
loro tracciamento sul terreno. La materializzazione di tali poligoni, da effettuare solo
nei casi di più difficoltosa identificazione, è limitata ai vertici.
Di regola i segni di confine si riportano sul terreno compatibilmente con la possibilità
materiale di eseguire l'operazione. Se non è possibile fare altrimenti, si cerca per lo
meno di individuare i capisaldi certi in punti facilmente rintracciabili, segnando in
corrispondenza di essi gli alberi o le rocce.
I termini vanno numerati progressivamente all'interno di ogni foresta assestata e la
loro localizzazione va accuratamente riportata sulla carta topografica.
E’ opportuno utilizzare vernici che assicurino la massima resistenza e durata quali ad
esempio quelle del tipo usato per le colorazioni stradali o per impieghi nautici,
dovranno essere impiegati almeno due colori differenti, a esempio azzurro e bianco.
Ai vertici delle unità di compartimentazione i segni devono consentire l’immediata e
inequivocabile visualizzazione dell'andamento topografico dei confini.
Ai vertici delle unità e nei punti di frequente accesso è opportuno associare ai segni
anche i numeri delle unità.
Due colori diversi possono essere impiegati assieme, in una doppia striscia, nella
delimitazione dei confini esterni della proprietà assestata.
Segni e numeri vanno apposti solo dopo pulizia accurata della superficie sottostante.
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DESCRIZIONE PARTICELLARE
In “progetto bosco” si intende per descrizione particellare la raccolta e
l'evidenziamento di tutte le informazioni che riguardano, per ogni particella o
sottoparticella:
- L'identificazione anagrafica;
- L'inquadramento dei principali fattori ecologici;
- L'accertamento dei fattori, antropici o non, che possono condizionare la
gestione tecnica;
- L'identità colturale e la descrizione approfondita degli attributi che
caratterizzano le formazioni vegetali presenti.
LA DESCRIZIONE PARTICELLARE:
- È tassativa in tutte le circostanze;
- È un momento fondamentale e insostituibile dell'assestamento, in nessun
modo secondario rispetto al rilievo dendrometrico;
- Deve presentare in primo luogo le caratteristiche di sinteticità e completezza
del contenuto informativo, correttezza e chiarezza del testo scritto,
oggettività e uniformità nell'evidenziamento dei fenomeni osservati in bosco.
Nell'assestamento la descrizione particellare si risolve in un rilievo che, per quanto
accurato, non può essere effettuato altro che a vista e in maniera estensiva su tutto
il complesso silvopastorale.
Il suo scopo fondamentale è delineare uno scenario di sintesi e ragionato, per
quanto possibile libero da omissioni e da elementi di soggettività, delle condizioni
dell'unità particellare, in relazione agli eventi passati e in vista degli interventi
ipotizzabili per il futuro.
La razionalità consiste nella capacità di mettere in evidenza i fatti effettivamente
significativi ai fini della gestione, omettendo viceversa quelli ovvii o superflui.
Per programmare razionalmente gli interventi (e successivamente per eseguirli
correttamente) è necessario sapere dove, in quella data particella o sottoparticella, si
verificano i fenomeni che sono stati descritti e quali sono le loro esatte modalità.
L'uniformità nell'assunzione delle informazioni descrittive è inevitabilmente connessa
alla possibilità di gestirle per via informatica. In una prospettiva sovraziendale di
archiviazione e utilizzazione dei dati è dunque necessario prima di tutto organizzare
un sistema razionale e efficiente di raccolta e catalogazione dei caratteri descrittivi
del bosco.
Il sistema informativo ha sviluppato una soluzione di archiviazione dati e di editing
che consente di abbinare:
- L'uso di codici predeterminati solo per la componente informativa
fondamentale, quella da archiviare su scala regionale e che in seguito potrà
essere oggetto di opportune interrogazioni;
- La traduzione automatica dei codici in una base scritta di testo,
immediatamente e inequivocabilmente comprensibile, la quale costituisce già
autonomamente una descrizione particellare compiutamente leggibile e allegabile al
piano di assestamento;
- La possibilità per il tecnico assestatore di inserire, sulla base già tracciata,
eventuali approfondimenti di qualsiasi tipo, realizzati in forma lessicalmente libera da
vincoli, per le analisi di dettaglio o per le notizie aventi rilevanza esclusivamente
locale. Filizzola
Tesina Esame di Assestamento Forestale - - Scienze Forestali e Ambie UNIBAS
COMPILAZIONE SCHEDE
scheda “A” (fattori ambientali e di gestione)
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La scheda A contiene l’identificazione anagrafica della particella o sottoparticella e
l’analisi dei principali fattori ecologico-stazionali, biologici o antropici che possono
condizionare la gestione tecnica.
L’intestazione della scheda richiede anzitutto di identificare il bosco (complesso
forestale sottoposto a assestamento), la particella (numero) e l’eventuale
sottoparticella (lettera).
I dati anagrafici comprendono anche il comune e l’eventuale nome del luogo.
Indicare infine il nome del rilevatore e la data del rilievo.
Nel caso che si tratti di una sottoparticella non cartografata a “macchia di leopardo”
serve anche stimare la percentuale della sua superficie rispetto a quella lorda del
poligono circoscritto (particella o sottoparticella cartografata) e si indica la
localizzazione.
La superficie totale è espressa in ettari.
ALTITUDINE PREVALENTE: quota riferita al baricentro della particella o
sottoparticella.
PENDENZA PREVALENTE: inclinazione media, espressa in percentuale, della
particella o sottoparticella. Non considerare eventuali salti di roccia localizzati e
nemmeno eventuali ripiani di modesta estensione ma riferirsi all’inclinazione di
superfici estese al minimo 0,5 ettari.
ESPOSIZIONE PREVALENTE: N, NE, SE, SO, O, NO, nulla.
POSIZIONE FISIOGRAFICA PREVALENTE indicare un solo codice: crinale,
dosso o displuvio, versante, alto versante, medio versante, basso versante,
fondovalle, pianura, compluvio, ripiano o terrazzo.
DISSESTO: indicare una sola delle seguenti possibilità: fenomeno assente,
fenomeno presente su meno del 5% della superficie, su meno di 1/3, su più di 1/3,
pericolo di peggioramento della situazione;
- per ciascuno dei seguenti tipi di dissesto: erosione superficiale o
incanalata, erosione catastrofica o calanchiva, frane superficiali, rotolamento
massi, altri fattori di dissesto (da specificare).
LIMITI ALLO SVILUPPO DELLE RADICI: indicare una sola delle seguenti classi di
incidenza: fenomeno assente o limitato; presente su meno di 1/3 della superficie, su
meno di 2/3, su più di 2/3 della superficie;
- per ciascuno dei seguenti fattori in grado di limitare lo sviluppo
radicale degli alberi: superficialità del terreno, rocciosità affiorante,
pietrosità, ristagni d’acqua, altri fattori limitanti (da specificare).
DANNI: indicare una sola delle seguenti classi di danno: danni assenti, presenti su
meno del 5% della superficie, su meno di 1/3, più di 1/3, pericolo di peggioramento
del danno;
- per ciascuna delle seguenti cause: danni da bestiame domestico, da
selvatici, da fitopatogeni o parassiti, da agenti meteorici, da movimenti di
neve, da incendio, da utilizzazioni o esbosco, da attività turistico ricreative,
danni dovuti a altre cause (da specificare).
Potrà essere utile specificare opportunamente le modalità del danno: a esempio
danno da agenti meteorici (ai fusti da fulmine, galaverna ecc.), tipi di danno da
incendio (a terra, bassi, di chioma ecc.), gravità delle ferite provocate dalle
utilizzazioni o altro. Filizzola
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ACCESSIBILITÀ: indicare sia la percentuale di superficie sulla quale l’accessibilità è
insufficiente sia quella di accessibilità buona, con dato cumulativo pari al 100%.
Presentano accessibilità buona:
- Le superfici comprese entro 1 Km di distanza dalla strada, se la pendenza del
terreno è inferiore al 20%;
- Le superfici comprese entro una fascia di 100 m di dislivello sopra e sotto
strada, fino ad una distanza orizzontale di 500 m, se la pendenza è compresa
fra il 20 ed il 40%;
- Le superfici comprese entro una fascia di 100 m di dislivello sopra e sotto
strada, fino ad una distanza orizzontale di 250 m, se la pendenza è compresa
fra il 40 e il 60%;
- Le superfici comprese entro una fascia di 100 m di dislivello sopra e sotto
strada, fino ad una distanza orizzontale di 100 m, se la pendenza è maggiore
del 60%.
Presentano accessibilità insufficiente tutte le altre superfici.
OSTACOLI AGLI INTERVENTI:
- assenti o irrilevanti.
- scarsi o facilmente superabili.
Terreni a pendenza mediamente inferiore al 20-30%; massi, salti di roccia, gradoni,
avvallamenti, ecc., non hanno altezze generalmente superiori al mezzo metro e le
distanze fra loro non sono inferiori ai 5 metri; non ostacolano l'esbosco ed è possibile
ovunque lo strascico coi trattori.
- numerosi o rilevanti ma ancora superabili.
Terreno in molti tratti con pendenze superiori al 30%, oppure presenza di ostacoli di
una certa entità (alti più di mezzo metro o sufficientemente vicini da costituire
spesso intralcio alla circolazione dei mezzi) non rappresentano un ostacolo
insormontabile, ma costringono a deviazioni dei percorsi di esbosco; lo strascico è
possibile solo su tratti appositamente scelti.
- non superabili.
Terreno a pendenze eccessive per l'impiego delle macchine o anche per l'esbosco a
strascico col bestiame, oppure presenza di ostacoli numerosi e insormontabili su
tutta la superficie; i movimenti in bosco sono eventualmente possibili solo su poche
direttrici.
CONDIZIONAMENTI ELIMINABILI RIGUARDANTI LA GESTIONE:
- nessuno (assenza di condizionamenti),
- eccesso di pascolo,
- eccesso di selvatici,
- contestazioni di confini di proprietà,
- altre cause (specificare di cosa si tratti).
I motivi in grado di creare condizionamenti di questo tipo sono numerosi: a esempio
la difficoltà di ridurre l’eccesso di pascolo in bosco per ragioni di carattere
prevalentemente sociale, ciò che può impedire i tagli di rinnovazione.
In questo caso gli interventi tecnicocolturali di rinnovazione si considerano
“congelati” e la particella o sottoparticella viene esclusa dall'assegnazione della
ripresa, finché l'ostacolo non sarà stato rimosso.
FATTI PARTICOLARI CHE È UTILE METTERE IN EVIDENZA:
- Nessuno (assenza di fatti particolari),
- Pascolo in bosco (di bovini, ovini, caprini, equini, altri),
- Presenza di emergenze storico culturali,
- Presenza di sorgenti o fonti,
- Presenza di usi civici,
- Altri fatti (specificare di cosa si tratti). Filizzola
Tesina Esame di Assestamento Forestale - - Scienze Forestali e Ambie UNIBAS
DESCRIZIONE APPUNTO
Appunti di Selvicoltura per l'esame del professor Pierangeli, contenente una tesina d'esame riguardante l'assestamento forestale nella politica ambientale e territoriale, le operazioni preliminari alla compilazione di un piano di assestamento, la divisione particellare forestale, le comprese, i rilevamenti generali. Progetto bosco: gestione sostenibile - un sistema di supporto per i piani di gestione forestale
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GPL1987 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Selvicoltura generale e sistemi forestali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Basilicata - Unibas o del prof Pierangeli Domenico.
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