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Dopo aver verificato quelle che sono le fasi dello sviluppo “normale” ci siamo addentrati
nell'analizzare il disturbo specifico del linguaggio che colpisce i bambini soprattutto in età
evolutiva. Infine per concludere è stato interessante verificare quali sono le forme alternative di
linguaggio, nello specifico abbiamo trattato della lingua italiana dei segni.
Comunicazione e linguaggio
2.
Per comunicazione intendiamo lo scambio di messaggi, parzialmente cosciente e volontario, tra due
o più persone. La sola ricezione, o espressione, non sono definibili come comunicazione. L'anello
comunicativo minimo si compone dell'emissione del messaggio e dalla ricezione di questo stesso.
Essa si compone di norma da diversi canali: uditivo-verbale, ottico-mimico-gestuale, ottico-grafico,
tattile-visivo. Essa è inoltre multimodale ovvero si compone dell'intenzionalità o meno
dell'interlocutore. È necessario, per un adeguato sviluppo del linguaggio, avere acquisito buone
capacità di comprensione e comunicazione. La comunicazione si compone di due parti: la prima è
1 S. D’amico, A. Devescovi, (2012) Comunicazione e linguaggio nei bambini, Carrocci, Roma
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verbale, mentre la seconda è non verbale. La prima è relativa al linguaggio orale e grafico
alfabetico, mentre la seconda, invece, è relativa a tutte le forme di comunicazione per esempio
pantomima, disegno, modulazione della voce ecc. Alcuni esempi di segni o categorie relative alla
comunicazione non verbale possono essere evidenziati nel sistema internazionale, nelle reazioni
neurovegetative, ad esempio rossore, sudorazione; nel sistema cinestetico, ad esempio: sguardo,
postura, mimica.
Il linguaggio si struttura in quattro livelli:
• Livello fonologico: che riguarda il contenuto, ovvero il significante, supporto materiale del
segno, serve per la trasmissibilità del messaggio. Comprende:
la fonetica, ovvero lo studio delle caratteristiche dei suoni;
la fonologia, che studia l'organizzazione dei suoni, individua le caratteristiche dei
segni del sistema fonetico;
i fonemi, ovvero le più piccole unità linguistiche non dotate di significato.
• Livello semantico-lessicale riguarda il contenuto nel senso del significato, il concetto cui la
parola (significante) si riferisce. Esso si compone di:
Lessico: materiale di superficie, insieme dei concetti appartenenti ad un sistema di
etichettamento, insieme di parole o vocabolario.
Semantica: componente di base, studia il significato, insieme dei concetti.
Non c'è corrispondenza di univoca perfetta tra significante e significato: ad una
stessa parola possono corrispondere più significati, lo stesso significato può essere
espresso da parole diverse.
• Livello morfo-sintattico si riferisce ai segni che costituiscono le lingue che possono
modificarsi e si relazionano tra loro in base a regole per poter esprimere il messaggio. Tali
relazioni e modificazioni riguardano la:
Morfologia: studia le modificazioni di forma dei segni, un Morfema È l'unità più
piccola di significato.
3 Sintassi: studia l'ordine in cui compaiono i segni di una lingua e della sua sintassi in
una frase.
• Livello pragmatico: la pragmatica si occupa del rapporto fra la comunicazione, gli
interlocutori e l'ambiente in cui avviene lo scambio comunicativo.
Il contesto si compone del luogo ove si svolge la comunicazione, dalle persone e dalle intenzioni,
in che rapporto reciproco sono, quali sono le conoscenze comuni, gli oggetti presenti, argomento
della conversazione e come è stata impostata. Il contesto induce a strutturare lo stesso messaggio in
modi diversi, il medesimo messaggio assume significati diversi.
Neurolinguistica: basi biologiche dello sviluppo del linguaggio
3.
Partendo dalla premessa che il comportamento linguistico e i suoi aspetti sono parte della nostra
biologia, evidentemente questo comportamento deve essere geneticamente determinato e soggetto
alle stesse considerazioni delle altre funzioni del genoma umano, ricercabili pertanto nei geni
dell'abilità del linguaggio.
"Il modello linguistico dei principi e dei parametri secondo il proponente Chomsky è piuttosto
simile alla speciazione biologica: in un sistema complesso, piccoli mutamenti in punti particolari
possono portare a sistemi differenti." 2
È spiazzante verificare come vi siano tratti di similarità tra tutti gli esseri viventi in maniera così
netta, tuttavia alcune differenze spesso anche piccole, come per esempio il ritmo dei meccanismi
cellulari, ma produrre cambiamenti nell'organismo anche notevoli. L’acquisizione del linguaggio
consiste in uno sviluppo di tipo biologico non differente da quello di un altro organo. Perciò è bene
precisare che non si tratta essenzialmente di un'acquisizione ma di un vero e proprio sviluppo. Ciò
avviene attraverso l'attivazione di alcuni principi e parametri, strutturando quindi in base a principi
sintattici, morfologici, fonologici. L'acquisizione del linguaggio quindi non è un processo che il
bambino effettua da solo, ma posto in un ambiente appropriato viene stimolato e condizionato dagli
adulti di riferimento e dalle persone che gli sono vicini. Un parametro frequentemente citato è il
" parametro testa " che determina l'ordine degli elementi nella frase in una determinata lingua.
Nicolai, Florida (2003). Argomenti di Neurolinguistica. Normalità e patologia del linguaggio. Ed. Del Cerro, Pisa.
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4
L'ordine degli elementi è proprio uno degli aspetti maggiormente modificabili di una lingua e che la
distinguono dalle altre.
Il linguaggio orale è prodotto dal sistema pneumo-fono-articolatorio. In particolare il sistema
respiratorio attraverso la respirazione condizionata regola l'intensità, il volume della voce e il ritmo
respiratorio. L'apparato vocale si occupa della vibrazione cordale che condiziona la frequenza e il
tono della voce. La cavità di risonanza invece si occupa del timbro della voce, infine gli organi
articolatori gestiscono l'articolazione dei fonemi e delle parole.
" L'acquisizione di una lingua è, quindi, in parte, un processo di fissazione dei valori per gli
interruttori sulla base dei dati a cui si è esposti, un processo, cioè, di fissazione dei parametri. " 3
In merito alle basi biologiche dello sviluppo del linguaggio è doveroso fare una digressione storica
sulle teorie che hanno caratterizzato tale argomento. In particolare si tratta di tre le principali teorie:
• La teoria innatista
• La teoria interazionista
• Gli approcci funzionalisti
La teoria innatista
a. Chomsky ipotizza l'esistenza di un dispositivo innato per l'acquisizione del
linguaggio, un programma biologico per imparare a parlare, una sorta di grammatica
universale che contiene la descrizione degli aspetti strutturali condivisi da tutte le
lingue naturali. Lo sviluppo del linguaggio non consiste nell'imitazione degli adulti,
ma ad un processo di scoperta. L'autore critica la posizione comportamentista di
Skinner, secondo il quale sono fondamentali l'apprendimento per imitazione e
l'insegnamento degli adulti. Tale approccio è stato criticato per tre diversi aspetti: la
considerazione del linguaggio indipendente sia dall'intelligenza e dalla capacità
comunicativa; affermare che la competenza linguistica precede all'esecuzione;
ritenere irrilevanti i discorsi che il bambino scorta nel suo ambiente.
3 Nicolai, Florida (2003). Argomenti di Neurolinguistica. Normalità e patologia del linguaggio. Ed. Del Cerro, Pisa.
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5 La teoria interazionista
b. Si ritiene che i bambini debbano sviluppare una sufficiente conoscenza del mondo
prima di cominciare a parlare e che tale conoscenza consentirà loro di esprimere
verbalmente concetti e relazioni: quindi, che la sintassi e la semantica derivino da
altre forme di conoscenza. L’ipotesi cognitiva riprende le ipotesi di Piaget (1945) sui
rapporti tra linguaggio e pensiero: il linguaggio è un aspetto della capacità simbolica
(sesto stadio sensomotorio) e segna il passaggio dall’intelligenza sensoriale a quella
rappresentativa. Sempre in quest’epoca (circa 18 mesi) i bambini acquisiscono altre
capacità simboliche, come imitare e giocare a fare finta. Lo sviluppo cognitivo
precede la comparsa del linguaggio e ne è l’origine. Piaget è in contrasto con
Chomsky in quanto sostiene che l’esecuzione viene prima della competenza, cioè
che il bambino impara facendo, agendo sulla realtà.
Gli approcci funzionalisti
c. Si parla di competenza comunicativa e non di competenza linguistica (Chomsky),
ipotizzando che tra la comunicazione prelinguistica del bambino (vocalizzi, gesti) e
lo sviluppo del linguaggio vi sia una relazione di continuità. Le prime espressioni
verbali dei bambini sono “atti linguistici” (Austin e Searle), cioè frasi in cui il
contenuto e il significato non coincidono (ad es. “Mamma calze”, nelle intenzioni di
un bambino piccolo, può voler dire sia “le calze di mamma” che “mamma mette le
calze”): diventa allora importante la relazione tra linguaggio e contesto sociale nelle
prime fasi di sviluppo.
Sviluppo del linguaggio in età evolutiva
4.
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Il bambino, tra 0 e 6 mesi, riceve informazioni tramite gli apparati sensoriali e invia messaggi
tramite muscoli, secrezioni, o altro tra cui il pianto e il sorriso e la suzione. In tale periodo non
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esiste comunicazione, né abilità linguistica, tanto meno rapporto comunicativo con se stessi. Nel
periodo tra i 6 e i 18 mesi compare la comunicazione non verbale intenzionale. Tale comunicazione
è prevalentemente analogica e con pochi contenuti. Il bambino invia informazioni al mondo
circostante; intorno all'ottavo/decimo mese vi è una normalizzazione dell'udito, vengono
sperimentati maggiormente i suoni della lingua madre, si verifica un impoverimento della lallazione
casuale, un inizio di proto-conversazioni su base imitativa e uno sviluppo di ecolalia. Si verifica la
comunicazione intenzionale con modalità gestuale. Il bambino si tende verso l'oggetto o persona
con movimenti di apertura e chiusura della mano, richiedendo l'oggetto o la persona. Alza l'oggetto
per mostrarlo all'adulto con l'intenzione di condividere, relazionarsi con l'adulto. Il bambino offre
un oggetto e se lo fa ridare, relazionandosi con l'interlocutore. Dal decimo al dodicesimo mese
inizia a rappresentare con segni la realtà che lo circonda attraverso l'attività simbolica e le prime
parole. Nella parola vi è un rapporto costante e coerente tra