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Relazione esame progettazione educativa, prof. Silva, articolo consigliato ECEC Esperienza toscana Pag. 1
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La nascita delle scuole per l'infanzia in Italia

A Cremona nel 1828, un prete cattolico, Ferrante Aporti, fonda la prima "scuola infantile" rivolta a bambini dai due anni e mezzo ai sei anni d'età. Nascono successivamente strutture per bambini da tre a sei anni in diverse realtà dell'Italia centrale e settentrionale, tra cui Pisa, Firenze, Siena, Milano e Venezia. Per i piccolissimi, ovvero i bambini da 0 a 3 anni bisognerà attendere il 1850, quando a Milano nasce il primo "ricovero per lattanti" ad opera di un gruppo di famiglie abbienti e di studiosi, in risposta anche al triste fenomeno dell'abbandono dei bambini, chiamato "esposizione". Il primo intervento pubblico rivolto alla prima infanzia risale al 1925 quando il regime fascista istituisce l'Opera Nazionale Maternità e Infanzia (OMNI), con l'obiettivo primario di proteggere e potenziare la natalità e di conseguenza la famiglia. In questo modo le donne italiane erano incentivate ad.

essere più prolifiche e venivano espulse dal mondo del lavoro. L'ONMI offriva servizi improntati secondo un'ottica assistenziale e sanitaria, lasciando in secondo piano le questioni educative.

Legge n.860 del 26 agosto 1950, tutela le madri lavoratrici attraverso l'implementazione di servizi per bambini piccoli.

Legge 1044 del 1971 chiamata "piano quinquennale per l'istituzione di asili nido comunali con il concorso dello stato". Questa norma, che prevedeva lo stanziamento di fondi per la costruzione di 3800 asili nido in Italia nel quadriennio 1972-1976, si caratterizza per un solido impianto pedagogico-educativo, dando anche una fisionomia democratica e sperimentale ai servizi rivolti alla fascia 0-3 anni. L'attivazione e la gestione degli asili nido sono assegnate ai Comuni e non più all'ONMI o ad altri enti locali, nel quadro di una programmazione regionale. La legge 1044 è stata accolta come una grande innovazione.

soprattutto nelle regioni del Centro-Nord dove ha trovato fin da subito applicazione. Nonostante questi aspetti innovativi, permaneva tuttavia in essa il riferimento alla dimensione assistenziale del nido, pensato come custodia temporanea di bambini mentre le madri stanno lavorando. Il carattere assistenziale dei nidi è dimostrato anche dal fatto che l'applicazione della legge è lasciata al Ministero della Sanità, e non a quello dell'Istruzione come per la scuola dell'infanzia. Proprio questa mancata individuazione del bambino come soggetto principale del nido rende più difficile, negli anni successivi, la nascita in Italia di una cultura educativa extrafamiliare dell'infanzia e di conseguenza la diffusione del nido su tutto il territorio nazionale e la consapevolezza presso la popolazione del suo ruolo di servizio educativo volto alla crescita del bambino. Inoltre, in Italia, lo sviluppo dei nidi si è concentrato soprattutto nel Nord enel Centro, mentre il Sud è rimasto escluso, fino ad anni recenti, e ancora oggi la loro presenza da Roma in giù e assai scarsa. Dai servizi integrativi al sistema integrato di educazione dalla nascita ai 6 anni I mutamenti sociali e demografici che hanno segnato l'evoluzione della famiglia e della genitorialità negli ultimi trent'anni hanno spinto a un progressivo ripensamento dei servizi per l'infanzia, così da poter rispondere a una domanda sempre più crescente e complessa. Le nuove tipologie di famiglie richiedono infatti una maggiore flessibilità dei servizi e una loro maggiore articolazione. I servizi educativi per la prima infanzia in Italia a partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento sono pertanto andati aumentando in maniera considerevole e si sono diversificati in varie tipologie. Con la legge 285 del 1997 (Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l'infanzia)

el'adolescenza) nascono i servizi integrativi, i primi servizi educativi complementari al nido d'infanzia tradizionale che forniscono alle famiglie italiane maggiore possibilità di scelte in quanto a orari e soluzioni fino ad allora non previste dai nidi comunali preesistenti. Fanno parte dei servizi integrativi lo spazio gioco, il centro dei bambini e delle famiglie, il servizio domiciliare e il nido aziendale.

La legge 107 del 2015, detta anche buona scuola, ha istituito il "sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni". Col decreto legge n.65 dell'aprile 2017 lo stato italiano rende operative le linee progettuali relative al sistema integrato tracciato dalla legge sopracitata. In particolare sono di grande interesse per l'ECEC italiano i seguenti punti fondamentali:

  • la qualificazione universitaria della formazione iniziale del personale educativo attraverso una laurea triennale per l'educatore dei servizi
0-3 e una quinquennale più specializzazione di un anno per gli insegnanti del sistema integrato 0-6 e l'importanza della sua formazione continua;  l'esclusione dei servizi educativi per la prima infanzia dai servizi a domanda individuale in relazione all'effettiva disponibilità di risorse finanziarie;  l'obbligo dello Stato di adottare e finanziare un Piano di azione nazionale pluriennale per la promozione del sistema integrato 0-6;  la promozione della costituzione di poli per l'infanzia per bambini di età fino ai sei anni, anche aggregati a scuole primarie e a istituti comprensivi;  il superamento della fase sperimentale delle sezioni primavera mediante la loro graduale stabilizzazione e il loro progressivo potenziamento. Lo stesso Decreto chiarisce le competenze dei diversi attori istituzionali in gioco: lo Stato, assume adesso il compito di coordinare, indirizzare e promuovere l'educazione dalla nascita a sei anni, alle Regioni.

Invece è assegnato quello di programmare e sviluppare il sistema integrato, mentre ai Comuni è affidato il compito di gestire i servizi sul territorio, monitoraggio, formazione in servizio del personale educativo, partecipazione e coinvolgimento delle famiglie, continuità con il primo ciclo di istruzione.

La legge n.444 del 1968 istituisce la scuola materna (oggi scuola dell'infanzia) rivolta a tutti i bambini con età compresa fra i tre e i cinque anni, di durata triennale e non obbligatoria, connessa con la scuola primaria con la legge n. 53 del 28 marzo 2003.

Oggi, grazie alle normative sopracitate, si sono venuti a creare in Italia i presupposti per superare un sistema educativo che è stato pensato diviso a causa di una concezione ottocentesca dei servizi per la prima infanzia come servizi assistenziali a carattere custodialistico. Solo recentemente, la storia del nido e quella della scuola dell'infanzia si sono incontrate sul piano normativo.

e ha preso avvio un percorso che necessita di un orientamento pedagogico nuovo, capace di fare tesoro delle esperienze maturate fin qui su entrambi i fronti. Quale pedagogia per il sistema integrato 0-6? La pedagogia dei servizi 0-6 deve essere una pedagogia basata su principi, valori e finalità comuni, in grado di dare coerenza educativa al sistema integrato, senza cancellare le specificità di ciascuna tipologia di servizio. "Continuità", in quest'ottica deve significare la capacità degli educatori e degli insegnanti di adottare uno 'stile educativo coerente', attento alle esperienze del bambino, visto come un soggetto unitario che attraversa fasi specifiche di crescita (approccio olistico). Un aspetto prioritario è la costruzione di un curriculum educativo 0-6, inteso come un percorso intenzionale frutto di una progettazione collegiale, che va monitorato nel corso della sua realizzazione e verificato nella sua capacità di.

conseguire le finalità previste, tenendo conto delle particolarità dei destinatari e del contesto. Inoltre gioca un ruolo fondamentale l'ambiente, che va progettato e pensato a misura di bambino, un ambiente inteso come spazio conviviale, dove gli scambi tra bambini e tra questi e gli adulti sono agevolati e allo stesso tempo favoriscono la loro autonomia e pure dove il gioco è vissuto come esperienza di apprendimento. La costruzione di tale curriculum non è facile in quanto richiede di abbandonare l'impronta piagetiana che ancora oggi condiziona il sistema educativo italiano, basato per l'appunto sul modello psico-pedagogico stadiale delle fasi di sviluppo del bambino. L'obiettivo che oggi il sistema ECEC italiano si pone, in sintonia con le direttive europee, è di raggiungere entro il 2020 il 33% di presenza dei bambini da zero a tre anni nei servizi educativi sull'intero territorio nazionale, aumentando

L'accessibilità e la qualità dei servizi educativi dalla nascita ai sei anni. L'esperienza toscana come esempio di qualità pedagogica.

Nel quadro del sistema ECEC nazionale la Toscana si è contraddistinta come una delle regioni in cui i servizi educativi rivolti alle bambine e ai bambini dalla nascita ai tre anni hanno assunto i connotati di un sistema educativo complesso e articolato. Fin dalla legge regionale n. 16 del 1973, dal titolo "Disciplina degli asili nido", la Toscana recependo le indicazioni contenute nella legislazione nazionale (legge 1044 del 1971), aveva avviato i primi asili nido sul territorio. A riguardo merita citare la legge n. 47 del 1986 dal titolo "Nuova disciplina degli asili nido", che ha determinato un'evoluzione dei servizi per l'infanzia a livello locale. I servizi educativi toscani si presentano oggi come servizi a carattere educativo, tale carattere emerge proprio dalle peculiarità.

dell'ECEC toscano, elementi che conferiscono qualità al sistema di intervento, ovvero da: la cura verso l'ambiente, inteso come spazio dove il bambino sviluppa tutte le sue potenzialità. Il ruolo dello spazio è centrale nello sviluppo psichico, fisico, emotivo, linguistico-comunicativo del bambino e nella formazione della sua identità. Per questo motivo vi è uno stretto rapporto tra progetto educativo e predisposizione dello spazio. In Italia, gli spazi dedicati ai bambini da 0 a 3 anni sono organizzati in angoli, così da stimolare la curiosità dei bambini e incoraggiare la loro propensione al gioco. La presenza poi di materiali ludico-educativi naturali, di diversa tipologia e consistenza e oggetti di uso quotidiano facilita questo processo sviluppando nel contempo nel bambino sensibilità estetica e comprensione del bello. Lo spazio per i bambini all'interno dei servizi educativi deve essere bello.cioè ben organizzato, arredato in maniera armonica e con oggetti colorati non scelti a caso ma con gusto estetico, curato nei particolari. Lo spazio viene quindi considerato non un contenitore ma un elemento integrante dell'evento educativo. La documentazione è il processo di raccolta, organizzazione e presentazione di informazioni in modo chiaro e accessibile.
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Publisher
A.A. 2020-2021
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LaVivi99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Progettazione educativa per la prima infanzia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Silva Clara Maria.