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I viaggi in Europa, Medio Oriente e Africa, gli offrirono l’opportunità di diffondere le sue idee, le
quali comprendono due punti fondamentali:
• Una più stretta intesa con i gruppi antisegregazionisti operanti nel Sud e nel resto del paese;
• il tentativo di internazionalizzare il problema dei neri, cercando intese con i paesi arabi
(soprattutto africani ed ex-colonie) per creare un fronte e un’azione comuni.
Continuando a prendere posizioni forti contro il governo e non condividendo il pacifismo di Martin
Luther King, egli se ne allontana dopo la marcia su Washington. Cominciano poi una serie di
attentati alla sua vita: prima al Cairo, poi a New York e infine, sempre a New York, venne ucciso
durante una conferenza da lui tenuta. Fu colpito da 16 proiettili di cui 3 gli furono fatali. Finì così il
cammino pericoloso intrapreso da Malcolm X, se alla domanda “chi sono io?” egli diede una
risposta, questo non lo si può sapere ma sicuramente un altro interrogativo rimase nella storia: Chi
uccise Malcolm X?.
La questione razziale oggi
Da allora non esistono più leggi razziali negli Stati Uniti ma sono comunque frequenti e numerosi
gli episodi di razzismo e di discriminazione contro i neri, le cui condizioni, per quanto riguarda
l’accettazione sociale, sono notevolmente migliorate anche se la maggior parte vive nella povertà;
inoltre la percentuale di matrimoni misti, tra bianchi e neri, è ancora bassissima.
La sproporzione tra il numero di neri detenuti nelle prigioni statunitensi e il loro numero
complessivo tra la popolazione è da molti ritenuta un indizio del persistente razzismo nei loro
confronti da parte del governo stesso.
A questo proposito, è da ricordare una data piuttosto recente: il 26 febbraio 2012, nella quale la
guardia giurata George Zimmerman, durante un giro di pattuglia nella città di Sanford, nel centro
della Florida, uccise un ragazzo di 17 anni, afroamericano, che, secondo le sue spiegazioni era
responsabile di furti nelle case del quartiere. Come Zimmerman potesse saperlo, è ignoto, ma la
sentenza dichiarò la guardia innocente, in quanto avrebbe agito per legittima difesa, scatenando così
lo sdegno dell’intera comunità afroamericana per una sentenza considerata non solo ingiusta ma
anche guidata dall’odio razziale.
“Ogni generazione successiva sembra fare qualche progresso cambiando la propria attitudine verso
le razze. Non significa, però, che ci ritroviamo in una società post-razziale; non significa che il
razzismo è stato eliminato.”