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L’ITALIA, AVANGUARDIA DEL RAZZISMO EUROPEO

L’acutizzazione del razzismo in Italia si intreccia con motivi globali (sfondo determinante,

corrispondono alla crisi del capitalismo) ed elementi “nazionali” (corrispondenti a specifiche, di

vecchia e nuova data, dinamiche economiche). Nella diffusione della guerra agli immigrati l’Italia

svolge un ruolo di guida di socializzazione di politiche della paura e promozione del razzismo di

massa

Assimilazionismo senza assimilazione

L’immigrato è stretto in una morsa. Da una parte una concreta politica di esclusione e di

segregazione (per ostacolare la permanenza e favorire la precarietà), dall’altra bombardati da

messaggi assimilazionistici (gli immigrati devono integrarsi) di carattere propagandistico, finalizzato

a ottenere il loro massimo adattamento alle condizioni a cui sono astretti. L’integrazione, poi, in

realtà è irraggiungibile e loro vengono tenuto sotto comando con speranze inutili: zitto, fai quello

che si dice sennò niente integrazione.

L’assorbimento degli immigrati

Nel 2008 con l’elezione della destra in Italia si è avuto un attacco violenti di xenofobia e razzismo,

frutto del sistema di rapporti sociali che in questi decenni ha instaurato con l’immigrazione. In Italia

la nuova diseguaglianza sociale è il risultato dell’azione di 3 strutture di stratificazione sociale –

l’ordinamento giuridico, il mercato del lavoro, i mass-media. Questa diseguaglianza interessa

popolazioni immigrate nel loro insieme e si sono formati specifici meccanismi generativi: selezione

nazional-razionale, segregazione lavorativa, abitativa e sociale, segmentazione giuridica ecc.

Prendendo in considerazione l’ordinamento giuridico, gli immigrati sono sottoposti a un regime

legale speciale, costituito da mezzi diritti e provvedimenti di carattere discriminatorio. Le leggi

39/90, 40/98, 189/2002 hanno delineato un modello che è attuato per produrre clandestinità. La

legge 189/2002 è fondata su una politica della precarietà permanente e ha indotto elementi testi a

schiacciare le condizioni di lavoro e di vita delle popolazioni immigrate. Ha chiuso le porte alla

legalità, immettendo una rete di discriminazione che coprono l’intero percorso migratorio,

dall’arrivo al rientro e toccano tutte le dimensioni della vita sociale. Cavalcando lo slogan

“immigrazione zero” si produce volutamente immigrazione senza diritti. Gli immigrati poi fanno i

lavori meno qualificati, più faticosi, rischiosi. Si crea così la razionalizzazione del mercato del

lavoro. Molti con basse remunerazioni , che andranno, in un futuro, ad allungare la lista dei poveri.

Anche nei discorsi pubblici sono discriminati: “ immigrati perfetti”, e via via altri immigrati, nella

scala più bassa sempre i rom

Il razzismo selettivo degli anni 90

Il razzismo non è nuovo in Italia. Già negli anni ’80 serpeggiava un “razzismo latente”. Negli anni

’90 (metà) il razzismo si fa più “sofisticato”, più violento ed esplicito, e diventa più organico alla vita

sociale del paese. Ma la crescita non ha cause oscure e incontrollabili, ma ragioni molto concrete

come, per esempio, l’aumento del salario. Quando il numero di immigrati è consistente, la classe

dominante assegna una certa funzione economica e politica all’immigrazione. Abbassare il costo

della forza-lavoro da una parte e fare da catalizzatore di tutti i problemi di stato dall’altra. Negli anni

’90 si nota un razzismo selettivo, caratterizzato da differenziazione e gerarchizzazione che prende

di mira questa o quella popolazione. Si creano così diverse categorie, identificate come anomale o

pericolose (vucumprà, marocchino, zingaro..) il razzismo è così più accentuato per le popolazioni

che hanno preso prima mercato del lavoro. Abbiamo così razzismo anti-arabo, successivamente (a

seconda di chi arrivava dopo nel mercato lavorativo) anti-slavo, anti-cinese ognuno dotato di una

propria retorica. Questo divide gli immigrati dagli autoctoni, facendone una entità separata. Questo

processo è all’origine delle molte discriminazioni subite e delle forti diseguaglianze oggi esistenti.

La bugia prodotta negli anni 90 produce al potere dominante doppi guadagni: lavoratori a basso

costo e possibilità di sfruttare risorse nel paese dell’immigrato. Bersaglio del razzismo sono anche

le donne immigrate, rappresentate come serve o prostitute. La donna musulmana invece è simbolo

di arretratezza ed esclusione. Gli emigrati non sono stati sempre a guardare

La resistenza degli immigrati

Negli anni ’90 e 2000 una minoranza di essi è protagonista di lotte sul diritto al permesso di

soggiorno, casa, libertà religiosa. Molti, superando problemi burocratici di vario tipo, hanno fatto

capire che non sono venuti in Italia per farsi trattare da schiavi. Hanno intrapreso una lotta, a volte

quotidiana, a volte collettiva, contro la riduzione a manodopera servile da tenere in disparte.

Insomma, negli anni della stabilizzazione hanno cominciato a stringere rapporti con gli autoctoni,

penetrare nei diversi ambiti della vita sociale e a fare massa. Oggigiorno rispetto a tutto questo gli

interessi dominanti hanno mosso un attacco sistematico e sofisticato, coinvolgendo anche la

popolazione.

La persecuzione degli immigrati

Con la vittoria della sinistra (aprile 2006) si aprono aspettative tra gli immigrati, ma si tratta di una

breve illusione poiché la posizione del governo sull’immigrazione cambia. C’è solo una politica

simbolica dietro. Sul piano del miglioramento delle condizioni del lavoratore la politica di centro

sinistra è fallimentare. In estate 2006 la situazione peggiora, tutti intraprendono una violenta

campagna di odio contro i clandestini, rom, donne immigrate, alunni figli di immigrati … La

campagna perdura fino al 2008. Quindi la posizione politica e sociale diventa persecuzione che

pone le sue basi su varie distinzioni (buono7cattivo, clandestini/non clandestini … ). I fenomeni di

persecuzione si manifestano a macchia d’olio, a volte tra le varie istituzioni che fanno a gara a chi

ha il pugno di ferro rispetto al binomio immigrazione-sicurezza. Con la destra al potere (2008) c’è

un’ulteriore stangata di stampo oppressivo. Si vede per esempio la legge 18972002 ai fini di una

precarizzazione totale dell’esistenza degli immigrati. Accumulatasi negli anni e sedimentatasi nel

tempo, la discriminazione degli immigrati fa un balzo in avanti, superando il livello precedente, e

diventando uno degli elementi principali dell’azione di governo

Politiche identitarie, politiche sicuritarie, classi sociali

Le prime, in modo funzionale alle persone, circoscrivono e delimitano i discorsi sull’immigrazione

intorno all’integrazione culturale, affermando che la cultura degli immigrati costituisce un ostacolo

per la loro integrazione. Questo assunto fa asserire che la mancata integrazione è causa di

devianza e criminalità, fonti di insicurezza cotnro la quale vengono presi i provvedimenti anti-

immigrati. Gli immigrati devono essere assimilati poiché questa cultura è inferiore a quella italiana.

La classe dominate così incute insicurezza sociale e dice che la causa fondamentale di tale

insicurezza è l’immigrato contro i quali si devono prendere provvedimenti. Questa politica utilizza la

formula “è la gente che lo chiede,m perché si sente insicura” (in realtà la gente è resa insicura). Lo

stato punta sul ceto medio, su cui si fa propaganda volta a presentare i cinesi come principali

cause dei fallimenti imprenditoriali a causa di concorrenze sleali. Le politiche anti-immigratorie

fanno credere ai componenti del ceto medio di essere “tutt’altra cosa che gli immigrati”. Ora si

chiede una parte attiva alla popolazione, mobilitarsi contro gli immigrati.

Cause ed effetti dell’acutizzazione del razzismo

Le cause sono molteplici. Per spianare la strada allo studio delle cause di questo nuovo accanito

razzismo si presentano pre-condizioni:

1)vecchie ma robuste radici delle dottrine razziali proprie del colonialismo storico

2)razzismo anti-meridionale, di persone del sud Italia giunti al nord nel dopoguerra

3) sistema di rapporti sociali che l’Italia ha stabilito con gli immigrati

Ritornando alle cause dirette, l’acutizzazione del razzismo che si registra negli ultimi anni vede il

concorso di fattori di breve periodo

- Un primo elemento è al necessità da parte del sistema delle imprese di spremere al massimo la

forza lavoro immigrata, qualora vi fosse parità sociale, politica, giuridica, la richiesta di questi

lavoratori si abbasserebbe drasticamente perché molto meno conveniente

- l’acutizzazione del razzismo è, secondo elemento, risposta del capitale ai processi di

radicamento degli immigrati, il cui lavoro è diventato sempre più rilevante nel funzionamento del

sistema economico. Visto che piano piano ( da soli e naturalmente) gli immigrati si integrano,

sviluppando processi di xenofobia si sviluppa un distanziamento dagli autoctoni e quindi soni più

ricattabili

- un terzo elemento è da individuare nell’aggravamento economico e sociale del paese. L’idea che

tutti i problemi della gente comune sono determinati dalla presenza degli immigrati

- un quarto elemento è il processo di leghizzazione dell’Italia e della politica italiana

IL “PACCHETTO SICUREZZA”: DALL’INTEGRAZIONE SUBALTAERNA DEGLI IMMIGRATI ALLA

LORO CRIMINALIZZAZIONE

Inaugurato dal Consiglio il 21 maggio 2008, il “pacchetto sicurezza” è un insieme di provvedimenti:

- un decreto legge: aggravante di status per chi fa reato ed è irregolare

- due decreti legislativi correttivi di norme di attuazione delle direttive comunitarie in maniere di

esame delle domande di asilo

- un disegno di legge che arriva a prevedere il reato di clandestinità

Un insieme di norme vessatorie e incostituzionali

Molte di queste sono incostituzionali e rendono impossibile l’esercizio di alcuni diritti fondamentali

dei migranti: asilo, unità familiare, libertà personale, libertà di circolazione. Vediamone alcune:

1) con il decreto legislativo 92/28, convertito in 125/08 “misure urgenti in materia di sicurezza

pubblica”, espulsione del cittadino non comunitario o allontanamento del comunitario, se è

condannato a una pena superiore ai 2 anni di reclusione. Questo non contiene però, come

avrebbe dovuto, una salvaguardia e “tutela dei diritti fondamentali dello straniero” (come nel Testo

Unico (TU) sull’immigrazione 2008). L’allontanamento è contro l’articolo 117 della Costituzion

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A.A. 2013-2014
24 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ivanunifi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Barrucci Paolo.