Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 24
Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 1 Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia della musica moderna, prof. Bernasconi, libro consigliato Il Novecento dell'Europa orientale e negli Stati Uniti, Vinay Pag. 21
1 su 24
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LA MUSICA CAMERISTICA E PIANISTICA

Negli anni venti prevalgono due correnti principali: una tradizionale tardoromantica ( Gazunov,

Gliere, Mjaskovskij) e una modernista e a tratti futurista ( Sebalin, Roslavec, Popov).

La musica da camera fu meno coinvolta nel rigore ideologico del regime e questo permise lo

sviluppo di tematiche più legate alla soggettività, anche se non mancò l'utilizzo di canti popolari

russi e non (sonata per violino e pianoforte di Khacaturjan) e la tematica celebrativa (settimo

quartetto di Levitin).

La maggior tranquillità con cui gli artisti si poterono dedicare al genere favorì un'evoluzione

stilistica più rettilinea: Mjakovskij maturò uno stile polifonico.

SOSTAKOVIC

I lavori composti da Sostakovic riflettono la lezione di Prokof'ev e di Stravinskij anche se

reinterpretata in chiave personale: si può trovare un'adesione al linguaggio contemporaneo ma la

necessità di un fondo radicato nella tradizione. Maturò uno stile che esplorò anche il campo

dodecafonico.

Già da Lady Macbeth è evidente come l'artista ha introdotto temi romantici e tardoromantici senza

rinunciare alle caratteristiche del suo primo stile.

Questo si nota bene in ventiquattro preludi per pianoforte, che non sono animati dalla

deformazione satirica ma dall'interpretazione ironica ed arguta dei gesti tipici del pianista

romantico.

La raccolta è una successione di tonalità maggiore-minore secondo il ciclo ascendente delle quinte

per i diesis ed in senso discendente per i bemolli, ma dove la tonalità di base è un pretesto per

continue evasioni.

Sono ammantati da un sottile velo d'ironia e da scatti improvvisi che mettono in dubbio la serietà

dell'intero discorso.

La sonata per violoncello e pianoforte presenta invece un netto distacco tra tempi dispari fluenti e

romantici e tempi pari modernisti.

Vinse anche due premi Stalin con quintetto per pianoforte e trio per violino, violoncello e

pianoforte; in queste due opere raggiunge il compimento la caratteristica divaricazione espressiva

dei movimenti: quelli lenti con procedimenti imitati animati da grande pathos e quelli veloce

martellanti e sfrenati. I diversi movimenti sono però articolati e sviluppati dialetticamente l'uno

dell'altro.

Nel terzo quartetto, ultima opera cameristica prima della bufera zdanoviana si riscontrano le

caratteristiche salienti di Sostakovic: tendenza all'integrazione dei nuclei tematici, frequenti

mutazioni ritmiche e la fusione del linguaggio omofonico con quello contrappuntistico.

Ne i ventiquattro preludi e fughe per pianoforte, dedicato a Bach si riscontra la necessità di

ancorare a solidi principi formali la struttura musicale.

Il quinto quartetto consiste nell'intersezione di frammenti tematici modalmente ambigui in cui tre

movimenti si succedono senza stacchi.

Con l'ottavo quartetto e la sonata per violino e pianoforte si delinea la serie dodecafonica, anche

se la seconda ha un tema cromatico più che dodecafonico, anch'esso contraddetto da una struttura

fondamentalmente tonale.

Il quindicesimo quartetto, ultima opera quartettistica dell'artista è un compianto funebre per

Vasilij Sirinsky, secondo violino del quartetto Beethoven ed è composto da sei movimenti lenti; da

notare il secondo che consiste in una successione di note singole in crescendo.

La sonata per viola e pianoforte, che conclude la sua produzione è improntata nei movimenti

esterni alla pura esaltazione del melos, mentre il movimento conclusivo si apre ad una reinvenzione

lirica.

PROKOF'EV

Non dimostrò di prediligere nell'ambito della musica da camera una particolare forma o insieme

strumentale, tanto che solo il quartetto compare due volte nella sua produzione.

Il pianoforte assunse invece un ruolo fondamentale nella sua carriera compositiva ed artistica.

Il nucleo centrale della produzione pianistica è formato da nove sonate.

Nella prima sonata composta da un solo movimento si nota il debito con il pianismo romantico, che

scompare già nella seconda in cui si avverte il bipolarismo espressivo tipico delle opere successive:

accentuato lirismo nei movimenti lenti e vitalismo ritmico in quelli veloci.

La terza e la quarta sono una sorta di diario intimo sugli anni 1915-1917, mentre la quinta è più

costruita.

Dopo 15 anni tornò a comporre tre sonate, comunemente definite di guerra; opere in cui le sue

caratteristiche salienti sono calate in una struttura formale maggiormente controllata.

La settima è il capolavoro della sonata pianistica: tutti e tre i movimenti presentano una struttura

ternaria che pone in rilievo i disegni tematici e ritmici, stringati ed essenziali: ritmo martellante

nell'allegro introduttivo, evanescenze impressionistiche nell'andantino, messi a confronto nel primo

movimento; l'andante caloroso in cui si trasfigura una canzone sentimentale e il finale ostinatamente

ritmico.

La nona rispecchia invece la ricerca di quel semplicismo ch ha animato gli ultimi anni di vita

dell'artista. TERZO CAPITOLO

LA MUSICA AMERICANA

LA FONDAZIONE DELL'IMPERO STATUNITENSE E L'ISOLAZIONISMO

Terminata nel 1865 la guerra civile con la vittoria degli stati dell'unione iniziò la vertiginosa

crescita economica degli USA, favorita da manodopera a basso costo per l'alto tasso di

immigrazione, da ricchezze naturali senza pari, dallo sviluppo dei trasporti, dallo stimolo

all'innovazione tecnologica e dal protezionismo verso la concorrenza estera.

In pochi anni poche persone si ritrovarono a gestire capitali mai visti prima, come nel caso dei

Rockefeller, o di John Morgan, primo caso di corporations, cioè una gigantesca società per azioni in

cui i vari imprenditori del settore anzichè farsi concorrenza si riunirono in un cartello. Questo portò

al fatto che nel 1930 duecento società controllassero il 50% del capitale.

Iniziò poi l'imperialismo in America latina, sia economica con ingenti investimenti che militare, con

interventi a Panama, Haiti, Nicaragua e Messico.

Nei confronti dell'Europa dopo la prima guerra mondiale e il fallimento della società delle nazioni

gli USA si chiusero in un ostinato isolazionismo, limitando anche l'iimmigrazione.

Negli anni venti dominarono amministrazioni repubblicane favorevoli ai grandi capitalisti e poco

propensi a favorire il movimento operaio.

La rivoluzione in Russia causò un terrore generalizzato definito pericolo rosso che portò ad episodi

di intolleranza politica come quello contro Sacco e Vanzetti.

Il proibizionismo aveva favorito lo sviluppo della malavita e uno smodato consumo di alcol in tutti

gli ambienti, si diffuse un conformistico anticonformismo borghese.

L'agricoltura soffriva per i dazi con il commercio internazionale e moltissima gente si trasferiva

nelle grandi e caotiche città.

Il primo periodo imperialistico degli USA si concluse con la crisi del 25 ottobre 1929.

L'ETA' DORATA E L'ETA' DEL JAZZ

Gli intellettuali americani reagirono in vari modi a questi mutamenti rapidissimi: la teoria

pragmatista di William James giustificò le disuguaglianze sostenendo che la verità si identifica con

l'utilità; il darwinismo sociale estese questa teoria biologica alla società, giustificando il liberalismo

e il laissez faire del governo statunitense.

Altri tentarono di evadere da questa società, come i "bramini della Nuova Inghilterra" che volevano

bloccare i nuovi temi e stili provenienti da ovest rimanendo ancorati ai valori ed ai canoni

tradizionali.

Molti altri espatriarono in Europa, ma mantennero sempre un carattere americanista e quindi

cosmopolita nelle loro opere; è il caso di Ezra Pound e Thomas Eliot.

Altri intellettuali condannarono l'opportunismo e lo sfrenato individualismo, come Mark Twain.

Nacque anche il romanzo realista dove si affrontava il problema del divorzio, della prostituzione e

dello sfruttamento della gente arrivata in città dalle campagne.

Uno dei più grandi interpreti degli anni venti fu lo scrittore Francis Scott Fitzgerald, autore di

racconti e romanzi, tra cui il Grande Gatsby, che ci offrono un'immagine viva e partecipata dello

sfrenato edonismo e della convulsa eccitazione degli anni venti.

Definì quest'epoca età del jazz, dicendo che questa parola ha significato prima sensualità, poi danza

e infine musica.

Si riferiva al jazz bianco di Whiteman e Gershwin, non a quello negro di Chicago che ebbe in Louis

Armstrong il suo più famoso trombettista.

In questa età si acutizzò il problema razziale a nord, anche per la massiccia immigrazione dagli stati

del sud e si ebbe la formazione di ghetti nelle grandi città.

Si diffuse però anche la moda del negro come personaggio, che ebbe come reazione la creazione di

un parnaso negro da elevare al livello di quello bianco e il voler affermare la negritudine con un

jazz violento e con il linguaggio aggressivo del blues.

I bianchi dal canto loro tentarono di copiare il jazz negro, ottenendo solo una slavata scopiazzatura,

ma riuscirono anche a mischiare il jazz con la musica colta degli anni venti, soprattutto con Bix

Biederbecke.

LA MUSICA AMERICANA TRA I DUE SECOLI: "TRADIZIONE GARBATA" E FOLCLORE.

Negli anni successivi alla guerra di secessione furono fondati numerosissimi conservatorii e

l'insegnamento della musica divenne obbligatorio anche nei college e nelle università, mentre lo era

già nelle scuole inferiori.

Non si ebbe però un uguale rinnovamento linguistico: tutti gli artisti di musica colta guardavano

all'Europa, anzi alla Germania, come fonte dell'unico idioma musicale valido; fosse di derivazione

brahmsiano-schumanniano-schubertiano come per i Boston Academics o di stampo listziano-

wagneriano come per Edward MacDowell.

Tutti i compositori statunitensi affrontavano viaggi e studi in Germania, per ritornare poi in patria e

comporre opere secondo la "regola tedesca", anche se non mancarono piccole variazioni sul tema,

come la vena umoristica di Chadwick e il carattere corale e sacro di Parker.

I Boston Academics furono i corrispondenti dei bramini della Nuova Inghilterra nella musica,

furono i difensori della "tradizione garbata".

In contrasto con questa tradizione si pose l'utilizzo di motivi di folclore indiano o negro, alla ricerca

di un idioma nazionale da contrapporre a quello romantico tedesco.

Questa via subì una forte accelerazione quando il boemo Antonin Dvorak accettò la direzione del

National Conservatory of Music di New York; fu colpito dagli spirituals e invitò i compositori

americani al loro utilizzo.

I problemi principali erano due: il folclore indiano e negro non rappresentava i cambiamenti che

erano in corso nel

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
24 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Liszt di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della musica moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Bernasconi Virgilio.