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Le differenze prima-dopo in questa prova non sono risultate però significative
e ciò evidenzia come questa capacità non sia sensibile all'effetto evolutivo
endogeno né al tipo di esperienze linguistiche fornite dalla scuola.
Le forme di consapevolezza fonologica sono risultate presenti prima e
indipendentemente dall’insegnamento formalizzato della letteratura e
scrittura, i bambini sono in grado di riconoscere e produrre rime e
allitterazioni anche prima di andare alla scuola elementare.
Predittivitá della consapevolezza fonologica.
9. La sintesi delle relazioni nell'area fonologica ci indica che la capacità di
riconoscere rime e allitterazioni correla con la capacità di operare coi
fonemi. La scrittura inventata invece è collegata a una consapevolezza
fonologica ben padroneggiata e acquisita.
10. Perché si ricorda meglio il primo fonema che l'ultimo
Domanda sbagliata. Alla seconda rilevazione si ripropone la preminenza del
riconoscimento e produzione di rime rispetto alle allitterazioni, confermando
la più elevata riconoscibilità dei suoni posti al termine delle parole rispetto a
quelli in posizioni variabili.
11. Conoscenza pragmatica, studi e interventi per verificarla.
C'è un'iniziale confusione tra scrittura e disegno e le teorie si possono
articolare: livello presillabico, caratterizzato dall'attenzione a distinguere sul
piano grafico I segni destinati a illustrare un'immagine da quelli destinati a
scrivere una parola; livello sillabico in cui I segni sulla carta rappresentano
suoni generalmente coincidenti con le sillabe di cui sono composte le parole
orali; livello sillabico-alfabetico che comporta la produzione di una scrittura
mista in cui il valore sonoro attribuito al segno varia dalla sillaba al fonema ;
ed infine in un livello alfabetico che invece implica la corrispondenza
biunivoca tra ciascuna lettera scritta e un singolo suono della lingua parlata.
Osservare il modo in cui I bambini prescolari dispongono i segni sul foglio
permette dunque di evincere a quale livello sia giunta la loro comprensione
delle regole d'uso dei segni.
Tramite la scrittura inventata [DOMANDA] (= chiedere ai bambini di scrivere
così come sanno e su tale base approfondire l'indagine circa I requisiti che
una parola deve avere per essere scritta , circa i rapporti fra le caratteristiche
semantiche di un nome e la sua forma scritta, circa la numerosità e la varietà
dei segni che contraddistinguono la scrittura etc.) si è evidenziato anche su
bambini italiani una sensibilità alle proprietà fonologiche delle espressioni
verbali, anche se ancora lontani dalla scolarizzazione. La sensibilità
fonologica viene considerata in questi lavori come la capacità di cogliere e
rappresentare graficamente la presenza di omofonie all'interno di parole o
brevi proposizioni. I risultati mostrano che c'è una capacità di cogliere la
parziale corrispondenza fonologica tra due stimoli rappresentandoli
graficamente con segni parzialmente coincidenti ben prima dell'insegnamento
scolastico.
Mann e colleghi hanno escogitato una scala di valutazione quantitativa delle
prime forme di scrittura che include anche le prestazioni pre-alfabetiche
fornite dai bambini prescolari.
L'obiettivo dello studio è di valutare le conoscenze espresse negli atti di
lettura e di scrittura inventati.
A tutti I soggetti è stata somministrata la prova di scrittura inventata versione
di Ferreiro e Teberosky volta a valutare le competenze del bambino in ordine
della consapevolezza del rapporto suono-segno. Il bambino è stato invitato
ad eseguire su carta sette items ordinati in successione (vuoi scrivere il tuo
nome?; vuoi scrivere parole che conosci?; disegna una mela e prova a
scrivere il nome; scrivere arcobaleno e re; scrivi la parola più lunga/corta che
ti viene in mente; gatto/gatti), dopo si chiedeva di rileggere seguendo col dito.
La codifica delle prestazioni è stata effettuata separatamente per la lettura e
la scrittura inventate con il sistema messo a punto da Bartoli.
I bambini mostrano di padroneggiare la distinzione fra le forme iconiche e la
scrittura e tendono a instaurare un primo legame tra segni e suoni, tuttavia
ciò avviene in modo ancora casuale, con il prevalere dell'idea che sia
necessario un numero minimo di segni diversi per fare una scrittura o che
qualunque segno vada bene per rappresentare le parole.
Alla seconda rilevazione, la scrittura inventata viene padroneggiata in modo
più maturo, I segni cominciano a rispecchiare le proprietà fonologiche delle
parole, la loro lunghezza e composizione sillabica. Con l'accrescersi di
questa abilità, cresce anche la lettura inventata e I soggetti si dimostrano
capaci di attribuire ad ogni segno uno specifico valore fonologico,
prevalentemente a livello sillabico.
La pragmatica studia I meccanismi che permetto a emittenti e riceventi di
interpretare un messaggio linguistico nel contesto e questo tipo di
consapevolezza si applica alle idee infantili circa quali siano le funzioni
assolte dal codice scritto. Da questi studi emerge che a 5 anni c'è una buona
distinzione fra comportamenti non alfabetizzati e alfabetizzati, ma solo una
piccola parte dei soggetti include negli atti di lettura e scrittura tutte le varie
forme (individuale, collettiva, di supporti diversi ecc.).
La comprensione che la parola scritta veicola un messaggio appare
abbastanza precocemente, ad esse continuano a lungo ad associarsi
credenze magiche. Carente è anche la consapevolezza espressa dai bambini
di 5 anni circa le proprie capacità di rispetto alla lettura e alla scrittura e i modi
attraverso i quali possono migliorare le proprie abilità.
Questo studio ha come obiettivo la verifica dell'andamento evolutivo della
consapevolezza funzionale nell'arco dell'ultimo anno di scuola dell'infanzia.
La prova consisteva nella presentazione individuale al bambino di situazione
problematiche vicine all'esperienza infantile, delle quali il soggetto era invitato
a proporre una soluzione. Le risposte dei soggetti sono state codificate in tre
livelli ed indicativi di tre diverse modalità di pensiero per spiegarsi il
funzionamento della lingua scritta: magico, concreto e simbolico.
I bambini del campione preso in esame non hanno ancora ben compreso le
proprietà simboliche della lingua scritta, come atteso per bambini di 5 anni,
fornendo prevalentemente risposte di tipo concreto; e anche le differenze
prima-dopo sono al limite della significatività e ciò porta a supporre che le
capacità funzionali costituiscono un ambito di sviluppo non generalizzato che
risente di altri aspetti di riflessione sulla lingua, di particolari opportunità
ambientali.
In studi successivi che hanno analizzato la relazione tra consapevolezza
funzionale e la produzione di storie, hanno scoperto che è lineare: I bambini
che conoscono le funzioni del codice risultano più competenti nella
comprensione del livello strutturale di una storia, dei legami di tipo temporale
e causale tra le varie parti e della generale coerenza del testo.
Riassumendo per consapevolezza pragmatica inerente l’alfabetizzazione
emergente ci siamo riferiti a due tipi di conoscenze: la conoscenza delle
regole che permettono al codice scritto di costituire una simbolizzazione della
lingua parlata e la conoscenza degli scopi che assolve e delle specifiche
funzioni ad esse assegnate nel processo comunicativo, in relazione ai
contesti in cui lo si utilizza.
I risultati di questi studi ci confermano che già nella scuola per l’infanzia i
bambini sviluppano idee circa le convenzioni strutturali che caratterizzano il
rapporto fra la lingua orale e quella scritta, abbastanza progredite da far loro
distinguere senza esitazione un disegno da un testo scritto e da guidarli a
ricercare le corrispondenze, anche se ancora embrionali tra i caratteri scritti e
la composizione fonologica delle parole, indipendentemente dal loro valore
semantico.
Meno avanzata appare invece la possibilità di legare l’acquisizione
dell’alfabetizzazione con la conquista di nuove e potenti strategie di soluzione
di problemi comunicativi. La riflessione su ciò a cui serve saper leggere e
scrivere non si salda alla percezione dell’impatto che queste abilità possono
avere nella vita quotidiana. Il predominio della vita pratica per trasmettere le
informazione a distanza di tempo e spazio continua potente, anche se
inefficace sino alle soglie della scuola elementare, e sembra che gli stimoli
offerti dall’ambiente alfabetizzato non arrivino a intaccare il robusto primato
del pensiero concreto. Da ciò scaturisce una ridotta possibilità di dotare di
senso le future acquisizioni, condizione che non costituisce un terreno
favorevole per la disponibilità a recepire e ad applicarsi a nuove conoscenze
e abilità.
12. Inside out/outside in.
Whitehurst e Lonigan, nonostante sostenessero l'impossibilità di specificare
un modello completo di come le diverse componenti dell'alfabetizzazione
emergente si sviluppino, si influenzino reciprocamente e influenzino lo
sviluppo di forme convenzionali di lettura e scrittura; delinearono un modello
che considera l'alfabetizzazione emergente come consistente in due set di
abilità e processi interdipendenti, denominati rispettivamente Inside out e
outside in. Si tratta di due domini distinti ma tra loro interagenti: le abilità che
consentono l'elaborazione dell'informazione che provengono dall'esterno
(decodificare le unità grafiche e unità sonore e ricondurle a unità linguistiche)
e le abilità che permettono di dotare selettivamente di significato tali
informazioni uditive, inserendole entro contesti semantici ed esperienziali
appropriati (consapevolezza delle proprietà sintattiche, semantiche e
pragmatiche del linguaggio e nella consapevolezza delle convenzioni
iconiche della scrittura).
Durante il macro esperimento, uno studio è stato dedicato all’evidenziare
l’esistenza di specifiche relazioni tra le abilità di alfabetizzazione emergente,
riconducibili a tre set di correlazioni concettuabili come afferenti a tre aree:
linguistica, pragmatica e fonologica.
Le competenze costituite dalle conoscenze lessicali, sintattiche e narrative
risultano significativamente interrelate in un’area a forte connotazione
linguistica: si tratta del tipo di conoscenze che permette di ricercare i corretti
collegamenti fra l’informazione uditiva o visiva e quella
concettuale. Vi è poi un'area pragmatica
che chiama in causa la capacità di considerare il linguaggio, sia quello orale e
spresso nel