I beni di pubblica utilità si differenziano dai beni collettivi puri perché, pur potendo essere forniti dal
mercato, il loro consumo è ritenuto socialmente desiderabile e quindi viene incentivato o garantito
dall’intervento pubblico.
Le principali caratteristiche sono:
• Escludibilità parziale: a differenza dei beni collettivi, è possibile limitare l’accesso (es. il trasporto
pubblico a pagamento).
• Rivalità limitata: il consumo da parte di un individuo può ridurre la disponibilità per altri, ma solo
entro certi limiti (es. posti in una scuola o in un ospedale).
• Valore sociale superiore al valore individuale: il loro utilizzo produce benefici non solo per chi li
consuma, ma per l’intera collettività (es. istruzione e sanità migliorano la produttività e la coesione
sociale).
• Intervento pubblico necessario: lo Stato garantisce l’accesso a tali beni, in quanto il libero mercato
potrebbe non assicurarne un’adeguata distribuzione o renderli inaccessibili ai cittadini con minori
risorse economiche.
05. Cosa sono i tributi di scopo?
I tributi di scopo sono prelievi obbligatori imposti dallo Stato o da altri enti pubblici, istituiti con una finalità
specifica e vincolata. A differenza delle imposte generali, che finanziano indistintamente la spesa pubblica, i
tributi di scopo sono destinati a coprire i costi di determinati interventi o opere pubbliche di interesse
collettivo.
Le caratteristiche principali sono:
1. Vincolo di destinazione – le entrate raccolte devono essere utilizzate esclusivamente per finanziare
l’opera o il servizio previsto dalla norma istitutiva (ad esempio costruzione di infrastrutture, tutela
ambientale, interventi straordinari).
2. Temporaneità – in molti casi hanno durata limitata nel tempo, cioè restano in vigore solo fino al
completamento del progetto o al raggiungimento della copertura finanziaria necessaria.
3. Finalità collettiva – sono giustificati da un interesse pubblico ampio, che coinvolge la comunità e
non singoli beneficiari.
01. Quali sono i vantaggi della formalizzazione dell’attività amministrativa?
La formalizzazione dell’attività amministrativa consiste nell’adozione di procedure, regole e modelli
prestabiliti per lo svolgimento delle funzioni della Pubblica Amministrazione. Essa rappresenta un principio
cardine del diritto amministrativo e della gestione pubblica, in quanto garantisce ordine, regolarità e
uniformità nell’azione dell’ente.
I principali vantaggi sono:
1. Trasparenza – la formalizzazione rende chiari i passaggi procedurali e le modalità di decisione,
riducendo arbitrarietà e discrezionalità eccessiva.
2. Certezza del diritto – i cittadini conoscono le regole a cui l’amministrazione deve attenersi,
potendo così tutelare meglio i propri diritti.
3. Imparzialità e uguaglianza – procedure standardizzate garantiscono che i destinatari dei
provvedimenti amministrativi siano trattati in modo uniforme, senza favoritismi o discriminazioni.
4. Controllabilità – la presenza di atti e documenti formali consente la verifica delle decisioni prese,
sia da parte degli organi interni di controllo sia dalla magistratura.
5. Efficienza organizzativa – la codificazione delle attività riduce margini di incertezza e migliora la
gestione interna, permettendo di ottimizzare tempi e risorse.
02. Spiegare nel dettaglio le conseguenze (positive o negative) determinate dalla formalizzazione
dell’azione amministrativa.
La formalizzazione dell’azione amministrativa comporta effetti sia positivi che negativi, che vanno analizzati
nel dettaglio:
Conseguenze positive
• Tutela dei cittadini: attraverso regole chiare, i cittadini possono esercitare un controllo
democratico e hanno strumenti giuridici per contestare eventuali abusi.
• Responsabilità amministrativa: la tracciabilità delle decisioni consente di individuare i responsabili
in caso di errori o illeciti.
• Stabilità e prevedibilità: le decisioni amministrative diventano più affidabili e coerenti nel tempo,
rafforzando la fiducia nelle istituzioni.
• Garanzia di legalità: la formalizzazione assicura che l’azione amministrativa sia conforme alle
norme di legge, evitando scelte arbitrarie.
Conseguenze negative
• Eccessiva burocratizzazione: un’elevata rigidità procedurale può rallentare i processi decisionali,
riducendo la capacità di risposta dell’amministrazione.
• Ridotta flessibilità: procedure troppo vincolanti possono ostacolare l’innovazione e l’adattamento
ai mutamenti sociali ed economici.
• Costi amministrativi maggiori: la produzione di documentazione, la gestione dei controlli e il
rispetto delle procedure possono comportare oneri aggiuntivi per l’amministrazione.
• Formalismo eccessivo: vi è il rischio che la forma prevalga sulla sostanza, con un’attenzione
sproporzionata al rispetto delle regole rispetto alla qualità dei risultati.
05. Spiegare il concetto di one best way e il suo collegamento al pensiero dell’OSL
Il concetto di one best way (“un unico modo migliore”) nasce nell’ambito dell’Organizzazione Scientifica
del Lavoro (OSL) elaborata da Frederick W. Taylor all’inizio del XX secolo. Secondo questa visione, per ogni
attività lavorativa esiste un metodo ottimale, scientificamente individuabile, che consente di raggiungere la
massima produttività con il minimo dispendio di tempo ed energie.
Il one best way si fonda sull’idea che attraverso lo studio scientifico dei tempi e dei metodi sia possibile
scomporre le mansioni in operazioni elementari, analizzarle e standardizzarle per eliminare sprechi e
inefficienze. Una volta individuata la procedura ottimale, tutti i lavoratori devono attenersi ad essa,
garantendo uniformità, prevedibilità e massimizzazione della resa produttiva.
Il collegamento con l’OSL è diretto: l’intera filosofia taylorista si basa sul principio che l’organizzazione non
deve essere lasciata all’esperienza o all’intuito del singolo operaio, ma fondata su regole oggettive e
scientifiche. In questo senso, il one best way diventa la regola aurea per ottenere efficienza tecnica,
specializzazione e controllo manageriale sulle attività produttive.
06. Spiegare le ragioni e il contesto in cui si sviluppa l’Organizzazione Scientifica del Lavoro
L’Organizzazione Scientifica del Lavoro (OSL) si sviluppa negli Stati Uniti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio
del Novecento, in un contesto caratterizzato da profondi cambiamenti economici e sociali. Le principali
ragioni e condizioni storiche che ne hanno favorito la nascita sono:
1. Seconda rivoluzione industriale
o Lo sviluppo delle grandi fabbriche, la meccanizzazione dei processi e l’aumento della scala
produttiva resero necessario organizzare il lavoro in maniera più razionale ed efficiente.
2. Crescente complessità delle attività produttive
o Le tradizionali forme di artigianato o di organizzazione empirica non erano più sufficienti a
garantire produttività e competitività.
3. Ricerca di efficienza e riduzione dei costi
o Le imprese avevano bisogno di abbattere sprechi, massimizzare la produzione e ridurre i
tempi di lavorazione per rispondere a una domanda crescente e a mercati più
concorrenziali.
4. Nuova concezione del ruolo della scienza nell’economia
o L’idea positivista e pragmatica che la scienza potesse essere applicata ai processi sociali ed
economici portò a considerare l’organizzazione del lavoro come un campo di studio tecnico
e razionale.
5. Problema della disciplina operaia
o In un’epoca di forte conflittualità tra capitale e lavoro, l’OSL forniva agli imprenditori un
modello per controllare l’attività operaia, riducendo il potere decisionale del singolo
lavoratore e accentuando quello dei dirigenti.
05. Secondo Taylor il conflitto tra le classi sociali è attribuibile a cosa?
Secondo Frederick W. Taylor, il conflitto tra classi sociali – in particolare tra imprenditori/dirigenti e
lavoratori – non è da ricondurre a contrapposizioni ideologiche o a un inevitabile antagonismo strutturale,
ma piuttosto a una mancanza di organizzazione scientifica del lavoro.
Taylor sosteneva che il conflitto derivasse da:
1. Ignoranza reciproca – imprenditori e operai non conoscono con precisione le potenzialità
produttive del lavoro, generando diffidenza e sospetti reciproci.
2. Metodi empirici e irrazionali – l’organizzazione tradizionale del lavoro si basa sull’esperienza
soggettiva del singolo operaio, che spesso tende a ridurre i ritmi produttivi (soldiering) per non
subire un aumento di carico.
3. Assenza di regole oggettive – la mancanza di standard scientifici genera conflitti sugli obiettivi, sui
tempi e sulle retribuzioni, alimentando lo scontro tra capitale e lavoro.
La soluzione proposta da Taylor era la collaborazione armonica tra classi attraverso l’adozione di criteri
scientifici:
• da un lato, i dirigenti avrebbero avuto il compito di analizzare e progettare i metodi migliori (one
best way);
• dall’altro, i lavoratori, adeguatamente selezionati e addestrati, avrebbero eseguito le mansioni
secondo tali criteri, ottenendo in cambio una giusta remunerazione legata alla produttività.
In questo modo, l’OSL mirava a trasformare il conflitto sociale in cooperazione, facendo coincidere
l’interesse dell’imprenditore (massimizzazione del profitto) con quello del lavoratore (migliori condizioni
economiche).
04. Quali sono le strategie implementate da Ford?
Henry Ford, all’inizio del XX secolo, sviluppò un modello produttivo innovativo noto come fordismo, che si
affermò come paradigma organizzativo dell’industria di massa. Le principali strategie implementate furono:
1. Catena di montaggio (assembly line)
o Introduzione della produzione a catena, in cui il prodotto si sposta lungo una linea e ogni
operaio compie una singola operazione ripetitiva.
o Questa strategia consentì di ridurre drasticamente i tempi di lavorazione e aumentare la
produttività.
2. Standardizzazione del prodotto
o Produzione di un bene uniforme (ad esempio la celebre Ford Model T), riducendo costi di
progettazione e variabilità.
o La standardizzazione permetteva economie di scala e prezzi più bassi, rendendo
l’automobile accessibile alle masse.
3. Integrazione verticale
o Controllo diretto su tutte le fasi della produzione, dalle materie prime (acciaio, gomma)
all’assemblaggio finale.
o Ciò garantiva autonomia e rid
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