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Se una lingua ha genere, allora ha anche numero;

Iconicità: riguarda la scansione delle informazioni in una frase ipotetica e afferma che la frase

condizionale è disposta sempre prima della principale.

- Comunicativi: L'universale comunicativo parte dal presupposto che le lingue esprimono

tutto ciò che è necessario alla comunicazione ed evidenzia che tutte le lingue hanno i pronomi

di prima, seconda e terza persona.

- Di tendenza: Non sono dei veri e propri universali, ma rappresentano delle regole a cui si

adeguano un numero significativo di lingue. Ad esempio, l'ordine SOV presenta nelle lingue

una frequenza più che casuale.

64. Ambiguità lessicale e strutturale?

Un enunciato può rivelarsi ambiguo in due modi diversi: a livello lessicale o a livello

strutturale.

L'ambiguità lessicale riguarda il contenuto concettuale del singolo lessema: Un enunciato è

lessicalmente ambiguo quando contiene uno o più termini dal significato plurimo (Es. Acuto -

persona intelligente / Acuto – suono di timbro superiore alla norma).

Un enunciato è invece strutturalmente ambiguo quando i termini usati hanno un unico

significato, ma la loro disposizione consente più interpretazioni (Es. “Chiara ha visto Luca in

giardino con il cannocchiale” – Chi aveva il cannocchiale, Chiara o Luca?!).

I casi di ambiguità provano che l’attività percettiva è un processo attivo.

La risoluzione automatica dell'ambiguità delle parole prende il nome di disambiguazione.

65. Lega linguistica

Con il termine lega linguistica, detta anche area linguistica, area di convergenza, area di

ˈʃpʁaːxˌbʊnt

diffusione o con il termine tedesco Sprachbund (pronunciata plurale

ˈʃpʁaːxˌbʏndə),

Sprachbünde si designa un gruppo di lingue che sono diventate simili tra di

loro per via della prossimità geografica. Possono anche essere geneticamente non

imparentate, o esserlo solo lontanamente. Dove le affiliazioni genetiche sono poco chiare,

l'esistenza di uno Sprachbund può dare una falsa impressione di parentela.

Un esempio chiaro è lo Sprachbund dell'Asia Orientale, in cui molte lingue del sudest

asiatico, compresa la lingua thailandese, e la lingua vietnamita, hanno preso l'aspetto di lingue

imparentate simili al cinese, con parole monosillabiche e toni distintivi. 21

Eppure thailandese e vietnamita non sono più considerati imparentati alla famiglia

sino-tibetana e neanche fra di loro.

In Europa, nella lega linguistica balcanica (comprendente albanese, bulgaro, rumeno e lingua

neogreca), vi sono tutte lingue indoeuropee ma di rami molto diversi. Eppure condividono

diverse caratteristiche grammaticali (tanto che Victor Friedman le definì "una sola forma

grammaticale con tre diverse forme parlate"), quali un articolo determinativo posposto, il

fatto di evitare dipendenti con l'infinito, le modalità di formazione perifrastiche del futuro,

eccetera. Ciò non avviene in lingue strettamente imparentate al rumeno ed al bulgaro. Allo

stesso modo, le lingue romanze e quelle germaniche condividono molte caratteristiche per via

di una reciproca interazione.

Più controversi sono gli studi di Giovanni Semerano, basati soprattutto su confronti lessicali,

che dimostrerebbero l'esistenza di uno Sprachbund mediterraneo di base semitica, ma si

scontrano con una quantità di difficoltà cronologiche, linguistiche, etnologiche.

Molti linguisti pensano che le famiglie linguistiche mongolica, turca, e Manciù-Tungus

dell'Asia settentrionale siano geneticamente imparentate, in un gruppo detto altaico, ma le

prove sono equivoche, e le caratteristiche comuni quali l'armonia vocalica potrebbero

semplicemente indicare l'appartenenza ad uno Sprachbund.

Altri Sprachbünde si possono trovare:

- Nella penisola iberica (Spagna e Portogallo)

- Nell'Italia antica: latino, lingue italiche (osco, umbro, ...), etrusco, ecc.

- Negli altopiani dell'Etiopia

- Nel bacino del fiume Sepik in Nuova Guinea

- Nel subcontinente indiano

- Nel Baltico

- Nei linguaggi indigeni dell'Australia (prima dell'arrivo degli europei)

- Per tutte le Americhe (p. es. la costa pacifica nordoccidentale e la

mesoamerica).

Le caratteristiche areali sono caratteristiche comuni di un gruppo di lingue in

Sprachbund. 22

66. Allofono

In fonologia, un allofono o variante combinatoria di un fonema è una realizzazione fonetica

che in una determinata lingua non ha carattere distintivo, ma si trova a essere in

distribuzione complementare con gli altri allofoni dello stesso fonema.

In italiano un esempio lampante è rappresentato dal fonema /n/, che possiede ben quattro

allofoni. Se si considerano, per esempio, le parole naso, Gianpaolo, conca e anfibio, in

ognuna di esse il fonema /n/ è realizzato in realtà utilizzando foni diversi. Il primo è

effettivamente [n] (nasale dentale), mentre gli altri sono realizzati rispettivamente [m]

(nasale bilabiale, esistente anche come fonema e scritto "m"), [ŋ] (nasale velare), [ɱ]

(nasale labiodentale). Di questi foni, solo uno, [m] ,è anche, in altri contesti, fonema: gli

altri risultano esclusivamente dal cambiamento del punto di articolazione del fonema,

influenzato dai fonemi adiacenti.

Per continuare con gli esempi, in panca e valanga il fono nasale velare [ŋ] è foneticamente

differente dalla /n/ di pane ([n], alveolare: /ˈpane/ [ˈpaːne]) e, anche se si pronunciasse

ŋ ɘ],

[ˈpãɑ̃ non distinguerebbe una nuova parola per i parlanti italiani. In /ˈpanka/ [ˈpaŋka] e

/vaˈlanga/ [valaŋga] il carattere velare di /n/ è determinato dalla consonante velare che

segue ([k] o [ɡ]); si parla dunque di "allofono contestuale" (o di "variante combinatoria" o

"tassofono") del fonema /n/.

Non tutti gli allofoni sono determinati dal contesto linguistico in cui si vengono a trovare,

ŋ ɘ]

[ˈpãɑ̃

ma da altri tipi di contesti. La [ŋ] velare di è un tipico tratto regionale

ʁ])

settentrionale; la «r moscia» (/r/ uvulare [ʀ, è dovuta a difetti di pronuncia, a particolari

abitudini dei singoli parlanti o alla loro provenienza regionale (in Italia è frequente in Valle

d'Aosta, in Alto Adige, nel Parmense, nel Piacentino e nel piccolo comune di Paularo in

Carnia; la cosiddetta «lisca» è un difetto di pronuncia che fa realizzare la consonante

costrittiva alveolare solcata non-sonora /s/ come [ɬ] (fono costrittivo laterale alveolare

non-sonoro) e la costrittiva alveolare solcata sonora /z/ come [ɮ] (fono costrittivo laterale

alveolare sonoro); è curioso notare come /ɬ/ sia invece un fonema in gallese (grafia ll, come

nel cognome Lloyd). In tutti questi casi non si è in presenza di allofoni contestuali in senso

linguistico, ma di "variofoni" che possono essere dovuti a "difetti" di pronunzia, o a un

idioletto, ovvero a una particolare produzione linguistica individuale, a caratteristiche 23

fonostilistiche reputate prestigiose (i "sociofoni"), o a una forte pronuncia regionale (i

"geofoni").

Per concludere, quando mi trovo davanti a due suoni simili mi faccio una domanda: i suoni

possono scambiarsi? Se la risposta è no ci troviamo di fronte a degli allofoni.

Se la risposta è si bisogna capire se cambia o meno il significato della parola in questione.

Se cambia ho due fonemi diversi (Mano-Nano), se non cambia ho la cosiddetta variante

libera, ad es. Rana (con r moscia) / rana (con r italiana).

67. Code-switching o commutazione di codice

Il code-switching, anche detta commutazione di codice o alternanza linguistica, è un

termine linguistico che indica il passaggio da una lingua ad un’altra o da un dialetto ad una

lingua e viceversa, da parte di parlanti che hanno più di una lingua in comune. La

commutazione del codice avviene sempre nell’ambito di uno stesso discorso e può

riguardare solo poche frasi o addirittura una singola frase, una o addirittura più volte.

68. CS funzionale o interfrasale

Il Code-switching interfrasale consiste nel cambio di codice innescato da un parlante che

non padroneggia la lingua in uso. La scelta della lingua condivisa è frutto di una

contrattazione ed è libera da vincoli grammaticali, in quanto lo scambio avviene tra le

singole frasi. Si tratta di un tipo di code-switching detto anche funzionale in quanto

praticato per compiere degli atti linguistici. In questa tipologia rientra anche il tag

switching, utilizzato per riorganizzare il discorso oppure per marcarne alcuni aspetti

particolari (allocutivi, riempitivi, intercalari e interiezioni).

69. Esempi di assimilazione

L'assimilazione è un fenomeno che si verifica quando un segmento fonologico modifica il

segmento precedente (assimilazione regressiva o anticipatoria) o il segmento successivo

(assimilazione progressiva o perseverativa). L'assimilazione può essere parziale se il

cambiamento è solo parziale, totale se il cambiamento è totale. Possono considerarsi casi

particolari di assimilazione fenomeni come la metafonesi o l'armonia vocalica, con la

differenza che in questo caso i segmenti che interagiscono non sono adiacenti.

Il fenomeno esattamente opposto è la dissimilazione. 24

- Assimilazione totale regressiva: un esempio di assimilazione totale regressiva può essere

in italiano la tipica assimilazione della nasale che si ha nell'unione di un morfema come in

a una radice che inizia per sonorante:

in + raggiungibile > irraggiungibile

in + logico > illogico

in + mobile > immobile

In questi casi l'incontro della nasale alveolare con una sonorante (/r/, /l/ o / m/), modifica

totalmente l'articolazione del suono.

In diacronia, un esempio è fornito dal passaggio della parola latina factum all'italiano fatto: in

questo caso l'occlusiva dentale /t/ modifica completamente il luogo di articolazione della

velare /k/ che la precede.

Già l'umanista Leonardo Bruni rilevò fenomeni di assimilazione regressiva in Plauto: ad

esempio isse per ipse, oggi esso.

- Assimilazione totale progressiva: un esempio di assimilazione totale progressiva può essere

la parola italiana volli (forma assimilata dal latino volui /'volwi/), nella quale la semivocale

/w/ è stata completamente assimilata alla laterale /l/ che la precedeva, che ne ha modificato

quindi il luogo e il modo di articolazione.

- Assimilazione parziale regressiva: un esempio di assimilazione parziale regressiva può

essere la parola sbucciare [zbu'tʃːare] in opposizione alla parola spellare [spe'lːare]. In spellare

il primo suono (una sibilante /s/) resta una [s] sorda, davanti alla [p] sorda, in sbucciare

invece, davanti alla [b] sonora, la /s/

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
29 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aleuniurb_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica applicata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Cocchi Gloria.