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La politica di spesa pubblica e la crisi del '29
Lo Stato, infatti, dovrebbe preoccuparsi che le spese siano uguali alle entrate. Praticare una politica di spesa pubblica avrebbe dunque significato maggiori uscite, possibili solo con maggiori entrate (maggiore tassazione). Invece Keynes sosteneva che in situazioni come quelle venutesi a creare durante la crisi del '29 (sovrapproduzione), lo Stato avrebbe dovuto spendere in disavanzo, cioè di più rispetto a quello che le entrate consentivano. La spesa pubblica, sia essa indirizzata verso infrastrutture o servizi pubblici, avrebbe comportato un aumento dell'occupazione e del reddito disponibile, a costo di un deficit di bilancio.
Perché possiamo dire che la crisi del '29 fu causata dal trattato di Versailles? Le scelte adottate nei trattati di pace dopo la Prima guerra mondiale ebbero come risultato l'inasprimento delle relazioni internazionali. La situazione che si venne a creare fu particolarmente pericolosa e instabile a causa di:
- Forti
Coinvolse tutta la popolazione. L'agricoltura di tutto il mondo ne risentì. La contrazione del consumo di materie prime, legato alla sovrapproduzione industriale costrinse anche gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo a convertirsi ad un'agricoltura di sussistenza, nonostante in tutto il mondo si morisse di fame. Nei paesi industriali le aziende agricole venivano abbandonate, i raccolti distrutti nei campi. La recessione americana colpì l'Europa in un momento in cui problemi strutturali quali l'insufficiente domanda interna, tassi alti di disoccupazione, parità valutarie distorte e problemi di integrazione internazionale di capitali avevano già prodotto una situazione instabile. Bastò una piccola spinta, che gli industriali europei innescarono una spirale recessiva: le aziende prevedevano una contrazione di vendite e quindi riducevano gli investimenti e licenziavano gli operai. Senza salari non vi poteva essere domanda di consumi.
E così la spirale recessiva si autoalimentava.
Quali conseguenze portò la crisi del '29 sul piano politico? La disoccupazione scaturita dalla depressione non aveva avuto precedenti storici. Nel solo mondo industrializzato si contavano 30.000.000 di disoccupati a cui aggiungere milioni di lavoratori che lavoravano per poche ore e per un salario infimo.
A livello sociale, si ebbero conseguenze gravissime: fame, alta mortalità, apatia e disperazione (il tasso di morti per suicidio aumentò a ritmo esponenziale), oltre che un aumento dei reati. Tutti questi fenomeni incoraggiarono il radicalismo politico, fenomeno che condusse alla seconda guerra mondiale.
Già in Italia, come conseguenza della "vittoria mutilata" della prima guerra mondiale, aveva preso piede il fascismo. La crisi del '29 riportò la società ad una situazione di profondo malcontento politico, che portò in breve tempo alla scelta di partiti di estrema
destra o di estrema sinistra al governo di paesi che vantavano un passato democratico. A parte l'Europa del Nord e la Svizzera, tutto il continente era interessato a regimi estremi: comunismo in URSS, fascismo in Italia e Germania; regimi autoritari nell'Europa dell'Est e in Spagna e Portogallo. 100. La crisi del '29 fu una crisi del capitalismo? La teoria economica dominante, la legge di Say, sosteneva che in un sistema economico l'offerta trainava la domanda e che, qualunque quantità di prodotti avessero immesso nel mercato le aziende, i compratori li avrebbero acquistati. Convinti di questo, eminenti industriali e uomini d'affari erano pieni di ottimismo sulla solidità dell'industria. Anche per questo la crisi generò un profondo senso di sfiducia nei confronti del sistema capitalistico e dell'economia mondiale liberista. La crisi alterò il rapporto tra stato ed economia, così come la alterò le relazioni.internazionali. Per molti teorici di sinistra, la crisi del '29 fu letta come una crisi profonda del capitalismo, che prima o poi doveva succedere. Però, Rondo Cameron, noto storico dell'economia a livello mondiale, ebbe modo di contraddire questo paradigma e sottolineò come la crisi del '29 non a caso si collocasse tra la prima e la Seconda guerra mondiale: fu conseguenza della guerra scoppiata nel 1914 e allo stesso tempo causa di quella del 1939.
101. Quali effetti ebbe il gold exchange standard fissato nel primo dopoguerra nell'economia britannica?
Alla fine della guerra la Gran Bretagna cercò di ritornare in tempi brevi alla convertibilità, ma le condizioni del Gold Exchange Standard finirono per nuocere al paese. La sterlina fu stabilizzata allo stesso livello del 1913, perché il governo si rifiutò di attuare la svalutazione, che avrebbe leso l'immagine di solidità della moneta inglese. La Gran Bretagna
riuscì ad agganciarsi nuovamente all'oro relativamente presto, nel 1925. Ci riuscì pagando buona parte dei debiti che aveva contratto durante la guerra verso gli Stati Uniti e imponendo al paese una forte pressione contributiva. Tuttavia, a corto di liquidità il Tesoro britannico fu costretto a chiedere nuovi prestiti agli Stati Uniti. La sterlina forte, quando le altre monete erano ancora in preda all'inflazione, ostacolò però le esportazioni e determinò un netto peggioramento della bilancia commerciale, accentuato anche dalla diminuzione dei noli marittimi verificatosi al termine del conflitto. La Gran Bretagna, così, diveniva un buon mercato per chi vendeva, ma non per chi comprava: le esportazioni furono danneggiate. Il fenomeno fu amplificato per la agguerrita concorrenza internazionale in campo industriale. Inoltre, le autorità monetarie, per ridurre i prezzi, ridussero i salari, ma la deflazione non avvenne perché.I prezzi dei beni seguivano i costi. I costi di produzione si mantenevano comunque alti, anche con i tagli salariali, per via delle inefficienze tecniche strutturali del sistema produttivo.102. Si parli del crollo della borsa di Wall Street. Nel 1929, gli Stati Uniti ebbero un tracollo senza precedenti e innescarono la crisi economica più grave della storia. La grande depressione partì nell'ottobre del 1929 con un colossale crack di borsa proprio dagli Stati Uniti, che sembravano il paese economicamente più forte e in buona salute. Gli USA erano usciti dalla guerra estremamente rafforzati: grande slancio, grandi affari, grandi aspettative. Sull'onda di questo ottimismo diffuso, si verificò un gigantesco boom speculativo di titoli azionari statunitensi. Le banche iniziarono a concedere prestiti a tutti coloro che volevano investire in borsa: i soldi presi in prestito venivano investiti in azioni; prima della scadenza si disinvestiva e gli utili ottenuti
solitamente coprivano gli interessi e lasciavano un discreto guadagno anche al privato. Dopo diversi anni di crescita ingiustificata del prezzo delle azioni, ad un certo punto iniziò a serpeggiare il timore che questa crescita inaspettata sarebbe cessata ed alcuni operatori finanziari decisero che avrebbero potuto realizzare un maggior profitto trasformandosi da speculatori al rialzo in speculatori al ribasso svendendo le proprie azioni. Tutta l'economia reale, dunque, fu pesantemente colpita dalla crisi e soprattutto per la disoccupazione che essa causò. Infatti, nel momento in cui la borsa crollò, si diffuse un'onda di panico devastante tra i piccoli risparmiatori i quali si precipitarono nelle banche nel tentativo di salvare il proprio denaro. Il ritiro del denaro dal mercato provocò una crisi di liquidità di ampie dimensioni e il fallimento di molte banche che trascinarono nella crisi le industrie nelle quali avevano investito. Molte di questefurono costrette a chiudere i battenti o a ridimensionarsi. La crisi si manifestò tragicamente attraverso la disoccupazione. Gli Stati uniti, rimasti indenni dall'aumento della disoccupazione degli anni Venti, registrarono a partire dal 1930 una forte crescita della disoccupazione. Il settore più interessato al fenomeno fu quello industriale.103. Cos'è la disoccupazione strutturale e quando nacque?
Il fenomeno più imponente è certo la disoccupazione, con la crisi del 1929 la produzione industriale fu notevolmente danneggiata. Nel 1930 negli Stati Uniti si registrò una forte crescita della disoccupazione che toccarono punte del 38%, tanto da ricevere una nuova definizione come DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE che si differenziava da quella fisiologica o transitoria. A livello sociale si ebbero dunque conseguenze gravissime: fame, alta mortalità, apatia e disperazione (il tasso di morti per suicidio aumentò a ritmo esponenziale), oltre
mondiale) portò ad un aumento della disoccupazione?