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EVOLUZIONE DEL CAMPO DI GIOCO
5. Fino al 1865 definite solamente le dimensioni massime del terreno di gioco 200 yards (182 mt.) e
100 yards (91 mt), porte senza traverse distanza pali 15 yards (4,5 mt)
1866 fissate un nastro (da traversa) a 8 piedi (2,44 mt)
1875 dimensioni minime terreno di gioco 100 yards (91 mt) e 50 yards (45 mt) nastro sostituito da
traversa distanza dei pali aumentata a 24 piedi o 7,32mt
1883 tracciata la linea di contorno, 1891 cerchio di centrocampo e doppio arco come area di porta,
1895 due linee per segnalare le due aree, 1902 area di porta e area di rigore e punto del calcio di
rigore, 1937 archi distanti 9,15 metri dal calcio di rigore.
COS'E' E COME DEVE ESSERE UN SISTEMA DI GIOCO
6. È la dislocazione dei giocatori in campo, devono essere disposti in modo che non vi siano scompensi
sia in fase offensiva che difensiva. Deve essere equilibrato tutte le zone di campo ben coperte,
elastico nel sapersi adattare alle diverse situazioni di gioco, Razionale nell’assegnare ruoli e compiti.
DAL 1863, AL PIRAMIDALE E AL METODO
7. Primo modulo del 1863 prevedeva 9 giocatori in attacco e un difensore poi diventarono 2 difensori
1870. Per iniziativa del club dui Cambridge nasce il sistema piramidale 2-3-5.
Nel 1883 nasce il “metodo” evoluzione della piramide WW usato per molti anni fino al fuorigioco a
2 giocatori 1925.
HERBET CHAPMAN E IL SISTEMA 1930
8.
Anni 30’ nasce come tattica difensiva il “SISTEMA” o WM che si rivelò invece una potentissima arma
offensiva inventore fu Chapman (Arsenal). Vinse 5 campionati inglesi
IL VERROU DI KARL RAPPAN 1932
9. Rappan mondificò il “SISTEMA” arretrò un mediano dietro la linea dei difensori rendendolo libero
il suo sistema chiamato “verrou” “catenaccio” arrivò ai quarti di finale mondiali con la Svizzera
IL DOPOGUERRA IN ITALIA MODULO AD “M” ED IL VIANEMA 1947/8
10. Nel dopoguerra nasce in Italia il modulo ad “M” MM arretramento del centravanti e avanzamento
delle mezze ali, nazionale ungherese vinse contro l’Inghilterra a Wembley
LA DIAGONALE DI BUKOVI-SEBES E GUTMAN 1958
11. Tre allenatori ungheresi predispongono il sistema 4 2 4 (Diagonale) Brasile vince il mondiale.
LO SCHERMO DIFENSIVO 1966 E IL CALCIO TOTALE 1974
12. Inghilterra schermo difensivo mediano centrale copre le avanzate del libero o dello stopper
Olanda calcio totale, equa distribuzione di forze e compiti sul campo non ci sono ruoli fissi
IL SISTEMA DI GIOCO IDEALE NEL CALCIO MODERNO
13. 4-4-2 usato dal Milan di sacchi anni 80
4-3-1-2 Milan e Juve 2002/3
4-2-3-1 Real 2003
Posizioni in campo che esaltano le qualità del singolo e spirito di collaborazione
I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'ALLENAMENTO
14. Ogni esercitazione proposta in allenamento deve essere la rappresentazione di situazioni di gioco
reali, l’allenamento deve essere: ad alta intensità, con la massima attenzione, gesti tecnici a livello
della partita , in presenza di avversari prima passivi e poi attivi.
L’allenatore deve chiedersi i 3 DEVO fondamentali: cosa (obiettivi in attacco e difesa),
dove(esercitazioni in ogni parte del campo) e come(controllo del gioco, correggere e riprovare) devo
insegnare.
L'ALLENABILITA' E L'ATTENZIONE
15. I livelli di attenzione del giocatore non sono massimi durante tutta la partita/allenamento, nell’arco
dei 90 minuti l’attenzione raggiunge l’apice dopo 10 min. per poi calare fino a raggiungere il minimo
dopo 30, risale poi stabilizzandosi fino alla fine.
LA FIGURA DELL'ALLENATORE
16. L’efficacia di un allenatore si vede oltre che sul campo anche nella gestione dei rapporti individuali e
del gruppo, il suo comportamento prima, durante e dopo le gare costituisce un elemento essenziale
dell’educazione che trasmette. Tra gioco e allenamento esiste una correlazione il calciatore deve
essere un soggetto attivo in grado di vivere l’allenamento. L’allenatore deve saper proporre
allenamenti mirati, saper sviluppare esecuzioni individuali e collettive, aiutare e indirizzare il
giocatore, far si che il giocatore sappia analizzare il gioco ed agire di conseguenza.
ANALISI E VALUTAZIONE DEL GIOCO
17. L’allenatore deve saper analizzare la partita e anticiparne gli sviluppi. Deve comprenderla in chiave
tattica, dopo poco sapere quale squadra ha assunto il controllo del gioco in termini di vantaggio
territoriale e possesso palla, quali sono i motivi che determinano il controllo del gioco, se la squadra
è troppo allungata sul terreno, quale schema tattico viene adottato, da cosa deriva il dominio del
gioco, se viene concesso troppo spazio o tempo quali sono i giocatori che devono essere marcati
stretto.
L'ALLENATORE DEL SETTORE GIOVANILE
18. Il primo errore è vedere il giovane come un’immagine ridotta di un adulto senza considerare che ha
una personalità ancora in sviluppo non è quindi possibile trasferire il lavoro fatto dagli adulti.
Il ragazzo deve essere condotto gradualmente all’obbiettivo desiderato (piccoli passi), a fine ciclo
giovanile dovrà aver raggiunto una giusta maturazione fisica, tecnica senso tattica e sviluppare
diverse volontà fondamentali quali lavoro di gruppo, collaborazione, disponibilità consapevolezza
che con gli allenamenti si migliora e desiderio di emergere.
L'ADDESTRAMENTO E LE TAPPE DELLA PREPARAZIONE GIOVANILE
19. L’addestramento giovanile prevede delle tappe da seguire e degli elementi didattici quali: dominio,
calcio, ricezione, conduzione, finte, gioco con le mani, contrasto, colpo di testa. (per il portiere la
posizione base prima e tuffi semplici).
Le tappe sono: preparazione generale (6-10 anni) io e la palla, allenamento giovanile di base (10-13)
io il compagno e la palla, allenamento specializzato (14-15) io la palla insieme contro gli altri,
perfezionamento e allenamento alto livello (15-18) la squadra.
L'ADATTABILITA' ENERGETICA DEI BAMBINI ALL'ALLENAMENTO
20. Fino ai 9 anni circa le esercitazioni devono avere carattere aerobico e anaerobico alattacido (velocità
e resistenza generale).
Solamente dopo i 12-13 anni esercitazioni a carattere anaerobico lattacido (resistenza specifica).
GLI ERRORI PIU' COMUNI DEGLI ALLENATORI DEL SETTORE GIOVANILE
21. Il primo errore è vedere il giovane come un’immagine ridotta di un adulto senza considerare che ha
una personalità ancora in sviluppo non è quindi possibile trasferire il lavoro fatto dagli adulti.
Il ragazzo deve essere condotto gradualmente all’obbiettivo desiderato (piccoli passi).
Una preparazione troppo veloce e ambiziosa può portare a miglioramenti a breve termine ma danni
irreversibili a lungo.
LE FASI SENSIBILI DELLA PREPARAZIONE GIOVANILE
22. 5 e 9/10 anni: appresi schemi motori di base, migliora la precisione dei movimenti
6 e 8 anni: migliora l’equilibrio e la stabilità
7 e 10 anni: rapidità dei movimenti e sensibilità muscolare
8 e 10 anni: matura l’attitudine e prevede la direzione e velocità degli oggetti in movimento
9 e 10 anni: raggiunge la massima frequenza del passo 4,4 passi al sec.
9 e 11 anni: coordinazione senso motoria
10 e 13 anni: periodo migliore per l’apprendimento di nuovi gesti
11 e 12 anni: completato lo sviluppo della lateralizzazione
12 e 18 anni: raddoppia la forza muscolare
6 e 14 anni: evitare esercizi di mobilità passiva
Dopo i 10 anni iniziare l’educazione all’elasticità muscolare e alla mobilità
SPERIMENTAZIONE, ASSIMILAZIONE, AUTOMATIZZAZIONE MOTORIA NEI GIOVANI
23. Zimmerman definisce gli obiettivi della preparazione giovanile e sono:
dagli 8 ai 12 anni la sperimentazione (sentire tattico e capacità tecnica)
dai 13 ai 15 anni l’assimilazione (comportamento tattico e tecnico)
dai 16 ai 20 anni l’automatizzazione (tattica, senso della posizione e tecnica)
la successione metodologica prevede che gli stimoli allenanti devono essere applicati in modo
progressivo e seguendo questo ordine di importanza: Frequenza, Volume ed intensità
IL DOGMA, L'UTOPIA E L'APPARTENENZA
24. Tre sono le spinte che stimolano i giovani a fare gruppo:
un dogma: uno scopo a tutti comprensibile la passione e il desiderio di divertirsi
una utopia: la speranza di raggiungere il successo sportivo
un’appartenenza: possono essere la bandiera simboli di un’identificazione che unisce
I QUATTRO “SAPER” DELL'ALLENATORE DEL SETTORE GIOVANILE
25. L’allenatore deve saper ESSERE: educatore, insegnante tecnico, psicologo, animatore
SAPERE: conoscere al meglio la materia
Saper FARE: essere preparato calcisticamente, comunicare con facilità, motivare indicare i problemi
e le soluzioni
Saper FAR FARE: utilizzare una metodologia di allenamento adatta
CHICHEN IZA DOVE SI TROVA E CHE TIPO DI GIOCO PRATICAVANO I SUOI ABITANTI
26. Si trova nel centro America e i suoi abitanti praticavano un gioco utilizzando la palla su un campo (il
più grande ritrovato 170mt) fiancheggiato da 2 muri laterali decorati ornati da una fascia a forma di
serpente e degli anelli posti come bersaglio utilizzavano sfere in gomma (ottenuta dalla linfa di
alcune piante) all’epoca sconosciuta in Europa.
IL COMEDIOGRAFO GREGO ANTIFANE COSA C'ENTRA CON I GIOCHI CON LA PALLA
27. Antifane descrive il gioco della Feninda(gettar lunghi) in una sua opera. Il gioco consisteva nel
prendere una piccola palla e fingere di mandarla da una parte e mandarla dall’altra ingannando
l’avversario. “Mentre le parti echeggiavano altissime grida lui riuscì a scagliare la palla contro un
suo compagno mandando un avversario a gambe all’aria ed evitando un altro”
OMERO NELLE SUE OPERE RICORDA ALCUNI GIOCHI CON LA PALLA
28. Omero nell’Odissea cita che Ulisse arrivato all’isola dei Feaci vede la figlia del re gioca con le
ancelle sulla spiaggia a Sferomachia.
In un altro libro descrive il gioco dell’Urania.
MARCO VALERIO MARZIALE POETA LATINO QUALI GIOCHI RICORDA
29. Descrive che nelle terme e in altri luoghi di svago si giocava a Trigon e si usavano due diversi
palloni: la palla paganica di cuoio ripiena di piume cercando di mantenerla in aria senza farla cadere.
E la Follis in cuoio ma con camera d’aria all’interno
COME MAI I GALLI PRATICAVANO UN GIOCO CHIAMATO SOULE
30. I galli vennero influenzati dall’harpastum romano, intere popolazioni praticavano il culto del sole
giocando partite battaglie, lo scopo era far passare la palla nel territorio avversario.
SHAKESPEARE IN UNA SUA TRAGEDIA CITA UN GIOCO CON LA PALLA
31. Shakespeare cita l’Harling at goal in una sua opera un personaggio insulta un altro chiamandolo
spregevole giocatore di calcio, ricordiamo che il gioco fu bandito prima nella sola città di Londra e
poi messo al bando