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HERPESVIRUS

Nell'uomo, un candidato al ruolo di virus oncogeno è l'Herpes simplex di tipo 2, con comparsa di carcinomi del collo uterino e della vulva (non ci sono però conferme sperimentali). Un'associazione con l'insorgenza di manifestazioni tumorali umane è presentata dal virus dell'Epstein-Barr. EBV infetta i linfociti B e le cellule epiteliali localizzate in regioni ricche di tessuto linfoide, come la regione faringea. Dopo l'infezione, entra in uno stato di latenza, durante il quale il DNA virale rimane in uno stato episomiale. L'effetto dell'infezione latente da parte di EBV è, in assenza di una pronta risposta immunitaria cellulo-mediata che rinnova i linfociti infetti, l'immortalizzazione dei linfociti B i quali vengono stimolati alla proliferazione, perdendo la capacità di raggiungere la differenziazione terminale (in plasmacellule). L'Herpes virus umano 8 è stato messo in relazione.

Con il sarcoma di Kaposi e con la malattia di Castleman.

POLYOMAVIRUS E PAPILLOMAVIRUS

Papillomavirus Polyomavirus

I producono tumori nella specie di origine mentre i non sono oncogeni o lo sono in modo moderato nelle specie ospiti naturali.

I Polyomavirus determinano una trasformazione cellulare sia nel caso di infezione abortiva in cellule non permissive sia in linee cellulari permissive, infettate con virus defettivi nelle funzioni "tardive" che non riescono a completare il ciclo litico.

In ambedue i casi, il genoma virale si integra in quello cellulare ed esprime solo alcune proteine "precoci", indicate come T-grande e t-piccola.

L'infezione da Papillomavirus si accompagna costantemente alla comparsa di lesioni proliferative circoscritte. Il genoma contiene diverse ORF che codificano proteine non strutturali, le proteine E, di cui alcune sono direttamente responsabili per la induzione alla proliferazione delle cellule infette e per la trasformazione neoplastica.

di esse. I Papillomavirus sono significativamente associati alla comparsa di carcinomi e, in particolare, rappresentano l'innesco di gran parte dei carcinomi della sfera genitale femminile. HEPDNAVIRUS DELL'EPATITE B, C Sono associati al carcinoma epatocellulare primitivo. Per quanto riguarda l'epatite B, il genoma virale si integra in quello cellulare causando una serie di modificazioni, che portano alla trascrizione di numerosi oncogeni cellulari; un altro meccanismo è quello indiretto, secondo cui il carcinoma insorgerebbe in seguito alla cronicizzazione dell'epatite e allo sviluppo della cirrosi epatica. Altro meccanismo indiretto è alla base dell'epatocarcinoma causato dal virus dell'epatite C; l'insorgenza del tumore è una conseguenza della distruzione del parenchima epatico e dell'iperstimolazione da citochine prodotte dai linfociti e macrofagi epatici. Ciò determina l'insorgenza di anomalie cromosomiche che

possono portare al tumore.

RETROVIRUS ONCOGENI

Sono in grado di indurre diverse patologie neoplastiche; sono divisi in tre gruppi.

Un primo gruppo comprende gli Oncovirus che possiedono nel proprio genoma almeno una copia di un oncogene (v-onc), omologo ad un oncogene cellulare (c-onc); un secondo gruppo comprende gli Oncovirus che non possiedono un gene v-onc, ma che integrandosi nel genoma cellulare in prossimità di un protooncogene cellulare (conc) ne promuovono la trascrizione, mediante una cis-attivazione.

Un terzo gruppo non possiede v-onc e non provoca la cis-attivazione di oncogeni cellulari. In questo caso il meccanismo dipende dalla produzione di un fattore trans-attivante della trascrizione che è in grado di trans-attivare la trascrizione di oncogeni cellulari.

I prioni

Con il termine "prioni" si definiscono gli agenti responsabili di una serie di encefalopatie degenerative dell'uomo e di alcuni animali. Le diverse encefalopatie sono caratterizzate dalla presenza

di lesioni degenerative in una serie di distretti encefalici che si manifestano con la costante comparsa di vacuoli che originano nei dendriti neuronali e nella zona perinucleare dei neuroni e conferiscono al tessuto nervoso un aspetto "spongioso" (encefalopatie spongiformi).

A queste lesioni si accompagnano l'atrofia e la perdita di cellule neuronali e un'intensa proliferazione delle cellule gliali.

I prioni sono isoforme patologiche di proteine normali che hanno la loro origine primigenia nella presenza di mutazioni nel gene codificatore e che si accumulano nelle cellule danneggiandole irreversibilmente.

Pur essendo il risultato di una "mutazione" in un gene normalmente presente nell'organismo, le proteine prioniche patologiche sono dotate della capacità, se introdotte in un organismo sano, di moltiplicarvisi e di indurvi la comparsa della patologia a prescindere dalla presenza di mutazioni nel gene codificatore.

Nelle patologie da prioni non sono

Presenti fenomeni infiammatori e non si ha produzione di anticorpi o, comunque, l'innesco di una evidente reazione immunitaria.

Trasmissione: in natura la trasmissione dei prioni può essere sia verticale (madre-figlio/ereditaria), sia orizzontale (contagio).

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
4 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/19 Microbiologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.123321 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microbiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Aquaro Stefano.